Come si fa a fare (dis)informazione

Questo blog esiste dal 2007. Per passione scrivo, fotografo e parlo di pastorizia. Non mi paga nessuno per farlo, se volete contribuire alla mia opera, acquistate e leggete i miei libri. Non sono sponsorizzata e non ho nessun secondo fine se non la passione per questo mondo e il piacere di condividerla con voi. Sappiamo bene quanta ignoranza ci sia in giro e quanto sia difficile fare un’informazione il più possibile corretta e obiettiva. Molte persone mi hanno scritto ieri e oggi chiedendomi di fare chiarezza per “distruggere” l’ennesimo esempio di cattiva informazione che circola in rete, per di più partendo da un’immagine del mio blog.

Questo è il post incriminato che da due giorni circola su facebook. Leggete, io non ho altro da aggiungere. La foto è stata presa senza consenso da questo blog, più esattamente da un post del novembre 2007. Questo post, per chi vuole andarselo a rileggere. Ricordo esattamente il giorno in cui è stata scattata la foto, era il 1 di novembre e, con il gregge, eravamo accanto al cimitero di Vercelli.

La foto usata dal sig. Colantuono, che (leggiamo su facebook, il profilo è pubblico, lavora alla RAI) è un dettaglio. Avevo scattato anche quest’altra immagine in cui vediamo l’asino con gli agnelli appena nati. Sappiamo bene come i pastori facciano così per far sì che gli agnelli neonati stiano al caldo e non mescolino il loro odore con altri, di modo che le mamme li riconoscano e li allattino quando il cammino del gregge si ferma e gli animali sono al pascolo. Ciascuno è libero di alimentarsi come meglio crede: insalata, soia o bistecca. Si può criticare l’allevamento intensivo o qualsiasi altra cosa, ma far passare un agnello neonato sull’asino come un agnello morto sul camion che lo trasporta al mattatoio… NO!!

Per favore, fate circolare questo post, condividetelo sui social, parlatene ovunque. Purtroppo il nostro “amico” è molto ignorante in materia, leggete come si ostina a commentare a chi gli fa notare l’uso improprio dell’immagine. Mi auguro che le Associazioni di Categoria intervengano, che i mezzi di stampa facciano qualcosa per una corretta informazione. Ripeto, poi ciascuno mangia cosa vuole, ma prima deve ricevere una corretta informazione!! GRAZIE

C’è qualcosa che non va

E’ vero che il mondo reale è al di fuori dello schermo di un pc, di un tablet, di un telefonino. Però molto di ciò che accade passa comunque di qui, le notizie (vere o false che siano) rimbalzano da una parte all’altra dei paesi, del globo. Realtà che prima erano di pertinenza solo degli addetti ai lavori vengono mostrate al mondo. Un mondo spesso ipocrita, che si indigna se vede certe scene, ma poi si ingozza a tavola senza porsi alcuna domanda. Un mondo quasi deviato nel momento in cui non ci si preoccupa solo più del benessere degli animali, ma li umanizza o, addirittura, associa qualsiasi animale ad un cucciolo d’uomo. Un bambino fragile, indifeso e anche un po’ malaticcio, perchè un bambino sano non va “tenuto nella cotonina” (come diciamo qui in Piemonte”), ma va lasciato libero, entro certi limiti.

il “festin” – Val Germanasca (TO) (foto archivio V.Tron)

Con chi ce l’ho? Sto facendo riferimento ad una serie di post che mi è capitato di vedere nel giro di pochi giorni sui social network. In un gruppo chiamato “allevatori italiani” ci sono stati commenti indignati perchè erano state pubblicate immagini di quel che succede comunemente (e a norma di legge!) nelle cascine in questo periodo. Si macella il maiale ricavandone salsicce, cotechini, pancetta e tutta l’infinita serie di insaccati di ogni tipo che, di regione in regione, il nostro paese può vantare. Non sia mai!!!! In un gruppo di allevatori infatti ormai c’è gente di ogni tipo… anche chi alleva la capra… in appartamento! Ma andiamo con ordine.

(foto d’archivio, cartolina d’epoca)

Da queste parti, riferendosi alla macellazione del maiale, si parla ancora oggi del “festin”. Si fa la festa al maiale, ma era la festa per tutti. Del maiale non si butta via niente ancora oggi, quando di carne se ne mangia tutti i giorni, se ne mangia spesso troppa e, ancora più spesso, non di qualità. Altro che allarmi sulla carne che fa male! Disinformazione ce n’è tanta e quella arriva a tutti, per documentarsi e sapere le cose come stanno davvero, bisogna impegnarsi e cercare le notizie tra le tante che circolano in rete. Non voglio però entrare nell’infinito dibattito carne sì/carne no. Come dico sempre, ciascuno è libero di scegliere, ma inviterei tutti ad informarsi davvero, leggendo documentazione scientifica e valutando le esperienze.

una cascina in Piemonte nella prima metà del XX secolo (foto d’archivio)

Un tempo di carne se ne mangiava ben poca perchè non ce n’era. La vacca serviva per il lavoro, per il latte e per il vitello, che era la maggior fonte di guadagno famigliare, nel momento in cui veniva venduto. I tempi sono così cambiati che, nemmeno 100 anni dopo queste immagini, occorre specificare il perchè si alleva. Scrive Raffaella nel suddetto gruppo “allevatori italiani”: “Questo è un gruppo di gente che di lavoro fa l’allevatore e, dall’allevamento, trae il suo reddito. Allevare vuol dire gioire della nascite, e campare delle macellazioni, scusate la franchezza ma il nostro lavoro è questo. Su questa pagina troverete ogni giorno vitelli e capretti ma anche “cadaveri di animali” perchè il nostro mondo è questo… Non chiediamo a nessuno di entrare nel gruppo, SIETE VOI CHE CHIEDETE DI ENTRARE… noi accettiamo tutti (o QUASI) ma PRETENDIAMO rispetto…

Le polemiche ahimè non si limitano a scontri verbali più o meno accesi on-line, perchè ben sappiamo che, sempre più spesso, sedicenti gruppi animalisti compiono azioni anche violente per disturbare manifestazioni zootecniche quali fiere, mostre, rassegne. Ho già visto che già si prepara nuovamente la protesta contro la fiera delle capre di Ardesio (BG). Ma sarebbero ben altri i comportamenti deplorevoli che vedono come vittime gli animali: non una mostra dove animali ben tenuti, ben nutriti, vengono fatti sfilare e premiati, piuttosto chi vorrebbe tenere una capra in un appartamento! Questa richiesta l’ho letta sempre in un gruppo su facebook e non sapevo se ridere… o piangere! Ho pensato alla vivacità delle mie capre e mi sono vista la povera bestiola che saltava dal divano alla poltrona, poi sulla sedia e magari sul tavolo. Ma questa gente… un minimo di etologia dell’animale che intende allevare non se la va a guardare? Personalmente trovo assurdo persino tenere cani di grossa taglia in un appartamento. Anche il gatto, a ben vedere, lo priviamo della sua natura confinandolo al sesto piano di un condominio in città. Ma almeno cani e gatti sappiamo come alimentarli (vegani a parte, che pretendono di far diventare vegani pure animali nati carnivori). Una capra non va a sporcare nella cassettina e… mangia erba, fibra, fieno, cereali. Non è che… se mi piace la capra come animale, allora mi tengo quella in casa!

Io mi indigno quando vedo qualcuno passeggiare con una capra al guinzaglio, quello è maltrattamento animale! Oppure quando vedo immagini di “vestitini” per animali. Già l’uomo si è allontanato eccessivamente dalla natura, adesso che vogliamo fare? Rendere gli animali dei bambolotti e pretendere che quello sia amore nei loro confronti? Periodicamente vengo attaccata perchè pubblico immagini di pecore, capre, vacche e dei loro piccoli, ma non esito anche a presentare le ricette per cucinarli.

Certo! Mangiamo meno carne e mangiamo carne che sappiamo da dove arriva. Quindi, se l’ho allevata in prima persona, concludo il ciclo e apprezzo ciò che ho nel piatto. Vi ho già spiegato più e più volte che si alleva anche per quello, che non si può allevare tutto, che i maschi vengono per forza macellati, se non sono scelti per la riproduzione. Sarà triste dover macellare un animale che hai allevato per anni, ma è un qualcosa che si sa, si è consapevoli che ciò accadrà, prima o poi. L’importante è allevare al meglio l’animale dalla sua nascita fino al momento in cui si chiuderà la sua vita.

Per l’ennesima volta vi ripeto che, se non si allevasse anche per macellare, non ci sarebbe questo blog, non ci sarebbero tutte le scene e gli animali che vi mostro quasi quotidianamente. Invece al giorno d’oggi a cosa siamo arrivati? Ad annunci come questo: “Pastore cede gratuitamente 3 caprette camosciate (senza corna) 2 giovani e 1 vecchietta non sterilizzate! le porta lui direttamente a chi le adotta! è davvero molto urgente, se nò finiscono al macello! (…) le condivisioni salvano loro la vita! ovviamente no altri pastori! solo se intenzionati a regalargli una vita degna!“. Non ho parole… Non sterilizzate??? Cos’è per questa gente una vita degna? Magari tenerle in un cortile a far la fame, perchè ci sono due fili d’erba e quindi per loro ciò è sufficiente. Oppure le ingozzeranno di pane e magari daranno pure le caramelle (sì, l’ho visto fare!!).

Alle campagne contro la macellazione viene dato sempre più spazio. Ben sappiamo cosa succede per agnelli e capretti… Oggi alla radio, Rai Radio2, veniva pubblicizzata una cascina in Lombardia dove dei volontari salvano gli animali dal macello. Chiedevano soldi per il mantenimento dei suddetti animali. 15 euro al mese per un coniglio, 100 per un bovino o un cavallo. Già le cifre ci fanno capire che i nostri amici animalisti non sanno bene quanto costi alimentare una vacca… E poi? Che faranno? Li sterilizzeranno tutti? Io propongo allora una campagna per adottare un allevatore. Ma sì, un allevatore/allevatrice di montagna, che abiti tutto l’anno sopra gli 800-1000m, che abbia un numero di animali compatibile con il territorio, che si faccia il fieno, che allevi razze locali, che mantenga viva la sua terra, l’economia del luogo in cui vive. Mi fa male al cuore accostare le notizie, quella dei volontari che salvano l’animale dal macello e quella dei contadini “specie in via di estinzione”. Dove? Un po’ ovunque, ma fa riflettere ancora di più se vi dico che questo servizio è stato realizzato in Svizzera. Ce ne sarebbe da parlare per ore di questi argomenti, di stalle che chiudono, di prezzo del latte o della carne. Ma di ciò si parla poco. Alla radio (nazionale, per cui paghiamo il canone!!) preferiscono dar spazio ad una fattoria finta. Dove andremo a finire? Penso che la generazione dei miei nonni, ci fosse ancora, direbbe che c’è gente che non ha abbastanza fame o che non sa nemmeno cosa voglia dire avere fame!

La battaglia delle reines a Favria

Domenica scorsa, a Favria (TO), si è tenuta la Fiera di Sant’Isidoro, con annessa rassegna zootecnica e battaglia delle Reines. Intorno alla manifestazione si era creato un clamore ben superiore al normale a causa di una manifestazione, organizzata on-line, da un gruppo di animalisti.

In tarda mattinata il clima era ancora rilassato e festoso, a parte il piccolo “esercito” qua e là tra la folla: uomini in divisa e non, inviati a far sì che la manifestazione si svolgesse regolarmente e non ci fossero incidenti.

Da una parte, i cosiddetti animalisti, avrebbero dovuto vedere certe cose… Se non fosse che quella gente non sa nemmeno cosa significhi voler bene agli animali. Questa è un’immagine animalista, il papà che abbevera le bovine e il bimbo che lo segue/aiuta. Gli animali sono tutto, meno che maltrattati… E una battaglia delle reines non è una corrida!

Appassionati ed organizzatori erano comunque preoccupati per ciò che poteva accadere. Nei giorni precedenti, sui social network, c’erano stati attacchi anche pesanti. Poco serviva spiegare con parole chiare e precise la realtà dei fatti, dall’altra parte prevaleva il fanatismo e le solite parole trite e ritrite, slogan urlati con grande ignoranza.

Al mattino, in quello che poi sarebbe diventato il campo di gara, si era tenuta la rassegna zootecnica, ma poco dopo mezzogiorno tutti gli animali in mostra erano stati riportati alle cascine. Un pausa, tutti a pranzo, poi alle 14 sarebbe iniziata la battaglia.

Le reines attendevano al loro posto, al mattino erano state pesate per stabilire le categorie in cui si sarebbero battute. Non mancava fieno, acqua, ed erano all’ombra.

Prima dell’inizio della battaglia, il Sindaco (speaker della manifestazione) invita tutti gli allevatori alla calma. Le forze dell’ordine hanno assicurato che i provocatori non sarebbero arrivati fino al campo di gara. Se però avesse dovuto succedere qualcosa, la parola d’ordine era quella di ignorare le offese, le provocazioni. Non bisognava farsi guastare la giornata di festa!

Ma cos’è una battaglia delle reines? E’ un giorno di festa in cui si incontrano allevatori e appassionati a vedere, in un campo di gara, ciò che gli animali fanno normalmente sui pascoli. Cioè si sfidano per stabilire la supremazia, decidere chi è la regina. Succede un po’ in tutte le mandrie, ma queste vacche, le castane, hanno una particolare attitudine a questo comportamento. Non è uno spettacolo cruento, come vedrete e… nel pubblico, trovate giovanissimi appassionati che discutono con competenza e parteggiano per questo o per quell’animale.

Lo “scontro” corpo a corpo è spesso preceduto da un lungo rituale, con gli animali che scavano nella terra, si strusciano e, intanto, si studiano. Niente viene indotto dall’uomo, l’unica cosa che si fa è mettere le due “contendenti” una accanto all’altra.

Il testa a testa dura più o meno tempo a seconda della differenza di forza degli animali. Più sono in parità, più il “combattimento” può durare a lungo, ma non si tratta di una lotta, piuttosto di una prova di resistenza.

Un po’ come giocare a braccio di ferro, tanto per capirci. Gli allevatori aspettano pazienti, molte volte comunque gli incontri sono durati solo pochi minuti. Appena una delle due cede o si gira, l’esito è deciso.

Quando le vacche si separano gli allevatori, affiancati dai giudici di gara, si affrettano a prenderle, mettere una cavezza e riportarle fuori. Non c’è assolutamente niente di cruento in nessun momento, i rischi maggiori sono forse sulla pelle degli uomini, dato che ogni tanto un animale particolarmente nervoso si fa rincorrere prima di essere preso e ricondotto fuori dal campo.

Gli animalisti, nei loro assurdi proclami usciti dopo la manifestazione, hanno parlato di scontri durati quaranta minuti (!!!) in cui gli animali venivano costantemente bastonati (sic!).  Questi animali, per i loro padroni, sono dei veri e proprio “gioielli”, coccolati e viziati più ancora che gli altri presenti in stalla.

In molti “scontri”, è stato maggiore il tempo in cui gli animali si studiavano, rispetto a quello della battaglia vera e propria. Queste mie parole però possono servire a chi ha voglia di informarsi, chi non sa cosa sia la battaglia delle reines, ma la mente sgombra da preconcetti. Purtroppo non tutti sono così, come si è visto e sentito.

Alla fine, per ogni categoria ci sono state le premiazioni. La foto di rito prevede tutta la famiglia riunita intorno alla regina e non mancano mai i bambini. Quella per gli animali è una passione che cresce con gli anni. Guardate quest’immagine e pensate a quelli che, qualche centinaia di metri più in là, scandivano i loro slogan “assassini, assassini”…

Per “dovere di cronaca”, sapendo comunque che i manifestanti erano stati isolati dalle forze dell’ordine, sono andata a vedere con i miei occhi cosa stava succedendo. Venivano gridati slogan triti e ritriti, c’erano striscioni inneggianti ad un futuro vegan e si insultava il lavoro degli allevatori. La gente guardava ed ascoltava incredula, molti scuotevano la testa, altri sogghignavano, ma per fortuna è prevalso il buonsenso e nessuno ha perso la calma (anche se le provocazioni erano davvero pensanti).

Questa “brava gente” è costata non poco alla società, visto cosa è stato fatto per evitare che andassero a turbare una bella giornata di festa. Sempre più si sta perdendo il contatto tra la vita reale e la vita quotidiana. Chissà di cosa vive questa gente… Ci fosse ancora mio nonno, sono sicura che direbbe che avrebbe fatto loro bene un po’ del campo di prigionia dove era stato rinchiuso lui ai tempi della guerra, dove i prigionieri correvano dietro alle formiche che portavano via le briciole del pane. Altro che insultare gli allevatori e augurare il fallimento di questo settore! Mi sta anche bene che ci sia chi fa la scelta di non mangiare carne, ma… come coltivi i campi? Solo concimi chimici? Perchè il miglior letame viene poi ancora dalle stalle…

Prima di parlare…

Vorrei commentare qui con voi due cose d’attualità, che pur riguardando un po’ tutti, sono anche “di stretta pertinenza” con questo blog. Niente di nuovo, parole già fatte e già dette, però… Avevo voglia comunque di dire la mia.

Iniziamo con questo video andato in onda un paio di sere fa su Striscia la Notizia. Non è la prima volta che ho un senso di fastidio durante i servizi di questo “amico degli animali” e sempre più spesso lo sento citare in bocca alla gente comune, quelli che prendono per oro colato quello che si vede in TV e non applicano minimamente senso critico e ragionamenti. Insomma, ho un po’ l’impressione che questi servizi di denuncia stiano facendo male alla categoria degli allevatori. A pagarne le spese sono sempre più gli onesti e corretti che non quelle “pecore nere” che invece sarebbero decisamente da colpire e denunciare! Comunque, tornando al servizio realizzato qui vicino, in Val Chisone, ad Inverso Pinasca, voi cosa ne pensate? Prima cosa, come mai la troupe entra indisturbata nelle camere senza la presenza dei proprietari? Erano accompagnati dalle forze dell’ordine con un mandato? Io se entrassi in un prato con il gregge senza il permesso del proprietario potrei prendermi una denuncia per pascolo abusivo, che se non sbaglio è reato penale… E poi tutto il servizio era sullo stato in cui erano tenuti gli animali. Niente da dire, la situazione era inaccettabile, cani ovunque, condizioni igieniche disastrose, bestie sempre rinchiuse (anche se apparentemente alimentate a sufficienza, tranne quella vacca di cui si mostrava la magrezza), mai messe al pascolo. Non ho visto gli orecchini alla capra (ditelo, a Stoppa, che non è un ovino!!!!!) e non sono riuscita a vederli ai bovini… Ma non credo che l’allevamento sia interamente abusivo. Però a me hanno fatto pena le persone. Premetto che non li conosco, ma so per certo che esistono tra valli, colline e pianure numerose situazioni simili. A differenza di altri servizi analoghi, in cui il detentore degli animali aggrediva la troupe, questi due mi hanno fatto veramente una gran pena. Per loro probabilmente gli animali non erano mal tenuti e sono sicura che, a modo loro, li curano amorevolmente. Solo che ci troviamo in una situazione di grave degrado sociale ed è impossibile che nessuno la conoscesse. E’ giusto denunciare queste persone per maltrattamento degli animali? Non sarebbe più giusto andare a cercare chi ha lasciato “all’abbandono” le persone?

Veniamo ad altro. Sempre per fare disinformazione o cattiva informazione sul mondo dell’allevamento… Ogni anno (ed infatti quest’immagine è del 2011, anche se su Facebook ha ripreso a circolare) sotto Pasqua iniziano le campagne di vegetariani e vegani contro la macellazione degli agnelli. Non discuto, si può essere contrari o d’accordo alla macellazione (di tutti gli animali) ed al consumo di carne. Ma fare campagne propagandistiche che mirano a raggiungere il maggior numero di persone ignoranti e facilmente impressionabili, campagne a base di assurde falsità è da denuncia. Quella roba che ho inserito sopra è diffamazione nei confronti degli allevatori, dei macellai e dei veterinari.

Siamo in Italia e la carne d’agnello italiana che viene venduta sui banchi dei macellai non è imbottita di medicinali (ogni bestia condotta al macello non deve essere stata sottoposta a terapie mediche di alcun tipo), non è stata ammassata sui camion senza acqua ne cibo e la macellazione non avviene in quello strano modo descritto sopra. L’animale viene prima stordito e poi dissanguato. I controlli ci sono. Per chi è contrario, le cose non cambiano. Ma abbiate almeno la correttezza di dire le cose come stanno. Fate uguali campagne per i polli ed i maiali, se proprio lo volete. Oppure state zitti, che si fa più bella figura. Prima di parlare bisognerebbe almeno documentarsi, a meno che volutamente si voglia fare disinformazione ed audience. Voi che ne dite?