Due (tristi) storie di Natale

Chissà perchè, ma sotto Natale tutti gli anni mi tocca raccontare delle storie per niente belle. L’anno scorso c’erano le capre che pascolavano ancora fuori, visto che non nevicava, e i lupi le avevano disperse… Quest’anno invece i lupi hanno due gambe, si chiamano burocrazia, ottusità, mancanza di buon senso… trovate voi altre definizioni.

(foto S. De Bettini)

(foto S. De Bettini)

Ho due storie da raccontarvi: la prima è una richiesta di aiuto da parte di amici di vecchia data, che mi raccontano cosa si trovano a vivere da un mese a questa parte, cioè da quando l’alluvione di fine novembre ha colpito duramente la strada che porta alla loro casa/azienda agricola.

(foto S.De Bettini)

(foto S.De Bettini)

Così mi scrive Sasha: “Ti contatto a seguito di grossi problemi che abbiamo inerenti ai danni che abbiamo avuto in seguito all’alluvione, la nostra situazione è critica e stiamo cercando perlomeno di farci sentire, se per caso tu avessi voglia di scrivere qualcosa…” Su queste pagine la porta è sempre aperta per tutti. Non posso aiutare concretamente, ma almeno dar voce ad amici allevatori, quello sì, sempre volentieri!

(foto S.De Bettini)

(foto S.De Bettini)

La situazione è la seguente: la nostra strada è pista agrosilvopastorale, non comunale, gestita da consorzio. È franata malamente, soprattutto in un punto. Abbiamo rappezzato un minimo, a spese nostre, giusto per poter passare. Ieri mio papà, presidente del consorzio, ha ricevuto una lettera dal Comune in cui gli si dice che ha 7 giorni di tempo per provvedere alla messa in sicurezza (fatta come viene richiesta da loro, sono circa 50.000 euro di lavoro), in caso contrario la strada deve venir chiusa con transenna e divieto e se qualcuno subisce danni mio papà ne è responsabile in prima persona.

(foto S.De Bettini)

(foto S.De Bettini)

Questo significa che non si può togliere la neve, portare su cibo per gli animali e quant’altro. Lungo questa strada risiedono 7 nuclei familiari, ci sono sei bimbi in età scolare, mio fratello ha mucche capre e un cavallo, i nostri vicini tra tutti hanno 10 cavalli (quindi immagina quanto fieno). Ovviamente siamo tutti arrabbiati e molto amareggiati, si fa tanto parlare di ripopolare la montagna, ma poi nella criticità ci si trova soli… Ti allego le foto della frana peggiore!“. Siamo a Torre Pellice, in via degli Armand, per la precisione. Cosa succederà ora? Cosa potranno fare??

(foto Cascina Soffietti)

Problemi di altro tipo, ma forse ancora maggiori, li ha Fabrizio. Allevatore e veterinario, residente a Murazzano, molti di voi lo conosceranno per le sue consulenze in ambito ovicaprino (era anche stato docente in un corso dedicato appunto agli ovicaprini, che avevamo organizzato in provincia di Torino e Cuneo). Murazzano, terra di formaggi! E la Cascina Soffietti ne produce eccome.

(foto Cascina Soffietti)

(foto Cascina Soffietti)

Purtroppo però le recenti abbondanti nevicate e la pioggia successiva hanno portato al crollo della stalla. Ho letto la notizia qui. Per fortuna il numero di capi deceduti è stato relativamente basso, ma Fabrizio lancia un grido di disperazione dalla sua pagina Facebook. “…che situazione! Ho un buon prodotto, una buona organizzazione, sono l’unico che a Murazzano riesce a tenere una produzione decente anche in inverno con una buona percentuale di latte ovino… un allevamento di pecore delle Langhe di quasi 250 capi in pochi anni… eppure mi vedo costretto ad chiudere la mia attività perché le amministrazioni che da 20 sono a Murazzano mi continuano a fare solo promesse…

(foto Cascina Soffietti)

Fabrizio mi spiega che i terreni li avrebbe, ma il Comune gli nega l’autorizzazione per edificare una stalla. “Mi trovo costretto a… o chiudere, o trasferirmi. Esiste qualche altro Comune che vuole un’azienda come la mia e mi dia la possibilità di sviluppare l’allevamento ovino? …ed avere inoltre un veterinario sul proprio territorio??!!! Datemi una mano!!! A Murazzano non posso più vivere!

(foto R.Ferraris)

(foto R.Ferraris)

In questa immagine vediamo Fabrizio insieme al suo gregge durante un’attività di promozione del territorio. E’ paradossale che ciò avvenga in un Comune territorio di una delle DOP piemontesi. “Io ho personale e svolgo una professione…“, sottolinea, per evidenziare la dimensione reale della situazione.

(foto Cascina Soffietti)

(foto Cascina Soffietti)

Fabrizio cerca quindi un luogo dove trasferirsi al più presto, lui ed i suoi animali: 265 ovini, 50 caprini e 10 bovini. Se qualcuno potesse/volesse aiutarlo, contattatelo su Facebook (Fabrizio Veterinario Barbero) o attraverso il sito della sua azienda Cascina Soffietti. Spero, molto prima del prossimo Natale, di avere modo di raccontarvi il lieto fine di queste due tristi storie.

PS del 23/12/16. Dopo numerose segnalazioni di miei lettori sulla seconda delle due storie, per correttezza vi invito a leggere questo articolo dove viene presentato anche il punto di vista del Comune.

Nuova stagione, nuovi problemi

Problemi vecchi e nuovi per i pastori, problemi di cui si faceva volentieri a meno. In questi giorni le montagne si stanno svuotando, scendono le mandrie e scendono anche le greggi. Con la siccità della scorsa stagione estiva è già stato un mezzo miracolo riuscire ad arrivare a fine mese. Ma…

pecore alla fiera di Sampeyre (CN)

pecore alla fiera di Sampeyre (CN)

…ma sono in pericolo le transumanze, lo stesso pascolo vagante e persino le fiere. Il primo problema di cui sto parlando riguarda (per ora) solo il Nord Est, dove ha fatto la sua (ri)comparsa la temutissima Blue Tongue, lingua blu. Tutto è iniziato con la morte di alcune pecore, che sono poi state analizzate… ed è stato scoperto appunto che si trattava di questa patologia, una malattia virale che viene diffusa da un moscerino. Ahimè quindi il caldo anomalo che persiste non aiuta ad arginare il problema. Controlli negli alpeggi, campagne di vaccinazione, annullamento di manifestazioni come la transumanza ad Asiago e… cosa succederà alle greggi vaganti che dovrebbero passare dov’è stato trovato il primo focolaio? Vaccinazioni, divieti, obblighi… sarà un autunno molto difficile. “E’ stato bloccato un passaggio molto importante per i pastori in discesa verso la pianura nei prossimi mesi…”, mi scriveva già ai primi di settembre un amico dal Veneto.

Nel Nord Ovest non si segnalano allarmi in tal senso e ci si auspica che il focolaio resti confinato, anzi, che venga debellato del tutto, ma purtroppo niente può essere escluso. Chi scende a piedi, chi scende con i camion, una volta arrivati in pianura c’è qualcosa di molto brutto in attesa. Non è una malattia degli animali, ma un insetto, o meglio, una larva. Non notate niente di strano in questo prato pascolato?

C’è stata la siccità, poi poche, misere piogge. L’erba però è secca anche laddove i prati sono stati irrigati. Come mai, cosa sta succedendo? Il fenomeno potrebbe passare inosservato, ma non agli addetti ai lavori, tanto meno ai pastori. Non è erba secca, è erba morta. Chiazze, strisce, prati interi. Cosa sta succedendo? Avevo casualmente letto un articolo qualche giorno fa, non sapevo però che il fenomeno fosse già così diffuso.

La nottua delle graminacee è una farfallina notturna, la sua larva si ciba solo di graminacee, quindi le erbe a foglia fine che compongono una buona parte dei prati e dei pascoli (ma non solo, perchè sono graminacee tutti i cereali). Mythimna unipuncta, questo è il suo nome scientifico, è un insetto molto diffuso, ma pare che questa sua massiccia diffusione quest’anno sia legata alle temperature anomale. E così ecco che nei prati sopravvivono solo le leguminose (trifoglio, erba medica) e altre erbe di scarso valore, mentre le graminacee spariscono totalmente. Un danno per gli agricoltori e… per chi deve far pascolare gli animali!

Il problema poi è duplice: da una parte la scarsità di foraggio in un autunno che già si prefigura “magro”, dall’altra una delle possibili soluzioni. Da più parti infatti si parla di trattamenti antiparassitari (su così vasta scala? quanti sono gli ettari di prato?). Ma una volta trattati i prati, dopo quanto tempo sarà “sicuro” lasciar pascolare le pecore su quell’erba? Per non parlare poi comunque delle conseguenze su tutto l’ecosistema di trattamenti antiparassitari su estensioni così elevate…

Insomma, ancora una volta la “bella vita” dei pastori, vita all’aria aperta, in queste fin troppo miti giornate di settembre è tutt’altro che semplice. Ci sarebbe sicuramente da auspicare un inverno freddo come ai vecchi tempi, per ammazzare larve, moscerini & C. Buon autunno a tutti e speriamo che si trovino valide (e veloci) soluzioni a questi problemi.

Notizie varie

Oggi voglio mettere insieme un po’ di notizie che mi sembravano interessanti e, in vario modo, collegate alla pastorizia. Prima però vi segnalo due appuntamenti (anche se il fine settimana è ricchissimo di eventi e manifestazioni un po’ ovunque).

Per quello che mi riguarda, mi trovate molto lontana da casa, a Malga Fevri, Madonna di Campiglio (TN), dove alle 14:30 di domenica presenterò i miei libri insieme a Roberta Bonazza ed Annibale Salsa.

Non avessi dovuto andare in Trentino, probabilmente invece sarei andata a Challand-Saint-Anselme (AO) per la Fehta da Tchivra. Qui il programma della manifestazione, da sabato 2 a domenica 3 luglio.

Veniamo invece adesso a due notizie che ho visto sui giornali. La prima non riguarda direttamente la pastorizia, ma è comunque un tema che ho già trattato su queste pagine. Sapete quando, più volte, vi ho parlato di greggi e mandrie che si spostano lungo strade dalle sponde totalmente trattate con diserbanti/disseccanti… o quando questi prodotti sono utilizzati in frutteti, vigneti, giardini presso cui transitano/pascolano gli animali. Anche se si continua a sostenere che (almeno i disseccanti) non siano nocivi, gli animali presentano comunque sintomi di avvelenamento, talvolta abortiscono, altre muoiono dopo lunghe sofferenze, se brucano erba trattata con quei prodotti. In Valchiusella, a Traversella, il Sindaco ha emesso un’ordinanza dopo che due cani sono stati avvelenati da erba diserbata. Qui l’articolo. Nessuno vieterà totalmente mai questi prodotti, ci sono troppi interessi economici e… ed è tanto più facile irrorare il terreno con quelle sostanze. Peccato che muoiano animali piccoli e grossi, peccato che vadano a finire nelle falde acquifere… E non venite a dirmi che non sono nocivi!

Sull’Eco del Chisone di questa settimana, addirittura in prima pagina, c’è invece un articolo “Invasione di zecche, disinfestare è impossibile” a firma di Sofia D’Agostino. Troppe volte greggi (e pastori) sono additati come responsabili di questa piaga che, anno dopo anno, si sta facendo sempre più fastidiosa. Ma le cause vanno cercate altrove. Nell’articolo vengono riportate, molto chiaramente, le risposte dei medici del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl TO3.

“<<I pascoli oggi sono trattati in maniera diversa e il sottobosco non è pulito. In passato – spiega ancora la dott.ssa Nucci – gli animali selvatici (i primi portatori di zecche) non si avvicinavano agli alpeggi, alle greggi come succede oggi.>> Il meccanismo di infestazione è semplice: la zecca colonizza l’animale selvatico, che sempre più frequentemente si avvicina agli alpeggi: quindi gli succhia il sangue fino a quando, ormai sazia e gonfia, abbandona l’animale e si lascia andare sul terreno. Resta lì il tempo di digerire l’abbondante pranzo quindi, nuovamente affamata, risale i fili d’erba o i cespugli in attesa della prossima vittima, che può essere una capra, una pecora, qualsiasi animale, compreso l’uomo. E dopo ogni pasto si ripropone lo stesso ciclo.

Contrariamente a quanto tanti credono, non sono le greggi a “portare le zecche”, ma sono anche loro ad esserne vittime. Anzi, dato che generalmente sono sottoposte a trattamenti finalizzati a liberarle e preservarle da parassiti interni ed esterni, può anche succedere che non vengano attaccate. Il problema è piuttosto il contrario: dove non ci sono più animali al pascolo, anche a quote più basse degli alpeggi, erba e cespugli arrivano fin accanto ai villaggi. E’ l’abbandono a favorire la diffusione delle zecche, non il passaggio del gregge (che invece contribuisce a tener pulito)!

Zecche & diserbanti (e altri problemi)

Continuo con gli arretrati sulle giornate al pascolo, anche se il gregge è ormai in montagna. Mettendo a confronto diverse chiacchierate fatte con amici anche in varie parti d’Italia, mi viene il dubbio che questo blog a volte venga frainteso. C’è chi lo guarda per avere una boccata d’aria fresca, per evadere dalle proprie incombenze quotidiane…

Certo, vedere le immagini del gregge è un piacere. Il lungo nastro bianco che al mattino si srotola alle spalle del pastore quando parte diretto verso nuovi pascoli… Sono io la prima ad aver subìto e a continuare a subire il fascino di tutto questo. Giorno dopo giorno però, dall’interno, uno vede meglio i problemi. Qualcuno è lì, sotto gli occhi, altri non li immagini nemmeno.

Dal tetto di una casa in costruzione dei muratori avevano commentato che quello era un “capitale che cammina”. Certo, il gregge è un capitale, ma che valore ha, quando lo devi vendere? Un gregge in cammino nel bosco, un’immagine senza tempo, lontana da tutto quello che è il XXI secolo, ma non è così. Il pastore deve vivere, sopravvivere alle tasse e alle spese relative alla gestione dell’azienda.

Molte persone scuotono la testa quando parlo di problemi, come se si trattasse di pessimismo legato al singolo caso. Ma non è così. Grandi e piccoli problemi quotidiani anche per chi fa questo mestiere. Il gregge era lì che pascolava sotto alla linea elettrica e arriva uno che si lamenta per le zecche. Non vuole che gli animali pascolino vicino a casa sua perchè l’anno precedente i suoi figli si erano presi le zecche. E’ inutile cercare di far capire che: 1) le pecore sono state sottoposte ad un trattamento contro i parassiti; 2) la pecora è un animale ospite, prendono le zecche perchè queste già sono presenti sul territorio; 3) i proprietari del prato vogliono che l’erba venga mangiata dagli animali (meglio il gregge del trattore!).

Gli animali mangiano, poi si coricano a ruminare, che ne sanno loro dei problemi del pastore? Andare o non andare in quel prato? In fondo quell’uomo non solo non ha ragione riguardo alle zecche, ma non ha nemmeno diritto di vietare l’ingresso al gregge su terreni non suoi. Che si può fare? Sperare che, al lunedì, sia al lavoro… così in poche ore le pecore passeranno, mangeranno e andranno oltre.

Per il momento intanto si ci si sposta verso altri pascoli. Le preoccupazioni immediate di giornata sono sempre quelle, sfamare gli animali, ma intanto ci sono conti da pagare, le tasse, qualcosa da acquistare. Magari il vagante ha meno spese rispetto a chi ha la stalla, ma vi posso assicurare che non c’è niente di semplice. Questo non è nemmeno un grosso gregge, quindi le entrate sono proporzionali… Avere il doppio di animali significa però più spese e più problemi (necessità di operai, difficoltà di reperire pascoli adeguati e sufficienti, problemi nella movimentazione…).

Un grosso gregge può far danni dove passa. Si parla di decrescita, di numeri compatibili con il territorio. Generalizzando, l’allevamento intensivo non è un modello da seguire, l’ideale è un piccolo allevamento, specialmente in montagna, specialmente nelle aree marginali. Come mai la maggior parte dei “piccoli” che conosco è in crisi? Diversificare, valorizzare, ma se sei da solo e se non hai fondi da investire, come fai?

Quanti di quelli che si fanno incantare dall’immagine della nascita degli agnelli si rendono conto di tutto questo? Ma non posso nemmeno passare il tempo a “piagnucolare” tutto il tempo su queste pagine. Tanto vale smettere di scrivere. Cosa dire a chi vuole iniziare questo mestiere? Quelli che già lo fanno da una vita, rispondono: “Fai altro!“, anche se poi si commuovono vedendo un ragazzino che lavora con passione con gli animali.

Il gregge pascola qualche ora sotto ad una villetta abbandonata nei boschi. Un’altra giornata di cielo azzurro e brezza frizzante. Uno lavora duramente, ha soddisfazioni concrete dal proprio lavoro, quel che chiederebbe è semplicemente ricevere anche il giusto riconoscimento per i prodotti ottenuti in modo tanto sano, genuino, eco-compatibile. E invece no, è lì che il meccanismo si inceppa e la poesia si dissolve.

Altro spostamento, perchè comunque il lavoro va fatto, sempre, quotidianamente, fino a quando le bestie ci sono. Che sia un gregge di pecore, o di capre, o una mandria di bovini. O arrivi all’estremo e li vendi davvero, o devi stringere i denti e resistere, chiedendoti anche perchè lo fai.

Perchè un tempo si lavorava onestamente e si progrediva, c’era il capitale che cammina, quello degli animali, e c’era quello da mettere da parte o da investire per migliorare. Il gregge è arrivato in un altro prato, ma anche in questo breve spostamento c’è stato un brivido.

I rovi lungo la strada non sono appassiti per il freddo delle ultime notti. E anche quelli intorno al prato. Qualcuno ha fatto abbondante uso di disseccante… Ci sarebbe da preoccuparsi ben più di questi prodotti che non delle zecche! Eppure ogni primavera per chi movimenta animali tra strade e campagne, il problema si ripresenta.

Cielo limpido, aria fresca, l’erba “invecchia”, ma il Pastore ha già calcolato di avere pascoli a sufficienza per arrivare al giorno in cui salirà in montagna.

Capite cosa intendo dire? Che c’è molto dietro queste immagini. Ci sono le piccole difficoltà quotidiane di ciascuno, la lamentela, l’animale che mangia l’erba diserbata e resta intossicato, l’agnello che nasce con una malformazione. Ma quello è “parte del gioco”. Poi ci sono tutti quelli che non ce la fanno più. Non sono fantasie e generiche lamentele, ma dati concreti. Si parla di 60 aziende agricole che chiudono ogni giorno. C’è chi lo fa per ragioni anagrafiche o di salute, ma c’è chi proprio non riesce più ad andare avanti.

Come avevo già scritto altre volte, non si può vivere di sola passione e il sistema attuale la passione la toglie a molti. “Ho venduto gli agnelli, mi ha dato poco, dice che non vanno…“. Ma se il macellaio li ritira, qualcosa comunque ne farà. E’ all’allevatore che arriva nelle tasche una miseria, specialmente se paragonata al lavoro svolto. Scusate per il pessimismo/realismo di questo post. Ma sono troppi a mandarmi messaggi entusiasti dove dicono di invidiare i pastori/allevatori.

Troppe pecore? Troppi pastori?

Ieri ho letto un articolo on-line: siamo nella provincia di Udine e si parla di danni a causa dell’invasione delle pecore. “(…) era presenza gradita, momento simpatico. Negli ultimi periodi, però, la situazione è cambiata radicalmente. Le greggi, che provengono da Veneto e Trentino, sono diventate tre, quattro, perfino cinque: e si parla di 1.500, addirittura 2 mila pecore per volta che i pastori fanno passare e sostare senza criterio né attenzione su terreni che non avrebbero titolo a occupare (…)” Come mai, che interesse avrebbero tanti pastori a passare nello stesso posto? Commenta Verdiana Morandi: “Non scordiamoci dei miopi piani di gestione di sic e zps che bloccano l’accesso a certe aree “storiche” per la transumanza e costringono i pastori a mutare i loro percorsi… Chiaro e’ che nessuno va e riesce a mangiare dove è già passato un altro…

Dopo questa premessa, passo alle foto dell’amico Leopoldo, che spesso mi aggiorna anche sulla difficile situazione che pastori Trentini e Veneti incontrano in Veneto.  Immagini di marzo 2015.

Sempre Roberto Paterno e Sandra il giorno dell’eclisse e del passaggio sul
ponte del fiume Brenta fra San Giorgio in Bosco e Piazzola sul Brenta. Si poteva fare di meglio, però sai, le pecore avanzano e bisogna decidere in pochi secondi… farò meglio l’anno prossimo. Riguardo a questa foto è un fotomontaggio perché era impossibile mettere a fuoco l’eclisse e il gregge. Sono due foto contemporanee separate e montate.

(foto L.Marcolongo)

(foto M. Mahlknecht)

Qui invece siamo con Markus sempre nella primavera 2015. “Tanti saluti dal Livenza, un fiume tra il Veneto e il Friuli, mi trovo abbastanza bene, gente un pò cruda ma anche aperta a nuove persone e caratteri, seguo con piacere i tuoi articoli“.

(foto M. Mahlknecht)

Meduna al Livenza, aprile 2015. Anche per questa stagione Markus ha trovato impiego presso un pastore vagante. Buon proseguimento a tutti, io mi avvio alla conclusione (spero) della correzione delle mie bozze.

Non ci si capisce più…

Sono io che non capisco o proprio non ci si capisce più? Aiutatemi per favore. E’ vero che sono un po’ fuori dal mondo, ma la rete mi aiuta comunque ad avere una certa finestra su realtà anche lontane dalla mia. Non mi limito a leggere le notizie, ma le verifico, controllo che siano vere (spacciare bufale, spararle grosse e condividerle on-line è attività sempre più praticata) e cerco di farmi un’opinione per lo meno riguardante argomenti che mi interessano. Non si può sapere tutto e non pretendo di riuscire a capire ogni cosa. Restando però nel mio piccolo, sono sempre più sconcertata da come persone che mi contattano, per lo meno al fine di vedere le immagini che pubblico on-line, poi si indignino per delle piccolezze.

Un esempio. Oggi vado in stalla per mettere al pascolo le capre e trovo le reti con un nuovo buco. Il filo è stato tranciato di netto. Altri pastori mi hanno detto che sono le minilepri a fare questo “lavoretto”, nonostante possano passare agevolmente tra le maglie (non c’è elettricità quando le capre sono in stalla). Vedo spesso questi animaletti quindi… facilmente i colpevoli sono davvero loro. Metto questa foto su facebook con il commento “maledette minilepri” e riesco comunque a far sollevare una polemica. In misura minore rispetto ad altre tematiche, ma… Mi chiedo allora: perchè se si tratta per lo meno di un mammifero non ci si può lamentare nemmeno con un’esclamazione (non ho aggiunto altro e nemmeno farò niente contro di loro, ma se il mio cane dovesse catturarne una non vado a salvarla, tanto più che si tratta di fauna alloctona, non locale, immessa a fin venatori e letteralmente sfuggita al controllo)? Chi si indigna per il mio commento non avrà mai esclamato “maledette mosche? maledette zanzare? che schifo una zecca! c’è un ragno, uno scarafaggio sul muro della cucina? aiuto un topo di fogna (o pantegana) ha attraversato il cortile!?”. Non trovate ci sia tanta ipocrisia in tutto questo?

Se avessi inserito anche questa foto con l’esclamazione “maledetti cinghiali”? Forse il cinghiale è più brutto e meno “tenero” del coniglietto americano di cui sopra, pertanto posso anche permettermi una lamentela? Non è che stiamo degenerando un pochino? Forse è l’eccesso di comunicazione a portare a tutto questo… più fai vedere, più esterni il tuo punto di vista, le tue opinioni, più mostri ciò che fai, più sei sotto gli occhi di tutti e quindi soggetto a critiche, commenti, insulti. Io mi aspettavo qualche reazione, postando quella foto, ma il mio era anche un test per sondare il terreno e capire anche com’è composto il “pubblico” che mi segue. Siamo alle solite… piacciono le foto, ma non bisogna pensare a cosa c’è dietro.

Perchè ci si entusiasma nel vedere gli animali, si sorride guardando il video delle capre che giocano, degli agnelli che saltano, ma poi arriva sempre quello che mi fa l’osservazione sul “non capire” come possa io amare gli animali e poi presentarne le ricette. Lo scollamento con la realtà dei fatti, con la vita concreta. Quanti si pongono domande su ogni cosa che passa nel loro piatto? Quanti sanno davvero com’è stato prodotto il cibo che mangiano? Non dico solo la bistecca, parlo di tutto, dalla pasta allo snack, dal succo di frutta al cioccolatino.

Che dire poi dei cani? Ormai si fanno più discussioni intorno ai cani… che intorno agli esseri umani! Sono animali, trattiamoli bene, rispettiamoli, ma sono ANIMALI e le loro esigenze sono sono quelle dei bambini! Poi ciascuno faccia come crede con il proprio cane, ma non venite per favore a sindacare sui cani utilizzati dai pastori. Un conto sono i reali maltrattamenti (percosse, malnutrizione, problemi sanitari trascurati, ecc.), un altro la normale vita “da cane” all’aperto insieme al gregge.

Chi siamo per dire quale cane stia meglio, quale sia più felice, se quello “vestito” o portato in giro in una borsetta, o quello che si rotola nel fango e dorme sulla neve? Eppure anche questi sono temi che scatenano dibattiti infiniti… Forse solo le foto di gatti, pubblicate sui social network, riescono a mettere tutti d’accordo senza che si generi una discussione o una polemica!

(scritta che compare su diverse bacheche nel parco Orsiera Rocciavrè)

Ben lo sappiamo che comunque l’argomento principe delle polemiche è il lupo… Non mi interessa fare nomi, ma vi riporto lo stralcio di quanto scriveva qualche giorno un appassionato fotografo che ha avuto la fortuna di vedere dei lupi in montagna nella provincia di Cuneo. “Non amo questo argomento perchè al solito mi trovo a discutere anche con persone che stimo ma il cui punto di vista sull’argomento è spesso limitato o fazioso.
Il lupo non è pericoloso, certamente meno di volpi, cinghiali, caprioli, cervi, tassi, cani, gatti etc che costantemente causano incidenti anche mortali. I cani attaccano l’uomo più del lupo e causano annualmente molti morti e feriti. Ogni anno per la caccia muoiono più persone di quante siano state attaccate dai lupi dal medioevo a oggi. Da dove deriva tutto l’odio verso questo animale tanto utile all’equilibrio naturale? Certamente i giornalisti ignoranti che non sanno scrivere nulla al di fuori degli umori della Belen di turno si trovano in difficoltà a trattare argomenti seri, per cui ecco che la favola del lupo cattivo torna in auge grazie a loro, ma ditemi, chi di voi è mai stato attaccato? Girano fra le case, e allora?  Mi sono avvicinato a lupi nel loro habitat, prima ancora di vedermi avevano già la coda fra le zampe e si preparavano alla fuga!

I lupi sterminano le greggi? Ho amici margari che stimo, con uno ho anche condiviso alcuni giorni di vita in alpeggio… ma se gli animali si lasciano liberi di vagare per pendii senza alcuna protezione di che ci si lamenta? Nelle nostra vallate ho trovato greggi abbandonati a 3000 metri d’altezza che vagavano su creste assurde, mufloni incrociati con pecore scappate ai padroni, capretti a 300 metri di dislivello dal recinto in cui erano custoditi i loro compagni…. ma dulcis in fundo un margaro che mi raggiungeva in moto chiedendomi “ha visto le mie bestie?”
Ora… non ho niente se difendi le tue bestie, ma fallo. Non abbandonare i tuoi animali in giro per stare in paese o a casa e poi lamentarti se un lupo te le ha mangiate perchè te la sei cercata, è come se me la prendessi con i ladri dopo che ho abbandonato il mio portafogli sul tettino della macchina in un parcheggio a una fiera!

Gli abbattimenti servono solo a riempire la bocca di politicanti in cerca di elettorato ignorante, e a giornalisti senza argomenti nelle penne. La paura vende, anche quella di un “cagnolone” che adesso è tanto utile per ripulire i nostri versanti di tutti i camosci e stambecchi affetti dalla cheratocongiuntivite e altamente infettivi per i loro simili.

(seconda parte della scritta, ironicamente corretta da qualcuno, ma che spiega bene il punto di vista di chi l’ha tracciata)

Ho voluto riportare il testo sopra per capire come e perchè cresca l’ira dei pastori. Perchè chiunque, appassionato di natura, di montagna, di fotografia, con un suo sito, una sua pagina, un numero di persone non indifferente che lo segue, può permettersi di blaterare sul loro mestiere senza capire… niente!! Quanto detto dal signore sopra sulla sua pagina “Deepforest photo” viene ripreso da più parti e diventa “verità”. Critica la faziosità altrui, ma cosa fareste voi se qualcuno venisse a dirvi che, per risolvere un problema che affligge la vostra attività, avete solo da assumere più personale o “tenere meno bestie”. Ma sì… tanto… cosa volete che sia? E i famosi margari e pastori che stanno in paese a casa? Ha mai sentito parlare del fatto che forse sei alla baita a lavorare il latte e intanto apri gli animali al pascolo? O magari sei dovuto scendere con l’ansia, l’apprensione, i minuti contati per chissà quale incombenza? E la fienagione? Ciò che vorrei far capire ai miei lettori che hanno voglia di comprendere davvero, che cercano di avere un’opinione obiettiva sulla questione, anche se non li riguarda direttamente, è che sono “sparate” del genere a far male a tutti. I pastori si arrabbiano leggendo una cosa del genere (che, come vi dicevo, non resta ferma su quella pagina, ma viene ripresa e si allarga a macchia d’olio) tanto quanto si arrabbiano trovando un loro animale sbranato.

Poi non metto in dubbio che ci sia ancora qualcuno che non mette in pratica tutti gli accorgimenti per cercare di scongiurare gli attacchi dei lupi, come nel caso di questo gregge di capre totalmente incustodito, per lo meno nel giorno in cui l’ho incontrato io durante una gita in montagna, ma sono eccezioni sempre più rare, proprio per il rischio di attacchi dei predatori. Ma di qui a dire che i pastori lasciano da soli gli animali… posso assicurarvi che negli ultimi 15-20 anni la pastorizia in Piemonte ha dovuto per forza cambiare, con tutti i problemi, costi, ecc. che ben sapete. Visto che qualcuno per l’ennesima volta mi chiedeva quante specie di animali della fauna selvatica vorrei “eliminare”, ribadisco come sempre che la mia risposta è: “nessuna”. Nel caso del lupo, i pastori non chiedono costose squadre che provvedano agli abbattimenti, ma solo semplicemente di poter difendere il proprio gregge nel momento dell’attacco, unica strategia possibile anche per “educare” il predatore a stare alla larga dal gregge.

Per concludere restando comunque in tema, vi segnalo un appuntamento per il prossimo fine settimana, la Fiera delle capre e dell’asinello ad Ardesio (BG). Perchè ve lo dico in questo post? Perchè anche per l’edizione 2016 gli animalisti annunciano proteste. Una capra tenuta al guinzaglio e portata in giro come se fosse un cane, per questa gente, è accettabile. Una capra ben tenuta, allevata in stalla, nutrita a fieno, fatta accoppiare, partorire, munta e portata con orgoglio alla fiera per mostrare le proprie capacità di allevatore… no. Il guaio è che, oltre agli estremisti che organizzano manifestazioni di protesta anche in modo violento, come vi ho appena raccontato c’è sempre più gente che comunque ha idee molto distorte sulla realtà…

Un odore pazzesco e cacca di pecora ovunque!!

Lo so, ben altri sono i problemi che affliggono questo paese. Per lo meno questo mio blog da sempre si occupa di allevamento e pastorizia, quindi sono giustificata se pubblico certe notizie “ridicole”. E’ invece un po’ più grave che un’amministrazione comunale di un paese fondamentalmente “rurale” abbia un Sindaco che definisce “allucinante” il passaggio di un gregge nel suo Comune.

Facciamo un passo indietro. Per il post di oggi mi appoggio alle bellissime immagini del fotografo Roberto Cilenti, grazie al quale su facebook spesso seguo in modo virtuale il cammino di alcune greggi che non ho mai incontrato dal vivo. Questo è il gregge “incriminato”. Era l’8 di gennaio e pecore, asini, cani e pastori stavano scendendo su Verres. Questo stesso gregge era stato anche protagonista di un servizio di “atmosfera natalizia” al tg regionale (RAI) durante le feste. Il pastore, un mestiere antico, la transumanza, belle parole.

Il gregge era sceso, ormai in Valle non c’era più nulla e inoltre aveva nevicato. La stagione era durata ben più del solito, bisognava portarsi verso la pianura. Roberto segue la transumanza, il gregge passa a Verres. Un paese, strade asfaltate, marciapiedi, traffico. Anche altri immortalano il fiume bianco e pubblicano le foto sui social network.

nei pressi di Pont St. Martin

Poi il cammino prosegue ancora, molti spostamenti avvengono di notte, anche per non intralciare eccessivamente il transito delle auto e tutte le varie attività. Mentre continuiamo ad apprezzare le immagini di altri tratti della discesa, veniamo però a quel che è successo quando il gregge era ormai in Piemonte. Ieri sera leggo un articolo, stamattina un altro. “Pavone Canavese, pastore multato per aver attraversato il centro con mille pecore. Forse aveva perso la strada o, probabilmente, non sapeva che transitare in pieno centro abitato con un gregge di mille pecore non è affatto una buona idea, oltre che essere vietato dalla legge. Sta di fatto che ora sarà costretto a pagare ben 600 euro di multa. Il protagonista di questa curiosa vicenda è un 30enne di Oglianico che, nella notte tra martedì e mercoledì, ha pensato bene di passare nel centro di Pavone Canavese – 4mila scarsi abitanti in provincia di Torino – accompagnato da un migliaio delle sue pecore a cui si aggiungevano numerose mucche. Un transito che non è certo passato inosservato, specialmente per i “ricordi” lasciati sull’asfalto dal suo bestiame.” (da torinotoday.it, qui l’articolo completo)

(nei pressi di Donnas)

L’articolo è scritto con un tono ironico del tutto inappropriato. Perso la strada? E il passaggio nel centro del paese NON E’ vietato per legge. Altrimenti come la mettiamo con tutti gli altri paesi attraversati? Chi “frequenta” questo blog sa bene come stanno le cose: le leggi esistenti mal si accordano con il pascolo vagante o comunque con la movimentazione di greggi e mandrie sulle strade. Nessuno fa rispettare (per fortuna!!) certi vincoli assurdi, tipo la necessità di tenere la mezzeria o il numero di persone e cani che vorrebbe il codice della strada.

Attilio e Piero

Nel secondo articolo si dice che la multa è stata doppia: “A suo carico sono state notificate ben due multe: una da duecento euro emessa dal Comune di Pavone per le condizioni di sporcizia in cui ha lasciato le strade in cui è transitato con gli animali, più una seconda da 400 euro verbalizzato dalla Forestale di Settimo Vittone che gli ha contestato il mancato permesso al passaggio dell’Asl. Il fatto è avvenuto all’una di notte, tra martedì e mercoledì scorsi. Mentre tutti dormivano, il pastore dell’Alto Canavese ha imboccato la strada direzione Bennet, è entrato a Pavone, e si è diretto verso località Dossi.” (da La Sentinella del Canavese, qui l’intero articolo). Sul permesso niente da dire: c’è la legge, bisogna presentare la domanda di pascolo vagante indicando i Comuni che si attraverseranno e quelli in cui si farà sosta per pascolare. Ma la “sporcizia” sulle strade???

il gregge e il Forte di Bard

“…La mattina dopo il sindaco Alessandro Perenchio, prima di raggiungere il municipio, è stato sommerso dalle lamentele dei commercianti, furibondi. «Non ero ancora entrato in Comune e già mi arrivavano le proteste sacrosante dei negozi – ha raccontato il sindaco –. C’era un odore pazzesco e cacca di pecora ovunque. Un tappeto. Allucinante». Mentre i cantonieri, bontà loro, hanno ricevuto l’incarico di ripulire il paese, sindaco e vigili hanno pensato al resto. «Lo abbiamo trovato di lì a poche ore seguendo le tracce lasciate dal gregge»…” D’inverno, di notte, un gregge può produrre questo “odore pazzesco”? E quanto sterco possono aver lasciato le pecore? L’altro giorno vi ho mostrato le foto storiche delle pecore e vacche in centro a Torino… Quando passavano animali, la gente si precipitava fuori a raccogliere il prezioso concime per i vasi di fiori! Adesso lo andiamo a comprare in sacchi sigillati… Spero che il Comune di Pavone Canavese abbia auto ecologiche… Spero che a Pavone Canavese non vi siano buche nelle strade, immondizia scaricata in giro. Per chi non conoscesse la zona, questo è Pavone Canavese, giusto per capire che non si tratta di una metropoli. Tra l’altro, leggo che il Sindaco, in precedenza, ha svolto l’incarico di Assessore all’Agricoltura! L’amico Leopoldo dal Veneto comunque mi scrive dicendomi che, dalle sue parti, ad un pastore per lo stesso motivo è stata fatta una multa di oltre 900 euro. Ricordiamoci sempre che “…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…”. Mi viene quasi voglia di mandare questa canzone al Sindaco, che ne dite?

C’è qualcosa che non va

E’ vero che il mondo reale è al di fuori dello schermo di un pc, di un tablet, di un telefonino. Però molto di ciò che accade passa comunque di qui, le notizie (vere o false che siano) rimbalzano da una parte all’altra dei paesi, del globo. Realtà che prima erano di pertinenza solo degli addetti ai lavori vengono mostrate al mondo. Un mondo spesso ipocrita, che si indigna se vede certe scene, ma poi si ingozza a tavola senza porsi alcuna domanda. Un mondo quasi deviato nel momento in cui non ci si preoccupa solo più del benessere degli animali, ma li umanizza o, addirittura, associa qualsiasi animale ad un cucciolo d’uomo. Un bambino fragile, indifeso e anche un po’ malaticcio, perchè un bambino sano non va “tenuto nella cotonina” (come diciamo qui in Piemonte”), ma va lasciato libero, entro certi limiti.

il “festin” – Val Germanasca (TO) (foto archivio V.Tron)

Con chi ce l’ho? Sto facendo riferimento ad una serie di post che mi è capitato di vedere nel giro di pochi giorni sui social network. In un gruppo chiamato “allevatori italiani” ci sono stati commenti indignati perchè erano state pubblicate immagini di quel che succede comunemente (e a norma di legge!) nelle cascine in questo periodo. Si macella il maiale ricavandone salsicce, cotechini, pancetta e tutta l’infinita serie di insaccati di ogni tipo che, di regione in regione, il nostro paese può vantare. Non sia mai!!!! In un gruppo di allevatori infatti ormai c’è gente di ogni tipo… anche chi alleva la capra… in appartamento! Ma andiamo con ordine.

(foto d’archivio, cartolina d’epoca)

Da queste parti, riferendosi alla macellazione del maiale, si parla ancora oggi del “festin”. Si fa la festa al maiale, ma era la festa per tutti. Del maiale non si butta via niente ancora oggi, quando di carne se ne mangia tutti i giorni, se ne mangia spesso troppa e, ancora più spesso, non di qualità. Altro che allarmi sulla carne che fa male! Disinformazione ce n’è tanta e quella arriva a tutti, per documentarsi e sapere le cose come stanno davvero, bisogna impegnarsi e cercare le notizie tra le tante che circolano in rete. Non voglio però entrare nell’infinito dibattito carne sì/carne no. Come dico sempre, ciascuno è libero di scegliere, ma inviterei tutti ad informarsi davvero, leggendo documentazione scientifica e valutando le esperienze.

una cascina in Piemonte nella prima metà del XX secolo (foto d’archivio)

Un tempo di carne se ne mangiava ben poca perchè non ce n’era. La vacca serviva per il lavoro, per il latte e per il vitello, che era la maggior fonte di guadagno famigliare, nel momento in cui veniva venduto. I tempi sono così cambiati che, nemmeno 100 anni dopo queste immagini, occorre specificare il perchè si alleva. Scrive Raffaella nel suddetto gruppo “allevatori italiani”: “Questo è un gruppo di gente che di lavoro fa l’allevatore e, dall’allevamento, trae il suo reddito. Allevare vuol dire gioire della nascite, e campare delle macellazioni, scusate la franchezza ma il nostro lavoro è questo. Su questa pagina troverete ogni giorno vitelli e capretti ma anche “cadaveri di animali” perchè il nostro mondo è questo… Non chiediamo a nessuno di entrare nel gruppo, SIETE VOI CHE CHIEDETE DI ENTRARE… noi accettiamo tutti (o QUASI) ma PRETENDIAMO rispetto…

Le polemiche ahimè non si limitano a scontri verbali più o meno accesi on-line, perchè ben sappiamo che, sempre più spesso, sedicenti gruppi animalisti compiono azioni anche violente per disturbare manifestazioni zootecniche quali fiere, mostre, rassegne. Ho già visto che già si prepara nuovamente la protesta contro la fiera delle capre di Ardesio (BG). Ma sarebbero ben altri i comportamenti deplorevoli che vedono come vittime gli animali: non una mostra dove animali ben tenuti, ben nutriti, vengono fatti sfilare e premiati, piuttosto chi vorrebbe tenere una capra in un appartamento! Questa richiesta l’ho letta sempre in un gruppo su facebook e non sapevo se ridere… o piangere! Ho pensato alla vivacità delle mie capre e mi sono vista la povera bestiola che saltava dal divano alla poltrona, poi sulla sedia e magari sul tavolo. Ma questa gente… un minimo di etologia dell’animale che intende allevare non se la va a guardare? Personalmente trovo assurdo persino tenere cani di grossa taglia in un appartamento. Anche il gatto, a ben vedere, lo priviamo della sua natura confinandolo al sesto piano di un condominio in città. Ma almeno cani e gatti sappiamo come alimentarli (vegani a parte, che pretendono di far diventare vegani pure animali nati carnivori). Una capra non va a sporcare nella cassettina e… mangia erba, fibra, fieno, cereali. Non è che… se mi piace la capra come animale, allora mi tengo quella in casa!

Io mi indigno quando vedo qualcuno passeggiare con una capra al guinzaglio, quello è maltrattamento animale! Oppure quando vedo immagini di “vestitini” per animali. Già l’uomo si è allontanato eccessivamente dalla natura, adesso che vogliamo fare? Rendere gli animali dei bambolotti e pretendere che quello sia amore nei loro confronti? Periodicamente vengo attaccata perchè pubblico immagini di pecore, capre, vacche e dei loro piccoli, ma non esito anche a presentare le ricette per cucinarli.

Certo! Mangiamo meno carne e mangiamo carne che sappiamo da dove arriva. Quindi, se l’ho allevata in prima persona, concludo il ciclo e apprezzo ciò che ho nel piatto. Vi ho già spiegato più e più volte che si alleva anche per quello, che non si può allevare tutto, che i maschi vengono per forza macellati, se non sono scelti per la riproduzione. Sarà triste dover macellare un animale che hai allevato per anni, ma è un qualcosa che si sa, si è consapevoli che ciò accadrà, prima o poi. L’importante è allevare al meglio l’animale dalla sua nascita fino al momento in cui si chiuderà la sua vita.

Per l’ennesima volta vi ripeto che, se non si allevasse anche per macellare, non ci sarebbe questo blog, non ci sarebbero tutte le scene e gli animali che vi mostro quasi quotidianamente. Invece al giorno d’oggi a cosa siamo arrivati? Ad annunci come questo: “Pastore cede gratuitamente 3 caprette camosciate (senza corna) 2 giovani e 1 vecchietta non sterilizzate! le porta lui direttamente a chi le adotta! è davvero molto urgente, se nò finiscono al macello! (…) le condivisioni salvano loro la vita! ovviamente no altri pastori! solo se intenzionati a regalargli una vita degna!“. Non ho parole… Non sterilizzate??? Cos’è per questa gente una vita degna? Magari tenerle in un cortile a far la fame, perchè ci sono due fili d’erba e quindi per loro ciò è sufficiente. Oppure le ingozzeranno di pane e magari daranno pure le caramelle (sì, l’ho visto fare!!).

Alle campagne contro la macellazione viene dato sempre più spazio. Ben sappiamo cosa succede per agnelli e capretti… Oggi alla radio, Rai Radio2, veniva pubblicizzata una cascina in Lombardia dove dei volontari salvano gli animali dal macello. Chiedevano soldi per il mantenimento dei suddetti animali. 15 euro al mese per un coniglio, 100 per un bovino o un cavallo. Già le cifre ci fanno capire che i nostri amici animalisti non sanno bene quanto costi alimentare una vacca… E poi? Che faranno? Li sterilizzeranno tutti? Io propongo allora una campagna per adottare un allevatore. Ma sì, un allevatore/allevatrice di montagna, che abiti tutto l’anno sopra gli 800-1000m, che abbia un numero di animali compatibile con il territorio, che si faccia il fieno, che allevi razze locali, che mantenga viva la sua terra, l’economia del luogo in cui vive. Mi fa male al cuore accostare le notizie, quella dei volontari che salvano l’animale dal macello e quella dei contadini “specie in via di estinzione”. Dove? Un po’ ovunque, ma fa riflettere ancora di più se vi dico che questo servizio è stato realizzato in Svizzera. Ce ne sarebbe da parlare per ore di questi argomenti, di stalle che chiudono, di prezzo del latte o della carne. Ma di ciò si parla poco. Alla radio (nazionale, per cui paghiamo il canone!!) preferiscono dar spazio ad una fattoria finta. Dove andremo a finire? Penso che la generazione dei miei nonni, ci fosse ancora, direbbe che c’è gente che non ha abbastanza fame o che non sa nemmeno cosa voglia dire avere fame!

Nessuno ne ha ancora parlato… e allora lo faccio io!

Qualche tempo fa ho ricevuto il Quaderno della Regione Piemonte “Agricoltura”, il numero di novembre 2015. Prima l’ho sfogliato, poi l’ho letto più attentamente. Al suo interno c’è lo speciale PSR 2014-2020 che per il Piemonte è stato approvato il 28 ottobre 2015. Oltre un miliardo di euro per gli agricoltori, ma detto così non significa niente. Non sto a scendere nei tecnicismi, nelle priorità, nelle misure. Non l’ho mai fatto in questo blog e non inizio sicuramente oggi. Per avere informazioni su queste cose ben sapete che altre sono le sedi a cui rivolgersi. Sfoglia e leggi, tra gestione eco-sostenibile dei pascoli e contributi per le razze in via di estinzione, ecco l’operazione 10.1.6 “Difesa del bestiame dalla predazione da canidi sui pascoli collinari e montani”. Quindi il vecchio premio di pascolo gestito adesso è stato sostituito in questo modo. La prima cosa che ho pensato è stata: “Speriamo che non arrivi anche l’orso, di qui al 2020, visto che hanno considerato solo i canidi!“. Battute a parte, niente di nuovo, gestione del pascolo, utilizzo dei recinti per il ricovero notturno (che però devono essere spostati almeno ogni 10 giorni, quindi i recinti fissi non sono accettati), custodia continuativa da parte dell’uomo e impiego di cani da guardiania.

Già… i tanto discussi cani da guardiania, tollerati a forza dai pastori, temuti/odiati dai turisti, unico rimedio veramente efficace contro gli attacchi da parte dei predatori quando si è al pascolo. “Presenza di cani da guardiania appartenenti alle razze da difesa del bestiame dal lupo, in rapporto di 1 ogni 100 capi, con un minimo di 2 cani per mandria o gregge”. Così leggo al punto 3. Quindi bisogna avere come minimo due cani, ma poi… uno ogni cento capi? Certo, per la difesa degli animali questa dev’essere una garanzia affinchè i cani lavorino come si deve, ma… Un gregge di 1000 pecore, 10 cani. 15 per 1500, 20 per 2000?!?!???

Visto che non sono più direttamente coinvolta dalla cosa, ho provato a sentire un paio di amici pastori in varie province, chiedendo loro se erano informati della cosa, ma nessuno ne sapeva assolutamente niente. Non è che si obblighino i pastori ad avere questi numeri, ma per avere diritto agli aiuti, presumo che il numero di cani sia uno degli elementi discriminanti. Quindi… se non li hai, non percepirai un contributo minore: “50 euro ad ettaro di pascolo gestito secondo gli impegni”. Se non ti impegni a prendere i cani… E come funziona per chi d’estate prende in affido delle pecore? Magari di proprie ne ha 3-400, ma in montagna arriva ad averne 1000. Chi gli fornisce i cani per avere il numero esatto solo per quei mesi?

Ma una decisione del genere non andava un minimo discussa prima? Le associazioni di categoria lo sanno? Ai pastori quando lo diranno? Perchè se uno volesse adeguarsi a quando scritto sopra, i cani se li deve anche procurare. Non è che poi, nella fretta, si prenderanno cani “qualsiasi”? Sono cani non semplici da addestrare correttamente e da gestire. Non si può nemmeno immettere nel gregge, di colpo, 5 o 6 cani! Sui cani da guardiania ho già scritto molte volte, dato che è un argomento che interessa non soltanto i pastori (vedi ad esempio qui o qui).

Le domande che mi sorgono spontanee sono molteplici: come si alimentano così tanti cani? Non parlo “solo” dei costi per i pastori, ma proprio di problemi pratici, di logistica, dal trasporto delle crocchette fino allo dover spostare una decina o più di ciotole. Vi fa ridere? Pensate di essere a 2000, 2500 metri, dove tutto viene movimentato a mano o a spalle. Reti del recinto, elettrificatore e qualunque altra cosa.

Poi i cani stanno con il gregge SEMPRE. D’estate in montagna, in alpeggio, d’autunno sui percorsi della transumanza, d’inverno e in primavera tra le pianure e le colline. In cascina se si è stanziali, ma con il gregge se si pratica il pascolo vagante. Quindi si passa vicino ai paesi, si sosta accanto a strade e cascine, dove transitano ancora più persone che non in montagna. Certo, se sono buoni cani, non causano problemi, ma comunque non sono totalmente indifferenti a ciò che accade attorno a loro. Se passa qualcuno di corsa, in bicicletta o qualcuno con un cane, comunque corrono, abbaiano, spaventano le pecore…

E poi chi discuterà ogni volta con i turisti? Perchè è vero che spesso gli ospiti della montagna, coloro che vi si recano per divertimento non si comportano adeguatamente secondo le norme segnalate sui cartelli ecc ecc… Ma è anche vero che, come mi hanno raccontato in tanti, pur seguendole, qualche incidente succede. Io per prima mi sono trovata in alcuni casi in situazioni abbastanza spiacevoli. Erano cani “sbagliati”, cani che non dovevano comportarsi così? Eppure l’hanno fatto. Io non ho alcun potere, io posso solo scrivere e informare, ma il mio invito a TUTTI è quello di gestire con maggiore collaborazione e comunicazione il “problema lupo” in tutte le sue sfaccettature. Io l’ho vissuto, cosa significhi spiegare alla “gente” che i pastori quei cani sono “obbligati” ad averli perchè c’è il lupo. L’ho vissuto più volte in prima persona, in pianura e in montagna. Vi assicuro che si verificano situazioni in cui il livello di stress è quasi pari a quello nel trovare una pecora sgozzata. Vi inviterei a provare per credere, ma purtroppo la tendenza è sempre quella del dare giudizi senza aver piena conoscenza dei fatti. Personalmente, credo che siano state le uniche volte in cui qualcuno ha usato, nei miei confronti, epiteti di un certo tipo. E’ davvero incredibile come il “problema lupo” riesca a catalizzare così tanti argomenti di feroce discussione, astio, rivendicazioni su chi abbia ragione e chi torto. Da parte mia, ho paura che nemmeno il 2016 sia l’anno in cui si troveranno delle soluzioni, ammesso che ve ne siano davvero.

Purtroppo non era una bufala…

E siamo arrivati a settembre, un’altra stagione è passata, ormai si contano i giorni per scendere dall’alpeggio, chi prima, chi dopo. La siccità è stata interrotta dalla pioggia, le sorgenti hanno ripreso ad avere acqua per riempire gli abbeveratoi, l’erba si è un po’ ripresa. Gli altri problemi sono stati bene o male quelli di sempre, compresi i lupi, sui quali si continua a fare tante parole. La novità del 2015, per lo meno in Piemonte, è stata (ad inizio stagione) quella che riguardava alcuni degli speculatori che si accaparravano i pascoli.

…ma non era che la punta dell’iceberg! Perchè la montagna di Heidi è ormai solo più una favola, o forse non è mai esistita. Fare e sentire certi discorsi, scoprire certe cose circondati da un panorama del genere pare impossibile. Viene quasi da provare a darsi un pizzicotto per capire se si è svegli. Smascherata una truffa, ce ne sono cento altre. Pascoli alpini affittati a “imprenditori” di tutta Italia. Quelli che erano pascoli, o addirittura territori dove mai nessuno ha portato animali, inseriti in domande che dovrebbero fruttare contributi grazie allo sfalcio (!!!!). E avanti così, oltre ogni limite di immaginazione!

E poi ci sono le bufale! E qui il gioco di parole sorge spontaneo, perchè non si può che immaginare che sia una bufala la notizia che un’azienda del centro Italia affitti un alpeggio sulle Alpi piemontesi per monticare… delle bufale, appunto! Una montagna ripida, con poca acqua e nessuna strada per raggiungerla… E invece no, è tutto vero, anche se alla fine le bufale a quattro gambe, con corna e coda, lassù non si sono viste. Altro che la pace, la serenità, gli ambienti incontaminati. Quando si parla di eco-mafie, alla fine si intende anche questo, e sono cose che succedono intorno a noi, nei luoghi che meno ci aspettiamo.

E così alla fine rimangono pascoli… non pascolati! Per un motivo o per l’altro (e le bufale, e nuovi vincoli, e lo sfalcio che ovviamente non viene fatto, e gli arresti che ci sono stati…) l’erba resta in piedi. Il “pascolo” quindi non è più tale e, anno dopo anno, come tutte le cose non utilizzate o mal utilizzate, perderà le sue caratteristiche e andrà degradandosi. Tutto questo in nome dei soldi, i troppi soldi che girano e che fanno sì che dei territori poveri, dove i vecchi hanno sempre fatto delle grame vite per gestirli, per trarne un magro (ma dignitoso) sostentamento, oggi invece siano teatro di speculazioni con risvolti internazionali. E’ questo il progresso?

Per fortuna che, a forza di salire lungo la strada, qualche alpeggio vero lo si incontra ancora. Animali al pascolo, fili tirati, cani che accompagnano e difendono il gregge di capre dagli attacchi dei lupi. Anche questi cani, quassù, sono stati oggetto di forti polemiche, c’era chi addirittura voleva vietarli o limitarne il numero. Situazioni paradossali! Da una parte c’è chi accusa i pastori di non sapersi difendere dal lupo e usa come argomentazione proprio l’insufficiente numero di cani, dall’altra chi vuole una montagna “turistica” preferirebbe non dover fronteggiare le problematiche collaterali che la presenza dei cani comporta.

Quante parole, quante vicende dietro a questa realtà. Fatico a farmene una ragione io, che bene o male questo mondo lo conosco sotto diversi punti di vista. Come può crederci chi invece di questa realtà vede solo la facciata? La bellezza di un’immagine, di un panorama arricchito dagli animali al pascolo o che si riposano mentre ruminano?

I montanari sono gente tosta, ma un conto è resistere alla neve, alle slavine, alle frane, un conto è addomesticare i versanti, renderli coltivabili, abitabili, ma lottare contro questi ostacoli evanescenti, fatti di carta, di documenti, di cifre, di sigle? Sempre più spesso mi chiedo quale sia il destino degli alpeggi, degli allevatori, specialmente quando ogni giorno se ne sente una nuova, tra problemi di burocrazia, costi, scandali, truffe. La fatica e il lavoro quotidiani, le esigenze degli animali da soddisfare sembrano quasi essere compiti semplici e lievi, messi a confronto con tutto il resto. Si riuscirà a fare qualcosa, nei mesi che passeranno tra la transumanza di rientro a valle e il giorno in cui si ritornerà in montagna? E’ difficile essere ottimisti, con tutte le notizie che si vengono a sapere!