Lunedì 17 ottobre, è ancora notte fonda quando risalgo la Val Chisone diretta al Monginevro. Il freddo è arrivato, il termometro dell'auto scende sotto lo zero dalle parti di Pragelato. Anche a Guillestre non fa caldo ed il sole arriverà tardi, dopo le nove del mattino. Sono qui per vedere per la prima volta la Fiera di San Luca.

Prima di arrivare alla parte zootecnica, attraverso le vie del paese ancora quiete, mentre le bancarelle vengono montate. C'è di tutto, abbigliamento, artigianato, generi alimentari, dolciumi, salumi, formaggi, frutta e verdura… Una fiera, insomma! Poi, nella parte alta del paese, inizio ad incontrare campanacci, attrezzatura tecnica, volatili, conigli, cinghie, corde, ombrelli inframmezzati a bancarelle dove viene venduto aglio, insalata e pomodori appena raccolti dall'orto e molto altro ancora.

C'era anche questo artista con quadri dedicati esclusivamente al mondo dell'allevamento, della transumanza e dell'alpeggio. C'era la capra di rove, il montone merinos, l'asino con gli agnelli, il pastore con alle spalle il gregge, il patou, la vacca savoiarda…

Vi era lo stand degli allevatori contro il lupo, attrezzati con camper, gazebo, cartelli illustrativi con foto e testimonianze. Questo gruppo ha anche un sito, un blog, che potete consultare qui.

I pastori presenti spiegavano a chi si fermava ad ascoltare e chiedere informazioni cosa succede in montagna quando ci si trova a dover "convivere" con il predatore. Erano numerosi i poster dove, nel dettaglio, si mostravano i vari aspetti della problematica.

Al mattino presto c'erano quasi solo gli addetti ai lavori, gli allevatori locali che avevano portato qui i loro animali. A differenza di Barcellonette, dove ero rimasta colpita dal gran numero di pecore, qui a Guillestre c'erano tanti gruppetti chiusi tra le transenne. Come succede anche nelle nostre fiere, alla fine ci sarebbe stata la premiazione degli animali più belli.

Il significato quindi era più quello di una rassegna che non di una fiera per la compravendita, anche se su molti box era affisso il nome e cognome dell'allevatore, con i recapiti per i contatti e l'annuncio di vendita di montoni e pecore. Intanto, su mezzi di ogni tipo, continuavano ad arrivare animali.

Non solo pecore, ma anche capre e qualche cavallo. Quello che tardava ad arrivare invece era il sole e l'aria era pungente, frizzante. Poco per volta tutti sarebbero stati ai loro posti e la gente sarebbe arrivata, sempre di più, fino al punto che si faticava quasi a camminare, tra le bancarelle.

C'erano anche campanacci per i bovini anche se, numericamente, prevalevano quelli per pecore e capre. Tra i venditori, anche alcuni italiani, sia con attrezzatura tecnica, sia con tome, vini, farina da polenta ed altri generi alimentari. Pure una buona parte del pubblico proveniva dal Piemonte e così ogni tanto capitava di salutare qualcuno dalla Valle Stura, dalla Val Pellice, dalla Val di Susa…

I bovini erano in piazza, nel "Campo della Fiera", la parte asfaltata. Colpiva soprattutto questo possente toro di razza Limousine, che placidamente mangiava fieno nel suo box, incurante del via vai e delle attenzioni del pubblico.

Ancora un giro per le vie di Guillestre, sempre più animate ed affollate. Ogni tanto era d'obbligo alzare gli occhi dai prodotti esposti per ammirare gli scorci pittoreschi di questo borgo, intorno al quale le montagne si stavano tingendo dei colori vivi dell'autunno. Anche senza la fiera, merita venire a fare un giro da queste parti.

Ritorno ancora nel prato/frutteto dove vi sono gli animali. Individuo anche volti di pastori che avevo già visto a Barcellonette. Su alcune bancarelle vi sono biglietti scritti a mano: "Pastore e la sua compagna aiuto-pastore cercano alpeggio per la stagione 2012, esperienza e dotati di cane, ecc ecc ecc". Le cose in Francia funzionano diversamente ed il pastore salariato è una figura ben definita, che si differenzia dall'allevatore.

Anche tra le bancarelle i colori sono quelli dell'autunno. Qui si vendono ceste e cestini in vimini e sono numerose le donne che girano con la loro cesta al braccio, già colma di acquisti. Le immancabili baguettes e molto altro ancora vanno a comporre la spesa quotidiana contenuta qui dentro, un'alternativa al sacchetto di nylon, ma anche alle sporte in tela.

Nel Campo della Fiera a mezzogiorno iniziano i saluti ufficiali, i discorsi e le premiazioni degli espositori. La giornata è stata l'ennesima di cielo limpido e sole, ma forse da queste parti sono maggiormente abituati ad un clima simile, come si può intuire dal tipo di vegetazione che si incontra nei prati e lungo i versanti attraversati lungo la strada.

La fiera, per quello che riguarda gli animali, sta per finire. Qualcuno sta già caricando le sue bestie su fuoristrada, bighe e camioncini, mentre altri si attardano a fare ancora due chiacchiere. Anche per me viene l'ora di ripartire, perchè… anche se i chilometri non sono moltissimi, le ore di viaggio sono comunque tante, e poi ho in mente di guardarmi un po' intorno, adesso che splende il sole e non c'è più quell'aria gelida del mattino.

Incontro un gruppetto di pecore con i loro agnelli, tra le reti, in un prato dall'erba ancora alta. I segni di passaggi di pecore sulla strada però sono più consistenti e, da qualche parte, sono sicura che troverò altre greggi. Guardandomi intorno dalla sommità di un'altura, qua e là vedo pecore al pascolo, greggi che non sono scese verso la pianura, verso la Crau.

Gli agnelli di queste razze sono buffi, con le loro orecchie così diverse da quelle cui siamo abituati. Le madri mi guardano con sospetto, al di là della rete, battendo i piedi in segno di minaccia. Mi allontano e riprendo il mio cammmino, chiedendomi se davvero riuscirò ad incontrare un gregge lungo la strada.

Poco oltre sono accontentata, in un prato accanto alle case c'è un gregge di pecore con i loro agnelli, molte con una coppia di gemelli. E' tutto un allegro concerto di belati ed un paio di piccoli mi vengono incontro verso la rete, forse aspettando una poppata da qualche pecora balia. Li deludo dando loro solo un buffetto ed una carezza, così ritornano nella massa belante che si sta godendo il sole ed il venticello.

Soddisfatta, mi fermo solo più a leggere questo cartello nei pressi di una vasta area incolta. Si tratta di un sito protetto per le sue caratteristiche ambientali, un sito che è stato recuperato, ripulito e che adesso viene gestito attraverso il pascolamento delle greggi di passaggio.

Sono le praterie secche, "la ricchezza dei suoli poveri", come recitava il cartello. Molto secche e molto povere, ma le razze di pecore locali devono essere adattate a questi ambienti. Ancora una volta rifletto sull'importanza del pascolamento ovino nella gestione del paesaggio e su come questo sia riconosciuto ed apprezzato in Francia… mentre da noi quasi non ci si rende conto di cosa vorrebbe dire se non dovessero più esserci pecore e pastori.