Le vostre testimonianze

Arrivano foto di viaggi, di transumanze, di fiere e di feste. Anche oggi allora lo spazio è vostro.

Giovanni Mocchi è stato a Bressanvido (VI), dove si tiene una festa della transumanza molto sentita. Basta vedere anche quanti video in merito ci sono su youtube (ad esempio questo http://www.youtube.com/watch?v=pFARY4R9ifY che illustra anche tutte le manifestazioni collaterali o questo http://www.youtube.com/watch?v=JcJtRmDtjI0 con la mandria in cammino).

Conosciamo già Giovanni e la sua grande passione per le campane, la sua collezione/mostra di centinaia e centinaia di pezzi da tutta Italia, Europa, Mondo!

Torniamo dalle nostre parti, in un alpeggio che conosciamo molto bene. Qui c’è Cristiana intenta a compilare il modulo per l’assegnazione del punteggio alla domanda di "pascolo gestito". Chissà cosa le starà raccontando Albino, in questo momento… Uno dei tanti aneddoti di vita vissuta con il suo gregge!

Conoscete anche lei, no? E’ Franca, l’asinella già comparsa in queste pagine… ormai già in pianura, in attesa che scenda anche il gregge che accompagnerà passo dopo passo nella stagione di pascolo vagante.

Dalla Valle Stura di Demonte ci scrive Gloria e ci manda alcune foto della Fiera di San Michele a Barcellonette (Francia), giunta alla IX edizione. Le razze più rappresentate erano la Merinos e la Mourerous (faccia rossa), con contorno di capre, asini, cavalli, vacche, animali da cortile.

Gli ovini però la facevano da padrone, con ben 2500 capi esposti. Questa sì che è una fiera della pastorizia!!!! Gloria spera che i Francesi restituiscano la visita in occasione della Fiera dei Santi di Vinadio, che quest’anno si terrà il 24-25 ottobre. Qui il programma delle giornate.

Ancora un’immagine da Barcellonette, con dimostrazione di tosatura. Ormai è stagione, specie per i pastori vaganti e quasi tutti, appena scesi, devono occuparsi anche di questo… A breve ci saranno foto di tosatura, tanta lana da insaccare…

Chiara invece è andata sui pascoli d’alpeggio a vedere le sue pecore in Val Bedretto, nel gregge di Giacomo, prima che anche lui scendesse a valle. Animali ben pasciuti ed in ottima forma.

Sulla via del ritorno, Chiara ha fatto visita anche ad un altro pastore. Dovreste riconoscere il caravan, giusto? Sembrano ormai così lontani quei giorni al Passo della Furka, quelle chiacchierate infinite con Luigi. Adesso anche lui è sceso a valle, le montagne si svuotano da una parte e dall’altra del confine!

Per finire, qualche segnalazione (cose che forse molti di voi conoscono già perchè non sono più così "fresche" ed anche altri blog ne hanno già parlato). Loretta ci invita ad andare a leggere questo post sul blog di Dario Bressanini e tutti i commenti che l’argomento ha stimolato. Si parla di formaggi d’alpeggio, con persone che inorridiscono al pensiero di mangiarli a causa delle condizioni igieniche in cui vengono prodotti… ed altri che invece controbattono. Loris invece ci segnala questa fiera, una rassegna ovicaprina a Castelnuovo (Valsugana). Stefania invita alla Sagra dell’Asino a Varzo (VB), seconda edizione, il 9-10-11 ottobre. In ultimo, per chi non l’avesse ancora letta, su Ruralpini la testimonianza di un pastore della Val Grana (CN). Si chiama Mario Durbano, il suo non è un alpeggio "di lusso" e la presenza del lupo fa venir voglia di smettere… se non fosse che fai quello da una vita, quel mestiere è la vita.

Notte di luna piena e giorni di nebbia

Oggi avrei voluto/dovuto essere altrove… e invece sono qui a raccontarvi gli avvenimenti dei giorni scorsi, così non potrò poi narrarvi la transumanza in corso in questo momento. Torniamo allora agli ultimi giorni d’alpeggio…

Giornate ancora calde, anche se al mattino ormai c’è la brina. Il sole arriva sulla schiena delle pecore quando sono ancora nel recinto, ma l’orologio segna già le 9:00 o anche oltre. I pastori si aggirano nel gregge e cercano gli agnelli neonati e le rispettive madri. E’ un periodo di grandi nascite, questo. Un problema, con la transumanza e la tosatura che avverranno a breve.

Quando finalmente tutti i piccoli sono stati isolati, si può aprire il recinto e lasciare che il gregge prenda la via dei pascoli. I versanti sono ancora abbastanza verdi, ma spiccano le chiazze rossastre dei mirtilli. E’ autunno e si può solo ringraziare il tempo, perchè quest’anno la neve non è scesa fino alle baite prima del termine della stagione d’alpeggio.

Più in basso le vacche ruminano tranquille, ignare del fatto che, di lì a pochi giorni, per loro c’è la transumanza, la discesa in cascina, il cambio di alimentazione… Aspettano che sia l’uomo a decidere che cos’è meglio per loro, qual è il momento giusto per scendere.

Sulle montagne più alte la neve però è già caduta alcune volte, anche se in quel momento stava sciogliendosi sotto il sole. Sembra strano, pensare alla partenza con giornate così belle, con un sole ancora tanto caldo. Eppure il calendario dice che è ora!

Sempre sul calendario, questa era una notte di luna piena, luna che illumina il cammino dei pastori che tornano alla baita a piedi, dopo aver chiuso il gregge nel recinto poco sopra. Il chiarore disegna strani paesaggi, ma il romanticismo della scena si sgretola alle parole del pastore: "Chissà domani mattina… ci sarà un casino di agnelli nati, con la luna piena".

Infatti, l’indomani, l’inizio della giornata è stato proprio dedicato a loro, ai piccolini nati nella notte. Dopo la marcatura di pecore e agnelli ed il loro isolamento in un recinto a parte, ci si rende conto che ciascuno dovrà portare in braccio almeno due piccoli, per condurre le madri verso la stalla. Con la speranza che le pecore seguano docilmente… Non sarà propriamente così.

Il gregge prende la direzione opposta. A sorvegliarlo adesso c’è anche Birba, che sta facendo le sue prime "prove" e pare avere l’indole giusta. Osserva gli altri cani e cerca di seguirli quando il pastore impartisce gli ordini. Per adesso abbaia già a comando e freme per poter lavorare anche lei.

"L’altro giorno si è presa un calcio da una vacca ed è rotolata giù… Ma non si è arresa! Vedessi anche come abbaia agli asini… Verrà buona? Speriamo…". Per adesso viene coccolata, ma nel momento in cui dovrà lavorare sul serio, magari ci scapperà anche qualche punizione, in caso di errori o eccessiva irrequietezza. "E pensare che era così piccola, quando l’abbiamo portata su!"

Condotte alle baite le neomamme, c’è da spostare il gregge delle pecore con gli agnelli, quelli che hanno già qualche giorno di vita, ma non sono abbastanza forti per seguire il gregge. Una piccola transumanza un po’ confusa, con le pecore che belano nervose e cercano continuamente i loro piccoli… mentre gli agnelli invece si guardano intorno e scelgono la strada più scomoda per avanzare. Cani e pastori però cercano di mantenere l’ordine.

La bella giornata di sole è poi solo più un ricordo quando, al pomeriggio, si torna dal gregge. Freddo ed umidità, ma, per fortuna, si può sorvegliare (o immaginare?) le pecore rimanendo sulla strada. Prima però è stato fatto un giro fin su in alto, a recuperare altre pecore che avevano figliato. "Speriamo siano tutte qui… Che nebbia, non si vede nulla!"

Dopo ore interminabili nella nebbia fitta, all’improvviso un colpo di vento squarcia il cielo e sembra di essere in un altro mondo! La speranza che il sole, anche se ormai quasi al tramonto, possa avere la meglio è breve, dopo la nebbia torna ad avvolgere tutto. Il gregge intanto risale sopra la strada e si riporta verso l’alto. "Porti le pecore con gli agnelli alle baite e ci raggiungi passando da sopra?". Cercando di immaginare il sentiero e qualche punto di riferimento, cammino nell’oscurità, si sta facendo sera.

Poi la nebbia si abbassa e, oltre a sentirlo, finalmente vedo anche il gregge. Per fortuna non ho lasciato giù la macchina fotografica, anche se c’erano poche speranze di poter ancora scattare delle foto. Questi sono i momenti più belli e non fa neppure freddo. Le pecore iniziano a sfilare quasi in fila indiana, dirette verso il recinto. E bello essere lassù, godersi uno spettacolo riservato a pochissimi, bastano questi istanti per ripagarti di tutto il freddo e l’umidità patite fino a pochi istanti prima.

E la nebbia va e viene, le pecore camminano piano, le pance piene di erba pascolata in tutto il giorno. Tra un po’ sarà notte e la luna non arriverà in tempo a passare il fianco delle montagne lassù. Quando avverrà, i pastori saranno già alla baita, finalmente seduti al caldo, a tavola. Ancora qualche giorno, e poi… ricomincia il pascolo vagante.

Notizie, foto, riflessioni

Piove, e saranno contenti i pastori, pensando all’erba che crescerà in pianura. Anche se piove pure in montagna, ed a volte nevica persino, quindi queste saranno giornate difficili. Non ve le posso documentare direttamente, lavoro ed impegni vari mi trattengono qui. Oggi allora vi faccio viaggiare grazie alle vostre foto e segnalazioni. Qualche notizia, per cominciare.

Serpillo mi aveva segnalato questa pagina del Comune di Torino, sul ritorno delle vacche nel Parco del Meisino.

Michele Corti invece ci offre diversi spunti di riflessione. L’ennesimo articolo sui lupi (attacchi a vitelli nelle Alpi Marittime, tra Piemonte e Liguria agli inizi di giugno), con commenti vari dei lettori. Sul sito di Michele, vi invito poi a leggere alcune pagine: interessanti considerazioni sulla gestione dello spazio silvopastorale, dove si vede come il pastoralismo e la pastorizia hanno vita dura e spesso la legge non è che un ostacolo ulteriore!

 

Michele poi ci scrive: "Una foto per discutere. Faccio un po’ il tecnico, ma poi il discorso torna sulla politica, sulla cultura del fare agricoltura in montagna. Ecco come vengono usati i carri di mungitura ‘mobili’ (!?). Siamo in un alpeggio della Regione Lombardia (nel senso di proprietà del demanio), qui si dovrebbe dare l’esempio. La settimana scorsa (inizi settembre, ndA) eravamo un bel gruppo di tecnici e addetti ai lavori a discutere di pastoralismo sul campo. Era evidente che lì le vacche sostano troppo mentre in aree poco distanti il sottoposcolo era altrettanto evidente (erba non mangiata lì da vedere e non solo per la siccità dell’ultimo scorcio di agosto).
 Alla fine dopo tante disquisizioni la morale è stata: ‘ma come facciamo a far rispettare buone regole quando non riusciamo a trovare più gli alpeggiatori e non c’è ricambio’. E’ come accettare una morte lenta e ingloriosa. Ma giù a valle di stalle e stalloni (fatte anche di recente ce ne sono, eccome) . Troppe aziende con il mito della vacca spinta che poi in alpeggio ‘meglio di no’. Chi ha spinto in questa direzione? Chi fa i PSR? La Regione. E dietro di lei lo Stato centrale che finanzia il ‘miglioramento genetico’. Finanziano le coop latte e le nuove tecnologie che spingono la produzione, danno contributi per gli impianti di biogas per ‘alleggerire’ il carico di liquame ecc. ecc. E poi piangono che il territorio non si gestisce più.
In montagna tolti quei pochi allevatori-alpigiani appassionati, che non si lasciano distogliere dalle cose di buon senso, non trovi gente a sufficicienza che porta le vacche da latte in alpe e nemmeno quelli che te le danno ‘a guardia’. Non è un mondo che va così inevitabilmente; è una politica sbagliata che non ha il coraggio di correggersi.
Intanto io la mia parte la faccio e queste cose mi piace dirle senza troppi giri di parole."

Adesso passiamo però alle vostre foto, per "alleggerire" un po’ il discorso. Anche Andrea ha incontrato il gregge francese ai Laghi di Roburent in Valle Stura.

Pecore e capre con "un’altra faccia" rispetto a quelle che siamo soliti incontrare negli altri alpeggi piemontesi. Ma la storia di questo gregge ve l’ho già raccontata qui.

Sempre da Andrea, un vitello di razza piemontese comodamente sdraiato a riposare, ma… attento a quel che gli capita intorno!

Marco è stato all’Alpe Tour ed ha visto com’è cresciuta in questi mesi Birba, che mi ha regalato quand’era cucciola, poco più che una vispa pallina di pelo chiazzato.

Questa invece è Musca, la sorella di Birba nata in una cucciolata precedente nel mese di ottobre 2008. Spero che Marco presto riesca a mandarci qualche foto della transumanza di una comune amica…

Da quelle parti sono stati anche altri… Questo ritratto di Albino ce lo manda Carlo.

Il gregge in quei giorni era ancora dall’altra parte del Lago del Moncenisio, a quote dove forse adesso sta cadendo la neve!

Non poteva poi mancare una foto del becco bianco, che pare proprio essersi messo in posa per l’occasione.

Foto di gruppo con il pastore, Maria Grazia, mia mamma e Carlo.

Per finire, facciamo un salto in Polonia con Marco. Questo è un piccolo gregge che è riuscito ad immortalare da quelle parti.

Adesso Marco è alle prese con il trinciato di mais, ma in quei giorni c’era invece la paglia da imballare.

Per oggi concludo qui, rimandando le altre vostre immagini alla prossima volta. Volevo però segnalarvi, per far sì che chi è da quelle parti possa organizzarsi, questo convegno. Si chiama "Di terra in terra", si terrà in Val Camonica e si parlerà di pastorizia, transumanza, cultura, tradizioni, problemi e soprattutto della possibilità di creare una rete pastorale che possa mettere in comunicazione tutti i diversi aspetti di questo mondo. Il programma è scaricabile qui, io sarò presente tutti e tre i giorni (25-26-27 ottobre), anche se il mio intervento è previsto nella mattinata del venerdì. Spero di incontrare qualcuno di voi!

Nebbia che va e viene

In pianura ancora resisteva il grande caldo, anche se fortunatamente stava per diminuire. Pure lassù, a 2000 e più metri, le temperature stavano tornando alla normalità, con l’aria sempre più frizzante al mattino ed alla sera. Spesso però era la nebbia a farla da padrone.

Nebbia nel tardo pomeriggio, quando le vacche escono dalla stalla… Ed i lavori, alla fin fine, sono sempre quelli. C’è chi va a tirare fili e piantare picchetti per allargare la porzione di pascolo e chi invece dovrà pulire la stalla. Ovviamente c’è anche da pensare alla cena ed altre incombenze casalinghe "classiche", perchè non è la quota o l’isolamento a far modificare il vivere civile.

Birba fa da accompagnatrice, tenendosi a debita distanza dagli animali "pericolosi". Una pecora che difendeva il suo agnello l’ha rincorsa, caricandola a testate, e lei è scappata con guaiti di dolore. Anche quei bestioni enormi delle vacche la guardano con sospetto, così lei è sempre pronta alla fuga strategica. Chissà perchè, ma agli asini invece abbaia, come se fossero solo quelli gli animali che lei si sente in grado di affrontare.

Il gregge adesso è lontano, il pastore affronta un viaggio di un’ora per raggiungerlo… e per fortuna che c’è la vecchia mulattiera! Stanno iniziando a nascere degli agnelli, quindi quasi tutte le mattine bisogna andare in là per caricare le neomamme con i loro piccoli, affinchè non rimangano indietro e si perdano nella nebbia che, prima o dopo, viene ad avvolgere tutto. Il pastore chiama il gregge verso il lago, dove sono stati avvistati i becchi fuggitivi. E’ dal giorno in cui gli animali sono stati scaricati dai camion che questi tre mancano all’appello.

Ormai si sa che, a contendersi il ruolo di mascotte dell’alpeggio, insieme a Birba c’è Franca. Solo che quest’ultima è complicata da fotografare, vista la sua curiosità nei confronti dell’obiettivo. Con quel suo pelo morbido da peluche è difficile negarle una carezza, anche se dopo è quasi impossibile riuscire ad allontanarsi senza che lei ti segua, tirandoti la maglia.

Tento una missione, quella di raggiungere le manze e farle scendere verso il basso, dov’è stato allargato il filo e c’è una porzione di pascolo con l’erba intatta. "Porta su il sale, lo distribuisci a mucchietti su quelle rocce là sopra il dosso, poi sali dove ci sono loro, agiti il sacchetto, dovrebbero seguirti." Già, dovrebbero. Salire con qualche chilo di sale in un sacco non è il massimo, ma si fa. Poi raggiungere la mandria è cosa semplice, un po’ più complicato sistemare il filo che avevano strappato e farle rientrare dall’orlo del dirupo.

Apparentemente gli animali, dopo un po’ di titubanza iniziale, mi seguono. Poi però si bloccano dove bisognerebbe iniziare a scendere tagliando in diagonale il pendio. Altro che agitare il sacco del sale… Chiama, chiama ancora… Birba è ancora soltanto un cane "da compagnia" e non sortisce altro effetto che far incuriosire le manze. Provo a spaventarle alle spalle, ma scappano in tutte le direzioni. E allora potete starvene lì… Ho maggior successo con le pecore, che d’altra parte incontrano la mia simpatia più di questi bestioni testardi.

Scendo mentre il tramonto avanza e l’ombra sta per inghiottire le baite. Le giornate ormai si accorciano sempre più, la stagione avanza, ogni tanto ormai si parla della pianura, dell’organizzazione del lavoro una volta rientrati in cascina, perchè i giorni passano e quelli dell’alpeggio sono sempre troppo brevi.

Una pacifica vacca osserva la mia discesa, poco dopo mi vedrà tornare su una seconda volta. In due, con il cane adatto, faticheremo comunque a far scendere le manze, che arriveranno dove io avevo distribuito il sale quando ormai è quasi notte. "Da sola non ce l’avresti proprio fatta…". Grazie, lo so! Lui si asciuga il sudore, l’aria ormai è fredda, anche se poco prima la serata era tiepida e gradevole.

L’indomani sarà giornata di nebbia. Il gregge lo si sente solo grazie alle campanelle, le reti gocciolano condensa, l’erba bassa è bagnata. Difficile andare al pascolo in queste condizioni, non puoi sicuramente vedere tutti i tuoi animali e puoi solo sperare che, quando li chiami, ti seguano dal primo all’ultimo, come… pecore!

Ci sono più agnellini del previsto ed il trasporto non è per niente facile, con le tre madri caricate nel retro del fuoristrada ed i quattro piccolini davanti, tre tra i miei piedi ed uno tra quelli del pastore. "Solo che così non riesco a frenare…", e non è una bella cosa, lungo quella strada!!! Per fortuna poi tutti e quattro si mettono tranquilli e così il viaggio può procedere, nella nebbia che va e viene.

La nebbia avvolgerà tutto fino a sera… Gli amici in visita non vedranno il panorama e non riusciranno nemmeno ad immaginarlo. Nella baita fa piacere avere la stufa accesa, con il fuoco scoppiettante profumato di larice. Fuori dalla finestra, soltanto nebbia. Alla sera però le le brume si abbassano e, come d’incanto, il cielo è sgombro dalle nuvole minacciose che si erano viste al mattino.

E’ uno spettacolo impagabile, ti viene da pensare con un sogghigno a tutti quelli che invece sono laggiù, mentre qui ti puoi godere l’ultimo sole e questo panorama incantato. Peccato dover pensare che anch’io, il mattino dopo, dovevo scendere perchè il lavoro incombe e sarà una giornata così frenetica che non ci sarà nemmeno il tempo di aggiornare il blog. Ma oggi ho recuperato e così posso anche salutare tutti i lettori tornati dalle vacanze!

Presentazioni

Riampiangendo quello che lassù mi sembrava "caldo"… nell’afa e nella calura torrida che ho incontrato scendendo a valle, mi accingo ad aggiornare il blog, silenzioso ormai da qualche giorno. Chi è stato in ferie avrà però letto i post che si era "perso"…

Sarà che il caldo avvolgeva anche le alte quote, ma sembra che non ci sia molto da raccontare dei giorni scorsi… Non che nulla sia capitato, però… Così oggi faccio un po’ di presentazioni. Qui c’è il pastore in un’insolita veste di mungitore! Mungitura meccanizzata in stalla in alpeggio. E che caldo, anche se è il tardo pomeriggio, sotto le lamiere  ed al chiuso!!

Poi vi presento due vitelli (uno dei quali avete "visto nascere" in un post di qualche giorno fa). Sono stati scherzosamente battezzati Barak e Obama! …a volte l’attualità sale anche in alpeggio, a duemila e più metri di quota… E gli allevatori non mancano mai di utilizzare nomi più o meno celebri per attribuirli ai loro animali.

In certe montagne pare faccia più caldo che in altre… Quindi, anche se non a bassa quota, l’alpeggio di Pian delle Stelle è più arido dei pascoli del Moncenisio. E’ vero che Bardonecchia è stata persino citata nei TG a causa delle piogge, qualche giorno fa. Ma si è trattato di un temporale torrenziale, che ha fatto più male che bene.

Questo vitello si presenta da solo, con i suoi enormi orecchini di identificazione! Sembrano strumenti di tortura… e la loro applicazione non è sicuramente gradita all’animale, ma la legge impone così, quindi non ci si può rifiutare.

Le vacche vengono fatte scendere verso l’alpeggio: bisogna medicare alcune di loro, poi ci sono per l’appunto dei vitelli a cui bisogna applicare l’orecchino, altre vacche devono essere separate dalla mandria, insieme ai loro vitelli già grandicelli, per poi essere fatte salire più in alto, insieme ad altri animali. I visitatori della domenica osservano i lavori dei margari e c’è anche chi più o meno apertamente critica certi comportamenti apparentemente "violenti". Ma con certi animali è quasi impossibile usare la dolcezza, vista la loro irruenza ed anche pericolosità per l’uomo stesso.

Birba non va presentata, ormai la conoscete. Sta però crescendo a vista d’occhio e non ama per nulla il rumore della moto, che turba la quiete di questi giorni assolati! Basta che venga messa in moto per scatenare le sue rabbiose proteste.

Invece Franca non la conoscete ancora, vero? E’ nata in alpeggio, pochi giorni dopo la transumanza. Ogni tanto si lancia in corse scatenate su e giù per i pascoli, in mezzo alle vacche, sempre però sorvegliate dall’occhio attento della madre, che anche qui vigila alle sue spalle.

Novara è da anni che sale su queste montagne… Nel suo caso, è estremamente problematico scattare delle foto "normali". Sicuramente non scappa davanti alla macchina fotografica, ma nemmeno la presenza dell’uomo la infastidisce.

Il problema, con lei, è evitare la lingua rasposa e "l’ingresso" del soggetto nell’obiettivo della macchina! Lo zoom nel suo caso non serve proprio. Ed occhio alle spalle, perchè se vi girate senza allontanarvi subito, un bel colpo di lingua sui capelli, sul collo, sulle braccia… è assicurato!

In ultimo, vi presento ancora Lino, il toro. La sua mole potrebbe impressionarvi e mettervi paura, invece è molto più mansueto della gran parte delle sue compagne. Certi fanatici del body-building potrebbero essere gelosi del suo fisico scolpito, vero?

Terminiamo con queste manze scampate ad una morte orribile. Sfuggite al loro pascolo in terra di Francia, si sono avventurate lungo la strada fino alle vecchie baite del Lamet. Come abbiano fatto non si sa, ma comunque sono entrate in una delle stalle, chiudendo poi la porta alle loro spalle e rimanendo intrappolate. Ieri dei turisti si sono accorti di loro e le hanno liberate.

Sicuramente se la sono vista brutta. Chissà per quanti giorni sono state chiuse lì, senza mangiare e senza bere? Portano i segni della brutta avventura nel fisico, camminano a fatica, a dire il vero quasi non si reggono in piedi! I loro proprietari dovranno venire a prendersele. Adesso il pastore ha richiuso tutte le porte legandole ben bene, così come erano prima che qualcuno le aprisse, senza poi preoccuparsi delle possibili conseguenze fatali.

Monotonia d'alpeggio

Un po’ di giorni in alpeggio… mille cose da raccontarvi, cioè la normale routine quotidiana. In fondo, cosa succede di speciale? Niente, le "solite" cose, che forse però stupiscono chi questo mondo lo conosce "da lontano" o lo osserva solo come spettatore. A dire il vero, il mio tranquillo soggiorno è iniziato con un mezzo litigio con un quartetto di turisti + cane. Mi affianco, saluto, chiedo cortesemente se possono tenere il cane al guinzaglio, dato che ci sono animali al pascolo. Sorriso accondiscendente dei quattro, cenno (di saluto?). Forse non mi sono spiegata. "Per favore, potete legare il cane? Ci sono le vacche, un alpeggio ed il gregge al pascolo." Sorriso di sufficienza, il padrone si degna di rispondermi. "…ma è un cane educato, sta vicino." Può anche avere la laurea, il tuo cane, ma se ti chiedo per cortesia di mettergli il guinzaglio, perchè tu non ci arrivi a farlo, anche se sei tra gli animali selvatici (marmotte, camosci) e domestici e non sei a casa tua, ma in alpeggio, luogo privato e di lavoro… "Io glielo dicevo anche perchè più avanti c’è un gregge difeso da cani pastori maremmani. Se il suo cane verrà aggredito, o se i cani verranno verso di voi, sappiate che vi avevo avvisati." Potevano almeno fare finta di legarlo, per togliere il collare non appena io avessi girato dietro la curva… (Leggere qui e qui cosa scrive un’amica dei cani che certe esperienze le ha vissute in prima persona!).

Lasciamo alle spalle questi sgraditi incontri… A volte viene veramente voglia di essere in un posto dove si incontra meno gente possibile! Nella monotonia d’alpeggio, può esserci un parto nel bel mezzo della giornata. La vacca potrebbe farcela da sola, ma è meglio darle un piccolo aiuto tirando il vitello. E’ una questione di pochi istanti.

Poco dopo il piccolo è a terra e la madre lo lecca amorevolmente per liberarlo dal muco e per stimolarlo a muovere i primi passi nella vita. I parti sono all’ordine del giorno, per chi pratica questo mestiere, ma sono anche un momento molto delicato, dove non sempre tutto fila liscio come in questo caso. Alla sera il vitellino verrà portato al sicuro nella stalla, insieme ad un altro nato qualche tempo prima.

Ogni giorno la routine è sempre quella, l’imprevisto è vedere quale direzione hanno preso le pecore, lasciate da sole per qualche ora nei momenti centrali della giornata. Nel cielo limpido si rincorrono le nuvole, il fondovalle scompare sotto la coltre di nuvole, nebbia, afa. Lassù invece si sta bene, inizia quasi a far freddo, specie dopo la camminata di più di un’ora per raggiungere il gregge, che ha comportato l’ennesima sudata.

Quel tramonto avviene senza vento ed in tutta tranquillità. Dopo aver poi chiuso le pecore nel recinto, sfamato i pastori maremmani (già, nello zaino c’era anche un secchio colmo contenente la loro cena e la colazione del giorno successivo), viene il momento di tornare alla baita, con una discesa nell’oscurità della sera. E’ raro riuscire a cenare prima delle 21:30, solitamente è più facile che siano le 22:00.

E l’indomani si risale, per riaprire le reti un’altra volta e portare il gregge al pascolo. Nuvole e nuvolette paiono inoffensive, ma invece lassù il tempo può cambiare velocemente. Capita per esempio di non poter scattare una foto per ore… E così potete solo leggere della discesa verso Prapiano, per andare a prendere le manze. Laggiù l’erba è diventata troppo vecchia, dura, secca, e gli animali devono allora essere condotti più a monte. Ma il cielo diventa scuro, i tuoni rumoreggiano, la pioggia inizia a cadere sempre più forte, le manze sono in un posto pericoloso, una scivola, cade, sono attimi di tensione, di paura, poi tutto rientra nella normalità, solo che la salita avviene in una cappa di umidità che pervade tutto. Fa caldo, piove, diluvia, il sentiero è un ruscello, le mosche si rifugiano sotto l’ombrello, la macchina fotografica è più o meno al riparo nello zaino.

I lavori continuano, le giornate vanno avanti, non sono più quei momenti in cui si temeva la siccità. La pioggia si alterna alla nebbia, scarponi, pantaloni, ombrelli, giacche… c’è sempre qualcosa steso ad asciugare! Le manze però, nebbia, pioggia o sole, non cercano più di scappare, visto che adesso hanno erba fresca in abbondanza!

Con loro, da Prapiano sono risaliti anche gli asini, tra cui ritroviamo una vecchia conoscenza. La riconoscete ancora, Martina? Ha definitivamente cambiato il pelo stopposo dei cuccioli, adesso sfoggia un lucido mantello "da signorina". Risponde però subito ai saluti e, come sempre, è un problema fotografarla, perchè cerca di entrare nell’obiettivo. Come poi le giri le spalle, continua con i suoi giocosi dispetti: rubarti il berretto o tirarti la maglia, i capelli, i pantaloni.

Le piogge portano benefici ai pascoli. Laddove magari l’erba era un po’ indietro per la permanenza prolungata della neve, ancora adesso si incontrano splendide fioriture multicolori. "Dov’è che la trovi, un’altra montagna così?". E allora il pastore si chiede dove condurre prima gli animali al pascolo, per evitare che l’erba venga vecchia… Spostarsi prima più lontano? Mangiare i pascoli vicino a "casa"?

Alla sera, lassù dove c’è il gregge, il cielo viene nero prima dell’ora giusta… E sono tuoni sempre più forti, lampi che squarciano le nubi nere, rimbombi da valle e da monte, con la pioggia che scroscia sugli ombrelli. C’è una pecora che ha partorito, bisogna portare vicino all’alpeggio lei ed il suo agnello, mentre il gregge resta comunque al pascolo fino alla solita ora. Si rientra fradici di pioggia e di sudore, accolti dalla cena calda e dalla stufa che profuma di larice.

Il gregge capisce subito quando qualcosa non avviene come sempre. Le capre si avviano perplesse, trascinandosi dietro la massa bianca delle pecore, ma chi è quella che le chiama? Dov’è il solito pastore? Il cielo intanto si sta ripulendo, anche se al mattino pioveva ancora. Il gregge dovrebbe andare "di là", ma sono gli animali a decidere, così il pastore li fa girare una volta, una seconda, poi lascia che siano loro a scegliere la propria strada.

C’è il recinto da spostare, e non è una cosa elementare, su di qua. Togli le reti, arrotolale, spostale più in alto, stendile, pianta i picchetti nel suolo sassoso… L’esperienza fa sì che punto di partenza e di arrivo coincidano perfettamente. Sposta anche la batteria, i secchi dei cani. Guarda in su, e chiediti come mai hai gli stivali e l’ombrello, visto che adesso c’è il sole. Intanto giù sono arrivati gli amici che attendevi. Saliranno fin qui?

Vai loro incontro, poi risali dal gregge. Le pecore guardano con sospetto gli "estranei", ma soprattutto la cagnolina che ha seguito il gruppo fin quassù. C’è chi potrebbe ridere, nel sapere che dei pastori, per concedersi un giorno di relax, vanno a trovare altri pastori, a vedere altre pecore! Ricordatevi sempre che questo non è solo un lavoro, ma c’è quella grande passione che ti fa andare avanti nonostante tutto…

E così, lassù, sotto un cielo che non è mai monotono (specie in questi giorni), si chiacchiera, si valutano gli animali, si scherza. Ed è un piacere avere questi ospiti, specialmente Andrea, veder brillare nei suoi occhi la luce di quella passione di cui si diceva prima, capire che i problemi di salute non sono riusciti a spegnerla, sentirlo chiedere di altri pastori, vedere con quanta grinta è salito fin quassù… Perchè, se non fosse arrivato fino al gregge, il suo viaggio non avrebbe avuto un senso. E poi si scende dove la polenta è già calda nel paiolo, per qualche ora di relax in compagnia, prima di ritornare ancora una volta lassù e…

Siccità

Ieri finalmente ha piovuto… Certo, è stata una disdetta per i gitanti della domenica e per tutti quelli che trascorrevano in montagna il primo weekend di ferie. C’ero anch’io, che per l’occasione avevo combinato una gita con amici che non vedevo da tempo. Però la pioggia è stata più che mai la benvenuta per i pascoli riarsi. Da qualche parte ha anche grandinato…

Una fioritura del genere c’è stata, da qualche parte. Si diceva che quest’anno l’erba non sarebbe stata un problema, con tutta la neve venuta giù nell’inverno. Effettivamemente sembrava proprio così, all’inizio. Ma poi in molte valli si sono susseguiti giorni e giorni, settimane senza pioggia, senza nemmeno un temporale. Sole e vento, vento e sole, con la terra che seccava e l’erba che ingialliva.

In certi punti l’erba pare più verde, ma non è così dappertutto. E poi, guardando bene, anche lì su quel pascolo non tutto è come dovrebbe. "Queste coste solitamente hanno un’erba… E adesso invece c’è poco. Siamo solo a fine luglio, se non piove va a finire male." Così diceva l’altro giorno il pastore, dopo aver deviato in tanti canalini l’acqua verso il pianoro dove pascolano le vacche. Bisogna irrigare, o cosa mangeranno gli animali dalla metà di agosto in poi? Deve ricrescere l’erba, deve venir su qualcosa, e senz’acqua è impossibile.

Le pecore scendono sollevando nuvole di polvere. Non sono così lontane quelle immagini del 2003, quando alle altissime temperature si era accompagnata una siccità prolungata e persistente, con molti allevatori che erano scesi a valle prima del tempo, dato che mancavano sia i pascoli, sia le fonti per abbeverare il bestiame. Si scruta il cielo e tutti i segnali che possono annunciare la pioggia: le mosche vengono vicino e sono noiose, volano lentamente, i ciardun sono ancora chiusi… forse pioverà davvero.

Anche la nebbia è insufficiente. Certo, sole e vento renderebbero il terreno ancora più arido, ma non è quella poca umidità portata dalla nebbia a far riprendere i pascoli. Giù per la valle le cose vanno ancora peggio: lungo la strada già ci sono foglie gialle che cadono a terra, come se fosse settembre.

Se nelle conche l’erba si mantiene più a lungo, sui dossi spiccano le chiazze grigio-marroni, con foglie e fiori piegati a terra, secchi. Fa male al cuore vedere una cosa così alla fine di luglio. Sui versanti opposti, notoriamente più aridi ed assolati, le chiazze giallastre sono ancora più esteste, visibili ad occhio nudo nonostante la distanza. Speriamo che la pioggia di ieri serva a qualcosa, speriamo che ce ne sia ancora altra, che i giorni assolati e ventosi non si ripetano per lunghe settimane.

Mentre la nebbia calava e goccioline di umidità condensavano cadendo al suolo in un’imitazione di pioggia, il pastore sorvegliava il gregge, fino all’arrivo della sera. Quel pomeriggio anche la piccola Birba era salita per la prima volta verso il gregge, ma i cani da difesa l’avevano avvistata a distanza, iniziando ad abbaiare e spaventando il gregge. "Portala giù, prima che succeda qualche casino… Per questa volta va bene così."

La mascotte

Anche via e-mail, in tanti mi avete chiesto di Birba, la cagnolina arrivata il giorno prima della transumanza. E così rimando a domani altre vicende d’alpeggio per mostrarvi un po’ di sue foto. Visto che si parla di cani, voglio però segnalarvi un nuovo blog, con delle splendide foto, che ha appena inaugurato l’amica Barbara. Andate a fare un giro su Ossoinbocca!

Questa è Birba nella sua fase più giocherellona. Speriamo che usi poi altrettanta grinta nel mordere i garretti delle pecore e degli agnelli che sconfinano oltre i territori di pascolo consentito. Per adesso comunque si fa i denti su maglie, camicie ed eventuali scarpe, scarponi e calzini di lana che trova in giro. Ricordarsi sempre di mettere tutto in salvo!

Certo che, se la si fa giocare, lei non si tira indietro! Anzi, protesta con vigorose abbaiate se non le si presta attenzione. E poi si scatena come una matta… ed il suo padrone la stuzzica, divertito. E pensare che subito non era poi così convinto di prendere un nuovo cucciolo…

Dopo tanto giocare, ad un certo punto però finiscono le energie e tutto l’alpeggio tira un sospiro di sollievo. Certo però che ci sono modi e modi per mettersi a dormire! Per stare così a pancia all’aria, significa che la sua fiducia nell’ambiente e nelle persone che lo abitano è totale. Poi tanto è lei che comanda, quando riprenderà le forze, pretenderà subito di tornare al centro dell’attenzione!

Se qualcuno vuol sedersi un attimo sul sofà per leggere quattro notizie sul giornale, deve fare i conti con lei. Fin dal primo giorno, pur essendo un batuffolo alto una spanna, ha trovato il modo di salire qui e ne ha fatto il suo posto preferito. E poi dicono che i pastori non viziano i loro cani… E lei, con il caratterino che si ritrova, i vizi e le coccole li pretende!

Da quando però il suo padrone le ha comprato il collarino nuovo ("Mi raccomando, che abbia degli addobbi, non un collarino qualsiasi, perchè è per una cagnetta speciale!"), sembra però essere diventata più seria. Certo, mettersi gli scarponi al mattino è sempre un’impresa e l’altro giorno aiutava anche i Vigili del Fuoco che preparavano l’attrezzatura per recuperare la pecora, però sta già iniziando a moderare la sua giocosità.

Non facciamoci ingannare da questa foto: qui sembra che il cane sia più vigile ed attento del padrone. Bhè… dopo pochi istanti, ronfavano tutti e due. Tra un po’ sarà ora di portarla al pascolo, per vedere quello che combina. Se non sarà un buon cane da lavoro, al massimo verrà tenuta come cane da compagnia. Quando il suo ex padrone verrà a trovarla, incontrerà una cagnetta tutta pepe che fa da mascotte all’alpeggio ed accoglie i turisti. Ancora una volta, preciso che, come razza, si tratta di un cane da pastore di Oropa.

Inviati sul territorio

Prima di continuare con i miei racconti, lascio a voi lo spazio. In questo periodo mi state mandando anche foto dall’estero, dalle mete delle vostre vacanze… Grazie! Iniziamo con le segnalazioni. Franz delle Terre Alte ci invita a vedere questo filmato su di una pastorella stabilitasi in Trentino (leggere qui la scheda). Invece Luca dei Lou Magnaut ci dice che le foto dell’ultima edizione di Miss Mucca sono in questo album.

C’è Bruno, che è venuto con me in Val Maira due settimane fa. Ecco un suo scatto dedicato ad uno dei tanti cani da pastore incontrati durante la gita.

E’ sua anche questa immagine delle vacche che scendono all’abbeverata nel torrente.

Giacomo è il nostro fedele reporter dalla Valchiusella e ci regala sempre delle bellissime immagini, come quella dei fratellini Antonio e Giacomo, che badano al gregge sulle alture di Inverso.

Le capre invece le ha incontrate a Cima Bossola, dove stazionano stabilmente tutto l’anno, eccetto nei mesi più rigidi dell’inverno.

Ultimo scatto dalla Valchiusella, una transumanza estiva di una mandria, quella di Vittorio, che da Inverso si è diretta a Fondo, per poi procedere verso l’alpeggio Balma.

Cambiamo zona, andiamo in Svizzera al seguito di gpcastellano, che a Saas Fee ha fotografato questi antichi recinti.

Ci spiega che servivano per la marchiatura e la conta delle pecore. Attualmente non sembrano più utilizzati… Chissà a quanto tempo fa risalgono? Bello vedere come sono stati perfettamente conservati.

Una nuova "inviata", Gloria dalla Valle Stura, ci manda la foto del suo gregge nel Vallone dell’Ischiator. Vi ricordate di lei? Ero stata nella sua azienda questa primavera ed altre immagini le avevo pubblicate anche qui.

Oltre alle pecore, nel gregge di Gloria e Bruno ci sono pure queste capre. Un saluto agli amici che ci seguono dalle valli e… sono ancora più felice, quando sono gli stessi allevatori a spedirmi le immagini!

A proposito di allevatori: mi ha scritto Anna, la mamma di Marco, giovane pastore di 16 anni in quel di Bandito, frazione di Bra (CN). Vi parlerò poi ancora di questi nuovi amici, per adesso vi rimando qui per vedere una foto del ragazzo con il suo gregge. Spero che Marco possa continuare a seguire la strada che la sua passione gli ha fatto scegliere.

Elena è andata a sfidare il vento nelle Valli di Lanzo come me, sabato. Nella sua salita verso il Monte Palon, ha visto questo piccolo gregge di pecore con gli agnelli nei pressi del Lago di Malciaussia.

Trattandosi degli animali di Giovanni, non poteva mancare anche uno dei suoi tanti asini! Devo andarlo a trovare, il pastore di Malciaussia… Prima della fine della stagione, cercherò di fare un giro anche da quelle parti.

C’è poi Gabriella, che risponde prontamente al mio invito sulla "caccia" alle fontane ed abbeveratoi nei pressi degli alpeggi. Questo è al Colle del Nivolet, vicino all’alpeggio sopra al Rifugio Savoia.

Sempre lei, ci manda le foto di questo gregge di Claudio, pastore di Barbania (TO). Le pecore sono Comisane, razza da latte.

…ed ecco i prodotti della mungitura proprio di quelle pecore! Viene voglia di assaggiarle!

E che dire infine di Mauro, che ci manda foto di un posto che conosco bene? Con i suoi compagni di escursioni ciclistiche, è stato proprio all’Alpe Tour. Non ci siamo incontrati per caso, visto che io ero intenta ad aspettare l’intervento dei Vigili del Fuoco per salvare la pecora.

Così loro hanno potuto salutare solo Birba, invece della sottoscritta. A proposito, ho una bella carrellata di foto della mascotte dell’alpeggio, a cui non ho ancora dedicato un apposito post. Devo farlo al più presto!

I nostri prodi ciclisti hanno poi affrontato la discesa su Novalesa passando da Prapiano, dove hanno incontrato gli asini e le manze che ostruivano loro la strada.

…alla prossima, con i vostri racconti e le vostre immagini!

Pronto… intervento!

Dopo un sabato di vento freddo e tormenta, con le temperature che alla sera si aggiravano tra i 7 ed i 5°C, la domenica mattina il cielo era terso ed il vento sembrava essere calato d’intensità. Oltre a condurre il gregge al pascolo, c’era un’incombenza particolare da svolgere, quel giorno.

Le pecore attendevano ancora nel recinto, mentre il sole via via arrivava a toccare tutti i versanti. Il pastore non si arrischia più a lasciare gli animali liberi di notte: si susseguono le segnalazioni di lupi nei dintorni, c’è addirittura chi dice di averne visto un branco di sei esemplari e chi ne ha osservati due da vicino, appostati fuori dal recinto delle manze. Il problema più immediato di giornata però non riguardava il lupo.

In questo canalone era caduta una pecora. Quando aveva attraversato il Rio Madel con le sue compagne, era precipitata tra le rocce, spezzandosi una delle gambe anteriori. Per fortuna la sua caduta era terminata su di una sorta di pianerottolo abbastanza comodo, dove i pastori avevano potuto portarle dell’erba da mangiare. L’animale però non stava in piedi ed era impensabile credere di poterselo caricare a spalle per risalire tra rocce, slavine e ripidi versanti. Così già sabato pomeriggio era stato richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco, che però erano impegnati nel recupero di una vacca altrove.

Prima di veder arrivare l’elicottero, domenica ci fu una lunga attesa. Inizialmente si aspettò l’arrivo di due uomini del comando di Susa, insieme ad uno del Soccorso Alpino di Novalesa. Valutato il posto, chiesero l’intervento dell’elicottero, ma si dovette attendere che venissero completati tutti gli altri interventi d’emergenza. Alla fine, digiuni da colazione, si rientrò alle baite alle quattro del pomeriggio. "Se si libera l’elicottero prima di sera, vi chiamiamo e saliamo direttamente sul posto." Per fortuna è andata proprio così.

La squadra d’intervento più uno dei Vigili che erano già saliti al mattino arrivarono nel tardo pomeriggio e, dopo una lunga serie di manovre, l’elicottero giunse all’alpeggio con la pecora imbrigliata nella rete appesa al di sotto del mezzo. Finalmente in salvo! Il giorno prima avevano recuperato due vacche, una in Valchiusella e l’altra in un alpeggio dall’altra parte della vallata. Si scambiano quattro chiacchiere, poi l’elicottero riparte, mentre il resto del gregge è lassù, nel pendio che si staglia contro il cielo.

Basterà un’ora di rapido cammino per arrivare lassù, quando ormai sono le otto di sera. Le pecore sono tutte ben allargate a pascolare, l’aria è frizzante ed ha ripreso a soffiare un po’ di vento. Si avvicina la fine della giornata, con il cielo terso e nessuna speranza di pioggia nell’immediato.

Tutta l’acqua derivante dalla neve… Che fine ha fatto? Nella luce radente della sera, i pascoli verdi iniziano a mostrare qualche chiazza rossastra sui dossi e sulle creste. Freddo e vento, vento e freddo, la stagione partita in ritardo sembra non voler dare molte soddisfazioni. I pastori spostano il gregge più in basso, c’è ancora erba da pascolare, ma come al solito le pecore fanno le difficili e brucano svogliatamente.

Quando ormai sta scendendo la sera, gli animali stanno ancora pascolando, ma è ormai arrivata l’ora di tornare verso il recinto. Nel fondovalle iniziano ad accendersi le luci delle strade e delle case, quassù il gregge cammina lentamente, ancora allargato, prima di formare una lunga fila che attraversa il versante ed arriva in prossimità delle reti.

Il gregge è abbastanza vicino alle baite, ma nonostante tutto i pastori non arrivano a sedersi a tavola prima delle 22:15-22:30. Certo, come visitatore occasionale può essere piacevole godersi lo spettacolo di questi tramonti, sempre che non faccia troppo freddo o il vento non soffi troppo forte. Ma in quelle sere in cui invece c’è la nebbia… Nonostante tutto, il pastore invoca il temporale, la pioggia, anche per un giorno intero. "Altrimenti qui siamo messi male: erba poca, su in alto, e quella che c’è sta già seccando."