Come si fa a fare (dis)informazione

Questo blog esiste dal 2007. Per passione scrivo, fotografo e parlo di pastorizia. Non mi paga nessuno per farlo, se volete contribuire alla mia opera, acquistate e leggete i miei libri. Non sono sponsorizzata e non ho nessun secondo fine se non la passione per questo mondo e il piacere di condividerla con voi. Sappiamo bene quanta ignoranza ci sia in giro e quanto sia difficile fare un’informazione il più possibile corretta e obiettiva. Molte persone mi hanno scritto ieri e oggi chiedendomi di fare chiarezza per “distruggere” l’ennesimo esempio di cattiva informazione che circola in rete, per di più partendo da un’immagine del mio blog.

Questo è il post incriminato che da due giorni circola su facebook. Leggete, io non ho altro da aggiungere. La foto è stata presa senza consenso da questo blog, più esattamente da un post del novembre 2007. Questo post, per chi vuole andarselo a rileggere. Ricordo esattamente il giorno in cui è stata scattata la foto, era il 1 di novembre e, con il gregge, eravamo accanto al cimitero di Vercelli.

La foto usata dal sig. Colantuono, che (leggiamo su facebook, il profilo è pubblico, lavora alla RAI) è un dettaglio. Avevo scattato anche quest’altra immagine in cui vediamo l’asino con gli agnelli appena nati. Sappiamo bene come i pastori facciano così per far sì che gli agnelli neonati stiano al caldo e non mescolino il loro odore con altri, di modo che le mamme li riconoscano e li allattino quando il cammino del gregge si ferma e gli animali sono al pascolo. Ciascuno è libero di alimentarsi come meglio crede: insalata, soia o bistecca. Si può criticare l’allevamento intensivo o qualsiasi altra cosa, ma far passare un agnello neonato sull’asino come un agnello morto sul camion che lo trasporta al mattatoio… NO!!

Per favore, fate circolare questo post, condividetelo sui social, parlatene ovunque. Purtroppo il nostro “amico” è molto ignorante in materia, leggete come si ostina a commentare a chi gli fa notare l’uso improprio dell’immagine. Mi auguro che le Associazioni di Categoria intervengano, che i mezzi di stampa facciano qualcosa per una corretta informazione. Ripeto, poi ciascuno mangia cosa vuole, ma prima deve ricevere una corretta informazione!! GRAZIE

Non ci si capisce più…

Sono io che non capisco o proprio non ci si capisce più? Aiutatemi per favore. E’ vero che sono un po’ fuori dal mondo, ma la rete mi aiuta comunque ad avere una certa finestra su realtà anche lontane dalla mia. Non mi limito a leggere le notizie, ma le verifico, controllo che siano vere (spacciare bufale, spararle grosse e condividerle on-line è attività sempre più praticata) e cerco di farmi un’opinione per lo meno riguardante argomenti che mi interessano. Non si può sapere tutto e non pretendo di riuscire a capire ogni cosa. Restando però nel mio piccolo, sono sempre più sconcertata da come persone che mi contattano, per lo meno al fine di vedere le immagini che pubblico on-line, poi si indignino per delle piccolezze.

Un esempio. Oggi vado in stalla per mettere al pascolo le capre e trovo le reti con un nuovo buco. Il filo è stato tranciato di netto. Altri pastori mi hanno detto che sono le minilepri a fare questo “lavoretto”, nonostante possano passare agevolmente tra le maglie (non c’è elettricità quando le capre sono in stalla). Vedo spesso questi animaletti quindi… facilmente i colpevoli sono davvero loro. Metto questa foto su facebook con il commento “maledette minilepri” e riesco comunque a far sollevare una polemica. In misura minore rispetto ad altre tematiche, ma… Mi chiedo allora: perchè se si tratta per lo meno di un mammifero non ci si può lamentare nemmeno con un’esclamazione (non ho aggiunto altro e nemmeno farò niente contro di loro, ma se il mio cane dovesse catturarne una non vado a salvarla, tanto più che si tratta di fauna alloctona, non locale, immessa a fin venatori e letteralmente sfuggita al controllo)? Chi si indigna per il mio commento non avrà mai esclamato “maledette mosche? maledette zanzare? che schifo una zecca! c’è un ragno, uno scarafaggio sul muro della cucina? aiuto un topo di fogna (o pantegana) ha attraversato il cortile!?”. Non trovate ci sia tanta ipocrisia in tutto questo?

Se avessi inserito anche questa foto con l’esclamazione “maledetti cinghiali”? Forse il cinghiale è più brutto e meno “tenero” del coniglietto americano di cui sopra, pertanto posso anche permettermi una lamentela? Non è che stiamo degenerando un pochino? Forse è l’eccesso di comunicazione a portare a tutto questo… più fai vedere, più esterni il tuo punto di vista, le tue opinioni, più mostri ciò che fai, più sei sotto gli occhi di tutti e quindi soggetto a critiche, commenti, insulti. Io mi aspettavo qualche reazione, postando quella foto, ma il mio era anche un test per sondare il terreno e capire anche com’è composto il “pubblico” che mi segue. Siamo alle solite… piacciono le foto, ma non bisogna pensare a cosa c’è dietro.

Perchè ci si entusiasma nel vedere gli animali, si sorride guardando il video delle capre che giocano, degli agnelli che saltano, ma poi arriva sempre quello che mi fa l’osservazione sul “non capire” come possa io amare gli animali e poi presentarne le ricette. Lo scollamento con la realtà dei fatti, con la vita concreta. Quanti si pongono domande su ogni cosa che passa nel loro piatto? Quanti sanno davvero com’è stato prodotto il cibo che mangiano? Non dico solo la bistecca, parlo di tutto, dalla pasta allo snack, dal succo di frutta al cioccolatino.

Che dire poi dei cani? Ormai si fanno più discussioni intorno ai cani… che intorno agli esseri umani! Sono animali, trattiamoli bene, rispettiamoli, ma sono ANIMALI e le loro esigenze sono sono quelle dei bambini! Poi ciascuno faccia come crede con il proprio cane, ma non venite per favore a sindacare sui cani utilizzati dai pastori. Un conto sono i reali maltrattamenti (percosse, malnutrizione, problemi sanitari trascurati, ecc.), un altro la normale vita “da cane” all’aperto insieme al gregge.

Chi siamo per dire quale cane stia meglio, quale sia più felice, se quello “vestito” o portato in giro in una borsetta, o quello che si rotola nel fango e dorme sulla neve? Eppure anche questi sono temi che scatenano dibattiti infiniti… Forse solo le foto di gatti, pubblicate sui social network, riescono a mettere tutti d’accordo senza che si generi una discussione o una polemica!

(scritta che compare su diverse bacheche nel parco Orsiera Rocciavrè)

Ben lo sappiamo che comunque l’argomento principe delle polemiche è il lupo… Non mi interessa fare nomi, ma vi riporto lo stralcio di quanto scriveva qualche giorno un appassionato fotografo che ha avuto la fortuna di vedere dei lupi in montagna nella provincia di Cuneo. “Non amo questo argomento perchè al solito mi trovo a discutere anche con persone che stimo ma il cui punto di vista sull’argomento è spesso limitato o fazioso.
Il lupo non è pericoloso, certamente meno di volpi, cinghiali, caprioli, cervi, tassi, cani, gatti etc che costantemente causano incidenti anche mortali. I cani attaccano l’uomo più del lupo e causano annualmente molti morti e feriti. Ogni anno per la caccia muoiono più persone di quante siano state attaccate dai lupi dal medioevo a oggi. Da dove deriva tutto l’odio verso questo animale tanto utile all’equilibrio naturale? Certamente i giornalisti ignoranti che non sanno scrivere nulla al di fuori degli umori della Belen di turno si trovano in difficoltà a trattare argomenti seri, per cui ecco che la favola del lupo cattivo torna in auge grazie a loro, ma ditemi, chi di voi è mai stato attaccato? Girano fra le case, e allora?  Mi sono avvicinato a lupi nel loro habitat, prima ancora di vedermi avevano già la coda fra le zampe e si preparavano alla fuga!

I lupi sterminano le greggi? Ho amici margari che stimo, con uno ho anche condiviso alcuni giorni di vita in alpeggio… ma se gli animali si lasciano liberi di vagare per pendii senza alcuna protezione di che ci si lamenta? Nelle nostra vallate ho trovato greggi abbandonati a 3000 metri d’altezza che vagavano su creste assurde, mufloni incrociati con pecore scappate ai padroni, capretti a 300 metri di dislivello dal recinto in cui erano custoditi i loro compagni…. ma dulcis in fundo un margaro che mi raggiungeva in moto chiedendomi “ha visto le mie bestie?”
Ora… non ho niente se difendi le tue bestie, ma fallo. Non abbandonare i tuoi animali in giro per stare in paese o a casa e poi lamentarti se un lupo te le ha mangiate perchè te la sei cercata, è come se me la prendessi con i ladri dopo che ho abbandonato il mio portafogli sul tettino della macchina in un parcheggio a una fiera!

Gli abbattimenti servono solo a riempire la bocca di politicanti in cerca di elettorato ignorante, e a giornalisti senza argomenti nelle penne. La paura vende, anche quella di un “cagnolone” che adesso è tanto utile per ripulire i nostri versanti di tutti i camosci e stambecchi affetti dalla cheratocongiuntivite e altamente infettivi per i loro simili.

(seconda parte della scritta, ironicamente corretta da qualcuno, ma che spiega bene il punto di vista di chi l’ha tracciata)

Ho voluto riportare il testo sopra per capire come e perchè cresca l’ira dei pastori. Perchè chiunque, appassionato di natura, di montagna, di fotografia, con un suo sito, una sua pagina, un numero di persone non indifferente che lo segue, può permettersi di blaterare sul loro mestiere senza capire… niente!! Quanto detto dal signore sopra sulla sua pagina “Deepforest photo” viene ripreso da più parti e diventa “verità”. Critica la faziosità altrui, ma cosa fareste voi se qualcuno venisse a dirvi che, per risolvere un problema che affligge la vostra attività, avete solo da assumere più personale o “tenere meno bestie”. Ma sì… tanto… cosa volete che sia? E i famosi margari e pastori che stanno in paese a casa? Ha mai sentito parlare del fatto che forse sei alla baita a lavorare il latte e intanto apri gli animali al pascolo? O magari sei dovuto scendere con l’ansia, l’apprensione, i minuti contati per chissà quale incombenza? E la fienagione? Ciò che vorrei far capire ai miei lettori che hanno voglia di comprendere davvero, che cercano di avere un’opinione obiettiva sulla questione, anche se non li riguarda direttamente, è che sono “sparate” del genere a far male a tutti. I pastori si arrabbiano leggendo una cosa del genere (che, come vi dicevo, non resta ferma su quella pagina, ma viene ripresa e si allarga a macchia d’olio) tanto quanto si arrabbiano trovando un loro animale sbranato.

Poi non metto in dubbio che ci sia ancora qualcuno che non mette in pratica tutti gli accorgimenti per cercare di scongiurare gli attacchi dei lupi, come nel caso di questo gregge di capre totalmente incustodito, per lo meno nel giorno in cui l’ho incontrato io durante una gita in montagna, ma sono eccezioni sempre più rare, proprio per il rischio di attacchi dei predatori. Ma di qui a dire che i pastori lasciano da soli gli animali… posso assicurarvi che negli ultimi 15-20 anni la pastorizia in Piemonte ha dovuto per forza cambiare, con tutti i problemi, costi, ecc. che ben sapete. Visto che qualcuno per l’ennesima volta mi chiedeva quante specie di animali della fauna selvatica vorrei “eliminare”, ribadisco come sempre che la mia risposta è: “nessuna”. Nel caso del lupo, i pastori non chiedono costose squadre che provvedano agli abbattimenti, ma solo semplicemente di poter difendere il proprio gregge nel momento dell’attacco, unica strategia possibile anche per “educare” il predatore a stare alla larga dal gregge.

Per concludere restando comunque in tema, vi segnalo un appuntamento per il prossimo fine settimana, la Fiera delle capre e dell’asinello ad Ardesio (BG). Perchè ve lo dico in questo post? Perchè anche per l’edizione 2016 gli animalisti annunciano proteste. Una capra tenuta al guinzaglio e portata in giro come se fosse un cane, per questa gente, è accettabile. Una capra ben tenuta, allevata in stalla, nutrita a fieno, fatta accoppiare, partorire, munta e portata con orgoglio alla fiera per mostrare le proprie capacità di allevatore… no. Il guaio è che, oltre agli estremisti che organizzano manifestazioni di protesta anche in modo violento, come vi ho appena raccontato c’è sempre più gente che comunque ha idee molto distorte sulla realtà…

Un odore pazzesco e cacca di pecora ovunque!!

Lo so, ben altri sono i problemi che affliggono questo paese. Per lo meno questo mio blog da sempre si occupa di allevamento e pastorizia, quindi sono giustificata se pubblico certe notizie “ridicole”. E’ invece un po’ più grave che un’amministrazione comunale di un paese fondamentalmente “rurale” abbia un Sindaco che definisce “allucinante” il passaggio di un gregge nel suo Comune.

Facciamo un passo indietro. Per il post di oggi mi appoggio alle bellissime immagini del fotografo Roberto Cilenti, grazie al quale su facebook spesso seguo in modo virtuale il cammino di alcune greggi che non ho mai incontrato dal vivo. Questo è il gregge “incriminato”. Era l’8 di gennaio e pecore, asini, cani e pastori stavano scendendo su Verres. Questo stesso gregge era stato anche protagonista di un servizio di “atmosfera natalizia” al tg regionale (RAI) durante le feste. Il pastore, un mestiere antico, la transumanza, belle parole.

Il gregge era sceso, ormai in Valle non c’era più nulla e inoltre aveva nevicato. La stagione era durata ben più del solito, bisognava portarsi verso la pianura. Roberto segue la transumanza, il gregge passa a Verres. Un paese, strade asfaltate, marciapiedi, traffico. Anche altri immortalano il fiume bianco e pubblicano le foto sui social network.

nei pressi di Pont St. Martin

Poi il cammino prosegue ancora, molti spostamenti avvengono di notte, anche per non intralciare eccessivamente il transito delle auto e tutte le varie attività. Mentre continuiamo ad apprezzare le immagini di altri tratti della discesa, veniamo però a quel che è successo quando il gregge era ormai in Piemonte. Ieri sera leggo un articolo, stamattina un altro. “Pavone Canavese, pastore multato per aver attraversato il centro con mille pecore. Forse aveva perso la strada o, probabilmente, non sapeva che transitare in pieno centro abitato con un gregge di mille pecore non è affatto una buona idea, oltre che essere vietato dalla legge. Sta di fatto che ora sarà costretto a pagare ben 600 euro di multa. Il protagonista di questa curiosa vicenda è un 30enne di Oglianico che, nella notte tra martedì e mercoledì, ha pensato bene di passare nel centro di Pavone Canavese – 4mila scarsi abitanti in provincia di Torino – accompagnato da un migliaio delle sue pecore a cui si aggiungevano numerose mucche. Un transito che non è certo passato inosservato, specialmente per i “ricordi” lasciati sull’asfalto dal suo bestiame.” (da torinotoday.it, qui l’articolo completo)

(nei pressi di Donnas)

L’articolo è scritto con un tono ironico del tutto inappropriato. Perso la strada? E il passaggio nel centro del paese NON E’ vietato per legge. Altrimenti come la mettiamo con tutti gli altri paesi attraversati? Chi “frequenta” questo blog sa bene come stanno le cose: le leggi esistenti mal si accordano con il pascolo vagante o comunque con la movimentazione di greggi e mandrie sulle strade. Nessuno fa rispettare (per fortuna!!) certi vincoli assurdi, tipo la necessità di tenere la mezzeria o il numero di persone e cani che vorrebbe il codice della strada.

Attilio e Piero

Nel secondo articolo si dice che la multa è stata doppia: “A suo carico sono state notificate ben due multe: una da duecento euro emessa dal Comune di Pavone per le condizioni di sporcizia in cui ha lasciato le strade in cui è transitato con gli animali, più una seconda da 400 euro verbalizzato dalla Forestale di Settimo Vittone che gli ha contestato il mancato permesso al passaggio dell’Asl. Il fatto è avvenuto all’una di notte, tra martedì e mercoledì scorsi. Mentre tutti dormivano, il pastore dell’Alto Canavese ha imboccato la strada direzione Bennet, è entrato a Pavone, e si è diretto verso località Dossi.” (da La Sentinella del Canavese, qui l’intero articolo). Sul permesso niente da dire: c’è la legge, bisogna presentare la domanda di pascolo vagante indicando i Comuni che si attraverseranno e quelli in cui si farà sosta per pascolare. Ma la “sporcizia” sulle strade???

il gregge e il Forte di Bard

“…La mattina dopo il sindaco Alessandro Perenchio, prima di raggiungere il municipio, è stato sommerso dalle lamentele dei commercianti, furibondi. «Non ero ancora entrato in Comune e già mi arrivavano le proteste sacrosante dei negozi – ha raccontato il sindaco –. C’era un odore pazzesco e cacca di pecora ovunque. Un tappeto. Allucinante». Mentre i cantonieri, bontà loro, hanno ricevuto l’incarico di ripulire il paese, sindaco e vigili hanno pensato al resto. «Lo abbiamo trovato di lì a poche ore seguendo le tracce lasciate dal gregge»…” D’inverno, di notte, un gregge può produrre questo “odore pazzesco”? E quanto sterco possono aver lasciato le pecore? L’altro giorno vi ho mostrato le foto storiche delle pecore e vacche in centro a Torino… Quando passavano animali, la gente si precipitava fuori a raccogliere il prezioso concime per i vasi di fiori! Adesso lo andiamo a comprare in sacchi sigillati… Spero che il Comune di Pavone Canavese abbia auto ecologiche… Spero che a Pavone Canavese non vi siano buche nelle strade, immondizia scaricata in giro. Per chi non conoscesse la zona, questo è Pavone Canavese, giusto per capire che non si tratta di una metropoli. Tra l’altro, leggo che il Sindaco, in precedenza, ha svolto l’incarico di Assessore all’Agricoltura! L’amico Leopoldo dal Veneto comunque mi scrive dicendomi che, dalle sue parti, ad un pastore per lo stesso motivo è stata fatta una multa di oltre 900 euro. Ricordiamoci sempre che “…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…”. Mi viene quasi voglia di mandare questa canzone al Sindaco, che ne dite?

Quando le pecore spaventano i cani (?)

A volte uno pensa di averle sentire già un po’ tutte… Ma c’è sempre qualcosa o qualcuno che riesce a stupirti. E purtroppo non sempre in positivo.

Pascolando ci si sposta sempre avanti, a mano a mano che l’erba è finita. Tutto dove vai, specie se sei in collina e non in aperta campagna, si incontra gente. Chi si ferma a guardare, chi scambia quattro chiacchiere, chi viene a chiedere se interessa pascolare un pezzo, chi vuole saperne di più sulle pecore, sul mestiere del pastore.

Certe borgate sembrano abbandonate, passi in pieno giorno e non vedi nessuno, solo qualche cane abbaia rabbioso dietro ai cancelli o da sui balconi. La gente lavora via, qui si torna solo la sera per dormire. Alcune case sono state ben ristrutturate, altre sono protette da reti arancioni che dovrebbe tenere lontano i passanti, per evitare incidenti in caso di crolli e cadute di materiali dall’alto.

Un nuovo prato, i padroni non abitano nemmeno qui, ma in un altro paese. Anno dopo anno però acconsentono sempre al passaggio del gregge. Mentre le pecore mangiano quella buona erba non troppo alta, c’è tempo per tornare indietro a prendere l’auto, raccogliere le reti rimaste tirate qua e là a proteggere dei fiori lungo la strada, un orto… Sembrava una tranquilla giornata senza problemi in cui, una volta spostate le pecore, non ci fosse più da preoccuparsi.

E invece, da una casa vicina, ad un certo punto un uomo inizia a sbraitare a gran forza contro le pecore e il pastore. Dice che non è possibile una cosa così e, a suon di parolacce, continua ad inveire. E’ infastidito dalla presenza del gregge oltre la cancellata della sua proprietà, tutti gli anni devono esserci le pecore (un giorno all’anno, pensate un po’!!), non sa nemmeno che gli animali arrivano lì dopo il consenso dei proprietari, evidentemente. Qual è il maggior disturbo che gli arrecano? …spaventano i suoi cani!!! Grossi esemplari di una nota razza di cani molossoidi che difficilmente si intimoriscono… L’uomo continua la sua invettiva minacciando anche l’intervento delle forze dell’ordine.

Alle parole non fa seguito alcun fatto e il gregge, il pomeriggio successivo, lascia anche quegli appezzamenti per raggiungerne altri. In questi anni ne ho sentite tante contro le pecore (puzzano, portano le mosche, le zecche, sporcano la strada, ecc ecc ecc), ma lo “spaventare i cani” è veramente una novità.

Fa molto caldo e una sosta al torrente è quello che ci vuole, sia per pascolare un po’ all’ombra, sia per l’abbeverata. Per fortuna in ogni valloncello c’è un corso d’acqua, torrenti più grossi o semplici rigagnoli. Con queste temperature, l’erba dei prati già dura, gli animali hanno bisogno di bere quotidianamente.

Si risale verso un’altra borgata, sperando di trovare gente più amichevole e ben disposta verso animali e pastori. Il giorno prima, andando a fare un giro esplorativo, avevamo incontrato un anziano che si era mostrato molto contento alla notizia che il gregge stava per arrivare. Un altro aveva interrotto il suo lavoro: meglio rimettere il decespugliatore in garage e lasciare che fossero le pecore a ripulire tutto intorno alle case.

E così il gregge per quella sera si sarebbe fermato proprio lì. Prima gli animali pascolano liberi, un po’ nell’erba, un po’ vicino al bosco, tra i rovi. Di notte il recinto sarebbe stato fatto proprio in quell’erba alta e dura, ma al mattino non restava poi più niente, con grande soddisfazione della gente che, senza dover faticare e spendere, si è trovato il prato ripulito alla perfezione.

Un invito a tutti gli allevatori e appassionati

Domenica prossima a Favria (TO), si terrà l’annuale fiera di Sant’Isidoro, in occasione della quale vi sarà anche una battaglia delle Reines (domenica 12 aprile, ore 9 Apertura MOSTRA ZOOTECNICA, ore 14 Battaglia delle REINES 17° edizione). Contro questa manifestazione si sta organizzando, on-line, una manifestazione da parte degli animalisti. Purtroppo, sembra che ormai questo debba accadere per ogni evento zootecnico, si tratti anche solo di una mostra o una fiera.

(foto per concessione di http://www.reinesvalleedaoste.com)

Sappiamo bene come queste “battaglie” non abbiano niente a che vedere con le corride e non siano cruente, bensì in un campo con spettatori si ricrei ciò che accade normalmente in natura, cioè gli animali si affrontano, senza forzature, per stabilire chi sia la “regina”, la dominante. La tradizione di questi incontri è antica e ben radicata nell’area della Val d’Aosta, Canavese, Valli di Lanzo, ma anche oltreconfine, in Svizzera.

(foto C.Vuillermin)

Il pubblico di appassionati comprende tutte le fasce di età. Come ho detto, non si tratta di uno spettacolo cruento e gli animali sono trattati nel migliore dei modi. Anzi… la reina è la più viziata e coccolata! Il sindaco di Favria ha rilasciato delle dichiarazioni per fare chiarezza: “Il Fronte animalista sta reclutando adepti via Facebook per protestare contro la battaglia delle Reines noi siamo democratici, quindi concederemo il giusto spazio alla manifestazione, a patto che sia totalmente pacifica. Nessuna mucca viene ferita nel corso della manifestazione. E nemmeno drogata, come qualcuno sostiene, dal momento che tutti gli animali saranno strettamente controllati dai veterinari dell’Asl d’Ivrea“.

(foto C.Vuillermin)

Mi permetto di invitare alla massima calma tutti coloro che parteciperanno alla manifestazione. Non bisogna ASSOLUTAMENTE reagire alle provocazioni, anche alle più pesanti. Lo scopo di queste persone IGNORANTI (che ignorano cosa voglia dire allevare con passione, lavorare con gli animali) è creare disordini e mettere in cattiva luce il mondo zootecnico. Quello che invece dovrà emergere è che l’unica violenza domenica la porteranno eventualmente loro, gli “animalisti”. La Battaglia delle Reines è un momento di festa per adulti e bambini. Riporto ancora le parole del Valdostano Gerardo Beneyton (qui l’intero articolo): “Gli animalisti da salotto così facendo calpestano  storia, cultura, tradizioni e istinto naturale degli animali. Ma soprattutto dimostrano grande ignoranza nella conoscenza di come si comportano gli animali che determinano il loro capo proprio scontrandosi tra loro. Di più le nostre batailles sono incruenti pacifiche e sono di incentivo per i giovani a dedicarsi all’allevamento e all’agricoltura. Gli animalisti manifestino contro chi mette i cappottini e le pantofole ai cani o portano a passeggio i gatti nei passeggini, che offendono gli animali stessi e sono unoltraggio alla povertà in versano troppi bambini che non han no di che vestirsi e mangiare.

Sempre peggio

Fiere e mostre zootecniche sono, da sempre, un’occasione per chi fa il mestiere dell’allevatore, per concedersi una giornata durante la quale stare in compagnia, confrontarsi con i colleghi, avere l’occasione per vedere animali, attrezzature, concludere affari… Sappiamo cosa vuol dire fare l’allevatore, quali orari e quali “sacrifici” comporta. Ritagliarsi una giornata o anche solo poche ore per andare alla fiera non è facile. Sono tempi difficili, questi. Spese molte, valore dei tuoi prodotti, poco. Il nervosismo serpeggia per le difficoltà nel tirare avanti. Uno vorrebbe un minimo tirare il fiato e godersi un giorno di festa, e invece…


Guardate questo video pubblicato da un qualche gruppo vegano. Riguarda la recente fiera svoltasi a Carmagnola (TO) lo scorso fine settimana, in cui degli attivisti hanno pesantemente disturbato lo svolgersi della manifestazione. Queste le loro spiegazioni sulla pagina facebook “Fronte animalista” da cui lanciano i loro proclami: “Abbiamo messo in atto varie azioni di protesta e di disturbo del “lavoro” degli allevatori, che in tutta tranquillità all’interno dei capannoni caricavano a suon di bastonate i bovini sui camion e li lasciavano ammassati per più di un’ora nel terrore e nella scomodità assoluta. Tutti quanti abbiamo visto gli occhi di quei poveri animali… evidentemente i loro aguzzini sono totalmente impenetrabili a questi sguardi di dolore. Nel frattempo alcuni volontari M.e.t.a. sono entrati nel capannone che ospitava gli animali per controllare eventuali irregolarità e ovviamente ne sono state riscontrate parecchie, tempestivo l’intervento dei veterinari che hanno provveduto a sistemare la situazione. Chiaramente grazie alla nostra protesta la tensione all’interno della fiera si è alzata: gli allevatori hanno cercato lo scontro e noi non ci siamo tirati indietro nell’esprimere a quella gente tutto la nostra indignazione. Carmagnola, ti abbiamo dimostrato che finchè ospiterai certe iniziative non c’è proprio nulla da festeggiare: noi vediamo quegli animali per quello che sono, ovvero degli schiavi condannati a morte senza aver commesso nessuna colpa. L’unico e solo colpevole è l’egoismo umano, la sete di soldi, la gola ed il muro di indifferenza e menefreghismo di ciascuno di noi.

Tutto ciò è vergognoso. Questa gente non capisce nulla di allevamento (d’altra parte non lo considerano nemmeno un lavoro, a leggere le loro parole), non sanno cosa sia la passione e come gli allevatori abbiano cura dei loro animali. Se vi sono singoli casi negativi e irregolarità, esiste chi di dovere per far rispettare la legge. Che gli allevatori abbiano “cercato lo scontro”… mi fa un po’ ridere. Cosa farebbe chiunque di noi di fronte agli insulti di questi personaggi? Se questi attivisti avessero semplicemente messo un banchetto e fatto informazione, non ci sarebbe stata tensione. Potevano… che so, offrire cibo vegano. Non sarebbe stata un’idea migliore? Ma dal tono delle loro parole e dall’atteggiamento in generale di queste persone (non dico di tutti coloro che fanno una scelta alimentare di un certo tipo, ma di chi, con fanatismo, segue una causa in modo dogmatico, senza ragionare affatto), solitamente lo scontro le cercano proprio loro.

Vai a spiegare ad un’animalista perchè questa capra, qui fotografata mentre allatta i suoi due capretti, è legata. “Se non le lego tutte subito appena entrano, si ammazzano! Con quelle corna si ammazzano proprio! Devo metterle il più lontano possibile una dall’altra. Per quello non ne tengo di più… Sono fatte così, è carattere loro.” All’aperto l’animalista protesta per le povere bestie all’aria ed alla pioggia, in stalla legate per carità… Ovviamente secondo queste persone non bisogna allevare e basta.

Ma nessun animalista può immaginare quanti sforzi e sacrifici ha compiuto il pastore per salvare ogni singolo capretto, quanto tempo ha dedicato loro, quanto soffriva nel vederli stare male. Avessero sentito la sua voce gioiosa quando mi ha telefonato, passato il periodo critico, per dirmi che erano tutti vivi, che era riuscito a guarirli dalla diarrea e dagli altri problemi da cui erano afflitti. Questo è l’allevamento e allevare vuol dire amare i tuoi animali. Poi verrà il momento che te ne separi, che li vendi o che li porti al macello. Ma è la vita, è la natura, così come il predatore insegue e uccide la preda. L’uomo, anch’esso animale, non uccide con tutte le sofferenze che il gatto infligge al topo, per nutrirsi. Ha messo a punto meccanismi e regole di tipo sanitario ed etico per la macellazione.

Non so se mi cascano più le braccia o piuttosto mi innervosisco nel veder circolare le prime immagini con i soliti proclami in occasione della Pasqua. Quanta ipocrisia… Anche chi mangia il panino al prosciutto, diventa animalista di fronte all’agnello o al capretto cucinato per Pasqua. La mia idea la sapete, mangiate questa carne tutto l’anno e non solo a Pasqua e Natale!! Evito ulteriori parole verso chi sposa queste campagne senza capire niente di allevamento, ho già detto tanto in passato anche su questo blog. Ribadisco ancora una volta il mio punto di vista: mangiate meno carne, ma mangiatela buona, allevata in modo sostenibile, allevata in Italia. Come ha scritto ieri una ragazza su facebook (e la foto è già stata condivisa centinaia e centinaia di volte): “A Pasqua salva un pastore… mangia un agnello“. O un capretto. O un agnellone, o un castrato…

La fiera delle capre e dell’asinello ad Ardesio

Dopo alcuni anni, sono ritornata ad Ardesio, in Val Seriana (BG), invitata dagli amici della ProLoco per la Fiera delle Capre e dell’Asinello, giunta quest’anno alla sedicesima edizione. Mi raccontavano che all’inizio era nata quasi come uno scherzo di Carnevale, premiare la capra e il becco più belli, ma nel corso degli anni si è trasformata in una delle principali rassegne caprine, per lo meno a livello regionale.

Fin dal mattino arrivavano gruppetti di capre, caricate su ogni mezzo. Trailer, camioncini, ma anche auto non propriamente omologate per il trasporto animali! L’allevatore però si arrangia sempre e comunque, come può.

Qualcuno invece raggiungeva il padiglione della fiera a piedi. La fredda mattinata via via si stava animando, con gli animali che arrivavano, le bancarelle che venivano allestite e i primi visitatori che iniziavano ad aggirarsi per Ardesio.

Anche chi avrebbe realizzato le sculture con la motosega stava iniziano a sbozzare il legno, facendo emergere la forma di quella che sarebbe poi diventata una vera e propria opera d’arte. Non solo animali, artigianato e prodotti tipici, ma anche varie forme di intrattenimento per i visitatori, dal cantastorie al concerto pomeridiano.

Nel padiglione era anche tutto pronto per la premiazione dei vincitori della mostra. Campane che sono sempre un gradito riconoscimento. I due tavoli con le campane allineate fanno capire quanto sarà partecipata la fiera, infatti si sta allungando la fila dei mezzi in attesa di scaricare animali.

Essendo impegnata anch’io con la bancarella dei miei libri, mi concedo un giro veloce per la fiera quando ancora non c’è molta gente in giro. Il sole tarda ad arrivare sul fondovalle, tutti sono ben vestiti, cercando di ripararsi dal vento freddo. Ecco un banco di campane, campanacci e attrezzature varie.

Numerosi i banchi di generi alimentari, specialmente formaggi, salumi, farine da polenta, biscotti, dolciumi vari. Nonostante la crisi, questi sono ancora prodotti che, sulle fiere, vedono ancora un buon numero di acquirenti.

Visto che la fiera è “della capra”, non mancano anche i salumi prodotti con la carne di questo animale. Con buona pace del manipolo di animalisti esaltati che, nel pomeriggio, cercheranno di rovinare l’ottima riuscita di questa manifestazione.

Ci sono anche diverse bancarelle di artigianato di vario genere, più o meno attinenti al mondo agricolo/zootecnico. Non so nemmeno se sia ancora consentito dalle leggi fare il burro nella zangola tradizionale… Mentre ancora utilizzati sono i diversi sgabelli per la mungitura, se questa avviene a mano.

Ci sono anche i miei amici di Taglio Avion, con un ampio assortimento di abbigliamento “da pastori”, ma non solo. Giacche, mantelli, gilè, ma anche delle comode e resistenti camicie che non sostituirei mai con nessun tipo di abbigliamento “tecnico” e sintetico.

Oltre alle capre, ci sono anche gli asini, che forse attirano maggiormente i visitatori. Forse, per questo animale, si è perso parzialmente il concetto di come fosse una “bestia da soma”, presente a fianco dell’uomo per aiutarlo nei trasporti, ed oggi viene concepito soprattutto come animale da compagnia.

Ormai lo spazio della mostra è al completo per quello che riguarda gli animali. Più tardi mi diranno che sarà quasi impossibile aggirarsi tra i box, tanta sarà anche la gente. Capre di svariate razze, tra cui riconosco la Bionda dell’Adamello, le Orobiche, le Vallesane, la Frisa Valtellinese e altre ancora.

Queste immagini ci spiegano, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto questa realtà sia sana e genuina. E’ una passione che nasce da bambini e si diventa adulti anche imparando a prendersi cura degli animali. Vi sembra questo un esempio di “…animali che vengono usati come merce di scambio dai pastori o per far divertire famiglie di ignoranti“, come proclamavano i vegani che hanno inscenato una manifestazione nel pomeriggio?

E’ veramente un peccato che i media abbiano dato più spazio alla quindicina di attivisti vestiti di nero, con i loro cartelli ed i loro slogan, piuttosto che alla vera notizia, cioè che la fiera è stata un grande successo, con migliaia di visitatori, numerosi partecipanti tra gli allevatori e appassionati giunti anche da altre regioni. Ho incontrato amici dal Trentino, dalla Liguria, dalla Svizzera…

Guardate quanta gente c’era in piazza e intorno al palco nel momento delle premiazioni delle varie categorie! In tarda mattinata infatti, sono stati fatti sfilare gli animali, suddivisi per categorie, per stabilire i primi tre a cui sarebbe poi stato assegnato il meritato premio.

Ecco le varie fasi delle premiazioni. Notate anche come gli animali siano stati spazzolati prima di salire sul palco. Altro che maltrattamento e spettacolo vergognoso! Chi dovrebbero vergognarsi sono le persone che urlano questi slogan, senza capire cosa significa allevamento e passione.

Non vorrete mica dirmi che questo ha qualcosa a che fare con l’allevamento intensivo, l’iper sfruttamento degli animali, le stalle lager, ecc ecc? Guardate la serietà e l’orgoglio di questo ragazzino… Espressioni molto più sane e genuine dell’odio fanatico che si legge sui volti esaltati dei manifestanti. Come ha scritto recentemente Michele Serra su Repubblica: “…essere vegani non è obbligatorio per legge. E’ una scelta. Rispettabile, come tutte le scelte, fino a che non diventa ragione di disprezzo ed esclusione nei confronti degli altri. La causa animalista è piena di ottime intenzioni e qualche buona ragione. Ma diventa odiosa quando viene brandita come una clava…“.

Chiudiamo in serenità con un po’ di musica tradizionale. Ancora molti complimenti alla ProLoco ed a tutti gli organizzatori che hanno saputo, negli anni, far crescere questa manifestazione, con l’augurio di poter continuare nei prossimi anni, magari addirittura con animali che vengono da altre regioni (ho sentito parlare di una rappresentanza dal Trentino, per la prossima edizione…).

Tanti appuntamenti

Autunno. Le montagne si svuotano. I campanacci risuonano lungo i valloni, mandrie e greggi scendono lungo strade e sentieri, quindi è tempo di feste della transumanza e fiere zootecniche. Vi ricordo un po’ di appuntamenti, quelli che mi sono stati segnalati. Prima di tutto, la fiera di Barcellonette in Francia sabato 27 (io sarò là, spero di incontrare molti di voi).

Poi in Val Varaita, a Sampeyre, Fiera di San Michele, Triathon del boscaiolo e fiera zootecnica, 26-27-28 settembre. E chi lo sa che non vada a fare un giro…

In Lombardia hanno organizzato il campionato del mondo di mungitura a mano. Simpatica iniziativa, oltre che gara di abilità tra i professionisti del mestiere. L’appuntamento per i concorrenti e per il pubblico è domenica 28 settembre a Lenna (BG). Ma cosa mi tocca leggere oggi? Questo articolo… Gente ignorante che si spaccia per “amica degli animali” arriva a chiedere la revoca della manifestazione con motivazioni come questa: “Si rischia di assistere ad uno spettacolo fortemente diseducativo che umilia ancor di più un’animale già privato di ogni connotazione esistenziale dalla cultura diffusa dall’industria alimentare attraverso i media” (Simona Magni per LAV Bergamo). Forse sarebbe meglio che questa gente assistesse per ricevere una corretta educazione… Se non loro in prima persona, forse i loro genitori, sicuramente i loro nonni e bisnonni avevano una conoscenza più concreta di quelle che sono le nostre radici, le basi della nostra vita. Che vergogna leggere simili cose! “Una provocazione vera e propria verso la sensibilità comune che, fortunatamente cresce nel tempo e riduce le distanze siderali che l’uomo ha tracciato rispetto alle altre specie che abitano questo pianeta in nome del profitto. L’ennesimo tentativo di promuovere usanze totalmente avulse ed estranee al costume civile e suscettibili, anzi, di pericolose involuzioni verso l’indifferenza al dolore altrui.” NO COMMENT!!!!!

Dal Veneto (e ritorniamo alla concretezza, perchè sopra le “distanze siderali” sono tra quella gente e la natura!) mi segnalano questa manifestazione, già in corso oggi, ma che si protrae fino al 28 settembre. Festa della Transumanza a Zevio (VR).

Io vi ricordo ancora la presentazione del mio romanzo “Lungo il sentiero”, domani sera, 26 settembre, ore 21:00 presso la Villa Comunale a Cantalupa nell’ambito di Cantalibri.

Poi… la prossima settimana il calendario sarà ancora più ricco! Feste della Transumanza a Pont Canavese (TO), a Premia (VB), ma ne parleremo ancora!

E purtroppo siamo arrivati a questo

Già anni fa dicevo e ripetevo che il “problema lupo” ha mille sfaccettature. Parole al vento per quasi tutti. Di stagione in stagione, situazioni vecchie e nuove si ripresentano e le problematiche si ingigantiscono, sempre meno gestite e gestibili. C’è chi quasi si diverte a gettare benzina sul fuoco, c’è chi prende fuoco anche senza incentivi. Soluzioni concrete? Chi e quando si prenderà la responsabilità di fare qualcosa? Perchè qualcosa deve essere fatto… Ho lasciato decantare qualche giorno la polemica, perchè volevo prima avere testimonianze dirette e… manco a farlo apposta, ho “toccato con mano”.

E’ di un paio di settimane fa l’ennesima polemica sui cani da guardiania. Questa volta il caso scoppia ad Ormea, e il clamore arriva fino ai quotidiani nazionali. Ci sono stati degli “incidenti”, qualcuno è addirittura finito al pronto soccoso, i turisti si lamentano e il Sindaco scrive alle aziende agricole, alle associazioni di categoria ecc.ecc. “…non si possono tollerare episodi analoghi…“. La gente ha paura e rinuncia alle escursioni. Ha ragione il Sindaco a parlare della lunga tradizione in materia di alpeggio del suo Comune, ma nel non ricordare situazioni analoghe (riferendosi ai problemi attuali con i cani), dovrebbe anche rammentare che, in passato, non c’era più il lupo. Inoltre, quando è ricomparso, non tutti si sono immediatamente dotati dei suddetti cani. “…Questa amministrazione sta valutando le soluzioni possibili da adottare per risolvere questa situazione incresciosa, non ultima quella di vietare, o comunque limitare in modo drastico, l’utilizzo sul territorio di Ormea di razze di cani che possano minacciare o ledere l’incolumità delle persone.” E con il lupo, come la mettiamo??

Gregge in alpeggio

Sul web si è scatenato il putiferio. L’assurdità e la prepotenza di certi commenti di “frequentatori della montagna” fa rabbrividire prima. E poi arrabbiare. Un riflessione a sangue freddo sulle parole pronunciate da queste persone potrebbe aiutare a capire perchè spesso i pastori sono esasperati più da questi problemi di convivenza che non dal lupo in quanto animale predatore. C’è chi ha un minimo di buonsenso e voglia di trovare un “accordo”, ma resta il fatto che il turista medio NON VUOLE i cani sui sentieri: “I sentieri e le mulattiere non possono essere compresi nei terreni di pascolo privato o comunale, o altrimenti dovreste chiuderle, perchè spesso cani e greggi le percorrono, e tutti hanno diritto di percorrerle senza dover rischiare, per voi la montagna rappresenta un duro lavoro per trasformarla in risorsa,ma anche gli altri hanno diritto di usufruirne, io non mi avvicino ai greggi, ma i sentieri vorrei percorrerli.” “Le verità, mi dispiace dirlo, sono due: troppi animali da pascolo e l’incapacità di questi nuovi pastori (molti rumeni) di saper gestire cani e bestiame…“. “Mi chiedo comunque se sia impensabile far stanziare i greggi in pascoli “lontani” dalle vie maggiormente percorse dagli escursionisti… oltre che fare informazione proprio come si fa attraverso questi cartelli…“. “Se ci si ritrova SUL SENTIERO tracciato e segnato su mappa nella nebbia fitta dopo una splendida giornata di sole…pensi a non perdere la traccia del sentiero per non incappare in altro genere di guai (un bel volo di 50m) invece di pensare all’abbaio dei cani…che sì li senti…ma non li vedi in base alla visibilità della nebbia.  Pertanto sì che la montagna è di tutti ma io non vado a fare “pressione psicologica” ai pascoli. E soprattutto non impedisco il passaggio sui sentieri. Questa non è libertà. Comunque i margari si assumeranno le loro responsabilità perchè il “gioco del lupo” non regge più.” “I problemi nascono quando alcuni (pochi, x fortuna) pastori permettono alle proprie greggi di stazionare ed occupare (bloccandola abusivamente) l’unica via possibile (strade, sentieri od altro), senza essere presenti: posso assicurare che non e’ piacevole vedersi attaccare (pur avendo rispettato tutte le regole e i comportamenti “virtuosi” necessari) da un cagnolino di 50 Kg che arriva a 50 cm di corsa ringhiando e mostrando i denti con la bava alla bocca, soprattutto se ci sono bambini con te…“. “Se dovessi venire attaccato da uno di quei bellissimi cani bianchi non esiterei a tirargli un calcio o una bastonata in testa, cosa che dopo probabilmente farei anche con il pastore“. Questo non è che un assaggio di quanto mi è capitato di leggere su Facebook nei giorni scorsi, e vi risparmio i messaggi con insulti e anche peggio. Poi c’è chi cerca di instaurare un dialogo: “In valle Gesso Ho parlato di recente con un pastore che aveva con se 2 maremmani (consegnati a loro dalla Regione Piemonte) e altri 3 cani più piccoli…mi ha spiegato che il maremmano, fuori dal gregge, non è aggressivo, solamente non ci si deve avvicinare alle pecore perchè il suo lavoro è la difesa del branco e in quel caso attacca chiunque si avvicini. Io avevo con me mia figlia di 9 anni che lontano dal gregge ha fatto le coccole al maremmano maschio che addirittura si è coricato per farsi coccolare. Ho semplicemente spiegato alla bambina di non avvicinarsi al gregge. Aggrediscono se si sentono minacciati o semplicemente se si tocca il branco.” …e relative repliche: “Mi spiace ma il pastore ti ha spiegato le sue ragioni, ma non é così semplice. L’indole del maremmano non è pacifica. Come ogni cane da difesa é un arma e dipende a chi la metti in mano. La Regione Piemonte regala questi animali, ma insegna anche a gestirli? Onestamente non lo so, ma so che se io cinofilo prendo un cane di razza definita pericolosa a scuola ci devo andare.

Gregge in alpeggio, spostamento lungo una pista per raggiungere i pascoli

Vi risparmi il resto, direi che abbiamo già sufficiente materiale per una discussione. Innanzitutto volevo trascrivere qui quanto mi ha scritto un amico, conoscitore della razza di cani più impiegata in Italia come cane da guardiania. Scrive Luciano: “Io vado in montagna in tutte le stagioni, da tre anni con il mio pastore maremmano (femmina) sempre rigorosamente libera. In estate, quando ci sono bestie in alpeggio, per me è tutto un po’ più complicato e difficile perchè è necessario fare attenzione, ma finora non ho mai avuto problemi. Ultimo incontro qualche settimana fa sopra l’alpe Sellery in val Sangone, con cinque maremmani molto arrabbiati proprio sul colle della Roussa, dove avrei dovuto passare anch’io. E’ ovvio che in questi casi DEVI uscire dal sentiero e aggirare il gregge a debita distanza. E’ anche ovvio che se hai un cane, questo non deve reagire e non deve andare verso il gregge ma stare tranquillo vicino a te. Questo devono capirlo gli escursionisti.

Cane da guardiania con vreccale (collare anti aggressione)

Ho sentito amici che alpeggiano proprio ad Ormea: “Io ho i cani, presi tramite il Progetto Lupo della Regione e anche da privati. Ovviamente molto dipende da come li gestiscono i proprietari. Però siamo all’esasperazione! Io non li volevo, perchè sia in alpe, sia giù, lavoro vicino alle strade. I turisti non hanno rispetto. Non ce l’ho con loro, perchè vendo i formaggi… Però non si comportano correttamente. Basta guardare anche la spazzatura che lasciano sui pascoli. Comunque, i cani li devo avere per difendere gli animali dal lupo. Oltretutto non ricevo l’aiuto per il pascolo gestito, se non li ho in numero adeguato in base al numero di capi che sorvegliano. Ho anche preso lo scacciacani, mi hanno detto che è consentito. Sparando con quello il lupo si è allontanato.

E’ sempre tutta una questione di rispetto reciproco. Ricordo ancora una volta il video realizzato in Svizzera per spiegare ai turisti che comportamento adottare. Il problema è che da noi, come avete potuto leggere sopra, la gente PRETENDE di passare sul sentiero anche quando c’è il gregge lì al pascolo.

Io ho avuto la “fortuna” di verificare tutto sul campo. In un caso, l’incontro con un cane da guardiania. Il gregge era già al pascolo, il pastore (più a monte) stava spostando le reti del recinto. Il cane ha subito avvertito la mia presenza, quindi ha iniziato ad abbaiare venendo verso di me. Io mi sono fermata e le ho parlato, tenendo le mani basse, poi ho iniziato ad aggirare il gregge sulla destra. Per un po’ la cagna mi ha seguita abbaiando, poi ha deciso che non ero pericolosa e si è allontanata con le pecore. Di sua spontanea volontà ha anche stabilito che i due escursionisti che sopraggiungevano dopo di me facessero parte del mio gruppo, perchè non li ha nemmeno degnati di uno sguardo. Il cane si è comportato correttamente e le persone pure, nessun incidente, tutto a posto. Se però al mio posto ci fosse stato qualcuno che aveva paura (l’atteggiamento comunque non è mite), la situazione poteva essere spiacevole. Il problema, anche senza incidenti, è reale e va affrontato.

Appena pochi giorni prima invece mi trovavo in una famosa località turistica, molto frequentata, ma anche territorio d’alpeggio. Tra l’altro, qui recentemente i lupi hanno attaccato più volte il gregge, difeso solo da due cani da guardiania, proprio perchè già con questi due esemplari la gestione è problematica. Non per colpa dei cani, ma per colpa della gente. Il gregge era appena stato fatto uscire dal recinto, una pecora aveva partorito e si stava provvedendo a spostarla nel recinto lì vicino. I cani, come fanno sempre, sono partiti in avanscoperta davanti alle pecore e… subito si sono udite delle urla provenire dalla strada sterrata adiacente.

Dei due cani, il maschio è più irruento. Non aggressivo, ma se provocato, può reagire, a differenza della femmina che tiene maggiormente le distanze. Per questo, ahimè, è stato dotato di museruola: “Altrimenti sarebbe una lamentela continua e io non potrei più lavorare. Qui ci sono turisti ovunque, a piedi, in bici, con le moto. Già nei periodi con più gente ho pascolato le zone mento frequentate, ma…“. L’altro giorno comunque una podista, senza fermarsi, ha iniziato ad urlare solo nel vedere i cani. L’abbiamo ripetutamente invitata a fermarsi e stare zitta, ma la donna ha continuato a correre urlando in modo isterico, procedendo verso il gregge. I cani le si sono avventati contro (non sono animali che si fermino a richiamo del padrone), senza assolutamente morderla, ma la ritenevano un pericolo e allora hanno fatto il loro mestiere. La donna si è allontanata insultandoci pesantemente, senza mai smettere di correre. A monte e a valle della strada su cui correva, c’erano i cartelli specifici che avvisavano della presenza dei cani e di come comportarsi, quelli che ho pubblicato all’inizio del post.

Questi cani fanno il loro lavoro. Sbagliano sicuramente gli allevatori che li inseriscono senza seguirli adeguatamente, senza correggere da cuccioli gli atteggiamenti scorretti. Sbaglia chi cerca volutamente il cane aggressivo pensando di avere maggiore successo in caso di attacco da lupo. Ma sbaglia chi pretende di fare cosa vuole in un luogo di lavoro come l’alpeggio. Ne ho già parlato tante volte. C’è il lupo. Per adesso l’unica cosa che ci dicono è “bisogna convivere”. E allora, come il pastore deve adattarsi al lupo e ai mezzi per tenerlo lontano dal gregge, così il turista deve cambiare modo di andare in montagna e convivere con questi aspetti collaterali della presenza del lupo stesso. Poi… se amate gli animali, se amate i cani, potete anche vedere delle scene come quelle della foto. La perfetta simbiosi tra questi cani e il gregge.

E alla fine tutto filò liscio. Però…

A Lemie domenica mattina l’incubo numero uno era il meteo. Nonostante il timore per i possibili “attacchi animalisti” che potevano verificarsi in seguito alle notizie circolate in rete, più che altro gli organizzatori stavano con il naso all’insù.

Le condizioni meteo effettivamente non erano delle migliori. In bassa e media valle pioveva, sulle cime dell’alta valle aveva addirittura nevicato, qua e là c’erano isole in cui la pioggia temporaneamente non cadeva. Che fare? Rimandare? Rischiare? Gli organizzatori si consultavano…

Alla fine la manifestazione prende il via, anche se con un numero di capi inferiore alle aspettative. Chi doveva arrivare da altri paesi purtroppo ha rinunciato, così c’erano solo allevatori locali. Qualcuno arriva a piedi, altri con i camion, ma poco per volta il “campo della battaglia” si anima.

Ovviamente gli animali non possono essere lasciati liberi. Scapperebbero, innanzitutto. Poi… potrebbero iniziare in anticipo i combattimenti! Oppure “farebbero conoscenza” anzitempo e cesserebbe la spettacolarità dell’evento. Tutte al loro posto, possono anche essere ammirate da curiosi, visitatori e appassionati. Sottolineiamo che legarle non è maltrattamento. Si tratta di qualche ora e non è niente di diverso da ciò che accade in stalla. Se non venissero legate, potrebbero battersi tutto il tempo!

Evidentemente richiamati dal clamore mediatico sull’avvenimento, alcuni “animalisti” si presentano effettivamente in campo a Lemie. Subito sono confusi tra la folla, ma poi poco per volta tutti li notano. Fotografano le bestie insistendo sui dettagli della catena, accarezzano e parlano a capre e capretti in Italiano e… fanno domande! Molte domande! Sulle capre, sulla battaglia, sul lupo… Qualcuno li sente parlare di cartelli da esporre al pomeriggio e si instaura un clima di tensione tra gli allevatori, tra chi si è tanto adoperato per organizzare l’evento.

Dall’alto, con le nuvole che incombono, potete vedere come ahimè il numero di animali non fosse quello delle aspettative. Oltre al “caso animalista”, gli amici delle Valli di Lanzo (gruppo Li apassiunà d’le crave d’la Val ad Lans) mi raccontavano anche di screzi interni tra “gruppi” che condividono la stessa passione. Battaglie dove gli animali hanno fatto il loro mestiere, ma le persone hanno avuto discussioni sugli esiti degli incontri, sui vincitori, sulla giuria. Purtroppo questo clima non aiuta, nel senso che già gli allevatori tradizionali e appassionati sono “deboli”, già nessuno li difende, nessuno parla a loro nome. Se poi ancora sono divisi al loro interno da campanilismi, ripicche gelosie ecc ecc ecc… non si va da nessuna parte e si soccombe sotto ai proclami farneticanti di pseudo amici degli animali.

Ecco il momento della pesatura degli animali che “combatteranno” nel pomeriggio. Gli incontri infatti avvengono con categorie separate, in modo che ci sia un certo equilibrio tra le avversarie.

Dopo il pranzo e dopo alcuni scrosci di pioggia, ecco che finalmente la “battaglia” ha inizio. Non c’è più traccia del gruppo animalista (non hanno mangiato polenta, spezzatino e toma con tutti noi), così il clima si distende e si può tornare a godere del bel momento di incontro tra amici e appassionati. Avrà prevalso il buonsenso? Avranno avuto paura della pioggia? Non lo sapremo forse mai. Ho cercato comunicati in rete, ma per ora non ho trovato nulla, nemmeno sulla pagina Facebook dell’associazione che aveva diffuso quei comunicati.

Certo, gli animali si “battono”, ma non è niente di diverso da quanto accade in natura, da quel che succede sui pascoli o in stalla. E, soprattutto, niente di cruento! I primi a dispiacersene, se si facessero male in qualsiasi modo, sarebbero gli stessi allevatori! Se mancavano gli animalisti, al pomeriggio comunque nel campo si aggirava un tipo strano che ha chiesto se: “…si vedeva il sangue” o qualcosa del genere. Dev’essere rimasto deluso, non l’abbiamo più visto.

Come potete vedere, lo spettacolo è talmente cruento che è un bambino a portare in campo la sua campionessa e assisterla nello scontro. Una passione che nasce davvero da piccoli, come ho potuto osservare anche ascoltando i commenti partecipi ed interessati di alcuni giovanissimi/giovanissime del pubblico, che tenevano conto dei risultati e facevano ipotesi su quali sarebbero state le protagoniste di semifinali e finali.

A volte gli animali sembrano più fare amicizia che combattere. In un paio di occasioni simili, dopo aver atteso per un po’, l’esito si è addirittura deciso a testa e croce, in amicizia e simpatia. Altro che forzare le capre a combattere!

Non sono mancati anche momenti più scenografici con animali che hanno dato spettacolo. Intanto era tornato il sole, c’era un buon pubblico e gli animi si erano rilassati. Sarebbe stato davvero un peccato che tutto venisse rovinato dalle isterie ignoranti di qualcuno. Pensiamo soprattutto al fatto che questa è una giornata di gioia e di festa per persone che non conoscono mai le ferie e il tempo libero. Inoltre, molti appassionati di “battaglie delle capre” non sono allevatori di professione, ma hanno un altro mestiere e tengono qualche animale per passione, appunto, dedicando loro tutte le ore a disposizione.

Come fare a spiegarlo a tutti coloro che blaterano in rete o a quelli che hanno vagato tra le capre per ore domenica mattina? Almeno è già positivo che siano venuti ad informarsi e “toccare con mano”. Forse, come diceva il Presidente dell’Associazione, hanno capito che non c’era niente di cruento o innaturale, così se ne sono andati. Però dilaga sempre di più la disinformazione contro il settore dell’allevamento, contribuendo ad esasperare soprattutto i piccoli che lo praticano con grandi sacrifici e passione. Queste persone magari non eccellono nella comunicazione e si esprimono in modo diretto, anche troppo diretto, talvolta! Ma sono abituate a lavorare e agire, mentre chi si perde nelle finezze linguistiche ha molto, molto più tempo di loro a disposizione.