Due facce della stessa passione

La tappa successiva l’ho fatta a Pieve Vergonte, dove sapevo già che avrei incontrato degli amici. Non sapevo che, a loro volta, mi avrebbero portata da altri allevatori. Razze diverse e forme di allevamento diverso, stessa passione di fondo.

Da Rosalba e Lino (Azienda Valtoppa) ero già stata un paio di anni fa. 40 capre saanen, un punto vendita di formaggi: “Abbiamo iniziato nel 2005, prima avevamo le vacche. Ci sono stati dei dissidi con il collega della latteria turnaria, eravamo rimasti solo in due, così abbiamo cambiato, la stalla c’era. Io lavoro come operaio e il “tempo libero” è tutto dedicato alle capre. I soldi del mio lavoro servono anche per mandare avanti l’attività. Rosalba è entrata in questo mondo quando ci siamo sposati. Per non buttare via tutto, la stalla ecc, abbiamo deciso di cambiare così. Abbiamo preso le saanen perché dicevano che il latte era meno forte, il cliente non vuole il formaggio che “sappia di capra”.

La capra saanen, allevata in questo modo, ricade nella tipologia che, sui manuali, viene definito intensivo, anche se il numero di capi è ridotto. Capre sempre in stalla, mai al pascolo. “Per pascolare serve tempo… e il posto, così non le mettiamo mai al pascolo. Il fieno è tutto autoprodotto, poi diamo integrazioni. Per forza, altrimenti producono poco latte. Quest’anno il fieno di primo taglio è stato fatto con l’erba vecchia, pioveva sempre e non si riusciva a tagliare, così non lo mangiano. Se uno nasce con questa malattia… è passione! Facendo selezione, c’è stato un anno che eravamo il quinto allevamento in Italia come produzioni. A me piace far selezione, almeno quello come soddisfazione!

Poi Lino mi accompagna a piedi verso un’altra parte del paese, vuole farmi incontrare due fratelli, anche loro allevatori. Prima passiamo accanto al loro gregge, ancora all’aperto in quei giorni ancora esageratamente miti. La gran parte delle capre invece è in stalla.

Anzi, in tante piccole stallette, perchè sembra che dietro ogni porta in legno ci siano belati. Entriamo in un paio di porte e vediamo capre, capre di tutti i colori, dal pelo lungo, corto, con e senza corna.

Oppure con quattro corna, come in questo caso. I fratelli Piranda, Giuliano e Agostino, sono al lavoro per sistemare tutti gli animali e dar loro da mangiare. Sono appena scesi, o meglio, sono appena stati fatti scendere dalle ripide montagne sovrastanti, una decina di capi  è ancora “dispersa”. Non sono scesi con il grosso del gregge (una novantina di capi in totale), ma sono già stati avvistati.

Questa è la più antica e tradizionale forma di allevamento caprino, che persiste solo grazie al fatto che il lupo non si è ancora stabilizzato da queste parti. “Avevamo anche mucche, poi le abbiamo vendute, abbiamo tenuto le pecore e le capre. Le lasciamo libere in montagna, da maggio fino a fine dicembre, dipende dalla neve. Affittiamo un posto, ma poi le capre vanno dove c’è erba. Come reddito, si vende il capretto. Una volta le mungevo. Qui il lupo non c’è ancora, ci fosse non si potrebbe più fare così.

Nostro zio lo chiamavano “Giovannino del lupo”, perché è stato quello che ha ucciso l’ultimo lupo nel 1927, è stato attaccato mentre era al pascolo e gli ha sparato. Ho ancora la pagina, gli avevano dedicato la copertina su “La domenica del corriere”. Una volta ce n’erano tante capre, adesso gli anziani non ci sono più, siamo solo più pochi che le teniamo.

In casa una specie di museo, tra vecchie foto e campane, uno degli “aspetti collaterali” della passione per l’allevamento.

L’esperto di cani è Agostino, è lui che li “fa”. “Per tirarle giù da in montagna si usa il cane, adesso si fatica più di una volta, perché le lascio tanto libere. Una volta andavo a vederle spesso, adesso lavoro come manovale edile e non sempre nel fine settimana si riesce, così restano più selvatiche. Fare il cane non è semplice, dovresti sempre averlo sotto a lavorare. Deve avere l’indole, ma non basta, bisogna starci insieme per farli lavorare bene.

 

A Barcelonnette per la fiera

Andare o non andare a Barcelonnette? Ci avevo pensato su parecchio, già immaginavo che non avrei trovato molti animali, quest’anno, però… Alla fine è sempre un bel posto, i mercati francesi mettono allegria ed è un’occasione per vedere qualcosa di diverso dal solito.

E così sono partita, in un bel sabato di fine settembre, luci e colori autunnali. Il viaggio è comunque lungo, c’è da raggiungere Cuneo, risalire la Valle Stura e poi scendere fino alla cittadina di Barcelonnette, dove c’è già un bel po’ di traffico. Tutte le vie sono invase dalle bancarelle del mercato, poi si arriva alla piazza centrale, dove ci sono gli animali. Da una parte bovini, qualche cavallo, strane pecore dalle lunghe corna che qualcuno mi dice essere di origine ungherese.

Pecore, agnelloni, montoni, ecc. sono nella parte centrale della fiera. Effettivamente non ci sono tanti animali, sempre di meno rispetto agli anni precedenti, ma c’è un motivo molto semplice. La festa del Sacrificio è appena avvenuta, tutti gli agnelloni sono stati venduti in quell’occasione. Evidentemente anche qui in Francia le fiere zootecniche stanno perdendo di importanza e non è più tanto questo il posto dove si contratta, si vende, si acquista.

Ci sono pastori, ci sono contadini, allevatori. La fiera è comunque il luogo dove ci si incontra, si chiacchiera, si commenta. Forse all’estero più che “in casa”, ci si può aggirare per le fiere annusando quest’atmosfera particolare, come semplici osservatori, cogliendo attimi di vita.

Non mancano le campane e chi le acquista, ovviamente prevalgono quelle per pecore e capre, con tanto di canaule in legno. I prezzi non sono economici, ci sono anche pastori italiani che sollevano, fanno suonare, ascoltano, valutano. Ce n’è per tutte le tasche, ovviamente dipende dall’uso che si vuole fare della campana, se se ne cerca una da utilizzare al pascolo o una più importante.

Si può comprare una campana per qualcun altro? E’ una cosa molto difficile, la scelta di una campana è così personale! Non è solo il suono di quella singola campanella, ma è anche il pensarla inserita nella sinfonia, nell’armonia delle altre campane che già si hanno nel gregge. L’orecchio si forma man mano, crescendo, di pari passo con la passione.

In giro per la fiera si possono fare acquisti di ogni tipo, oppure anche solo girare tra le bancarelle ammirando, lasciandosi riempire gli occhi dai colori, il naso dai profumi. Ci sono anche qui, come in Italia, bancarelle di abbigliamento dozzinale e prodotti alimentari industriali, ma anche molto, moltissimo artigianato e aziende agricole. Ci sono pure tocchi etnici e multiculturali.

Qui il cibo da strada è anche questo stand dove in enormi padelle si cucina la paella, la pasta ai frutti di mare o si friggono seppie e calamari. Alla fine della giornata non ci saranno che pochi avanzi, nel fondo delle padelle. Molti comprano per portare a casa, altri mangeranno da qualche parte sulle panchine, in giro per Barcelonnette.

Sono anche moltissimi quelli che vanno a pranzare nei numerosi locali sparsi per l’intero paese, nelle vie e sulle piazze. Fuori tutti hanno lavagnette con il menù del giorno, si può mangiare anche all’aperto, l’aria fresca del mattino ha lasciato il posto ad un bel sole caldo di inizio autunno.

Ancora un giro per la fiera, sono finiti i discorsi ufficiali dal palco, la gente sta pranzando, così si riescono a fotografare meglio le bancarelle. Formaggi, salumi, miele, dolci, frutta, verdura. Qui sono molto comuni dei grossi blocchi di gelatina di frutta, che vengono tagliati sul posto, e forme di torrone morbido ricoperte da frutta secca. Come sempre, noto che in Francia le normative sul confezionamento e vendita degli alimenti sono meno restrittive rispetto a quanto accade da noi.

La dimostrazione di tosatura è già avvenuta, qualcuno dei passanti allunga la mano a toccare un ciuffo di lana. Nel primo pomeriggio si inizierà a caricare gli animali per riportarli al pascolo, nelle varie aziende più o meno lontane.

In quel momento sono tutti in paziente attesa. Chissà se ci sono stati vendite e acquisti? Alcuni credo che siano commercianti, altri allevatori. Gli Italiani che incontro commentano sulla qualità non elevata degli animali presenti quest’anno, sia come pecore, sia come montoni, a parte qualche eccezione.

Permettetemi un appunto sulla “pecora italiana” in questo box. Il confine non è lontano… Non si tratta di un animale esotico, avrebbero potuto scrivere la razza e poi, sotto, aggiungere Italia.

Lascio la fiera e riprendo la via del ritorno. Ogni paesino meriterebbe una sosta e tante foto ai panorami, ai dettagli, ai colori dell’autunno, ma il viaggio è lungo e le giornate si fanno via via più corte. Non riesco a resistere almeno a fotografare qualche piccolo gregge al pascolo accanto ai villaggi. Le grosse greggi sono ormai quasi tutte scese dagli alpeggi, restano qui le pecore “residenti”, che affronteranno l’inverno alpino in stalla.

Quando ero passata al colle (della Maddalena per gli Italiani, di Larche per i Francesi) avevo visto delle reti tirate lungo la strada, al mattino. Adesso però, in queste reti, c’è ancora un gregge al pascolo. Cani da guardiania non ce ne sono, il “recinto” è ampio, così non riesco a resistere ed entro nelle reti. Mi muovo piano, con circospezione, affinchè gli animali non si spaventino per la mia presenza, e infatti continuano a pascolare indisturbati.

Il colore di queste pecore si confonde con il panorama, con l’erba secca. Ormai c’è più poco da mangiare, ma il gregge bruca avidamente e gli animali sono in buon stato, più belli di molti di quelli appena visti alla fiera. Sole, vento, cielo in cui si rincorrono le nuvole, il gregge tutto intorno, potevo rimanere lì ore a guardare gli animali e scattare foto.

C’è anche un grosso montone con un rudun dal suono grave. Sulla schiena ha la floucà, probabilmente è un castrato, il suo ruolo è quello di guida e di capo-gregge, infatti anche lì nelle reti le pecore si spostano ora avanti, ora indietro, sempre pascolando, seguendo i suoi movimenti.

Non manca un buon numero di capre, soprattutto di razza Rove, belle grasse e con il pelo lucido. Questi animali, visti in Francia, sembrano sempre particolarmente possenti, mentre in Italia danno l’impressione di avere una taglia inferiore. Forse la ragione è da vedere nel fatto che oltralpe svettano sopra al gregge di merinos, di taglia inferiore rispetto alle Biellesi o alle Bergamasche.

Ancora qualche minuto con il gregge, poi bisogna ripartire. Ci sono pecore anche in Italia, numerosi greggi, uno accanto alla strada composto da moltissimi agnelli e le loro mamme. Passato il confine però cambia il tempo, appena oltre il colle il sole svanisce, le nuvole prendono il sopravvento e, appena inizio la discesa tra i tornanti, inizia pure a piovere, così non mi fermo più a scattare altre foto. Tornerò in Francia magari per la Fiera di Guillestre, in ottobre, il 19…

La fiera di Caselle

Agli inizi di dicembre c’è una delle ultime fiere zootecniche da queste parti, ed è quella di Caselle (TO). Ne avevo sempre sentito parlare, ma non avevo mai avuto occasione di andare a fare un giro. Quest’anno invece mi sono diretta verso quel comune famoso soprattutto per l’aeroporto…

Che dire, c’era tutto quello che deve esserci in una fiera zootecnica. Nella piazza dove era esposto il bestiame, c’erano anche i mezzi agricoli e i banchi delle sellerie, con attrezzature e rudun.

Probabilmente mi aspettavo di vedere più animali. C’erano numerosi bovini, vacche da latte, ma solo in un lato della piazza. Commentando il fatto con alcuni anziani, mi hanno confermato che, un tempo, questa fiera (così come molte altre) conosceva altri fasti: “…e non solo questa piazza era piena, ma anche nell’altra lì dietro!

Altri tempi, altri numeri, altri soldi, altri mestieri. Poco per volta arrivano gli interessati, ci sono margari, allevatori, pastori, un po’ da tutto il Piemonte. Incontro amici Biellesi, molti dalle vallate del Pinerolese, ovviamente una nutrita rappresentanza Canavesana.

Non so come siano andati gli affari, le vendite sia di bestiame, sia di campanacci, in questo tempo di crisi. Però alla fiera si va anche solo per incontrarsi, per far due parole dal vivo, per vedere gli amici e le amiche.

Ecco un gruppo di giovani che sta “testando” dei nuovi campanacci svizzeri. Non ho ben capito se il loro suono sia stato apprezzato oppure no dai tradizionalisti. Parlando di suoni, o meglio, di rumori, ogni tanto la maggior parte della gente alzava gli occhi al cielo, senza riuscire ad abituarsi agli aerei che si abbassavano per atterrare. Ogni volta pareva dovessero scendere proprio lì tra le case…

La fiera non era immensa, ma il mercato si estendeva per tutto il centro di Caselle. C’era un po’ di “mercatino di Natale”, tanto abbigliamento…

Vasto assortimento di generi alimentari, con molti prodotti caratteristici del Sud Italia. Salumi, formaggi, pomodori secchi, legumi, frutta secca, frutta candita, dolciumi… Chi non era interessato al reparto zootecnico, poteva godersi il paese e il mercato.

Una piazza era interamente dedicata all’ortofrutta, con bancarelle che proponevano frutta e verdura dal bell’aspetto e dai profumi invitanti. Nonostante la stagione, erano belli i colori di questi banchi, tra mele, cavoli verdi e viola, piramidi di agrumi, qualche tocco di esotico e mele in quantità.

Ancora un giro tra gli animali prima di lasciare la fiera. Il cielo è grigio e il clima umido. Chi viene dalle valli afferma che in quota ci fosse il sole, ma la pianura è avvolta da un clima tipicamente autunnale, anche se senza nebbia.

Sono partita nel primo pomeriggio, ma gli amici mi dicono che, successivamente, la fiera si è ulteriormente animata. A me è rimasta una sensazione un po’ grigia, come il colore del cielo, forse anche per le tante lamentele ascoltate qua e là. Anche girando tra le bancarelle, a parte quelle di generi alimentari, nelle altre si vedeva ben poca gente in attesa di essere servita.

Una super fiera a Luserna San Giovanni

Per me era, già negli anni scorsi, una delle fiere più belle che avessi mai visto, ma quest’anno ne ho avuto la conferma anche dai tanti visitatori arrivati da fuori Piemonte. Io vi ho partecipato nei due giorni, il 1 novembre, in cui vi erano solo le bancarelle, e il 2, giorno della fiera vera e propria, con gli animali, ancora più espositori e il massimo dell’affluenza.

Il primo giorno sono riuscita a farmi un giro da tranquilla, guardando gli stand e scattando foto a tutto ciò che c’era di particolare. Come questa selleria non piemontese (presumo lombarda), con campane (ma soprattutto collari) diversi da quelli che vediamo solitamente da noi.

Le sellerie a questa fiera sono tutte presenti, ciascuna con i loro articoli e ciascuna con i suo affezionati clienti. Attrezzature tecniche, reti, picchetti, fili, bastoni, campanacci, forme per il formaggio e molto molto altro ancora.

Tra i tantissimi banchi di prodotti alimentari, vi sono ovviamente quelli dei formaggi. Alcuni sono commercianti, altri produttori di aziende agricole della zona, compresi i margari con le loro tome realizzate ancora in montagna e formaggi più freschi prodotti ormai in pianura.

Era bello anche solo godersi i colori ed i profumi delle bancarelle: frutta, verdura, spezie, legumi, castagne, noci… Ce n’era davvero per tutti, tra aglio, porri, peperoni, melanzane, cavoli, mele, pere, zucche…

E quando non erano fresche, erano sotto vetro! Accanto ad olive, acciughe, funghi, sottaceti vari… Insomma, chiunque poteva trovare qualcosa di suo gradimento, senza dimenticare pane, dolciumi, farine, miele, vini e molto altro ancora.

Ma la vera fiera era il giorno in cui c’erano le bestie. Da una parte quelle dei commercianti, soprattutto bovini. C’erano anche commercianti da altre regioni (non è il mio campo, ma ho letto i nomi sui camion!!) e poi, come da qualche anno a questa parte, gli Austriaci.

Ho fatto un giro molto veloce per salutare amici e conoscenti e vedere le bestie. Nel reparto ovicaprini, non c’erano grosse novità. Le “solite” capre di un appassionato allevatore locale, che riscuotono sempre grande interesse, più qualche altro gruppetto.

Per le pecore, il commerciante è sempre quello… Quest’anno c’erano meno capi degli anni scorsi, suddivisi in gruppi di provenienza diversa. Non sono propriamente del mestiere, ma un gruppetto di pecore con una fitta lana e il ciuffo fin giù sul naso aveva un qualcosa di famigliare e ne attribuivo la provenienza al gregge di un pastore che mi aveva fatto visita il giorno precedente. (Per la cronaca, avevo indovinato!)

Oltre alla fiera, c’era la mostra degli animali di provenienza locale. Avrei voluto fermarmi di più, scattare più foto, assistere alla premiazione e alla gara di mungitura, ma quest’anno sono riuscita proprio solo a fare un giro veloce, dovendomi occupare del mio stand.

Poco per volta il pubblico si faceva sempre più numeroso e si cominciava ad avere problemi nel riuscire a spostarsi da una parte all’altra della fiera. La bellissima giornata di sole, la giornata festiva (domenica) il ponte di Ognissanti hanno fatto sì che l’affluenza sia stata davvero straordinaria.

Così molto del pubblico della fiera me lo sono vista scorrere davanti dalla mia bancarella. Ecco qui un gruppo di pastori dalla Lombardia. Ma sono venuti a salutarmi pastori dal Trentino, dal Veneto, dall’Emilia, dalla Liguria e da ogni angolo del Piemonte. Grazie a tutti voi e grazie a chi si è entusiasmato davanti a “Pascolo vagante 2004-2014”.

Verso sera molti animali portavano sulla schiena le scritte che indicavano la loro vendita. Poco per volta venivano caricati sui camion. Le bancarelle accendevano le luci (chi le aveva), altri iniziavano a smontare anche se il pubblico continuava a girare tra gli stand. C’era chi cantava e chi aveva lo sguardo già un po’ annebbiato. Per vedere anche le mie altre foto, qui un album pubblicato su facebook.

Il libro e altro

Mentre avvengono le ultime transumanze (vedo le foto on-line, ormai pastori e margari sono sempre più tecnologici), io vi do l’annuncio ufficiale che ai primi di novembre ci sarà il mio nuovo libro fotografico.

Pascolo vagante 2004-2014” sarà disponibile nelle librerie e on-line a novembre, ma le primissime copie le porterò alla Fiera dei Santi di Luserna San Giovanni (TO). La fiera dura due giorni, sabato 1 novembre e domenica 2. Nella giornata di sabato si terrà la mostra, mentre la domenica vi sarà la fiera vera e propria. Vi anticipo inoltre che la presentazione ufficiale sarà il 20 novembre a Bibiana (TO), ma abbiamo tempo per questi dettagli.

(foto S.Parola)

L’amico Simone ci manda questa immagine del suo piccolo gregge di capre al pascolo. Lui sta in Val Vermenagna, è appassionato di capre fiurinà e vorrebbe acquistarne. Chiede agli amici del blog se qualcuno può aiutarlo a trovarne qualche esemplare.

Silvio invece ci manda le immagini delle sue ultime creazioni, realizzate ad hoc per due eventi che si terranno l’ultimo fine settimana di ottobre. Il Festival del Pastoralismo Terre d’Alpe a Bergamo e la Fira d’la Calà a Bobbio Pellice (TO).

Campane, di cui una speciale…

Questo è un blog e non un sito di informazioni sul mondo pastorale, quindi vi prego di non pretendere di trovare qui le date di tutte le fiere zootecniche che, numerosissime, si tengono in questo periodo. E’ vero che ogni tanto pubblico qualche locandina, ma solo quando mi viene espressamente richiesto.

E’ però doveroso per me dirvi che il 17-18 maggio a Bobbio Pellice ci sarà la Fira ‘d la Pouià. Sia perchè negli ultimi anni ho sempre fatto un giro per incontrare un po’ di amici, sia perchè sarà l’occasione, sabato 17 alle ore 21:00, presso il tempio Valdese, di presentare in anteprima “Lungo il sentiero“, il mio nuovo libro (e primo romanzo).

L’amico Silvio anche questa volta mi ha fatto una sorpresa… Non esce mio libro senza che lui dedichi una campana! Bene, se non saremo già saliti prima del 18, risuonerà anche lei nella transumanza. Altrimenti verrà messa al collo di una pecora appena dopo, per segnalarne la presenza nella nebbia che sicuramente ci terrà spesso compagnia in alpe.

Un nuovo amico ci scrive. Si chiama Marco, scrive dalla Toscana, zona provincia di Siena. “Vendo campanacci per tutti gli animali (capre, pecore, mucche, asini e cavalli..) Per qualsiasi informazione, contattatemi ilcavallaro@tiscali.it“.

Mostra dei campanacci a Pollone (BI)

Un po’ affannata tra le tante cose da fare a casa e al pascolo, oggi mi servo del prezioso contributo dei uno dei reporter più affezionati, Carlo, che ci manda immagini da una manifestazione svoltasi qualche settimana fa nel Biellese.

(foto C.Borrini)

Dopo diversi giorni di pioggia intensa, domenica 9 febbraio, una bellissima giornata di sole quasi primaverile ha accolto la prima edizione della “Mostra dei Campanacci” a Pollone nel Biellese, organizzato dalla Proloco. Erano esposti circa ottocento campanacci per lo più di allevatori del Biellese.

(foto C.Borrini)

Campanacci di varie dimensioni con collari artisticamente decorati, con date di ricorrenze, con dediche, con incisioni del nome o delle iniziali dell’allevatore, oppure di frasi delle più disparate.”

(foto C.Borrini)

Chissà per esempio a chi era dedicata questa… Lasciatemi sottolineare come basti spostarsi di qualche vallata nel Piemonte stesso per trovare campanacci diversi. Nelle foto di Carlo non ho visto i rudun che risuonano nelle transumanze del Cuneese o di molte valli del Torinese.

(foto C.Borrini)

Presenti anche alcune campanelle di legno provenienti dall’India.

(foto C.Borrini)

La partecipazione di allevatori e curiosi è stata buona; è sempre una buona occasione per incontrarsi tra amici. Parecchia gente scuote le campane e poi si ferma a discutere sul suono emesso.”

(foto C.Borrini)

Presenti anche parecchi giovani che hanno voluto posare orgogliosi per una foto davanti alle loro opere d’arte. La festa ben organizzata prevedeva anche il pranzo e la merenda sinoira con prodotti tipici a coronamento della bella giornata.

Appuntamenti

Portate pazienza, nei prossimi giorni non ci sarò e non potrò nemmeno documentare la nevicata che pare debba arrivare, puntuale, per i giorni della merla. Andrò a parlare proprio di pastorizia in inverno a Roma, ospite di TV2000. Ci vediamo in diretta giovedì mattina! L’ora esatta non la so, il programma inizia alle 8:00 e finisce alle 10:20.

Però… Qualche cosa da fare mentre aspettate il mio ritorno c’è. Io in viaggio leggerò un libro che poi vi recensirò su queste pagine. A voi invece suggerisco di cercare questo, “Campanacci, fantocci e falò“, a cura dell’amico Giovanni Mocchi e Manuel Schiavi. Per chi è appassionato di campane, ad uso zootecnico, ma non solo!

Il 30-31 gennaio e il 1 febbraio invece vi aspetto tutti a Cuneo per Terre d’Alpe. Io parteciperò all’evento compatibilmente con i miei impegni, ma conto di esserci la sera del 31 e ovviamente quella del 1, quando proietteremo in anteprima il trailer del film (in corso di realizzazione) sui pastori piemontesi e poi… ci sarà Hiver Nomade!! Ecco qui il programma dell’evento con indicazioni per raggiungere la sede delle proiezioni.

  • 30.01.2014 > Centro Incontri della Provincia di Cuneo – Corso Dante, 41 – Cuneo
    • ore 18:00 – Trilogia “Olga e il Tempo” – Parte prima: Epica minima del mattino – di Emanuele Cecconello
    • ore 19:00 – Incontro con l’autore
    • ore 19.30 – Degustazioni di formaggi d’alpeggio, insaccati e preparazioni a base di carni ovicaprine, vini
    • ore 20.45 –  Formaggi eroici – Proiezioni
      • Valpiana: una malga nel Lagorai, di Francesco Baldi
      • La Cultura Del Bitto, di Carlo Cattadori
    • ore 22.00 – Dibattito con gli autori e dei protagonisti della “resistenza casearia”
  • 31.01.2014 > Centro Incontri della Provincia di Cuneo – Corso Dante, 41 – Cuneo
    • ore 18:00 – Trilogia “Olga e il Tempo” – Parte Seconda: Equinozio del Pomeriggio – di Emanuele Cecconello
    • ore 19.30 – Degustazione di formaggi prodotti a base di aglio, insaccati e preparazioni a base di carni ovicaprine
    • ore 20.45 – I pastori e il ritorno degli orsi e dei lupi – Proiezioni
      • Compagno orso, di Valentina De Marchi
      • Storie di lupi e di uomini, di Andrea Deaglio e Alessandro Abba Legnazzi
    • ore 22.30  dibattito con autori, protagonisti, rappresentanti del Centro del lupo di Entraque.
  • 01.02.2014 > Centro Incontri della Provincia di Cuneo – Corso Dante, 41 – Cuneo
    • ore 17:00 – Trilogia “Olga e il Tempo” – Parte terza:  Elegia della sera – di Emanuele Cecconello
    • ore 18.15  Incontro con Emanuele Cecconello
    • ore 19.30 – Degustazione di prodotti tipici e specialità di carni ovicaprine
    • ore 20.45 – Pastori piemontesi del XXI secolo
      • Le lingue del cuore, video prodotto dalle piccole scuole delle Terre Alte della provincia di Cuneo
      • Pastori piemontesi del XXI secolo, Video in-out / Propoast)
      • Hiver Nomade di Manuel Von Stürler
    • ore 22:15 Dibattito conclusivo. Posizioni a confronto sul ruolo e sulle prospettive del pastoralismo piemontese e alpino.

Tiziana invece ci manda il “sunet” per la cena dei margari delle Valli di Lanzo, sabato 15 febbraio, ore 20:30. Ahimè le dimensioni dell’immagini sono un po’ troppo piccole per vedere i dettagli, quindi se qualcuno ne sa di più (luogo, a chi telefonare, ecc…) è pregato di commentare qui sotto.

Iniziative e altro

Non riuscendo ad aggiornare il blog con la solita costanza, mi si accumula anche parecchio materiale che ricevo da voi o che mi piacerebbe comunque condividere. Segnalo un’iniziativa che proprio oggi ho trovato nella posta, Salita all’alpeggio 2013, Escursione con mucche e pastori.

Altra iniziativa, che ricevo con piacere dall’amica Gaia, riguarda altre “vecchie conoscenze” di questo blog. Insieme ad Alex e Pamela, stanno infatti cercando di dare il via ad un’iniziativa turistica per quest’estate. Riporto qui integralmente il programma, la descrizione dell’evento ed i recapiti per informazioni e prenotazioni.

Ovviamente, se qualcuno di voi parteciperà, spero che mi mandi le foto e ci racconti com’è andata!

Un altro amico ci invia questo biglietto da visita di una bottega artigiana che realizza campanacci.

Vi ricordo infine la “Cena della capra” con annessa presentazione del mio ultimo libro che si terrà il prossimo sabato, 8 giugno, a Balme (TO).

Un saluto e suoni

Dalle pagine di questo blog voglio mandare un saluto…

Un saluto a Roby che non c’è più. E’ l’ultimo a destra, qui lo vedete nel 2010 alla fiera di Biella, credo fosse la prima occasione in cui l’avevo incontrato. L’ultima quest’estate a Pragelato, già colpito dalla malattia.

(foto G.Mocchi)

Dopo questa parentesi triste, concedo spazio all’amico Giovanni Mocchi, che mi aveva inviato quest’immagine: “A Ceresito, Fiorina Maurizio forgia campanelle per capre e pecore, utilizzate soprattutto in Val Sesia. E’ anche costruttore di rarissime fisarmoniche in legno, insomma un mago dell’artigianato artistico.” Giovanni poi ci segnala una manifestazione.

Il convegno sul rito agropastorale di cacciate di gennaio è alle porte. Te ne dò informazione. I Celti vedevano in questa data, che festeggiavano con il rito di Imbolc, il momento di risveglio della natura, con la nascita degli agnelli e la lattazione, il primo sintomo di una fame superabile e del ritorno della primavera. E’incredibile come ci siano molti paesi con tradizioni nascoste ma pur vive e addirittura in ripresa. Non è un mondo in estinzione, ma sono nicchie vive e fiere. Con un paragone un po’ azzardato, la varietà delle tradizioni è come quella dei formaggi locali, a volte sconosciuti, ma molto localizzati e soprattutto preziosi.

CACCIAR GENNAIO

Suoni e riti propiziatori in arco alpinoSede: Scuola primaria di Ardesio

Giovedì 31 gennaio 2013 – h 9.30

Vengono messi a confronto i riti di cacciata di gennaio, con il contributo in rete dei paesi che condividono la stessa tradizione. Relazioni di scolaresche, Proloco ed ecomusei.
Coordina il Prof. Giovanni Mocchi

In collegamento hangout:
Scuola primaria di Ardesio (BG) ‘Scasada del Zenerù’
Gruppo Zenerù di Camparada (MI) Una migrazione del ‘Zenerù ‘
Scuola primaria di Plesio (CO) ‘Giunèe’
Proloco di Saviore (BS) ‘Fò sìner, tor fabrer’
Scuola primaria di Olda – Taleggio (BG) ‘L’è fò gener, l’è sa fevrer’
Scuola primaria di Tirano (SO) ‘Tirà li toli’
Scuola primaria di Bormio (SO) Il ‘Geneiron’
Scuola primaria di Abbadia lariana (LC)’Ginèe’

Il convegno vuole chiamare a raccolta su hangout di google i protagonisti dei riti di cacciata dell’inverno, con particolare riferimento all’appuntamento astronomico del 31 gennaio, data che dà il via ai giorni della merla, considerata fin dall’antichità cerniera tra inverno e primavera. Vuole inoltre renderli consapevoli della rilevanza culturale e dello spessore storico di ciò che in ciascun paese pare soltanto un evento locale. Come diceva un anziano di Ardesio “i ragazzi fanno baccano e gli anziani raccontano loro il senso della tradizione”. E’ quanto intende fare questo incontro che avrà come esito un DVD di documentazione, in vista del convegno scientifico di sintesi del 1 febbraio 2014.
Per gli interessati l’appuntamento è presso la scuola primaria di Ardesio, mentre i ragazzi delle vallate si collegheranno via computer.
Al collegamento ci sarà come ospite il gruppo Urzu e Pimpirimponi di Sadali, Sardegna, una maschera demoniaca tradizionale adorna di campanacci, corna e pelli.
Per informazioni Pro Loco Ardesio info@prolocoardesio.it, il link per la videoconferenza http://www.youtube.com/prolocoardesio