Alla gente piace parlare del tempo, argomento “neutro” che va sempre bene sia tra amici, sia tra conoscenti che devono trovare qualcosa di cui discorrere senza troppo impegno. Ma se pratichi un mestiere che dipende fortemente dalle condizioni meteo, allora il tempo assume un’importanza maggiore.
A dispetto di chi mesi fa con troppo anticipo preannunciava estati torride (che probabilmente si sono avute altrove, abbiamo la tendenza a vedere solo ciò che accade sotto il nostro naso), qui la “bella stagione” si è presentata con una faccia molto diversa dal solito. Altro che la siccità, il tutto secco e “bruciato” degli anni scorsi! A metà agosto i pascoli di alta montagna sono ancora così, verdi e coperti di fiori, complici le precipitazioni abbondanti e le temperature non troppo elevate. Eppure c’è già chi dice che la stagione è “alla fine”. Siamo pur sempre in agosto, nel mese di settembre molti lasceranno l’alpe, solo qualcuno resterà fino ad ottobre. C’è chi già teme la neve, che potrebbe arrivare se le temperature manterranno la tendenza attuale.
Mentre in molti si lasciano influenzare da fantasiose teorie che chiamano in causa mille fattori per “dimostrare” queste stranezze del clima, chi lavora in montagna, lontano da internet, dalla televisione e spesso anche dalla radio, si rimbocca le maniche e continua le sue attività come sempre. Si fatica un po’ meno quando c’è il sole, un po’ di più quando invece piove, grandina, c’è la nebbia o il vento gelido.
D’altra parte si diceva da tempo che l’inquinamento avrebbe contribuito a modificare il clima… E, sempre solo in Italia, se a qualcuno gelano le mani mentre si munge, magari altri soffrono il caldo in qualche regione più a sud. Vi invito a leggere un articolo scientifico dove viene analizzata la situazione dello scorso mese di luglio: come vedrete, a parte il caldo eccezionale degli ultimi anni, già solo 100 anni fa le temperature medie erano ben più basse.
Al mattino c’è già la brina a 2000 metri. Però chi vive e lavora in montagna non se ne stupisce più di tanto. Più che altro si preoccupa per l’erba che potrebbe patirne, fa i calcoli di quanto gli resta da pascolare, alza le spalle quando qualcuno gli parla di neve. Van bene le previsioni meteo, ma una volta tutti se la sono sempre cavata anche senza internet. Se al mattino era tutto bianco, si partiva e si scendeva. Oggi sembra tutto così immensamente complicato, proprio quando ci sono tante comodità in più.
Una delle pietre che costituiscono le mura di queste baite porta la data 1688. Il pastore me la mostra e io come sempre penso a come fosse la vita qui quando quelle pietre sono state poste le une sulle altre. Oggi si sono aggiunte tante comodità, anche se per la gran parte delle persone quassù si conduce una vita sicuramente spartana e priva della gran parte di ciò che oggigiorno molti ritengono indispensabile.
Fa freddo anche se c’è il sole. I ghiacciai sullo sfondo ben si intonano alle temperature. Siamo solo a duemila metri, eravamo abituati a stare in maglietta, nelle scorse estati, ma proprio i segni lasciati dal ghiacciaio nel suo ritirarsi anche troppo veloce ci fanno capire come forse non sia poi così strana quella che oggi ci pare un’estate anomala. “Su di qua di matterie il tempo ne ha sempre fatte… Forse è in pianura che quest’anno è stato peggio del solito. A volte qui non era poi nemmeno così brutto, mentre era giù che pioveva tanto. Quest’inverno ha nevicato parecchio, ma nel 2008-2009 ne era venuta ancora di più.” I pastori sono abituati a prendere quello che viene senza troppe discussioni. Adesso l’importante è sfamare gli animali giorno per giorno. Se arriverà la neve, si vedrà il da farsi. Per adesso di erba ce n’è.