Sabato scorso ad Aosta pioveva e nevicava a quote relativamente basse. C’era la Foire des Alpes, rassegna dedicata a… tutti gli animali che non sono bovini, ma soprattutto capre e pecore.
Da camion, furgoni, camioncini scendevano gli animali e venivano condotti dentro l’arena, ma già al mattino c’era il dubbio che anche quest’anno la manifestazione non avrebbe avuto una partecipazione pari a quella dei primi anni.
Bisogna portare due capi (due pecore, due capre, una capra e una pecora) per avere diritto ai contributi erogati al fine di aiutare gli allevatori delle razze locali (pecora rosset, capra valdostana), quindi chi non è venuto alla Foire, non riceverà questi premi in denaro.
Qualcuno partecipa anche con specie e razze differenti: un giovanissimo appassionato con le sue capre nane, poi ci sono (pochi) cavalli, asini, lama. Ricordo in passato anche renne e molto altro, invece quest’anno c’erano pochissimi animali in generale, anche per quello che riguarda la parte di fiera, cioè animali che potevano essere venduti direttamente in quell’occasione.
C’è chi non è venuto per il tempo, chi è sceso, ma poi riparte quando gli dicono che sta nevicando e bisogna andare a metter dentro i manzi. C’è anche chi è arrivato e non vorrebbe scaricare i suoi animali, visto che toccherà lasciarli all’aperto sotto la pioggia. Raccolgo un po’ di voci: “Un mio amico non è venuto, ha una capra qualificata per domani alla finale della battaglia, lui munge, passare due giorni qui è un impegno, non ce la faceva.” “Negli anni passati ti aiutavano di più, adesso io che non ho razze di quelle per cui danno i contributi, ho solo spese per venire qui!”
Il maltempo comunque non aiuta proprio. Ci sono quasi solo allevatori, qualche appassionato e nessun turista/curioso. Ricordo che, la mia prima volta alla Foire qualche anno fa, c’era pure il mercatino al piano superiore, c’era ancora anche lo scorso anno, mentre sabato solo il piano terra era parzialmente occupato dagli animali. Gli allevatori delle pecore si lamentavano: “…c’è spazio, capre ce ne sono poche, potevano lasciarci metter dentro anche le pecore!“. Alcune probabilmente erano ancora al pascolo, ma altre, tosate, sono state appositamente tirate fuori dalle stalle.
Ci si trova comunque tra appassionati, si gira, si chiacchiera, si guardano gli animali. Non solo capre valdostane, ma anche numerose “alpine comuni”.
Una capra davvero strana, in foto non rende l’idea fino in fondo delle sue dimensioni. Strano il colore e la morfologia, pensate che pesava, mi hanno detto, 106 kg!! Non so che incrocio strano fosse, ma dall’aspetto sembrava quasi una renna!
All’ingresso dell’arena, Camillo ed altri allevatori raccoglievano firme per sensibilizzare a riguardo della “questione lupo”. Avevano fatto stampare numerose foto scattate in valle durante innumerevoli predazioni a danno di capre, pecore e anche bovini. “Non me le hanno lasciate appendere, dicono che turbano la sensibilità del pubblico!“. Il pubblico invece si fermava, chiedeva, sfogliava, ma non sembrava affatto turbato, piuttosto indignato. Non sono mancate discussioni con chi invece riteneva che il lupo avesse pienamente ragione nel procacciarsi il cibo tra greggi e mandrie…
Ma quelli che affermano che allevare sia una forma di sfruttamento degli animali… perchè non viene a scambiare quattro chiacchiere con questo bambino, che ha addirittura fatto fare le copertine personalizzate per le sue capre?
C’è chi inganna il tempo in attesa delle premiazioni pomeridiane portando le capre all’aperto per una battaglia. D’altra parte è così che sono nate le battaglie delle capre “ufficiali”, sono stati regolamentati e ufficializzati quegli incontri che, per passione e passatempo, già si organizzavano tra amici.
Si va a far pranzo, poi ci si augura di tornare presto a casa. Piove, fa freddo, ci sono i lavori da fare…
Finalmente, senza perdere tempo, viene dato il via alle premiazioni. I giudici chiamano in campo i capi selezionati per ciascuna categoria, in modo da vederli affiancati e decidere quali sono i primi tre da premiare.
Si ritira il premio e si inizia a già a pensare alla battaglia del giorno successivo, per chi ha animali finalisti. La speranza è che anche il tempo sia migliore.
Chiude la rassegna la premiazione delle pecore, mentre pioggia e pioviggine si alternano, in una giornata decisamente fredda. Anche in una terra di forti tradizioni come la Val d’Aosta, la considerazione che può essere fatta alla fine della giornata è che anche qui si sente la crisi. Queste manifestazioni possono essere tenute in vita solo… con i soldi. La passione non è sufficiente. C’è un costo per venire qui con gli animali, sia economico (camion o altri mezzi), sia in termini di tempo. In qualche caso sarà anche mancanza di volontà, ma… quando tutto va bene, uno va volentieri a passare una giornata in compagnia con gli amici. Quando invece ci sono tante piccole/grandi cose che non girano per il verso giusto, viene a mancare persino l’entusiasmo.