Luserna San Giovanni non delude mai!

La Fiera dei Santi a Luserna San Giovanni è un appuntamento che non delude mai. Ogni volta che qualcuno mi chiede una bella fiera da visitare, una fiera per cui valga la pena far chilometri, io suggerisco questo appuntamento.

Certo, pure in altre occasioni trovate un numero di bancarelle più o meno elevato, ma anche in questo campo a Luserna potete scegliere tra i produttori locali, le aziende agricole, i commercianti, gli artigiani… Altrove mi sembra spesso di essere più o meno ad un mercato, mentre a Luserna ho davvero la sensazione di essere ad una fiera.

Per gli attrezzi del mestiere trovate tutte le sellerie locali e anche altre da fuori regione. Poi mezzi agricoli, curiosità, abbigliamento… Questo è anche uno degli ultimi appuntamenti del genere, quindi ciascuno ha la sua liste di cose da comprare, che sia una tuta, un paio di scarponi, una rete per le pecore o altro ancora.

Ma il vero motivo per cui merita venire sono gli animali, così come si addice ad una vera fiera. A Luserna si viene ancora sia per vedere il bestiame, sia per fare acquisti. Quest’anno sono riuscita ad arrivare presto, pertanto non c’erano ancora nemmeno tutti gli espositori. All’inizio ero quasi delusa, perchè qualcuno mi aveva detto che non ci sarebbero state mandrie e greggi degli allevatori locali. Non che ci fosse poco da vedere… ma sarebbe stata solo una mezza fiera.

Pian piano tutti i commercianti arrivano con i loro animali, però rimanevano ancora molti spazi vuoti. La gente cominciava ad affluire, il giorno prima (festivo), aveva visto un afflusso straordinario. Nel giorno feriale invece ci sarebbe stato meno pubblico, soprattutto allevatori o comunque appassionati del settore.

Mentre assistevo allo scarico delle pecore, sono venuta a sapere che era cambiata la modalità di arrivo degli animali delle aziende locali: non alla spicciolata, ma con una vera e propria sfilata, tutti insieme, uno di seguito all’altro.

È il suono dei rudun, che si sente in lontananza nonostante tutti i rumori della fiera, il chiacchiericcio della gente, i richiami dei venditori ambulanti, ad annunciare l’arrivo delle mandrie. Un trattore apre la sfilata, poi via via arriva il bestiame.

Prima arrivano i bovini, poi sarà la volta di capre e pecore. Ha sicuramente un altro fascino vederli arrivare così: il pubblico si piazza lungo il percorso e si gode lo spettacolo. Si salutano le persone, si apprezzano gli animali, le diverse razze.

Una lunga sfilata… allevatori, parenti, amici, oggi sono tutti qui, anche quelli che forse avrebbero dovuto essere a scuola!! Grande entusiasmo per le capre: già presenti tutti gli anni con qualche animale, quest’anno Tony e Daniela hanno condotto alla fiera tutto il gregge.

Man mano ciascuno entra nel suo recinto e le campane annunciano qualcun altro in arrivo. La sfilata è conclusa dalle pecore, ecco il giovane pastore che indica all’amico che strada percorrere per arrivare al recinto. Poi il pubblico va a fare un giro a vedere gli animali con calma. Ci si trova tutti intorno a ciò che interessa di più, chi tra le pecore, chi tra i bovini, chi ad ammirare il gregge di capre.

Come a tutte le fiere ci si scambia notizie, informazioni, pettegolezzi. Si incontra gente che non si vedeva da tempo, si conoscono amici “virtuali” arrivati fin qui con un lungo viaggio, chi dalla Liguria, chi dalla Toscana, chi dal Trentino o dal Veneto. “…perchè dalle nostre parti di fiere così non ce ne sono più!“. Speriamo che la tradizione si mantenga… arrivederci al prossimo anno, sempre il 2 novembre!

Nevicata d’ottobre

Leggendo le testimonianze del passato, spesso si trovano racconti epici di discese dall’alpe con la neve. Una volta non esistevano le previsioni meteo, al massimo si cercava di leggere qualche segno del tempo, l’aria, i comportamenti degli animali, cose così.  Oggi, con una maggiore o minore attendibilità, certi fenomeni sono annunciati almeno con qualche giorno di anticipo. Inoltre quasi tutti riescono a leggere in tempo reale gli aggiornamenti, grazie agli smartphone. Però le nevicate di ottobre, per quanto annunciate, non si pensa mai che possano essere così intense. Oggi la quota neve si è alzata e piove (abbondantemente) anche in molti posti dove ieri aveva imbiancato. Spero che intanto tutti siano scesi sani e salvi a valle. Vi presento una carrellata di foto, così come si vedono le previsioni anche in alpe, si fotografa e si pubblica su facebook in tempo reale.

Questa foto l’ho scattata io ieri ad un gregge sotto a Lignan, nel vallone di Saint Barthelemy (AO), il gregge che avevo incontrato più a monte nei mesi scorsi. Nevicava, ma a terra l’erba non era nemmeno tutta coperta, era più pioggia mista neve. Altrove però le cose erano ben diverse…

inizia la desarpa a Gressoney (AO) - foto R. Cilenti

inizia la desarpa a Gressoney (AO) – foto R. Cilenti

il gregge scende a valle, Villar Pellice (TO) - foto D.Garnier

il gregge scende a valle, Villar Pellice (TO) – foto D.Garnier

tutto pronto per la partenza, Val Varaita (CN), foto R.Peyrache

tutto pronto per la partenza, Val Varaita (CN), foto R.Peyrache

si torna a casa, Bobbio Pellice (TO), foto D.Bonnet

si torna a casa, Bobbio Pellice (TO), foto D.Bonnet

pian piano si scende nel Biellese, foto A.Maffeo

pian piano si scende nel Biellese, foto A.Maffeo

transumanza a Limonetto (CN), foto G.Librando)

transumanza a Limonetto (CN), foto G.Librando)

ancora al pascolo a Elva (CN), foto S.Basso

ancora al pascolo a Elva (CN), foto S.Basso

prima della discesa, nel Biellese, foto I.Corniati

prima della discesa, nel Biellese, foto I.Corniati

tanta neve nel Monregalese (CN), foto M.Baldo

tanta neve nel Monregalese (CN), foto M.Baldo

discesa

discesa “verso la piana” in Val Varaita (CN), foto I.Seymand

la transumanza sullo spartiacque Val Maira-Val Varaita (CN), foto L.Lamberti

la transumanza sullo spartiacque Val Maira-Val Varaita (CN), foto L.Lamberti

discesa dalla Conca del Prà, Bobbio Pellice (TO), foto M.Bertin

discesa dalla Conca del Prà, Bobbio Pellice (TO), foto M.Bertin

Volevo sottolineare come, a parte la foto di Roberto Cilenti, le altre siano tutti scatti realizzati da allevatori o comunque da amici che sono andati a dare una mano durante le transumanze. Belle immagini da vedere, ma momenti estremamente difficili da vivere.

Nuova stagione, nuovi problemi

Problemi vecchi e nuovi per i pastori, problemi di cui si faceva volentieri a meno. In questi giorni le montagne si stanno svuotando, scendono le mandrie e scendono anche le greggi. Con la siccità della scorsa stagione estiva è già stato un mezzo miracolo riuscire ad arrivare a fine mese. Ma…

pecore alla fiera di Sampeyre (CN)

pecore alla fiera di Sampeyre (CN)

…ma sono in pericolo le transumanze, lo stesso pascolo vagante e persino le fiere. Il primo problema di cui sto parlando riguarda (per ora) solo il Nord Est, dove ha fatto la sua (ri)comparsa la temutissima Blue Tongue, lingua blu. Tutto è iniziato con la morte di alcune pecore, che sono poi state analizzate… ed è stato scoperto appunto che si trattava di questa patologia, una malattia virale che viene diffusa da un moscerino. Ahimè quindi il caldo anomalo che persiste non aiuta ad arginare il problema. Controlli negli alpeggi, campagne di vaccinazione, annullamento di manifestazioni come la transumanza ad Asiago e… cosa succederà alle greggi vaganti che dovrebbero passare dov’è stato trovato il primo focolaio? Vaccinazioni, divieti, obblighi… sarà un autunno molto difficile. “E’ stato bloccato un passaggio molto importante per i pastori in discesa verso la pianura nei prossimi mesi…”, mi scriveva già ai primi di settembre un amico dal Veneto.

Nel Nord Ovest non si segnalano allarmi in tal senso e ci si auspica che il focolaio resti confinato, anzi, che venga debellato del tutto, ma purtroppo niente può essere escluso. Chi scende a piedi, chi scende con i camion, una volta arrivati in pianura c’è qualcosa di molto brutto in attesa. Non è una malattia degli animali, ma un insetto, o meglio, una larva. Non notate niente di strano in questo prato pascolato?

C’è stata la siccità, poi poche, misere piogge. L’erba però è secca anche laddove i prati sono stati irrigati. Come mai, cosa sta succedendo? Il fenomeno potrebbe passare inosservato, ma non agli addetti ai lavori, tanto meno ai pastori. Non è erba secca, è erba morta. Chiazze, strisce, prati interi. Cosa sta succedendo? Avevo casualmente letto un articolo qualche giorno fa, non sapevo però che il fenomeno fosse già così diffuso.

La nottua delle graminacee è una farfallina notturna, la sua larva si ciba solo di graminacee, quindi le erbe a foglia fine che compongono una buona parte dei prati e dei pascoli (ma non solo, perchè sono graminacee tutti i cereali). Mythimna unipuncta, questo è il suo nome scientifico, è un insetto molto diffuso, ma pare che questa sua massiccia diffusione quest’anno sia legata alle temperature anomale. E così ecco che nei prati sopravvivono solo le leguminose (trifoglio, erba medica) e altre erbe di scarso valore, mentre le graminacee spariscono totalmente. Un danno per gli agricoltori e… per chi deve far pascolare gli animali!

Il problema poi è duplice: da una parte la scarsità di foraggio in un autunno che già si prefigura “magro”, dall’altra una delle possibili soluzioni. Da più parti infatti si parla di trattamenti antiparassitari (su così vasta scala? quanti sono gli ettari di prato?). Ma una volta trattati i prati, dopo quanto tempo sarà “sicuro” lasciar pascolare le pecore su quell’erba? Per non parlare poi comunque delle conseguenze su tutto l’ecosistema di trattamenti antiparassitari su estensioni così elevate…

Insomma, ancora una volta la “bella vita” dei pastori, vita all’aria aperta, in queste fin troppo miti giornate di settembre è tutt’altro che semplice. Ci sarebbe sicuramente da auspicare un inverno freddo come ai vecchi tempi, per ammazzare larve, moscerini & C. Buon autunno a tutti e speriamo che si trovino valide (e veloci) soluzioni a questi problemi.

Tempo di fiere

Settembre, ottobre, tempo di fiere, di manifestazioni zootecniche. Si scende dagli alpeggi, si vende, si compra prima dell’inverno. Questo era la norma un tempo, adesso le stagioni sono un po’ pazze, non sempre il meteo e le temperature sono quelli di un tempo, ma le fiere continuano ad esserci, alle stesse date di sempre.

Perdonatemi se non pubblico più l’elenco delle manifestazioni. Dato che la maggior parte di voi è su facebook, ho creato lì un’apposito gruppo (Manifestazioni zootecniche) dove pubblicare tutti gli eventi. Ciascuno può segnalare o condividere locandine e links riguardanti tutta Italia. Qui invece continuerò a pubblicare foto delle fiere a cui sono stata io. Per cominciare, eccone una da Vicoforte, in provincia di Cuneo, un’enorme fiera a cui non ero mai andata. Sullo sfondo dell’immagine vedete la cupola del famoso santuario, intorno al quale si sviluppa la fiera.

Sono arrivata solo al pomeriggio a causa di altri impegni. Una giornata davvero torrida… Nonostante la fiera sia molto conosciuta e “storica”, di animali ce n’erano abbastanza pochi. Capre, bovini, equini, animali da cortile, ma sicuramente non i numeri che animavano un tempo questa manifestazione.

Qualcuno che compra c’è, ho visto animali venir caricati sui camion. Ma in generale le fiere mi sembrano tutte un po’ in crisi, con qualche eccezione. Gente che va a vedere comunque ce n’era parecchia, a Vicoforte, e dire che era solo il primo giorno. Non oso immaginare nel fine settimana!

Faceva affari il venditore di animali da cortile. Magari non con gli animali “strani”, ma sicuramente con galline, oche, anatre e conigli. Per struzzi, lama e altre bestie esotiche, occorrono gli amatori. Anche se ormai è diventato abbastanza comune vederli a queste rassegne, c’è comunque sempre chi si ferma ad osservarli con curiosità.

La fiera era comunque immensa per quanto riguarda gli spazi espositivi. Macchinari agricoli di ogni genere, abbigliamento, attrezzature, agro-alimentare, calzature, veramente di tutto e di più, c’era veramente da rimanere un giorno intero per vedere tutto con calma.

Due giorni dopo si cambia provincia e si cambia santuario… è la volta della fiera di Oropa, sopra a Biella. C’ero stata in passato, ma era da qualche anno che non venivo più. L’ho trovata sottotono. Nonostante la bella giornata, meno gente, meno bancarelle e meno animali di quello che mi ricordavo.

Anche qui il santuario merita una visita e la confusione era minore rispetto a quella incontrata a Vicoforte. C’era anche un matrimonio nella chiesa centrale…

Tornando alla fiera, sicuramente è stata l’occasione per un saluto a diversi amici, sia espositori, sia allevatori, sia semplici visitatori, come nel mio caso.

Man mano sono arrivate le mandrie. Da specificare come questa sia una mostra, cioè sono gli allevatori locali a condurre i propri animali, scendendo a piedi dagli alpeggi, mentre nelle fiere sono i commercianti o comunque coloro che vogliono vendere dei capi a portarli alle manifestazioni. La rassegna invece prevede un premio di partecipazione e/o una premiazione dei capi migliori.

Come vi dicevo, in passato (parlo solo di qualche anno fa) c’erano molte più bestie, molti più allevatori a partecipare, da quel che mi ricordo. Ecco qui il mio resoconto del 2010. La razza più rappresentata qui è quella della Pezzata Ross di Oropa, ovviamente!

C’è anche il gregge di pecore, ma questa non è più la fiera dei pastori del tempo andato, quella narrata anche nel libro “Fame d’erba”. Di pastori ne ho incontrati pochi…

Vedendo le immagini della premiazione, mi verrebbe da dire che è grazie ai giovani che queste manifestazioni non vanno a perdere del tutto. Sembra infatti che ci sia ancora voglia di portare avanti il mestiere e che il ricambio generazionale sia assicurato!

Anche ad Oropa, bancarelle con i formaggi. Ciascuno proclama che la sua è l’unica vera “toma di Oropa”. Non conoscendo i produttori, mi auguro almeno che siano tutti formaggi di alpeggio biellesi! C’è però da dire che questi stand non erano tra le altre bancarelle, ma in una piazzetta laterale rispetto al santuario. Credo si tratti di stand fissi dove i produttori espongono la loro merce tutte le domeniche, quando i turisti affollano la zona.

Per finire, qualche scatto dalla fiera di Pragelato, in Val Chisone (TO). Qui gli animali non mancano mai, sono i commercianti a portarli e, a giudicare dal quel che ho visto, di vendite, acquisti e contrattazioni ce ne sono state.

Le razze portate dai commercianti erano soprattutto razze da latte, anche perchè qui vengono i margari, che cercano nuovi animali da inserire nella loro mandria. Bestie che andranno in alpeggio e che verranno munte per le tome, le ricotte, il burro.

Il tempo (come da tradizione!) stava già cambiando, nel giorno della fiera. Cielo grigio, aria frizzante, infatti nel pomeriggio era poi arrivata anche la pioggia. Le scuole il 14 settembre erano già iniziate, e così ecco le scolaresche in visita a questo appuntamento fisso del mondo zootecnico di montagna.

Dopo anni di assenza, ecco che quest’anno sono tornate anche le pecore alla fiera di Pragelato! Un commerciante, il cui gregge pascola non lontano, è sceso con tutti gli animali, così gli appassionati di ovini hanno potuto riunirsi tutto intorno. “Scrivilo, che i commercianti salvano la pastorizia… perchè io i montoni per la festa dei mussulmani ai pastori li ho ritirati e pagati. Solo che me ne sono rimasti un bel po’ da vendere… e adesso sono tutti qui…“, esclama Davide, mentre accompagna dei potenziali acquirenti all’interno del recinto, per vedere qualche capo.

Qualche lamentela anche con il bel tempo

Il titolo è volutamente ironico. Si sa che i pastori si lamentano sempre, ma si potrebbe pensare che quest’autunno asciutto non possa dare loro motivi per protestare e brontolare.

Sono andata ad accompagnare il gregge di amici che stavano venendo verso il mio paese. Gli altri anni non pascolavano da queste parti, ma è stata offerta loro dell’erba e allora… Apparentemente non dovrebbero esserci problemi di pascolo, quest’anno, ma il bel tempo sta favorendo non solo i pastori.

Mentre il gregge finisce di pascolare prima della partenza, il pastore mi racconta di essere in “anticipo sui tempi”. Lo scorso anno mangiava quei prati quasi un mese dopo, nonostante la pioggia e il maltempo che avevano caratterizzato l’autunno. Quest’anno, grazie al terreno asciutto, ci sono ancora allevatori di bovini che tagliano erba e la portano in stalla, invece di venderla ai pastori. Ci sono ancora mandrie al pascolo all’aperto (altro che Santa Caterina!). Ci sono contadini che si affrettano ad arare le stoppie e spargere il letame (non si sa mai che poi venga a piovere o nevicare e non si possa più entrare nei campi con i trattori).

Terminato di pascolare quel prato, il gregge si mette in cammino. Al pastore sono state offerte parecchie “giornate” d’erba (la giornata piemontese è una misura delle superfici agrarie), vale la pena andare in questa nuova zona di pascolo. Poi magari, una volta sul posto, si troveranno anche altri prati da pascolare, parlando con i contadini.

E’ un percorso già collaudato, ora si sfruttano le strade, ora la viabilità secondaria, in alcuni punti si può tagliare attraverso prati tagliati o stoppie. Come sempre splende il sole e, almeno durante la giornata, non fa troppo freddo.

Le giornate sono corte, i pomeriggi durano poco, i raggi si fanno presto obliqui e le ombre lunghe. Il cammino prosegue sulla ciclostrada, il gregge avanza veloce, le pecore paiono insaziabili, anche se hanno pascolato fino a poco tempo prima.

Si incrocia la strada in una zona di fabbriche e centri commerciali, è inevitabile che qualche auto debba attendere pochi minuti, poi il gregge sparisce di nuovo lontano dagli sguardi. Questa comunque è una zona dove di pecore ne girano parecchie, non è del tutto inconsueto incrociare un pastore vagante mentre si sposta seguendo questo itinerario.

Si approfitta di una stoppia per fare una pausa e per lasciare che gli animali mangino un po’. Il pastore valuta se riuscirà ad avere erba a sufficienza o se dovrà spostarsi ancora dal prato dove pensa di arrivare. Mentre gli animali mangiano, il tempo passa…

Si riparte e si percorre un altro tratto di ciclostrada, mentre il sole si avvia sempre più verso le montagne e il tramonto. L’aria si fa più fredda, qui in pianura ed in aperta campagna, più ancora che a ridosso delle montagne.

Si incontra un’altra stoppia e questa tappa fa sì che il successivo potrà essere l’ultimo spostamento. La moglie del pastore porta avanti l’auto e il trailer su cui sono caricati gli agnelli, va a tirare le reti dove si arriverà e dove il gregge verrà fatto dormire. Intanto gli animali continuano a brucare.

La pista viene invasa ancora una volta per raggiungere la meta finale, per gli animali ci sarà ancora un prato di erba verde da brucare, quella sera. Con il sole, senza fango, sembrerebbe proprio che i pastori non debbano lamentarsi, quest’anno!

E così, una volta arrivati, c’è solo più da consegnare gli agnelli alle mamme. Subito il gregge viene lasciato pascolare in tutto il prato, poi le reti verranno tirate per il recinto notturno. Il giorno successivo ci si rimetterà in cammino per raggiungere il comune confinante, dove si spera di pascolare per qualche settimana.

Una fiera proprio “di paese”

Già lo scorso anno avevo raccontato di quanto mi fosse piaciuta la fiera di Pomaretto e quest’anno non posso che confermare le sensazioni e le impressioni.

Era una limpida giornata di metà novembre con il vento che soffiava forte sulle montagne. Quest’anno la fiera l’ho vissuta partecipando alla discesa di uno degli allevatori locali. Infatti il Comune invita alla rassegna tutta una serie di persone o residenti, o altri comunque della valle, così da avere un bel numero di allevatori e animali. Dopo un’abbondante colazione (non sia mai che si parta a stomaco vuoto!) si attaccano i rudun e poi si parte.

Luciano si cambia prima di incamminarsi davanti alle sue bestie. Quanta passione, quanto orgoglio, quanta dedizione e ambizione nel tenere bene gli animali! Nel vedere certi gesti, certe piccole attenzioni, è chiaro come questo non sia semplicemente un lavoro, ma una ragione di vita.

Si scende verso il fondovalle, la casa di Luciano è piazzata su, in una frazione ben esposta al sole. Ci sono anche altri gruppi di animali che attendono di essere condotti alla fiera, mentre altri ancora sono già passati. Tutto questo da un senso di vita alla montagna, a questo paese, Pomaretto, posto all’imbocco della Val Germanasca, uno di quei luoghi dove si passa in auto e raramente ci si ferma.

Ma quel giorno sulla strada altri hanno la precedenza: fiera in corso, recita il cartello. Ed infatti è tutto un allegro risuonare di campane, gli animali sembrano arrivare da ogni parte in mezzo ai palazzi ed alle case. A questa stagione, nonostante la bella giornata e le temperature comunque non rigide, c’è meno gente dei mesi precedenti, da queste parti. Dalle auto di passaggio si guardano gli animali con una certa sorpresa, magari qualcuno si fermerà alla fiera al ritorno.

Le vacche di Luciano sono nel loro recinto, subito dopo arriva un’altra mandria, pian piano tutti i recinti si riempiono e la fiera si anima. Molti sono allevatori, gli amici che sono venuti a fare una mano, allevatori da vallate vicine, poi pian piano arrivano anche i curiosi, quelli che alla fiera vengono per fare acquisti tra le bancarelle.

Anche qui non mancano i giovani: solo il tempo dirà se ci sarà posto anche per loro in questo settore, se la passione si manterrà con gli anni, ma al momento sembra davvero di vedere tanto interesse e determinazione.

Certo, è un momento di divertimento, è anche un gioco, ma da affrontare con uno spirito che ha sia qualcosa dell’età adulta, sia di quella anagrafica di questi ragazzini. Vedere questo gruppetto fa pensare che, per la rinata fiera, ci possa essere un futuro anche per gli anni a venire.

Più che una fiera, per quello che riguarda gli animali, si tratta di una mostra, cioè gli allevatori hanno condotto il loro bestiame. Ma ci sono anche alcuni commercianti con un certo numero di capi, nel caso in cui qualcuno volesse fare acquisti. Non sono tempi facili, ma si vedono però contrattazioni in corso e, alla fine, vengono segnate sulla schiena quelle che sono state vendute.

In uno degli spazi, ci cono tutti i box per gli altri animali diversi dalle vacche. Vi sono numerosi gruppi di pecore, biellesi, bergamasche, roaschine, meticce e alcune pecore nane, più una moda che una forma di allevamento, c’è chi le sceglie come animali per tenere puliti spazi verdi.

Poi vi sono le capre, valdostane, alpine comuni, vallesane. C’è una rappresentanza di tutto ciò che viene allevato o sale sugli alpeggi della valle. Vi sono anche cavalli, per i bambini è una gioia poter fare un giro in sella ad un pony.

Manca poco a Natale, ma quel giorno vedere due renne faceva comunque un certo effetto. Accanto agli asini, ai lama a cui ci stiamo ormai abituando, visto che compaiono, insieme agli alpaca, nella gran parte delle fiere locali, c’erano infatti questi cervidi che non molti avevano già visto dal vivo.

Oltre agli animali, ovviamente c’era ampio spazio dedicato alle bancarelle. Attrezzature, materiale tecnico, gli immancabili campanacci che, nonostante tutto, continuano ad avere una buona richiesta. O per una ricorrenza o per un capriccio, alla fine c’è sempre chi passa ad ordinare o a ritirare un rudun nuovo.

Il vento mette a dura prova gli espositori. I miei amici con le loro spezie stanno già ritirando la merce, l’ennesima folta potrebbe mescolare tutto causando gravi danni. Non hanno problemi i venditori di tome, anche se chi ha ombrelloni e gazebo cerca di ancorarli o addirittura li chiude.

Oltre ai generi alimentari, c’è artigianato locale, i manufatti realizzati con le lane delle greggi della zona. Idee per i regali natalizi, ma purtroppo il vento sembra tenere lontani parte dei visitatori. La mia impressione infatti è stata che vi fosse meno pubblico dello scorso anno, anche se la fiera aveva lo stesso livello come partecipazione degli allevatori e bancarelle presenti.

La particolarità e la bellezza di questa fiera secondo me sta nella collocazione. Per fare tutto il giro e vedere gli animali si segue un percorso che porta a passare nel retro del paese, tra prati e alberi da frutta: un colpo d’occhio davvero particolare.

Ancora un giro tra gli animali in mostra, agghindate con i rudun migliori. Pian piano si avvicina l’ora di pranzo e il pubblico diminuisce, poi ci si riunirà di nuovo numerosi per la premiazione al pomeriggio.

Lo scorso anno ero rimasta fino alla fine, ma quel giorno dovevo rientrare a casa. Così completo l’itinerario, scattando foto un po’ a tutti i gruppi di animali presenti. Nonostante la data un po’ “tardiva”, anche quest’anno per la fiera di Pomaretto c’è stato bel tempo e un buon successo.

Bello, però…

Sono passate un paio di settimane da quando ho scattato queste foto, ma nel frattempo non è cambiato quasi niente, anzi… E’ sì arrivato un po’ di freddo, ma non è ancora quello giusto per la stagione e, in questi giorni, si sta verificando una sensibile inversione termica, con temperature sui monti maggiori rispetto alla pianura.

Era quasi la metà di novembre e, in montagna, sopra all’ultimo centro abitato, in una zona che potremmo definire “di alpeggio”, c’erano ancora animali al pascolo. Normale? Non proprio. A quelle quote, in questa stagione, dovrebbe già esserci la neve. Forse ha ragione il detto che recita: “se nevica sulla foglia, l’inverno non da noia” (in dialetto fa rima). Infatti la prima nevicata a bassa quota era avvenuta quando ancora gli alberi non avevano iniziato a perdere le foglie.

A quote maggiori il silenzio, il vento che soffia, un po’ di ghiaccio dove non batte il sole, ma per il resto i ruscelli scorrono ancora normalmente. Con poca acqua, ma scorrono. E’ bello poter fare ancora delle gite senza pericoli, camminando sui sentieri senza problemi, ma tutto ciò è preoccupante. Serve la neve a coprire il terreno, servono le scorte d’acqua. Tra tutti i problemi della montagna, quello climatico non può che non preoccupare. Questo alpeggio è stato abbandonato da tempo, oggi se ne utilizza uno più a monte in una posizione migliore.

Sono cambiate tante cose, nel corso degli anni, dei secoli, ma cosa succederà se il clima continuerà a cambiare così? Queste genzianelle sono di nuovo fiorite, ma non hanno rispettato i loro tempi, i loro cicli, confuse dalle temperature. Anche gli animali accusano comportamenti anomali. Per esempio quest’anno molti mi hanno raccontato di come le capre siano andate in calore in anticipo, ritornando poi ad andare successivamente e finendo per essere “in ritardo” sulle tempistiche normali.

L’alpeggio ovviamente è deserto e silenzioso. Forse quella giornata era fin più calda di altre nella stagione estiva, ma ovviamente ormai lassù non c’è nulla da mangiare, l’erba è stata interamente brucata. Quella poca neve che c’è resiste solo dove non batte il sole, ma il vento caldo la sta comunque facendo scomparire velocemente.

Più su sulle creste i camosci pascolano. Certo, faticano meno pure loro, ma per avere erba e acqua, deve nevicare. Le previsioni sono una desolante distesa di soli gialli, nemmeno offuscati da una mezza nuvoletta. I pastori in pianura lavorano bene, tanti hanno ancora bestie al pascolo anche senza fare pascolo vagante, i trattori passano a tagliare erba per portarla in stalla, ma… ma il grano cresce senza la protezione della neve. E non sa davvero più cosa ci si può aspettare. Tra pochi giorni è Santa Bibiana. Se i vecchi detti valgono ancora e se continuerà con questo clima… 40 giorni e una settimana di sole, vento, temperature anomale?

Quando l’erba finirà, quando tutto sarà troppo secco, anche questi animali verranno riportati in stalla. Non è lontana, non abbandonano la valle, ma scendono solo alla frazione poco più giù, sul versante solatio della vallata.

Vicino alla stalla anche le vacche da latte vengono ancora messe fuori a mangiare erba durante il giorno. Certo, non bisogna lamentarsi e “prendere quello che c’è”, ma il cambiamento climatico non è da sottovalutare o da ignorare, soprattutto quando l’uomo ne è almeno in parte responsabile. Non chi vive e lavora quassù… ma a pagarne le conseguenze siamo tutti!

La fiera di Luserna non delude

Il 2 di novembre si sa dove andare, a Luserna San Giovanni per la Fiera dei Santi. Per fortuna è una di quelle fiere che continua a non deludere, a differenza di altre che stanno “perdendo colpi”. Qui si trovano i commercianti con il loro bestiame, gli allevatori locali con mandrie e greggi, animali di tutti i tipi, bancarelle con ogni genere di merce.

Da dove iniziare? Qualunque sia la via di accesso che scegliete per entrare a Pralafera, trovate qualcosa da vedere. Nonostante il giorno feriale (quest’anno cadeva di lunedì), di gente ne arriva sempre di più e ad un certo punto diventa quasi difficile muoversi. Mai come lo scorso anno che era domenica…

Anche l’edizione 2015 è stata fortunata dal punto di vista meteo, così ne hanno beneficiato sia la fiera, sia gli animali, sia il pubblico. Acquisti se ne potevano fare di ogni genere… le bancarelle “del settore” erano molto numerose, credo che sia la fiera dove ho visto il maggior numero di sellerie con i loro prodotti.

Ci sono quelli che hanno il fornitore di fiducia, altri che girano, guardano, confrontano i prezzi… C’è chi compra proprio solo quello che serve per il lavoro, chi comunque si toglie ancora un capriccio aggiungendo una campana alla sinfonia del proprio gregge, della propria mandria.

A proposito di campanacci, mentre fotografavo gli animali degli allevatori locali, mi è capitato di ascoltare questa conversazione. Un anziano, parlando con un conoscente incontrato lì alla fiera, così commentava: “Sono solo i veri marghè che attaccano quelle campane, i rudun. Sono i marghè che vanno in montagna!

C’è tutta un’area dedicata ai piccoli animali: anatre, galline, conigli, tacchini, pollame di ogni tipo, ma anche asini, lama, ponies…

…e pecore “strane”! Iniziano a vedersi sempre più spesso, alle fiere, pecore nane che alcuni pensano di acquistare come tosaerba economici ed ecologici per tener puliti i giardini. Ricordiamo che, anche se di piccola taglia, anche questi animali hanno le loro esigenze. Finita l’erba occorre provvedere con il fieno!!

Dalle cascine e dai pascoli della valle, man mano arrivano i vari allevatori con i loro animali. Si passa dove si può, tra auto, vacche dei commercianti già tutte disposte in fila, pubblico che man mano affluisce per visitare la fiera. Ciascuno ha il suo buon numero di amici accordi per aiutare in questa giornata speciale e poi fare festa tutti insieme. Chi ha sia bovini, sia capre, sia pecore… arriva con tutto, in una sfilata annunciata dal suono dei campanacci.

C’è anche altra musica alla fiera, vari artisti si esibiscono qua e là, chi suonando, chi facendo ballare delle marionette. Altrimenti si può anche osservare dal vivo il lavoro di qualche artigiano che scolpisce il legno o realizza ceste e cestini.

Prodotti tipici. Pane, farine, miele… Ortofrutta di ogni tipo, con tutti i coloratissimi prodotti di stagione. Tante mele, castagne, porri, aglio, zucche di ogni forma e colore, kiwi e frutti un po’ più strani, sia “nuovi”, sia antichi come le nespole locali, ben diverse da quelle giapponesi.

C’è anche chi porta prodotti tipici di altre regioni, sia nell’ortofrutta, sia per quello che riguarda salumi, formaggi, legumi. Non mancano ovviamente numerose bancarelle di calzature, vestiario, sia specifico per il settore agricolo/zootecnico, sia generico.

Molti margari sono presenti con le loro bancarelle di formaggi, quelli stagionati dell’alpeggio e quelli freschi, prodotti quando ormai si è scesi in pianura. “Da chi posso comprare del buon formaggio?“, mi chiedono degli amici. C’è l’imbarazzo della scelta!

Arrivano ancora animali, questa è la volta di un grosso gregge che in seguito si sposterà poi verso la pianura, per pascolare prati nel corso di tutto l’inverno, senza dover ricorrere (si spera) al fieno in stalla.

Un tempo parallelamente alla fiera, c’era anche la mostra della pecora frabosana-roaschina, che però purtroppo da qualche anno non si tiene più. Mi hanno detto che quest’anno non è più nemmeno stata fatta la rassegna della bovina Barà… Credo che le motivazioni siano da ricercare “semplicemente” nella crisi e nella carenza di fondi a disposizione per organizzare questi eventi.

Nonostante le difficoltà, c’è ancora chi acquista e contratta, che si tratti di capre, pecore o bovini. Molti però si limitano a guardare e commentare. Ho incontrato numerosi pastori, anche da altre parti d’Italia, così abbiamo fatto quattro chiacchiere sui problemi, che sono i medesimi ovunque.

Al pomeriggio, diverse bovine portavano sulla schiene un segno che le identificava come vendute, quindi qualcosa si muove ancora… Nonostante l’aria di festa e la giornata da trascorrere in allegria e compagnia, il settore non se la sta passando bene. I problemi per chi conferisce il latte, le normative che impongono sempre più spese ed adeguamenti per lavorarlo in azienda o in alpeggio…

Si pranza in compagnia e allegria, il giorno della fiera per molti (giovani, ma non solo) è soprattutto questo, una giornata in cui si abbandona la routine lavorativa. Ci sarà poi forse da lavorare di più la sera, ma sono occasioni annuali da non perdere.

Gli animali attendono pazientemente che la giornata finisca e riprenda tutto come prima. Man mano la gente va via, rientra ai propri lavori e incombenze. Arrivederci al prossimo anno a Luserna. Ovviamente qui ho potuto mostrarvi solo poche immagini tra le tantissime che ho scattato, ma gli amici che sono su facebook, come sempre, possono vedere l’intero album dedicato a questo e a tutte le altre manifestazioni a cui ho partecipato.

Un suono diverso

La fiera della calà chiude il mese di ottobre e la stagione. Per fortuna anche quest’anno il tempo è stato clemente, regalando agli allevatori e al pubblico una bella giornata di sole caldo. Come ormai ben sapete, Bobbio Pellice ha due fiere, una per la salita e una per la discesa dall’alpe. Entrambe sono momenti di festa.

La maggior parte degli animali partecipa alla sfilata, ma qualcuno al mattino arriva già prima con il gregge, anche perchè dopo sarà magari impegnato a dare una mano ad amici e parenti che passeranno con la mandria nel centro del paese.

Tutti man mano raggiungono i loro posti da cui poi partiranno, altri arrivano dalla stalla e, senza fermarsi, imboccano la strada principale. I colori sono quelli dell’autunno, un autunno iniziato senza piogge, con belle giornate di sole e temperature sopra la media.

Quando la sfilata prende il via, con un breve spazio tra un gruppo di animali e l’altro, si procede fino alla fine. C’è qualche automobilista impaziente che, a tutti i costi, vuole infilarsi tra le mandrie o ripartire in senso contrario in direzione del fondovalle. Il servizio d’ordine cerca di bloccare tutti, ma ogni tanto una delle auto parcheggiate lungo la strada si mette in marcia, incurante di tutto ciò che sta accadendo.

Come sempre sono numerosi i giovani: allevatori, amici, aiutanti, figli e nipoti. Una valle viva e con un futuro, anche se le difficoltà si fanno sentire qui come ovunque. Quello però è un giorno di festa, quindi per qualche ora si mettono da parte i pensieri.

Solo in un caso, pur nell’atmosfera gioiosa, c’è un momento per la serietà e la riflessione. Anche chi non conosce la tradizione capisce che sta accadendo qualcosa di particolare quando passa una mandria senza i rudun, i tradizionali grossi campanacci. Tutti gli animali hanno al collo campanelle di un altro tipo, dal suono argentino, ma che per qualche istante raggela l’aria. C’è stato un lutto in quella famiglia, quindi non si attaccano i rudun della festa. Gabriella me l’aveva detto e mi aveva raccontato come avesse dovuto cercare di spiegarlo al piccolo Federico, che faticava ad accettare il fatto che non si potessero mettere i campanacci al collo delle mucche.

Tutte le altre mandrie invece avanzano con il suono dei rudun, a dare il ritmo al loro cammino. Si respira davvero aria di festa. C’è chi è sceso da poco, chi già aveva lasciato da qualche settimana l’alpeggio, ma comunque la gran parte degli animali viene ancora tenuta al pascolo nei prati della valle.

La sfilata continua, poi arriva il gregge a chiudere il passaggio degli animali. Lo seguo fino ad arrivare nella piazza gremita di gente.

E’ qui che la maggior parte delle persone ha assistito a questa festa, facendo ala al passaggio di allevatori ed animali, scattando foto, girando video. C’è anche la RAI a realizzare un breve servizio che andrà in onda la sera sul TG regionale.

Dopo chi vuole potrà ancora vedere gli animali con più calma, aggirandosi tra i recinti in cui sono stati collocati. Ci si ferma, si incontrano gli amici, si fanno quattro chiacchiere.

Intanto, ogni azienda (qui la maggior parte degli allevatori produce anche formaggio) prepara il banchetto per la degustazione e i turisti si mettono in fila. Si inizia con la mustardela, poi si passa da tutti i vari produttori, tra tome e saras.

C’è chi fa acquisti tra le bancarelle, chi va a mettersi in coda per il pranzo, anche per quest’anno la fiera di Bobbio è stata un successo. In valle manca ancora la fiera di Luserna e poi via via ci si preparerà all’inverno.

Delusa dalla fiera

Avevo detto a tanti che la fiera di Guillestre, in Francia, meritava la visita. C’ero stata nel 2011 e mi era piaciuta per quell’atmosfera di fiera paesana… Tutti i piccoli allevatori che arrivavano con gli animali caricati su ogni tipo di mezzo, i box in mezzo al frutteto, sull’erba, le bancarelle in tutto il paese.

Quattro anni dopo, una grande delusione. Quei pochi animali che ci sono, qualche box di pecore, un paio di cavalli, due o tre bovini, sono nella piazza asfaltata. Di gente ce n’è, è stato difficile trovare parcheggio ed è ancora più difficile camminare nelle vie e tra le bancarelle, ma quel che manca è l’aspetto rurale.

Qualcuno fa acquisti, compila i documenti, ma sembra davvero che la maggior parte delle persone siano qui soprattutto per la fiera intesa come mercato. Certo, di bancarelle ce ne sono moltissime, ma l’impressione è che manchi la qualità e l’organizzazione.

La parte più agricola è nel solito spazio verde, tra i meli. Qualche bancarella con attrezzature, le solite campane, un paio di artigiani, ma mancano molti stand che avevo visto anni fa. Anche tra il pubblico, non individuo più tutti quei volti che identificavano allevatori e contadini.

Mescolati in mezzo a tutto il resto, ci sono i produttori. In altre fiere c’è una divisione almeno parziale tra prodotti agro-alimentari ed altri generi, qui invece magari trovavi un’azienda agricola in mezzo all’abbigliamento dozzinale. Insomma, la mia delusione è stata molta.

C’era anche qualcosa di interessante, qua e là, come questa azienda che proponeva la lana delle sue pecore. Mancava però tutto il resto dell’atmosfera che avevo respirato all’epoca. Ho incontrato qualche faccia nota, dall’Italia, anche loro lamentavano soprattutto la scarsità di animali.

La maggior compravendita, in questo settore, sembrava essere quella avicola: polli, galline, tacchini, anatre, c’erano diversi espositori con questi generi e moltissima gente effettuava acquisti. Si sceglievano gli animali, che venivano collocati in scatole di cartone, si scriveva sopra il nome e le si lasciava lì. Ciascuno sarebbe poi passato a ritirarle più tardi, in quel momento c’era troppa ressa nella fiera per poter girare con uno scatolone per mano.

Il mercato era vasto, soprattutto abbigliamento di ogni genere. A parte qualche banco dove si vendevano cappelli e camicie a quadretti, tutta la restante parte della fiera era indirizzato ad un pubblico generico e non agli “addetti ai lavori”.

Ecco un’altra bancarella tematica, non così attrattiva in quella calda giornata di metà ottobre in cui si teneva la fiera.

Spezie, verdure, formaggi, frutta e polli arrosto, pian piano si avvicina l’ora di pranzo e il pubblico inizia a diminuire. Ora di ripartire dalla fiera…

Ancora un giro per Guillestre, sotto un cielo limpido, aria tersa e sole abbacinante. Tutto intorno i colori dell’autunno così, delusa dalla fiera, decido di godermi il resto della giornata, scegliendo una diversa via per il rientro.

Invece di tornare attraverso il Monginevro, mi avvio lungo la valle del Guil, passando accanto a Chateaux Queyras. Villaggi, boschi, prati e pascoli, non immaginavo che avrei ancora incontrato animali salendo in quota.

Invece ecco un gregge al pascolo accanto alle piste da sci. Si tratta di pecore gravide o che hanno già partorito. L’erba è bassa, ma le merinos brucano avidamente. Non c’è alcun pastore, solo delle reti a formare un vasto recinto.

Gli agnelli, sazi di latte, si godono il sole. Probabilmente questi saranno gli ultimi giorni in montagna, poi anche questo gregge sarà portato nelle pianure accanto al delta del Rodano? Chissà…

Io proseguo ancora il mio viaggio, con una veloce deviazione al bellissimo borgo di Saint Veran, il comune più alto d’Europa. Non c’ero mai stata a questa stagione e, anche quasi deserto, senza tutte le attrattive per i turisti che ingombrano le vie pedonali d’estate… è ancora più affascinante. Non ricordo bene quante siano le giornate di sole vantate da questo borgo, ma sicuramente questa è una delle migliori!

Alcune caprette nate saltellano sui muretti tra le case, ma io ho sentito delle campanelle e dei belati: appena sopra alle ultime case infatti vi è un altro gregge. Guardandomi attorno, vedo anche altri animali, più in lontananza, su per il vallone. Non ho però tempo di andarli a vedere tutti, perchè la mia strada è ancora lunga.

Sul mio percorso mi fermerò, a quota ancora maggiore, per fotografare anche queste vacche al pascolo. Non sono animali che lasceranno la montagna, ma quando l’erba sarà finita, quando arriverà il freddo, la neve, trascorreranno l’inverno nella loro stalla nel paesino poco sopra.

Continuando a salire, il verde scompare anche dai pascoli, sono solo più i colori dell’autunno a predominare. Un autunno luminoso, caldo nonostante la neve poco lontano. Proprio per la fiera di Guillestre, è ancora aperto il passo che, in cima a questa valle, permette di sconfinare e rientrare in Piemonte.

Il Colle dell’Agnello, come tutti i passi tra Piemonte e Francia, è dolce sul versante francese, molto più ripido su quello italiano. 2.744m di quota, ormai qui è inverno. Troverò poi anche animali in Valle Varaita, a quote molto inferiori, ma ormai è tardi, pomeriggio inoltrato, quindi non mi fermerò a scattare altre foto…