L’arrivo nei pascoli

Pascolando qua e là, ma bisognava portare a termine quello spostamento per raggiungere il comune nei cui pascoli ci si sarebbe fermati per qualche settimana. Non che, una volta giunti a destinazione, i prati sarebbero stati tutti vicini, però non ci sarebbe più stato da fare grossi spostamenti da un paese all’altro.

Faceva caldo, in quei giorni. Così caldo che, anche se si pensava di partire ad un’ora, il Pastore aveva poi preferito posticipare, perchè faceva per l’appunto troppo caldo per mettersi in cammino. Lo spostamento non era lunghissimo, giusto un paio di chilometri o forse nemmeno.

Un tratto di ciclostrada, l’attraversamento dello stradone che porta a Frossasco, ancora ciclostrada, poi si svolta in una vasta stoppia piena di erba verde. Per quel pomeriggio/sera ci si fermava lì. L’indomani ancora pascolo in zona e poi, verso il tardo pomeriggio, l’ultimo tratto di cammino.

Per fortuna il giorno successivo il cielo era coperto, così il caldo era meno intenso e ci si poteva mettere in marcia senza troppi problemi nel pomeriggio. Le pecore avevano pascolato e si erano dissetate lungo il torrente: più erano sazie, meno sarebbe stato difficile spostarle tra campi e prati.

Un tratto di strada, una sosta a pascolare ancora, un altro tratto di strada. Il gregge non era ancora tanto abituato a seguirmi, ma pian piano iniziava a riconoscere anche il mio richiamo. La temperatura era ideale per compiere questo cammino. Di lì a poco ci sarebbe stato da attraversare due volte una strada piuttosto trafficata, ma, superato quel tratto, le difficoltà sarebbero terminate.

Il gregge, una lunga fila in cammino. C’erano anche numerosi agnelli, alcuni dei quali erano stati caricati sul furgone al seguito. In fondo al gregge comunque c’era la solita confusione delle mamme che cercavano i loro piccoli, li chiamavano e, a volte, si giravano anche nel verso opposto, rallentando la marcia.

Sembrava di essere ormai a buon punto, ma intanto la strada era ancora lunga. Per fortuna le pecore avevano già ben pascolato, nel punto di arrivo le attendeva un prato , ma c’erano ancora numerosi passi da fare. Quest’anno il gregge arrivava da queste parti in ritardo rispetto all’anno precedente, ed anche la sua permanenza sarebbe stata più breve.

Una piccola discesa, poi una salita, quindi ancora un’altra discesa e finalmente si sarebbe arrivati a destinazione. Chi era venuto ad aiutare a spostare il gregge aveva fretta di rientrare, così bisognava portare velocemente l’auto con le reti e gli agnelli a destinazione per lasciar tutti liberi di tornare alle proprie occupazioni.

In questa stagione i boschi sono una salvezza, perchè ormai gli animali trovano di che pascolare ovunque. Il Pastore attende il mio ritorno, poi si risale la pista tra gli alberi. Ormai il cammino è noto, non è più come lo scorso anno quando ogni passo era su di un terreno sconosciuto.

E finalmente ecco il prato. Nonostante abbiano già mangiato abbondantemente lungo tutto il viaggio, le pecore si gettano fameliche sull’erba e, un po’ quella stessa sera, un po’ nella notte, ormai chiuse nel recinto, lo pascoleranno interamente, con gran gioia del proprietario, che non dovrà più pulirlo con mezzi meccanici.

In cammino, di nuovo

Come vi avevo detto, in queste settimane temporaneamente sono tornata in cammino con un gregge. Già lo scorso anno il Pastore aveva trascorso dalle mie parti le ultime settimane prima di salire in alpeggio.

Così si riprende, per qualche tempo, a fare un po’ di vita da pastore. C’è da arrivare nel mio paese, ma ben sappiamo che il pascolo vagante è sempre ricco di imprevisti e decisioni prese all’ultimo momento. Così già il primo giorno non tutto va come doveva andare, ma le variazioni questa volta sono fortunatamente positive. Si parte dalla collina di Pinerolo e ci si incammina.

E’ una mattinata di sole abbastanza caldo. Il gregge parte e si incanala alle spalle del pastore. Le pecore camminano ordinatamente sulla strada che passa tra prati è campi. E’ un percorso misto, destinato sia ai mezzi agricoli, sia alle biciclette, ma in quel momento sono le pecore ad occuparla completamente.

Di tanto in tanto si attraversa una strada più trafficata, un’area industriale o artigianale, ma quel mattino sembrava ci fosse davvero poco movimento. E così il cammino del gregge continuava. Si pensava di completare lo spostamento in due tappe, arrivando il giorno successivo nei pascoli del mio paese, ma…

Ovviamente bisognava fare qualche tappa per sfamare il gregge, altrimenti sarebbe stato troppo difficile spostarlo senza arrecare danni alle coltivazioni. C’erano ancora parecchie stoppie dove i trattori non erano ancora arrivati ad arare per preparare il terreno per le coltivazioni successive, così si poteva approfittare per fare qualche breve sosta.

Poi però le soste si allungano e, mentre il gregge pascola, il pastore va a vedere altri pezzi da pascolare. I contadini non hanno niente in contrario al pascolamento di queste stoppie o prati che poi verranno arati e riseminati, così è meglio approfittarne.

Quando il Pastore torna dalla sua perlustrazione, gli aiutanti per la “transumanza” vengono congedati. Per quel giorno il gregge resta lì e anche il giorno successivo continuerà a pascolare in zona, rimandando così la seconda tappa per arrivare a Cumiana. Questi sono i piacevoli e positivi imprevisti delle giornate del pastore vagante.

Qualche lamentela anche con il bel tempo

Il titolo è volutamente ironico. Si sa che i pastori si lamentano sempre, ma si potrebbe pensare che quest’autunno asciutto non possa dare loro motivi per protestare e brontolare.

Sono andata ad accompagnare il gregge di amici che stavano venendo verso il mio paese. Gli altri anni non pascolavano da queste parti, ma è stata offerta loro dell’erba e allora… Apparentemente non dovrebbero esserci problemi di pascolo, quest’anno, ma il bel tempo sta favorendo non solo i pastori.

Mentre il gregge finisce di pascolare prima della partenza, il pastore mi racconta di essere in “anticipo sui tempi”. Lo scorso anno mangiava quei prati quasi un mese dopo, nonostante la pioggia e il maltempo che avevano caratterizzato l’autunno. Quest’anno, grazie al terreno asciutto, ci sono ancora allevatori di bovini che tagliano erba e la portano in stalla, invece di venderla ai pastori. Ci sono ancora mandrie al pascolo all’aperto (altro che Santa Caterina!). Ci sono contadini che si affrettano ad arare le stoppie e spargere il letame (non si sa mai che poi venga a piovere o nevicare e non si possa più entrare nei campi con i trattori).

Terminato di pascolare quel prato, il gregge si mette in cammino. Al pastore sono state offerte parecchie “giornate” d’erba (la giornata piemontese è una misura delle superfici agrarie), vale la pena andare in questa nuova zona di pascolo. Poi magari, una volta sul posto, si troveranno anche altri prati da pascolare, parlando con i contadini.

E’ un percorso già collaudato, ora si sfruttano le strade, ora la viabilità secondaria, in alcuni punti si può tagliare attraverso prati tagliati o stoppie. Come sempre splende il sole e, almeno durante la giornata, non fa troppo freddo.

Le giornate sono corte, i pomeriggi durano poco, i raggi si fanno presto obliqui e le ombre lunghe. Il cammino prosegue sulla ciclostrada, il gregge avanza veloce, le pecore paiono insaziabili, anche se hanno pascolato fino a poco tempo prima.

Si incrocia la strada in una zona di fabbriche e centri commerciali, è inevitabile che qualche auto debba attendere pochi minuti, poi il gregge sparisce di nuovo lontano dagli sguardi. Questa comunque è una zona dove di pecore ne girano parecchie, non è del tutto inconsueto incrociare un pastore vagante mentre si sposta seguendo questo itinerario.

Si approfitta di una stoppia per fare una pausa e per lasciare che gli animali mangino un po’. Il pastore valuta se riuscirà ad avere erba a sufficienza o se dovrà spostarsi ancora dal prato dove pensa di arrivare. Mentre gli animali mangiano, il tempo passa…

Si riparte e si percorre un altro tratto di ciclostrada, mentre il sole si avvia sempre più verso le montagne e il tramonto. L’aria si fa più fredda, qui in pianura ed in aperta campagna, più ancora che a ridosso delle montagne.

Si incontra un’altra stoppia e questa tappa fa sì che il successivo potrà essere l’ultimo spostamento. La moglie del pastore porta avanti l’auto e il trailer su cui sono caricati gli agnelli, va a tirare le reti dove si arriverà e dove il gregge verrà fatto dormire. Intanto gli animali continuano a brucare.

La pista viene invasa ancora una volta per raggiungere la meta finale, per gli animali ci sarà ancora un prato di erba verde da brucare, quella sera. Con il sole, senza fango, sembrerebbe proprio che i pastori non debbano lamentarsi, quest’anno!

E così, una volta arrivati, c’è solo più da consegnare gli agnelli alle mamme. Subito il gregge viene lasciato pascolare in tutto il prato, poi le reti verranno tirate per il recinto notturno. Il giorno successivo ci si rimetterà in cammino per raggiungere il comune confinante, dove si spera di pascolare per qualche settimana.

Il vento porterà la primavera?

Il vento aveva iniziato a soffiare il giorno prima. Sembrava che le lunghe giornate piovose fossero un lontano ricordo, quei giorni in cui il Pastore quasi era pentito di non aver già lasciato la pianura.

Vento e sole, mentre lentamente continuava il cammino del gregge. A tappe, pascolando qua e là, ci si spostava nella “nuova zona”, dove trascorrere qualche settimana, in attesa della primavera e del momento di salire in alpeggio.

Si attraversa la strada trafficata, ma nel primo pomeriggio non c’è nemmeno tanta gente. Si pascola qua e là qualche prato abbandonato e qualche incolto. Le nuvole corrono veloci, verso le montagne il vento solleva la neve in turbini di tormenta.

Davanti la strada, i parcheggi, asfalto, cemento e centri commerciali, dietro il gregge che pascola in quel terreno che, per ora, è lì in attesa forse di nuovi capannoni. Forse la crisi invece fermerà tutto lì e continuerà ad essere un punto di passaggio e sosta temporanea per qualche gregge.

Arriva qualche amico a dare una mano e si riparte di nuovo. C’è la ciclostrada da sfruttare come percorso, una via di campagna asfaltata e destinata al transito misto di biciclette e mezzi agricoli. Anche le greggi la utilizzano spesso.

In questo modo si evitano le strade trafficate e si passa in mezzo a prati e coltivazioni senza fare danni. Ovviamente le pecore devono essere “ben piene” per non gettarsi sul grano, sull’erba medica o sul mais (quando ci sarà). Qualche ciclista si mette da parte, non c’è molto movimenti, in settimana e con il vento che soffia…

Si svolta verso un pioppeto, qui gli effetti delle piogge sono ancora visibili nonostante il vento e il sole degli ultimi giorni. Ci sono vaste pozzanghere ed acqua che scorre. Le pecore non si fermano a mangiare, vanno oltre verso una stoppia.

In questa meliera le pecore pascolano bene. Qualcuno resta a sorvegliare il gregge, altri tornano indietro a prendere le macchine, passano amici del Pastore a fare quattro chiacchiere. Il vento intanto soffia più forte, a raffiche.

L’ultimo spostamento avviene attraversando un campo arato. Il vento ha indurito la terra, sembrano blocchetti di cemento, gli animali camminano a fatica. Dal fango alla polvere che si alza con il passaggio degli animali… Per la sera, il gregge si fermerà a dormire in un’altra meliera, poi ci si sposterà ancora.

Il caldo all’improvviso

E’ vero che l’inverno non è stato freddo, però l’inizio della primavera non aveva ancora portato caldo e fiori. In pianura i pastori si lamentavano soprattutto per il fango e la pioggia, mentre verso le colline c’era già più erba.

Il gregge aveva finito l’erba in pianura, molti dei pioppeti che venivano pascolati negli anni precedenti sono stati tagliati e, a questa stagione, non si può più andare nei prati con le pecore. Quindi… bisogna cercare altrove. Chi è vicino ai grandi fiumi, si sposta negli incolti e nei pioppeti lungo il loro corso. Altri devono arrangiarsi diversamente.

Il clima era decisamente cambiato rispetto ai giorni precedenti. A parte il sole, erano le temperature ad essere salite, forse anche troppo, per la stagione. L’effetto era abbastanza strano, le montagne sullo sfondo giustamente innevate, il primo verde primaverile (ma le piante ancora senza foglie) e questo sole abbacinante…

C’erano ancora pozzanghere e fango. Grazie alle piogge dei giorni prima ed al terreno ancora “molle”, molti campi dovevano ancora essere lavorati o seminati. Questo ha permesso al Pastore di scegliere una strada alternativa in aperta campagna, piuttosto che compiere uno spostamento interamente su asfalto.

Le montagne sono ancora lontane, ma a questa stagione è inevitabile sentire parlare spesso di alpeggio. C’è chi cambia montagna, c’è chi cambia pastore per affidarle in guardia, c’è chi invece continua come ha sempre fatto. Un mese e mezzo, due mesi, poi sarà stagione di transumanza.

C’è qualche campo, qualche prato da “parare” con i cani, ma le pecore sono ben piene e camminano tranquille in fila, senza dare troppi problemi. Il caldo si fa sentire, il cammino è lungo, ma non ci sono molti posti dove potersi fermare.

Finalmente una stoppia di mais che non è ancora stata arata. Gli animali (e le persone) possono fermarsi un po’. Le pecore pascolano, a questa stagione nelle stoppie si cercano non tanto le pannocchie dimenticate, quanto l’erba che è ricresciuta nel frattempo.

Dopo la sosta ristoratrice per tutti, si può ripartire. Il cammino è ancora molto lungo e ci sono parecchi tratti di strada asfaltata da percorrere. Il caldo è aumentato, nei giorni successivi le temperature saliranno ancora… Le pecore hanno sete, ma purtroppo non ci sono molte possibilità di abbeverarle, in queste zone.

Si attraversano tranquille frazioni di pianura: ci sono i primi fiori primaverili nei giardini, la gente osserva passare il gregge. E’ una domenica pomeriggio, per fortuna non c’è molto traffico, ma anche in queste strade secondarie si fa in fretta ad avere alle spalle una piccola colonna di auto.

Finalmente di nuovo tra campi e cascine. C’è un fosso lungo la strada così, qua e là, gli animali riescono anche a dissetarsi. Molti iniziano ad essere provati dal cammino, ma per fortuna nessuno da difficoltà tali da dover essere caricato sul furgone al seguito. Siamo tutti stanchi allo stesso modo, uomini ed animali, e il caldo non aiuta.

Un’altra tappa in una stoppia, più che pascolare, gli animali si coricano. Non si può indugiare troppo, per diversi motivi. Il cammino è ancora lungo, bisogna raggiungere il posto dove si potrà far dormire il gregge. Qui potrebbe anche andar bene, ma… Come pascolare gli animali il giorno successivo? Per spostarli tra prati, campi e strade, occorre che siano “ben pieni” e facili da condurre.

Così si riparte ancora. La giornata è “più lunga”, hanno appena cambiato l’ora quel mattino. Gli animali guardano il sole e, per loro, non c’è nessuna differenza. seguono fiduciosi il pastore, sapendo che anche quel giorno provvederà a loro.

Tutta pianura, l’unica salita (e discesa) è il cavalcavia sopra all’autostrada. Ci sono altri tratti di strada asfaltata da percorrere. Era da tempo che il gregge non affrontava spostamenti così lunghi, ma quando devi cambiare zona di pascolo, è inevitabile. Se ne farebbe volentieri a meno, ma come fare quando non hai più erba e le zone sono ormai troppo affollate di greggi?

Anche se, da queste parti, capita abbastanza sovente di veder passare greggi, lo spettacolo attira comunque l’interesse di chi si incontra lungo il cammino. Qualcuno accompagna le pecore per un breve tratto, ma tenendosi a distanza, più forse per “paura” degli animali che per timore di spaventarli.

Questa è l’ultima tappa, prima di arrivare a destinazione. Il sole si avvia al tramonto e le temperature si sono leggermente abbassate, però è la prima sera che si può stare ancora in maglietta. La campagna però ha ancora un abito invernale, le sagome degli alberi sono ancora spoglie, senza foglie.

Sono gli ultimi chilometri, ormai la destinazione è vicina. Il giorno successivo sarà meglio trovare da pascolare in zona, rimandando la seconda parte di spostamento per non mettere troppo a dura prova gli animali.

Da una delle auto in coda, scende una bimba che, afferrato un ramo per terra, inizia a “far andare” le pecore. La saluto, ma è tutta presa dalla sua incombenza e non mi risponde. Ai bambini piacciono gli animali, ma qui devono esserci dei genitori che l’hanno cresciuta in un certo modo… altrimenti non l’avrebbero lasciata scendere dall’auto e camminare da sola con il gregge, oltretutto… sporcandosi le scarpe!!! Infatti si fermerà in una cascina dove il Pastore è ben conosciuto.

La destinazione finale è la zona industriale, dove ormai per le pecore non resta più quasi nessun spazio. Poco per volta i nuovi capannoni hanno occupato tutti i prati, anno dopo anno la campagna qui è stata “mangiata” dal progresso. Si pascola un po’, quindi il Pastore prepara il recinto e le pecore possono finalmente riposare.

Grigio-verde

Da quand’è che il clima è “strano”? Sento gente lamentarsi perchè “fa freddo”, ma a me sembra che il freddo non sia ancora arrivato. Non è solo una sensazione, basta guardare le temperature al mattino e, soprattutto, durante il giorno. Adesso sembra che abbia smesso di piovere, ma si parla di temperature miti, anche in montagna.

Pioggia prolungata, non fa freddo, e cosa succede? Un amico pastore mi chiama per mostrarmi le sue pecore. Sono diventate… verdi! Ci scherziamo su, ma c’è anche un pizzico di preoccupazione nelle sue parole. Non si è mai vista una cosa del genere prima. Tosate ad inizio autunno, nel vello mostrano delle strisce verdastre, che per certi animali sono particolarmente estese. La pelle è normale, rosa, ma la lana ha un odore diverso ed è appunto… verde!

Cerchiamo spiegazioni, ma la ragione è lì davanti a noi. Pioggia, alto tasso di umidità anche quando non piove, temperature elevate per la stagione. Così nel vello si sono sviluppate delle alghe. Grigio e verde, i due colori di quest’autunno che degrada nell’inverno senza dar segni di lasciar arrivare il freddo.

C’è chi potrebbe pensare che, a parte la pioggia fastidiosa ed eccessiva, i pastori non hanno ragione di lamentarsi, in un’annata simile. L’erba non manca, ma vi ho già spiegato molte volte che non tutto ciò che è verde è un pascolo per il gregge. Persino in mezzo ai filari delle vigne è tutto verde, a questa stagione!

Chi ha mai visto dei boschetti con l’erba verde a dicembre? Certi anni c’era la neve, oppure l’erba era gialla, gelata, bruciata dal freddo e dalla siccità. Qui il terreno è più sano. Dopo alcune corse avanti e indietro, le pecore si fermano a pascolare. Abituate nelle reti, inizialmente sono ingestibili, quando si trovano libere.

Grigio il cielo, verdi i prati. Fango e pozzanghere, la terra non riesce più ad assorbire l’acqua. Il gregge a lungo andare si riempie la pancia, ma maggiore è il numero di animali, più fatica il pastore a trovare il posto per condurli al pascolo. Chi ha potuto spostarsi verso le colline, dove c’è un terreno più drenante, tribola appena un po’ meno degli altri.

Nelle stoppie del mais non ci si può fermare a lungo. Anche se ci sono pannocchie a terra, è meglio che gli animali non ne mangino troppe. Il mais ha preso tutta la pioggia, potrebbe essere marcio, ammuffito. Solo le pannocchie rimaste in un angolo, su piante che non sono state toccate dai macchinari, sono belle gialle e sane.

Il gregge si sposta in un paesaggio primaverile. Anzi, in passato quante volte vi ho mostrato colori tenui, il verde che stentava ad emergere quando ormai era il mese di marzo? Guardate invece ora le sponde dei campi e dei prati!

Una lunga fila nella stradina tra i campi. Chi cammina dietro al gregge scivola sul fango. Il cielo è di nuovo grigio e pioverà ancora. Presto il grano diventerà giallo per la troppa pioggia. Com’è il detto? “Sotto la neve, pane, sotto la pioggia, fame.

Ancora un prato da pascolare prima che venga notte. Le giornate adesso sono corte, l’oscurità arriva presto. Le giornate durerebbero un po’ di più se non ci fosse quella coltre di nuvole grigie nel cielo, ma per il momento il clima è questo e le pecore sono diventate verdi. La cura? Clima secco e freddo!

Ogni pastore una storia

In dieci e più anni di pastori ne ho incontrati tanti. Ciascuno con la sua storia. Ma mi piace sempre ascoltarne di nuove e condividerle con voi che mi seguite. Anche nei miei libri ho parlato dei pastori che, una volta, emigravano in Francia per lavorare. Poi sono arrivati in Italia i pastori dalla Romania, a fare gli operai per gli allevatori locali. E adesso?

Immagini che vi ho già mostrato tante volte. La campagna autunnale, un gregge in cammino, alla ricerca di nuovi prati, stoppie o incolti. Il pascolo vagante, insomma. Questo gregge in particolare non l’avevo mai fotografato. Ho incontrato il pastore alla Fiera di Luserna e mi ha chiesto se potevo andare da lui a scattare qualche foto.

Il pastore è una vecchia conoscenza. La prima volta che ci siamo incontrati, anni fa, lui lavorava insieme a Fulvio. Avevano gli animali in società e, per qualche stagione, ha seguito il cammino di quel gregge dalla montagna alle colline dell’Astigiano. “Fulvio è il mio maestro. Ho imparato tanto da lui. A volte magari non era facile lavorarci insieme, ciascuno ha il suo carattere, ma non l’ho mai visto lasciar morire un agnello. Piuttosto si inginocchia nel fango, sotto la pioggia, per cercare di farlo succhiare, per tentare il tutto per tutto.

Il gregge si sposta nelle campagne. Deve arrivare nell’Astigiano prima che il suo padrone riparta. E qui allora devo iniziare a raccontarvi questa storia… Sapete che, tra pastori, le notizie viaggiano alla velocità della luce. C’è “radiopecora” che le diffonde, tra passaparola, telefonate e gossip. Già due estati fa infatti avevo saputo che Piero, il pastore che conduce questo gregge, aveva fatto la stagione oltreconfine, in Svizzera. Me lo aveva confermato lui stesso, quando lo avevo incontrato, sempre alla fiera.

Poi però avevo sentito dire che aveva lavorato là anche d’inverno. Pascolo vagante come quello del film “Hiver nomade“? Viene subito in mente il gelo, la neve, le parole che avevo sentito da un pastore che, per tutta la vita, aveva lavorato in terra elvetica. Qui però abbiamo un gregge, pecore e capre, che si spostano e che salgono in alpeggio in Piemonte. Ho mille domande da fare per cercare di capire questa storia.

Dopo aver attraversato la strada, si torna in aperta campagna. Trattori nei campi che si affannano ad arare o a portare via le rotoballe dalle stoppie del mais. E’ prevista pioggia, così i contadini si affrettano. I pastori sperano che non ne cada troppa, che il terreno non si inzuppi, che gli animali non sprechino troppa erba.

Il padrone del prato ha preceduto il gregge fin qui, per mostrare dove fosse. “Gli altri anni chiedevo ad un altro pastore, ma alla fine non è mai venuto a pascolarla… falla mangiare tutta, quest’erba!“. Gli animali non si fanno pregare. I pastori scaricano gli agnelli più piccoli dal furgone, i cani sorvegliano. Piero mi racconta che è proprio grazie ai cani da guardiania che è finito in Svizzera. Era stato invitato oltreconfine da una veterinaria per portare la sua esperienza di lavoro con questi animali insieme al gregge e là ha sentito parlare dello stipendio mensile per chi fa la stagione estiva. “Per quelle cifre, ci vengo io! Un anziano mi ha sentito, mi ha chiesto se scherzavo, abbiamo parlato tutto il tempo del pranzo e alla fine…

Così adesso Piero è diventato uno strano pastore vagante. Il suo gregge resta in Piemonte, sorvegliato da altri: “Avevo pensato di venderle, ho fin chiamato il commerciante a vedere, ma poi non me la sono sentita… le capre soprattutto!” Lui d’estate lavora in alpeggio, in Canton Ticino, badando agli animali di una quindicina di proprietari. D’inverno invece conduce al pascolo il gregge di un unico allevatore. Animali in asciutta e montoncini da ingrasso. “Lo scorso anno ho fatto la prima stagione invernale. Per fortuna non è stato un inverno troppo freddo…

Qui le pecore stanno chiamando gli agnelli, in Svizzera invece le fattrici restano in cascina, non seguono il gregge. “Là è tutto diverso. Ogni Cantone c’è un solo pastore. La gente è gentile. Io non parlo Tedesco, ma in qualche modo… Arrivi nei paesini e vengono le mamme con i bambini per vedere le pecore. Portano un cesto, con dentro il thermos, la torta! Altro che da noi! Un giorno una ragazza è venuta e mi ha fatto capire che voleva fare la foto con me. Dopo un’altra ha tradotto quello che diceva. Era il suo compleanno e, il fatto che il pastore fosse arrivato nel suo paese proprio quel giorno, era di buon auspicio. Per quello ha voluto la foto!

Cercando di dare meno fastidio possibile

Pascolo vagante, spostarsi tutti i giorni, o quasi, alla ricerca di pascoli. Però poi ci sono quegli spostamenti più lunghi per andare da una zona di pascolo all’altra, oppure spostamenti più delicati perchè c’è da tagliare una strada trafficata o percorrerne un tratto, o ancora un ponte, un paese da attraversare. Certi giorni c’è tutto questo insieme…

Allora cerchi, per quanto possibile, di organizzarti e fare del tuo meglio. Solo che capita sempre l’imprevisto o la serie di imprevisti che mandano a monte parte dei programmi. Per esempio l’ora di partenza quasi mai è quella preventivata… Comunque, il ritardo quel giorno fa sì che le temperature si abbassino un po’ e le pecore mangino a volontà, così da essere “tranquille” mentre ci si sposta.

Ancora un’ultima sosta, per pascolare in una stoppia di mais e saziare il gregge. Dopo il cammino è insidioso, tra prati e campi di grano, dove animali affamati potrebbero fare danni se desiderosi di pascolare ancora. Intanto il tempo passa, il calore è meno intenso, si camminerà meglio. La strada con maggior traffico è già stata superata, tutto il resto del cammino sarà lungo vie secondarie.

Qui non c’è traffico automobilistico, il percorso è riservato ai mezzi agricoli, residenti e biciclette. Essendo nel fine settimana, di ciclisti ne incontriamo molti, però per fortuna i più sorridono, salutano e si godono lo spettacolo della transumanza. Certo, potevamo spostarci in settimana, ma ci sarebbe stato più traffico sulle strade principali e non solo di gente che “esce” per il weekend. Inoltre, sarebbe stato più difficile trovare persone che vengono ad aiutare.

Il sole cala verso le montagne, il gregge cammina ordinato, si riesce a fare la curva senza pestare i prati, segno che le pecore sono davvero sazie. Comunque, i pastori con i cani sono posizionati nei punti critici a sorvegliare. Non è “solo erba”, come potrebbe pensare qualcuno, ma è il lavoro del contadino e non bisogna danneggiarlo.

Il sole tramonta, ma c’è ancora un bel po’ di strada da percorrere. Rispetto all’anno precedente ci si porta un po’ più in là, sia per accorciare la tappa del giorno successivo, sia per fare un piacere ad un altro pastore, che ha chiesto di non toccargli il pascolo dove ci si era fermati un anno fa, così lui lì potrà fermare il suo gregge nei prossimi giorni.

E così viene notte. Si sale nel bosco quasi avvolti dall’oscurità, poi ci si affaccia sulla pianura ed è uno spettacolo vederla illuminata dalle luci dei paesi. Sarebbe una passeggiata romantica, non ci fosse il pensiero di tutte le cose che bisogna ancora fare prima di andare a letto per qualche ora di meritato riposo. Le auto, in testa e in coda, scortano il gregge per evitare spiacevoli incidenti con l’oscurità, anche se queste sono vie secondarie.

L’indomani si preferisce attendere per far pascolare il gregge, ma non troppo, perchè altrimenti il caldo sarà eccessivo. Inevitabilmente arriverà ad incombere sulla transumanza, ma più tardi si farà sentire, meglio sarà per uomini ed animali. Appena tutti gli aiutanti di giornata arrivano, si caricano gli agnelli più piccoli e ci si mette nuovamente in marcia.

C’è un po’ di tensione, questa volta sarà necessario percorrere un tratto più lungo in mezzo alla cittadina, sia perchè non si può tagliare fuori come d’inverno, quando non vi sono coltivazioni, sia a causa di un cancello che prima non c’era… Per fortuna alle 10:00 del mattino il traffico non è ancora eccessivo e tutto fila abbastanza liscio.

A differenza dell’andata, questa volta tutti rispettano il gregge e nessuno cerca di infilarsi tra gli animali. La preoccupazione è anche sempre rivolta ai cani, che si tengono ai lati del gregge per contenerlo, ma sono a forte rischio di essere investiti da qualche automobilista impaziente. Si tiene la mezzeria, ma è meglio quando le auto in direzione contraria attendono il passaggio di tutti gli animali, invece di procedere normalmente. Questo tratto non potrebbe essere percorso in un giorno feriale, la coda di auto e pullman che si verrebbe a formare sarebbe eccessiva!

Si abbandona la strada principale. Purtroppo quella che sarebbe stata una via più comoda, meno impegnativa e più rapida continua ad essere chiusa per lavori che vanno avanti da oltre un anno. Così ecco il gregge impegnato in difficili passaggi tra campi e prati, con i cani che faticano a contenerlo ed i pastori che si innervosiscono. Bisognerebbe camminare veloce, ma dietro la fila si allunga a dismisura, gli agnelli faticano, le pecore tornano indietro a chiamarli… In mezzo a questo momento delicato, sono tre ciclisti a creare confusione. Vogliono a tutti i costi superare il gregge, apostrofano i pastori in modo arrogante, chiedono di aprire loro un varco, spaventando le pecore, facendole andare verso il grano, verso i prati. Per fortuna siamo tutti così impegnati a mandare i cani e cercare di contenere il gregge che nessuno ha tempo e voglia di rispondere per le rime.

Una tappa per far pascolare il gregge, farlo riposare, mangiare anche noi un pranzo veloce, poi si riparte perchè c’è di nuovo da percorrere un pezzo di strada trafficata ed è meglio affrontarlo quando “la gente” è tutta seduta a tavola, anche in questa domenica di sole e leggera brezza. L’altro motivo di preoccupazione, lungo le strade, sono i diserbanti/disseccanti. Quando vedi la chiazza giallastra sai che il pericolo è lì, ma se invece è stato dato da poco… Bastano pochi morsi! Li vedi usare nei campi, li vedi usare dai cantonieri della Provincia, li vedi usare dal privato lungo il fosso, ma anche davanti al cancello di casa.

Non c’è più il problema del treno. Da quando la linea è stata dismessa, è finito l’incubo del riuscire ad essere in corrispondenza del passaggio a livello in un orario in cui sicuramente non passavano treni. Ora le sbarre sempre alzate non fanno più paura e il cammino procede spedito.

Dopo tanto asfalto sotto il sole del primo pomeriggio, una pausa refrigerante lungo il fiume. Gli animali bevono meno del previsto, ma comunque si riposano e cercano l’ombra. La meta finale si avvicina, ma allo stesso tempo sembra non arrivare mai. Buona parte dei punti critici sono stati superati, ma adesso il problema è la stanchezza degli animali. Non ci sono però altri posti per fermarli, così si deve per forza andare avanti.

Piccole tappe per pascolare, si attraversano paesi di campagna, inizi ad incontrare gente conosciuta, saluti, scambi una battuta. Qualcuno chiede se è già ora di salire in montagna, anche se all’orizzonte si stagliano le cime ancora completamente innevate. Non manca più tantissimo, ma almeno un mese di pianura sì…

Un altro paese, poi dalla pianura si inizia a salire verso le colline, l’ultima fatica per il gregge. Sono tutti stanchi, animali, uomini e pure i cani, eppure le pecore in prima fila “spingono” continuamente, vorrebbero superare i pastori ed andare oltre. Camminano a bocca aperta, ansimano, il calore nel gregge è soffocante, per fortuna presto sarà il momento di tosarle!

Si sale tra ville e boschetti, il gregge sembra sapere esattamente dove si trova, sa di essere quasi a destinazione e ritrova nuova forza, nuova determinazione nel camminare veloce. Solo nelle retrovie c’è invece chi fa più fatica, ma alla fine tutti arriveranno sani e salvi a destinazione.

Qui sarà possibile riposare, pascolare e abbeverarsi. Finalmente anche questa giornata è giunta al termine, senza grossi incidenti, allora si può tirare un sospiro di sollievo. Per riposarsi bisognerà ancora attendere qualche ora, ma d’ora in po’, per qualche giorno, non ci sarà più da fare lunghi cammini. Però ci saranno giornate forse anche più impegnative… La vita del pastore, quasi mai c’è tempo per riposarsi!

Sul significato di transumanza

Dal dizionario Hoepli: transumanza [tran-su-màn-za] s.f. AGR Trasferimento, migrazione periodica e temporanea di greggi da un luogo a un altro, generalm. dal monte al piano e viceversa, secondo le stagioni, in cerca di pascolo. Per la sua etimologia Wikipedia invece ci dice: “La parola transumanza deriva dal verbo transumare, ossia: attraversare, transitare sul suolo. Il verbo è costituito dall’accostamento del prefisso latino «trans» che vuol dire: al di là, attraverso, e dalla parola latina «humus» che vuol dire suolo, terreno.

Nel pascolo vagante la transumanza non è solo quella da e verso i monti, ci sono le transumanze quotidiane da un pascolo all’altro, più o meno lunghe. Talvolta avvengono all’interno del territorio di uno stesso Comune, e allora pascolo vagante non è, perchè non occorrono fogli, timbri, permessi, ma quando si attraversano davvero territori differenti, siamo pienamente in tema con il titolo di questo blog. La transumanza è un momento particolare. Per chi si sposta quotidianamente, questo momento ha un significato forse un po’ diverso in termini di organizzazione, ma comunque necessità di una certa “preparazione”. Più si allunga il cammino, più c’è da “studiare” il percorso, valutando i punti critici: dove ci può essere pericolo per gli animali, dove per campi e prati circostanti, dove invece tocca passare in mezzo alla “civiltà”.

Quando c’è da attraversare una via trafficata, se c’è qualcuno in più a darti una mano ti fa innanzitutto sentire più tranquillo, oltre ad essere un po’ più in regola con la legge. Anche se la legge (codice della strada) direbbe comunque di spezzettare il gregge a gruppi di 50 animali, ognuno con il suo accompagnatore… Lasciamo stare e speriamo sempre che il buonsenso abbia la meglio.

Scegli la strada, quella migliore, quella più tranquilla, quella dove hai qualche punto per sostare durante il cammino e “riempire” le pecore affinchè non siano troppo attratte da erba tenera e campi di cereali lungo la via. Quello che non puoi scegliere è il tempo e così guardi con occhio dubbioso il cielo che si fa scuro, le montagne che si confondono all’orizzonte.

E così ti tocca accettare il violento temporale che si scatena poco dopo. Pioggia, tuoni assordanti, fulmini che squarciano il cielo ed addirittura la grandine. Vento freddo che ti sferza, strani contrasti di luci e colori. Ma non tutto il male vien per nuocere: gli animali camminano a testa bassa sotto l’acqua e non danno problemi nel loro contenimento sulla via. Con una bella giornata i cani avrebbero faticato di più a “parare” prati e campi.

Poco per volta il temporale si era spostato altrove, i tuoni ormai erano più lontani, ma l’aria si era fatta fredda. Il cammino era quasi concluso, se avesse smesso del tutto di piovere sarebbe poi stato più semplice tirare le reti per il recinto. Ormai era sera. ancora una volta la giornata si avviava a concludersi con l’oscurità e gli ultimi lavori si dovevano affrontare alla luce delle pile. L’importante era togliersi dalle strade prima che fosse notte!

L’indomani invece era una tipica giornata di primavera: sole, cielo azzurro, le montagne bianche di neve all’orizzonte, aria frizzante. Ancora una perlustrazione mattutina per verificare quel paio di punti critici del percorso e poi ci si era messi in cammino sulla collina, tra ville e glicini in fiore. La città era là sotto, bisognava prima sfiorarla, poi attraversarla.

Qualche striscia di incolto tra prati e campi, giusto qualche istante per ricompattare la fila. Non bisognava esitare troppo, perchè il cammino era ancora lungo e molti, molti chilometri attendevano uomini ed animali: strade secondarie, ma anche strade trafficate da percorrere approfittando del giorno festivo.

Un pranzo veloce mentre il gregge pascolava, poi di nuovo in cammino. Il sole si stava facendo più caldo e non si capiva se le nuvole che avevano iniziato ad addensarsi avrebbero portato altri temporali. Fino a quel momento stava andando tutto bene…

La cittadina era deserta, tutti stavano terminando il pranzo festivo con famiglie e amici, qualcuno in casa propria, altri altrove, in campagna. I pastori ed i loro amici invece quel giorno affrontavano una fatica aggiuntiva, pur di non dover compiere lo stesso percorso in un normale giorno feriale, durante il quale sarebbe stato impossibile  o quasi effettuare così questa transumanza.

Il caldo iniziava a farsi sentire, sull’asfalto. Addirittura si dubitava di arrivare a destinazione, con così tanta strada da percorrere e temperature che si alzavano. Se almeno ci fossero state vie secondarie da seguire… Invece questo era il tratto più difficile e non si poteva nemmeno ripercorrere il cammino invernale attraverso quelle che allora erano stoppie ed incolti.

Passare per strade secondarie voleva anche dire allungare il cammino anche di qualche chilometro, ma almeno si evitava il centro del paese. Non tutti amano lo “spettacolo” della transumanza… E poi qui un’aiuola, là una fioriera. Le ore passavano, l’incognita permaneva: si sarebbe raggiunta la meta? Dove e come passare il torrente, visto che si vociferava di cartelli di divieto?

Per fortuna nel tratto più lungo di strada “principale”, il sole si era fatto meno insistente. Lì non c’erano alternative per il gregge, ma per fortuna numerose vie portavano all’altra strada parallela più in giù nella pianura, quindi i più pratici tra gli automobilisti svoltavano appena possibile per non dover seguire tutto il cammino del gregge. Solo in un paio di occasioni era possibile fare una breve sosta per far defluire il traffico.

Almeno per quel giorno non c’era l’incubo del treno. Una telefonata in stazione il giorno prima aveva confermato che, nei giorni festivi, era operativo solo il servizio sostitutivo con autobus. Un pensiero ed una preoccupazione in meno! E non è cosa da poco, perchè altrimenti bisognava calcolare con precisione i tempi e… riuscire a rispettarli (impresa ardua, con un gregge).

Poi finalmente era finito il tratto più critico, si era passati sul famoso ponte e, una volta al di là del torrente, era come essere già arrivati, pur mancando alcuni chilometri. La luce della sera filtrava tra i nuvoloni e illuminava dolcemente la transumanza. C’era addirittura la speranza di arrivare prima di sera! Ormai si cominciava a tirare un sospiro di sollievo, la maggior parte degli ostacoli e delle incertezze erano alle spalle.

Passato il paese, c’era quel centinaio di metri sulla strada principale e poi si sarebbe svoltato nei boschi. Per fortuna il traffico non era ancora aumentato di molto, nessuno avrebbe avuto di che lamentarsi per la transumanza. Niente pioggia all’orizzonte (quella sarebbe arrivata nei giorni successivi), nessuna pecora che avesse partorito lungo la via, solo qualche agnello era stato caricato nell’auto al seguito perchè troppo affaticato.

E poi pascoli a volontà. Per un paio di giorni non ci sarebbe stato da muoversi, così anche gli animali potevano riprendersi dalla lunga transumanza. Sono giornate belle da vedere e da ricordare, ma stancanti fisicamente e psicologicamente per tutto ciò che implicano. Solo quando le pecore sono sazie e chiuse nel recinto per la notte puoi davvero dire che tutto è andato bene. Dopo inizierai a pensare all’altra transumanza, quella “vera” verso i monti… Ma c’è ancora tempo e tante incertezze davanti

Aggiornamenti su due vicende

Il post di ieri riguardante il cartello con i divieti sulla pista ciclabile che attraversa il torrente Pellice ha sollevato polverone… Oggi eravamo in quattro pastori in rappresentanza di almeno 8-9 aziende agricole a chiedere udienza al Sindaco di Campiglione Fenile (TO), per vedere se era possibile chiarire la faccenda senza che nessuno degli allevatori locali o di quelli che lì transitano durante la transumanza debbano correre il pericolo di essere multati. Nel frattempo sembra che i cartelli siano stati tolti o da qualche bontempone o da chi ha così voluto esprimere il suo dissenso nei confronti di quel documento. Bisognava lasciarli, soprattutto per far notare ai ciclisti che loro stessi sono i primi a non essere a norma di legge perchè sprovvisti di luci, campanello e perchè non sempre tengono rigorosamente la destra.

Comunque, il Sindaco ha delegato il Segretario Comunale a riceverci. E’ stato chiarito che il Comune di Campiglione, così come quello confinante di Bricherasio, non hanno alcuna autorità sulla suddetta ciclostrada, dal momento che tutta la competenza è della Provincia. Visto che la Provincia ha

affisso i cartelli blu che riservano il percorso solo ed esclusivamente alle biciclette, senza eccezione per pedoni, mezzi a motore e animali (cani compresi). Occorre quindi un intervento provinciale per risolvere la faccenda, per lo meno per il tratto “incriminato” del ponte sul torrente Pellice. Dal lato di Bricherasio gli animali scendono sull’argine appena terminato il ponte, mentre sulla sponda di Campiglione attualmente percorrono anche un tratto ulteriore di ciclostrada asfaltata, sino ad incontrare la strada sterrata parallela al corso d’acqua. Che sia possibile o meno avere una deroga non è dato a sapere, ma i pastori scriveranno comunque una lettera all’ingegner Spina della Provincia, Dirigente del Servizio Progettazione Viabilità. I pastori presenti hanno invitato il Comune di Campiglione e quello di Bricherasio a sollecitare anch’essi la Provincia affinchè si trovi una soluzione comune equa e logica. Nessuno vuole mettere a rischio la sicurezza dei propri animali guadando il fiume e nemmeno causare disagi alla viabilità percorrendo la strada principale ed usufruendo del trafficato ponte di Bibiana. Speriamo in bene…

Da un’altra parte dei Piemonte alcuni amici mi hanno invece segnalato questa notizia apparsa su di un giornale locale di cui qui vediamo la prima pagina. Viene ripreso il problema segnalato qui, cioè la presenza di animali che pascolano abusivamente in fondi privati, generando malcontento tra gli agricoltori e non solo. Nell’altro articolo si faceva riferimento a capi bovini, mentre qui, pur parlando di mandria, il numero di 2.500 capi fa verosimilmente pensare ad un gregge.

Nell’articolo interno infatti compare un’immagine di pecore, ma si specifica come vi siano sia bovini, sia ovicaprini, il cui numero esatto è sconosciuto. E’ lo stesso Sindaco di San Benigno a sottolineare come non sia “pascolo vagante”, ma “pascolo abusivo”, denunciando una situazione in cui “non vi è sanzione che tenga” perchè tanto le multe non vengono pagate. La lista dei comuni canavesani coinvolti è abbastanza lunga, vengono ipotizzate confische degli animali, ma poi chi provvederebbe al loro mantenimento? Questa volta compare il nome degli allevatori in questione, solo che sembra che la situazione sia ormai così esasperata e grave da non poter semplicemente ipotizzare un tavolo attorno al quale sedersi per risolvere la questione. Per il bene di tutti i pastori vaganti spero comunque che esista una soluzione, in modo da non dovermi poi trovare a documentare il divieto assoluto di pascolo vagante che va a colpire indistintamente tutti.