Si finiscono i prati e si riparte

Come vi stavo raccontando, i pascoli a disposizione erano quasi finiti, così il gregge si accingeva a ripartire. Dopo la pioggia, erano arrivate delle belle giornate di sole caldo.

C’erano ancora pecore che dovevano partorire, questa addirittura ne aveva fatti ben tre, e tutti belli grossi.

Come spesso accade in questa stagione, il Pastore era riuscito a “guadagnare un giorno” pascolando nel sottobosco. Dove si pensava di passare al massimo un paio d’ore, quelle più calde, invece il gregge trascorre quasi tutta la giornata.

Nel tardo pomeriggio il gregge viene portato in un incolto, dove le pecore pascoleranno fino a sera, per poi dormire anche, ripulendolo alla perfezione di tutta l’erba presente.

C’erano anche ortiche, ma persino quelle avevano trovato chi le apprezzava. A volte persino chi passa tutto il giorno, tutti i giorni insieme ai propri animali, riesce a sorprendersi di quanto possano mangiare. Sembra che l’erba non basti mai, anche quando hanno le pance ben piene chinano la testa e continuano a brucare.

L’indomani si pascola ancora lì intorno, c’è ancora un paio di prati e un ex-vigneto dove sono state tolte le piante, i pali e i fili. Il terreno dopo la coltivazione della vite è “povero”, infatti lì l’erba è più bassa che altrove, ma gli animali la mangiano avidamente.

Terminati quei pascoli, il gregge si avvia giù per i boschi, seguendo piste che permettono di evitare del tutto le strade. Nelle intenzioni, bisognava fare una tappa per pascolare e poi ripartire, nel tardo pomeriggio, quando non faceva più troppo caldo.

Ma il vecchio campo sportivo abbandonato si presentava come un vasto prato… ci si consiglia a vicenda. Che fare? Sembrava proprio un peccato sprecarla… Così alla fine il gregge dormì lì, dopo aver ben pascolato anche quella sera.

L’indomani mattina presto si partiva davvero. Il gregge imboccò in direzione contraria la strada percorsa qualche settimana prima. Prima tranquille strade secondarie di campagna, poi un tratto della ciclostrada.

Le pecore camminavano ordinatamente, erano ancora ben pasciute dal giorno precedente. Per quella prima tappa non c’erano problemi di campi di mais lungo il percorso, solo grano e prati.

Alcuni prati addirittura erano già stati tagliati per avere foraggio per il bestiame, quindi il cammino era ancora più facile, non si rischiava di arrecare danni e non c’era da faticare per contenere gli animali.

La maggior parte dei prati però era in piena fioritura, così come si addice ad una bella giornata primaverile nel mese di maggio.

Il cammino non era più lungo, solo più un breve tratto, l’attraversamento della strada statale, poi l’arrivo al torrente, dove le pecore avrebbero fatto tappa per pascolare e abbeverarsi.

Quando si arriva, tutti devono ripartire velocemente, persino il Pastore, che lascerà un amico a sorvegliare il gregge. Nella settimana che precede la transumanza verso l’alpeggio bisogna anche badare a tutte le scadenze burocratiche e ai documenti che la legge richiede per movimentare gli animali.

Un piccolo spostamento in pianura

Rieccomi ad aggiornare il blog, anche con l’anno nuovo. E’ ancora presto per svelarvi alcune novità del 2016. Sto revisionando la prima stesura di un nuovo libro che dovrebbe uscire a distribuzione nazionale per la casa editrice Laterza, che prende spunto proprio da questo blog. Poi ho un’idea per un nuovo libro… ma è un’idea fresca fresca e per ora non ve la svelo. Quindi per adesso ecco qualche immagini di pascolo vagante dei giorni scorsi.

Il 2016 ha portato la prima perturbazione dopo infinite settimane di bel tempo. Quel giorno però c’era ancora il sole, quando il Pastore mi ha chiesto se potevo andare a dargli una mano per un piccolo spostamento tra prati, strade, stoppie e terreni arati in pianura. Verso la città la cappa di smog era chiaramente evidente, all’inquinamento si aggiungeva il fumo di alcuni incendi che stavano divorando boschi, cespugli e pascoli qua e là nelle valli.

Dopo alcune chiacchiere sulla situazione generale del gregge, sui pascoli, sul tempo, ci si mette in cammino. La meta non è lontana, il Pastore mi indica all’orizzonte l’auto che ha già portato a destinazione, andando a posizionare le reti per delimitare il pezzo che le pecore pascoleranno. Ogni tanto affronta anche da solo spostamenti più brevi, ma qui c’è comunque da camminare per un tratto sulla strada asfaltata. E’ vero che il traffico è scarso… però poteva anche tornare la nebbia, come nei giorni precedenti.

Invece c’è il sole, arriva poi un’auto alle mie spalle quando ormai mezzo gregge ha già svoltato nella stoppia di mais. Comunque ci sono anche degli agnelli piccoli che camminano già dietro le pecore, ma possono comunque attardarsi e, spaventati, correre nella direzione opposta a quella del gregge.

E’ proprio quello che accade con un paio di loro quando, svoltando ancora, parte delle pecore non seguono la pista dei trattori, ma attraversano il campo arato in diagonale, per ricongiungersi con le compagne. Le pecore non hanno problemi, ma gli agnellini si trovano in difficoltà tra le grosse zolle e la terra soffice. Tre di loro, come spesso succede, fanno comunella e… invece di andare avanti, tornano indietro. Per qualche motivo inspiegabile, tanto era difficile avanzare, quanto è semplice correre nella direzione opposta. Per fortuna riesco a prenderne uno, gli altri si fermano e una delle mamme viene in mio soccorso, belando. Alla fine tutti riprendono ad avanzare seguendo il gregge.

Poco dopo si arriva a destinazione. E’ un grosso prato di erba medica che il contadino deve arare per riseminare. Come spesso succede da queste parti, il pastore non è libero di seguire un proprio percorso nel condurre il gregge, ma deve via via tenere conto delle esigenze dei padroni dei pezzi che farà pascolare al gregge. Per quel giorno non ci si sposterà più e nemmeno verrà dato un altro pezzo alle pecore. Bisognerà piuttosto fare attenzione che non mangino troppa erba medica, che potrebbe causare loro indigestione e gonfiore.

Ormai è pascolo vagante

Da quando il pascolo vagante è, per me, solo un far visita agli amici e non un’attività quotidiana, ovviamente ve ne parlo meno che un tempo. Ma tutto continua, per i pastori. Ci sono state le transumanze, chi a piedi, chi con i camion, e le greggi bene o male ormai sono quasi tutte in pianura.

Anche il Pastore è sceso, pecore e capre sono arrivate nei prati e nelle stoppie della pianura. Sappiamo come l’estate non sia stata proprio delle migliori per quanto riguarda la qualità dell’erba. E in pianura, cosa c’è quest’autunno? Sappiamo come i pastori siano facilmente inclini alla lamentela… E infatti sembrano non essere soddisfatti di quello che incontrano, per lo meno in alcune zone.

Il caldo, la siccità, hanno fatto sì che inizialmente la terra fosse dura, così dura che si faticasse persino a piantare i picchetti delle reti. E l’erba? Tanto baraval, (setaria in Italiano), un’erba con una spiga dura e sgradita agli animali. Un pascolo quindi non di buona qualità. Le pecore mangiano solo ciò che piace loro e poi, per saziarle, occorre dare un altro pezzo. Quindi i prati “durano poco”, se ci fosse erba buona, in ciascuno il gregge pascolerebbe più a lungo.

Nonostante le lamentele estive, alla fine il gregge è sceso bello, come sempre. Ci saranno pecore più in forma ed altre meno, ma la media degli animali fa bella figura. Qualcuna poi è particolarmente in carne, ma con questo gregge si va sul sicuro!

Ci sono anche le pecore con gli agnelli, in un gregge separato, magari in prati con erba un po’ migliore, perchè queste pecore devono avere il latte per crescere i piccoli. Come sempre, il lavoro si fa con un occhio in basso, al pascolo, ed un in alto, rivolto verso il cielo, per sapere se pioverà e le cose si complicheranno ancora di più, oppure farà bello.

A volte fa fin troppo bello, con un caldo che non sembra appartenere all’autunno. Non solo cielo limpido, ma pure temperature elevate. Hai persino paura a svestirti, non sembra il caso di essere in maglietta al mese di ottobre, in fondo al mattino c’era la nebbia… Ma a tener la maglia o la camicia si suda e c’è il rischio di ammalarsi.

Come sarà l’autunno? E l’inverno? Il Pastore, ma non solo lui, continua a dire che arriverà tanta neve, farà molto freddo. Chissà se sarà vero… Si vedrà. Ma intanto bisogna far mangiare bene le pecore. Se poi occorrerà fermarle, quello si vedrà al momento. Adesso c’è il sole, fa caldo, e allora via in un altro pezzo.

Questa è la quotidianità del pascolo vagante, come sempre, anno dopo anno. Ognuno più o meno la sua zona, ritrovare i contadini che aspettano l’arrivo del pastore, oppure quelli che, già li si conosce, non vogliono le pecore nei loro prati. Il Pastore però generalmente è ben visto e c’è tutto un giro di casinè che lo accoglie, ce n’è sempre qualcuno che viene a chiacchierare con lui mentre è al pascolo.

Le montagne sono già innevate, c’è stata una prima nevicata che, come sappiamo, ha fatto scendere molti di quelli che erano ancora su. Poi ne seguiranno altre. L’autunno generalmente non è un problema per i pastori, a parte quando piove troppo e si è in terreni di pianura dove l’acqua ristagna. Poi seguirà l’inverno…

Per salvarsi, bisogna differenziare

Avrei numerose riflessioni da fare. Leggo sull’Eco del Chisone che il prezzo del latte alla stalla è precipitato del 20% in un anno (vi rendete conto che gli allevatori percepiscono intorno a 30-32 centesimi al litro?!?). Allevatori di montagna mi parlano dell’esperienza a Cheese, dove la differenza tra gli incassi e il costo della piazza per 4 giorni è stata di… 200 euro. Gente che va in alpeggio mi spiega che dovrà affrontare un investimento di diverse decine di migliaia di euro per adeguare il caseificio (utilizzato poco più di 2 mesi all’anno), perchè quello che c’era non basta più, adesso si richiedono altri locali, come quello per lavare i bidoni, non lo si può più fare all’aperto alla fontana come prima. Spendi in alpe, spendi in fondovalle, come e quando riuscirai a ripagarti tutto, quando i prodotti poi non rendono come dovrebbero, anche se sono di qualità? Altri ancora si lamentano di quanto hanno incassato vendendo animali al macello: pecore, vacche, capre, poche decine di euro, quando di carne comunque quegli animali sulle ossa ne avevano…

Tutto ciò mi porta ad anticipare ad oggi in post che, in ordine cronologico, avrebbe dovuto seguire altri che devo ancora pubblicare. Sono stata a trovare Mauro Olivero, allevatore, presidente de La Granda, il consorzio che si occupa del rilancio della razza Piemontese e della valorizzazione della carne di qualità. Non sono andata da lui per chiacchierare di queste cose, ma per tutt’altri motivi (pensate un po’… gli ho portato un gatto!). Una volta raggiunta la sua cascina, ovviamente era inevitabile fare un giro dell’azienda ed ascoltare la sua storia.

Non siamo di fronte ad una realtà immensa, ma proprio questa è la filosofia sua e dei soci de La Granda. L’allevamento non è un’industria, la carne di qualità viene da animali allevati in un certo modo, alimentati in maniera corretta, senza integrazioni, ma curando la produzione dei foraggi. Per saperne di più, intanto vi segnalo il sito de La Granda e questo articolo, dove viene riportata un’intervista a Mauro realizzata nello scorso mese di marzo. Mauro mi racconta la sua storia, nato in questa cascina nella pianura cuneese, splendida vista sull’arco alpino e sul Monviso, da giovane si allontana dall’agricoltura per dedicarsi allo sport raggiungendo anche buoni livelli. Un incidente interrompe la sua carriera e torna al settore agricolo, prima lavorando in Coldiretti, poi presso un grosso vivaio. “Giravo per le aziende a consegnare le piante, vedevo tante realtà, mi piaceva, ma ad un certo punto mi sono chiesto perchè, avendo un’azienda a casa, io lavoravo sotto padrone. Erano gli anni della BSE, la carne era in crisi, bisognava fare qualcosa.

Mauro adesso è Presidente dell’associazione, un rinnovamento dedicato ai giovani, per andare avanti, un ruolo che gli piace, ma che ovviamente comporta impegno e responsabilità. Inoltre non è facile tenere uniti gli allevatori, categoria (come molte altre nel settore agricolo e non solo) dov’è facile vedere le cose positive a casa d’altri e quelle negative nella propria. “Adesso c’è la fila di gente che vorrebbe associarsi, ma facciamo un’accurata selezione, perchè sono tutti attirati dal prezzo che riusciamo a spuntare vendendo gli animali, superiore rispetto alla media del mercato, ma c’è dietro tutto un lavoro ed un disciplinare. Come Associazione poi ci autofinanziamo, una piccola somma ogni animale macellato, sia da parte dei soci, sia da parte delle macellerie, una cifra che serve giusto per pagare le spese, la segretaria che segue tutta la burocrazia.

Mi spiega dei progetti con l’università, sui foraggi, mi racconta l’alimentazione che viene fornita agli animali: “Allevo femmine e castrati, al momento produciamo solo carne. Come associazione macelliamo un 210 capi al mese. In Piemonte purtroppo solo due macellerie prendono la nostra carne (vedi elenco punti vendita), le altre non hanno accettato per il prezzo. Buona parte della produzione è assorbita dai vari punti vendita di Eataly.” Mi racconta anche una vicenda assurda riguardante le etichette: oltre a quanto previsto dalla legge, sulle loro etichette erano state inserite informazioni aggiuntive e sono stati bloccati (e multati) per questo.

Continuiamo il giro dell’azienda, la “sala parto”, il toro, gli animali di varie età. Tutto è mandato avanti da Mauro e suo papà. “Da quando ho fatto la scelta della stalla nuova organizzata così, anche per mia mamma è stato un altro carico di lavoro.” Nella Granda aderiscono aziende di contadini anche piccole e piccolissime, con una decina di capi in stalla. Nessun margaro, ma ci sono animali che vengono mandati in alpeggio d’estate, affidati in guardia.

Nonostante tutto, non è facile. Mauro, come tanti sui colleghi di storie che vi ho già raccontato, ci mette una grande, immensa passione. Ovviamente crede in quello che fa, ma non vi sto parlando di una realtà priva di problemi. Si cerca di sopravvivere attraverso questa strada, si fa fatica, si spendono ore a far quadrare i conti, a studiare come migliorare l’azienda. Si dedica anche tempo ed energie per gli altri: nel pomeriggio infatti, tramite Slow Food e Terra Madre, arriveranno in azienda degli allevatori del Burundi, a visitare questa realtà. In serata parleranno ai soci de La Granda della razza allevata al loro paese, uno scambio di conoscenze, punti di vista, esperienze.

Era una buona terra

Spesso le greggi vaganti, specialmente in primavera, si trovano a pascolare anche in aree abbandonate. E’ la stagione in cui i prati sono destinati alla fienagione, ma l’erba ormai cresce ovunque.

Qui nell’area industriale ci sono ancora spazi non completamente costruiti. Oltre alle aiuole, lembi di terreno dove forse verrà ancora edificato qualcosa, oppure la crisi interromperà l’espansione degli edifici. Sembra che tutti quei capannoni ci siano da sempre, eppure non sono poi così tanti anni da quando è sorto questo polo in periferia della cittadina. “Era una terra buona, questa! Prati e campi…

Ma prati e campi sono dovuti arretrare, lasciando spazio ad asfalto e cemento. Le pecore hanno già pascolato un po’, ma meno di quanto ci si poteva aspettare. Il caldo del giorno prima, poi il vento che ha iniziato a soffiare quel mattino. Da una cascina vicina, gli amici del Pastore portano la botte dell’acqua con il trattore: magari gli animali hanno sete e dopo pascoleranno meglio.

Ci si aspettava bevessero di più, invece le pecore non si affollano intorno alla botte come previsto. Dalle finestre degli uffici qualcuno si affaccia a scattare foto, ma sembra più che altro un villaggio fantasma. Passa qualche auto, qualche furgone, molto più trafficata la strada provinciale che costeggia l’area industriale.

E’ ora di andare altrove, lasciarsi alle spalle quella “terra buona” ormai impoverita e destinata ad altri scopi. Si costeggia l’edificio sede di un settimanale locale, accanto al quale il gregge ha passato la notte, poi si andranno a cercare altri pascoli.

La pianura è spazzata dal vento, il cielo è terso, limpido. Si attraversano delle stoppie, ma è già stato sparso il letame e gli animali non pascolano. Per fortuna il Pastore ha trovato un luogo lì vicino dove fermare gli animali, ancora stanchi dal lungo spostamento del giorno prima.

Si tratta di un vasto piantamento di ciliegi, ancora senza fiori e senza foglie, sotto i quali c’è una bella erba verde. “Fai attenzione che non pelino le piante!“, si è raccomandato il proprietario. Basterà fare attenzione, di erba ce n’è in abbondanza… Appena un animale alza la testa, bisogna intervenire. Sono i giorni giusti, con il caldo arrivato all’improvviso, le piante non tarderanno a coprirsi di fiori e allora sarebbe poi stato impossibile condurre qui il gregge.

L’ultimo soffio di inverno?

Doveva nevicare fino in pianura, qualche fiocco misto pioggia è arrivato, ma per il resto è stata soprattutto pioggia. Passate un paio di settimane da quel giorno, ormai si respira aria primaverile, anche se stamattina faceva freddo, e ieri qui si è avuto il primo temporale di stagione.

Caricati gli agnelli e raccolte le reti, ci si mette in cammino. Non lontano c’è un altro gregge, purtroppo da queste parti ci si “pesta i piedi” a vicenda, tutti alla ricerca di pascoli, così finisce che il cammino di greggi e pastori si incroci e si intersechi, talvolta con un po’ di nervosismo.

Ma adesso le strade si dividono, questo gregge si è messo in marcia verso altri pascoli, altri paesi. E’ una domenica mattina e non c’è troppo traffico, ma è sufficiente attraversare una strada principale presso un semaforo per far formare una coda impaziente.

La neve è scesa a quote basse, fin quando non arriverà il sole o le temperature si alzeranno, le prime montagne che si ergono dalla pianura hanno quella spruzzata grigiastra sugli alberi. Cade anche qualche goccia di pioggia, ma le previsioni sono buone. Ci si ferma qualche istante a brucare un po’, ma bisogna proseguire.

I cani sono irrequieti, non c’è molto per cui farli lavorare, lungo la strada non ci sono campi, spesso addirittura si passa tra muri e cancellate. Nonostante si tratti di una stradina secondaria, c’è sempre qualche automobilista che si lascia andare a strani gesti. Le mamme chiamano i bambini seduti dietro perchè guardino il gregge, ma un uomo agita le braccia come a dire che non è possibile dover incrociare addirittura delle PECORE sulla strada asfaltata.

Si passa nei pressi di una zona artigianale/industriale, ovviamente deserta nel giorno festivo. I cani continuano ad avere poco lavoro, qui non c’è nulla che patisca la brucatura delle pecore. L’asfalto è in pessime condizioni, le buche sono pozzanghere guardate con sospetto dalle pecore, che cercano di aggirarle.

Si arriva in prossimità di un paese. Non ci sono alternative, bisogna passare nel centro abitato. Nessuno dovrebbe protestare. Il gregge avanza, per gli animali l’unica certezza è che i pastori li condurranno a pascolare altra erba.

Anche in paese non sembra esserci molta gente, in quella mattinata fredda ed umida. Il gregge procede tranquillo diretto verso la piazza, i cani annusano negli angoli dei muri, non ci sono nemmeno siepi o aiuole da salvare dal passaggio delle pecore.

Quei pochi pedoni già in giro alla domenica mattina osservano stupiti e meravigliati il gregge. Per qualcuno è immenso… Ma da queste parti non è mai passato un gregge di quelli veramente imponenti. Le domande sono le solite, la gente chiede quante bestie ci sono, dove si va, da dove si proviene.

Ecco dove erano tutti, in chiesa! Non so se la Messa fosse finita o dovesse iniziare, ma per qualche istante il gregge di pecore e quello dei fedeli si fiancheggiano, tra le esclamazioni della gente. Qualche attimo di confusione sulla strada, poi il cammino del gregge procede su vie secondarie e ci si ferma anche a pascolare un prato tra le case.

Si torna in un paesaggio più agreste. Prati, campi, cascine, ma è inevitabile avere strade da attraversare. Intanto il tempo sta cambiando, e la meta è sempre più vicina.

Poco per volta arriva il sole, il cielo si pulisce, l’aria si riscalda. Serviranno però alcuni giorni prima che il terreno torni asciutto, specialmente in queste zone di pianura. Il gregge avanza lungo la strada secondaria, poi percorrerà qualche centinaio di metri  su asfalto e infine arriverà nei prati. Si è partiti con un clima invernale, ma all’arrivo sembra proprio primavera, il sole è davvero caldo e i prati, tutt’intorno, brillano di un bel verde.

Un inverno non così duro

Quest’anno, anche con qualche spruzzata di neve, il maggior problema per il pascolo vagante non è stato quello classico dell’inverno, fatto di gelo, di poca erba, di timore di dover fermare le pecore.

Al massimo ci si lamenta per il fango, per i prati che non possono essere pascolati perchè troppo molli. Il fango sulle strade di campagna, anche dopo giorni in cui non piove e non nevica. Dipende dalle zone, ci sono certe aree della pianura in cui il terreno trattiene di più l’acqua. Erba buona, dice il Pastore, ma appena fa due gocce…

Greggi qua e là per la campagna se ne incontrano tanti. Qualcuno lo vedi anche passando sulla tangenziale, poco prima di infilarsi in mezzo alla città. Chissà quanti notano la presenza delle greggi intorno a loro?

Insieme al gregge c’è tutto il contorno di avifauna che lo segue costantemente, vivendo quasi in simbiosi con le pecore. Un gregge, per questi aironi, per le ballerine e per altri uccelli, vuol dire maggiori garanzie di nutrimento, tra insetti, vermi nel terreno pascolato, ecc ecc. A volte anche qualche rapace pure qui da noi (sulla Svizzera vi avevo parlato l’altro giorno).

Le giornate iniziano ad allungarsi sensibilmente, le serate hanno più luce, il sole tramonta più tardi. Passata la metà di febbraio la neve fa sempre meno paura. Da queste parti in pianura è arrivata e se n’è andata quasi subito, lasciando per l’appunto solo fango, nemmeno tanto ghiaccio, visto che le temperature non si sono mai abbassate sensibilmente.

Adesso le greggi pascolano ancora nei prati, in quelli che non sono stati concimati dai contadini. C’è all’incirca un mese di tempo, poi toccherà trovare pascoli altrove, l’erba sarà poi quella che garantirà la fienagione di maggio. Nei boschi delle colline, lungo i fiumi, nei pioppeti, diversamente dagli altri anni c’è però già del verde, grazie alle temperature miti ed all’umidità.

Ogni pastore ha la sua zona, il suo metodo di lavoro. Ecco qui un gregge di pecore “degli agnelli” che rientra in cascina per la notte. Altri pastori vaganti invece tengono tutti gli animali insieme e si spostano continuamente. Ma questo pastore è da solo e si organizza così per non tribolare troppo.

Girando qua e là, ecco un gregge vagante un po’ diverso dal solito. Due soci hanno unito gli animali per il pascolo in pianura, così oltre alle Biellesi vedete anche un po’ di pecore Roaschine, quelle che un tempo erano le protagoniste del pascolo vagante dalle vallate alpine fin giù alla Lomellina.

Le previsioni annunciano ancora qualche nevicata fino in pianura, ma non dovrebbe impensierire i pastori, non in quest’inverno mite e con tanta erba. Forse è anche questo uno dei motivi per cui si vedono pecore ovunque… Qualche anno fa un mio amico diceva che serviva qualche inverno “come si deve” per scremare un po’ i pecorai, che oggi troppo si improvvisavano, che la pastorizia è una cosa seria e solo nei momenti davvero critici si vede chi è il vero pastore.

L’inverno scorre via

Poca nebbia, poco freddo, quasi niente neve. Certo, è inverno, il termometro va anche sotto zero, ma non è il vero freddo di un tempo, quando giornate del genere erano la norma.

Gli anni passano, ma già solo quand’ero bambina ricordo interminabili giornate di nebbia, dal mattino alla sera, anche a casa mia, che proprio in pianura non è. La nebbia che iniziava in autunno e proseguiva in inverno, a volte fittissima.

Quel giorno il gregge doveva spostarsi. Le pecore vengono fatte pascolare fino alla tarda mattinata, poi ci si mette in cammino costeggiando l’antico muro di un palazzo in decadenza. Nebbia, freddo ed umidità, ma muovendosi insieme al gregge ci sarà da scaldarsi.

Il clima è adatto allo spostamento di quel giorno. Sono parecchi i chilometri da percorrere, lunghi tratti in mezzo a campi e prati. Con il terreno gelato, anche se qualche animale esce dalla strada e cammina a lato, non farà alcun danno alle coltivazioni. Comunque, con i cani si lavora continuamente per evitare il più possibile che ciò accada.

C’è qualche strada da attraversare, ma, con la nebbia, questo richiede maggiore attenzione ed anche l’aiuto di qualcuno che aspetti il gregge facendo segnalazioni agli automobilisti in arrivo. Per ferrovie e strade più importanti invece fortunatamente ci sono sottopassi o cavalcavia.

La nebbia però pian piano prende a dissolversi, lasciando filtrare i primi raggi di sole. Il gregge sta continuando il suo spostamento nella campagna, passando accanto a cascine, per poi percorrere lunghi tratti tra prati e campi, senza incontrare quasi nessuno.

Via via il sole inizia a scaldare e l’aria si fa meno pungente. Camminare insieme alle pecore comunque aveva già scacciato il freddo, specialmente dovendo continuamente badare che gli animali non fuoriescano nei seminati. Corrono i cani, ma anche le persone fanno la loro fatica.

Non ci sono molte occasioni per fermarsi a pascolare. In alcuni posti sono già passate altre greggi, molte stoppie sono state trinciate o addirittura già arate. Poi ci sono campi di cereali o prati in cui il contadino non concede il pascolamento, o l’ha promesso a pastori che devono ancora arrivare.

Strade secondarie tra la campagna, alcune asfaltate, molte sterrate. Bisogna studiarsi bene il percorso prima di affrontarlo con il gregge. Uomini, animali, anche i cani iniziano ad essere stanchi. Anche se affamate, le pecore iniziano ad andare più piano, non dovrebbe mancare molto alla meta. Per fortuna la nebbia si è dissolta, i raggi del sole sono già più bassi verso l’orizzonte e si intravvedono le prime colline.

La giornata è stata lunga, quando finalmente si arriva in vista della destinazione finale il sole sta per tramontare. A fine dicembre si diceva che l’inverno era solo all’inizio, che poteva ancora fare di tutto. Adesso che siamo a fine gennaio, i pastori dicono che ha ancora tempo a venire giù neve a febbraio, ma intanto pensano con gratitudine al fatto che, fino ad ora, non c’è stato da preoccuparsi troppo.

Quando pioveva

Sono rimasta un po’ indietro con gli aggiornamenti delle giornate di pascolo. Queste immagini sono del mese scorso, scattate quando ancora pioveva quasi tutti i giorni e ci si lamentava per l’acqua e per il fango.

Forse è stato proprio l’ultimo giorno di pioggia. Anzi, quando le pecore avevano finito di mangiare il pezzo e ci si è incamminati, aveva finito di piovere e il cielo iniziava ad aprirsi. Il problema sarebbe stato uscire sulla strada asfaltata.

Era inevitabile portar del fango sulla strada, ma due amici del pastore erano venuti con le scope per pulire il più grosso. Intanto si cercava di evitare il più possibile l’asfalto, passando in un prato davanti a delle villette.

Si fa quello che si può, ma ogni tanto dei tratti di strada tocca percorrerli. Sono proprio poche centinaia di metri, prima di svoltare di nuovo, abbandonando la via principale, più trafficata. La maggior parte degli agnelli piccoli sono stati caricati sul furgone, per cui il gregge avanza velocemente.

C’è da oltrepassare l’autostrada, quindi si sale sul cavalcavia. L’unico rischio qui sono i guard-rail, oltre i quali può passare qualche agnello o addirittura qualche pecora, faticando poi a tornare indietro e rischiando di finire nel posto sbagliato. Sono sempre attimi di panico, vissuti soprattutto da chi sta dietro alle pecore, mentre chi è davanti pensa ad altri problemi.

Quindi si procede parallelamente all’autostrada. E’ ancora tutto così verde, grazie alla pioggia ed alle temperature che non hanno ancora mai portato ghiaccio e brina. Il gregge avanza ordinatamente e le pecore, ben pasciute, non tentano nemmeno di uscire dalla strada.

Prati, campi seminati, stoppie, cascine qua e là, il gregge continua il suo cammino. Avanti e indietro, dalla pianura verso le colline, poi di nuovo in pianura, cercando di accontentare i contadini che hanno fretta di veder pascolati i loro prati, tenendo conto del meteo, del fango, delle esigenze degli animali.

C’è ancora tanto fango, e pozzanghere, ma finalmente le piogge stavano appunto per terminare, dopo settimane difficili per tutti coloro che lavorano all’aperto, pastori e non.

Alla fine ecco il gregge a destinazione. Nel cielo inizia a vedersi addirittura qualche chiazza di sereno. Adesso è da un po’ che invece non piove, il tempo ha fatto strane follie, con temperature superiori alla media, ma sembra che possa arrivare la neve…

Un inverno che non vuole iniziare

Inizierà l’inverno, quest’anno? C’è stato qualche timido tentativo, ma niente di serio. Infatti qua e là fioriscono le primule, i noccioli e si vede persino passare qualche farfalla.

In pianura può esserci una mattinata di nebbia e temperature più basse, ma non è più quella nebbia che durava per giorni e giorni, avvolgendo tutto. La brina sull’erba verde scioglierà in poco tempo, non appena arriverà il sole.

E il sole infatti non tarda a scaldare la pianura. Prima timidamente, quando la nebbia inizia a dissolversi, ma l’aria non è quella gelida e tagliente, quindi i suoi raggi in poche ore mitigheranno la mattinata. Il gregge è pronto a ripartire, ma… per i soliti imprevisti del pascolo vagante, non prende la direzione che si pensava.

E’ stato richiamato indietro da contadini che vogliono che si pascolino i prati. Grossi appezzamenti per cui merita ritornare sui propri passi e fermarsi qualche giorno. Così, con il sole in fronte e non alle spalle, si ripercorre il viale che porta al borgo, puntando in direzione delle montagne.

Finalmente non piove più, ma il terreno naturalmente acquitrinoso di questi luoghi è coperto di acqua: non è nemmeno gelata, a testimonianza di come le temperature non siano ancora quelle adatte alla stagione. Anche un pioppeto adiacente è completamente allagato.

Antiche cascine con i segni del tempo. La sera prima qui era ormai buio, adesso invece i muri mostrano la loro età. Poco oltre ci sono i prati che attendono il gregge. Il contadino aveva rincorso i pastori, vedendoli passare quasi nell’oscurità, ma non si più mettere la retromarcia alle pecore, così l’accordo è poi stato preso il mattino successivo, dopo aver visionato gli appezzamenti da pascolare.

Forse mai come quest’anno tutti cercano i pastori per far mangiare l’erba dei prati. Trinciarla, alta com’è, lascia a terra un tappeto che soffoca il ricaccio. Altrimenti tocca spargere il letame sull’erba alta. Non ci sarebbero problemi se non ci fossero quelle leggi che impongono date e scadenze per lo spandimento del letame nei prati e nei campi. Invece così molta erba “va persa” perchè i contadini non possono aspettare i pastori, ed i pastori non possono arrivare dovunque immediatamente.