E’ da molto tempo che non vi mostro foto di pecore… Domenica scorsa sono andata a trovare un pastore e poi, casualmente, ho incontrato un altro gregge. Anzi, a dire il vero ne ho visti diversi, lungo le strade che ho percorso.
Sono stata da Andrea. Quando sono arrivata, il gregge era ancora nel recinto. C’era odore di lana bagnata che asciugava al sole, dopo le forti piogge del giorno precedente.
I pastori stavano mangiando pranzo nella roulotte, anche se erano le 10 del mattino. I cani aspettavano pazienti, i cuccioli invece non perdevano d’occhio la porta, caso mai venisse gettato fuori qualcosa per loro. Pranzo in mattinata, poi si apre il recinto e si parte al pascolo, una volta che le reti sono aperte, non c’è più modo di fermarsi a mangiare con calma, meglio farlo da seduti, nella roulotte, mangiando qualcosa di caldo, piuttosto che un pezzo di pane e salame tirato fuori dal gilè.
Con Andrea quest’anno c’è Michael, che da tempo coltivava il sogno di fare questa vita, questo mestiere. Mentre ancora andava a scuola, quando riusciva andava ora da questo, ora da quel pastore, ma adesso eccolo qui a tempo pieno, mi racconta che, nel gregge, ci sono alcune capre di sua proprietà.
E’ ora di partire e andare al pascolo. Due bambini, abitanti in qualcuna delle case vicine, già da un po’ aspettavano a poca distanza dal recinto, ansiosi di potersi unire al gregge e accompagnarlo nello spostamento.
Ci sono il cielo e i colori dell’inizio della primavera, ma in realtà questa è ancora la fine dell’inverno. Il verde che si vede qua e là è ancora poco, non sufficiente a sfamare il gregge, che deve passare da un pezzo all’altro prima di arrivare alla fine della giornata.
Le pecore si allargano in un incolto accanto alla strada. Di spazio ce n’è, ma non sarà questo pascolo sufficiente per arrivare alla sera. L’inverno non è stato dei più duri, neve n’è venuta poca, ma di erba non ce n’era molta. “E’ stato un inverno normale, ma eravamo abituati male da annate come quella scorsa, quando c’è sempre stata erba!”
Andrea e Michael sono giovani, nessuno dei due è “nato” pastore, per entrambi si tratta di una scelta. Il pascolo vagante è un mestiere che conosce molte, moltissime difficoltà e problemi, ma c’è ancora chi decide di portare avanti questa tradizione, questa passione.
Sulla via del ritorno, nelle campagne c’è un gregge che avevo visto già al mattino: il recinto era proprio accanto al casello dell’autostrada. Provo a capire di chi si tratta, scatto una foto con lo zoom, riconosco la pastora, così mi rimetto gli scarponi e mi avvio a salutare.
Da quanti anni non incontravo Marie France e Natalino? Probabilmente una decina! Più volte avevo visto da lontano il loro gregge, lì nelle campagne del Canavese, ma sempre solo mentre passavo in auto sulle strade principali. E’ domenica e il pastore sta ascoltando la partita da una radiolina portatile appoggiata a terra tra le foglie secche.
Il gregge si deve spostare. L’inverno non è stato facile, nelle stoppie di mais a terra ce n’era ben poco e di erba ancora meno. Sono già passati più volte avanti e indietro negli stessi pezzi, nel corso della stagione. Altri pastori ancora adesso stanno dando fieno.
L’inverno è quasi alla fine, ma a volte sono proprio questi i giorni più duri. Sai che tra poco finalmente ci sarà erba dappertutto, per tutti, ma intanto le giornate sono lunghe e il gregge fatica a riempirsi la pancia.
I pastori conducono gli animali in un prato accanto all’autostrada. E’ verde, rispetto a tutto quello che c’è intorno, ma l’erba è ancora molto molto bassa. “Vieni poi a trovarci su in montagna!“. C’è ancora aria d’inverno, ma il pensiero è già ai mesi a venire, quando finalmente si tornerà in alta quota.
“Ci saranno sempre più lupi, su. Ormai ce n’è ovunque anche in Val d’Aosta…“. In montagna adesso nevica ancora. La bella giornata primaverile del mattino ha cambiato faccia, l’aria è fredda, verso le valli già piove e nevica in quota. E’ la fine dell’inverno…