A volte mi sembra che non ci sia da parlare di certe cose, tanto sono ovvie e scontate, ma evidentemente invece non è così. Nonostante io non abiti in città, tra asfalto e cemento, ma in un paese dove boschi, prati e campi sono ovunque intorno alle abitazioni, mi è appena capitato di sentire una conversazione sul tempo.
Ero in coda all’ufficio postale e, davanti a me, due signore parlavano a voce abbastanza forte da essere udite da chiunque. Si lamentavano per il fatto che, “proprio per il fine settimana“, fosse prevista una perturbazione. Non so quale evento la pioggia avrebbe potuto funestare, magari un matrimonio… Sta di fatto che, fin quando dal rubinetto esce l’acqua, molti ormai si dimenticano della sua importanza. Non c’è bisogno di andare fino in alta quota per capire cosa significhi la mancanza d’acqua.
Chissà se la gente si accorge che, laddove da settimane, anche mesi, non cade una goccia di pioggia, è tutto giallo e stanno persino seccando gli alberi? Guardatevi intorno, le chiome hanno un verde spento e, sui versanti, specialmente quelli più rocciosi, ci sono alberi con le foglie rosse. Non il rosso o l’arancione brillante dell’autunno, ma un marrone rossastro di siccità. In montagna, intorno agli alpeggi, la terra è riarsa, calpestata. Il verde è rappresentato solo dai cespugli: ginepri, rododendri, mirtillo rosso…
Dove si può, si bagna, e allora si vede la differenza. In Val d’Aosta, vallata abbastanza secca dal punto di vista delle precipitazioni, ma ricca di acqua grazie ai ghiacciai, c’è un vasto sistema di irrigazione, che permette di far fronte anche alle annate siccitose come questa. Ma l’acqua non è inesauribile. Aumento delle temperature, minori precipitazioni nevose in inverno, poche piogge (spesso torrenziali e concentrate in poco tempo) sono fenomeni che dovrebbero far preoccupare.
Chi vive lontano dal mondo “della terra”, che non ha a che fare direttamente con la produzione agricola o con l’allevamento, i fenomeni atmosferici li vive soprattutto in funzione del fastidio che possono arrecare alle sue attività di svago. Non ci si pone nemmeno la domanda del perchè questo pascolo sia verde ed altri più a monte siano completamente ingialliti.
Prati pascolati, dove il verde è tornato solo se c’è stata irrigazione. Ancora più gialli e “disordinati” quelli dove gli animali non sono passati. Qua e là, negli ultimi giorni, c’è stato un temporale a spezzare la siccità. “Ormai quassù se piove non serve nemmeno più, fa solo marcire l’erba“, mi diceva un’amica al pascolo sotto l’ombrello ieri, mentre io invidiavo la “sua” pioggia. “E’ in pianura che dovrebbe piovere, altrimenti quando scendiamo di erba ce n’è poi proprio poca!”
In alta quota la stagione è finita proprio in anticipo, con colori e panorami da fine ottobre quando invece è solo l’inizio di settembre. Quest’anno non è stato il gelo a far cambiare faccia alla montagna, ma il caldo e il secco.
La vedete la differenza? Dovremmo chiederci di più il perchè delle cose. Invece molte persone vivono prendendo tutto quello che c’è, senza domandarsi come e perchè è arrivato nel bancone di un supermercato. E questo discorso non vale solo per l’acqua, ovviamente.
I bovini sono ancora al pascolo, poco oltre si bagna per avere poi altra erba per loro, per i giorni, le settimane successive. Come stagione è andata bene per i fieni, ma nello stesso tempo di fieno ne servirà di più, dato che c’è poi poca erba da pascolare all’aperto, sempre per colpa della siccità e del caldo. Tutti questi meccanismi naturali sfuggono a chi si lamenta perchè, accidenti, proprio domani o dopodomani deve piovere??