Mentre in Francia ci si prepara all’uscita di questo film sulla pastorizia, da noi le pecore in TV o sono macchie di colore, un po’ di folklore, qualcosa di bello da vedere in un’Italia rurale che forse non esiste nemmeno più… O sono da demonizzare. Più che loro, i pastori che le conducono.
A Striscia la Notizia l’altra sera è andato in onda un servizio sui pastori vaganti. Per denunciare alcuni fatti molto gravi, innanzitutto. Sono state infatti trovate pecore morte e alcuni agnelli gettati in un pozzetto. Non erano cadute, perchè erano state tolte le marche auricolari di identificazione… E qui termina la parte “giusta” del servizio. Perchè questo fatto è un’illegalità (le carcasse si smaltiscono attraverso un sistema adeguato), un pericolo per la salute pubblica, ecc. Ma poi il solito Stoppa è andato ad indagare a modo suo presso il gregge e l’accampamento dei pastori.

(foto L.Marcolongo)
Questi servizi, ormai lo sappiamo, presentano una realtà di cui sono soltanto loro a dare una spiegazione/interpretazione. Tutti i pastori ricoverano in un trailer, un rimorchietto, gli agnelli più piccoli. Può capitare che, tra questi, ve ne siano alcuni in condizioni di salute non ottimale per uno dei molteplici motivi che portano chiunque, uomo o animale, ad ammalarsi. Qualcuno dopo qualche giorno, curato opportunamente, si riprende. Qualcun altro invece non ce la fa, ma non è da demonizzare nessuno per questo no? Anche negli ospedali, nonostante le cure migliori, le persone muoiono… E l’agnello con la gamba “ingessata” con il nastro? Certo, il gesso sarebbe la cosa più idonea, ma mentre sei al pascolo non puoi metterti lì a scaldare l’acqua e preparare l’ingessatura, così ti arrangi come puoi sempre per il bene dell’animale. Garantisco che funziona benissimo anche il nastro (sotto si mettono dei legnetti e degli stracci a far da imbottitura).

(foto L.Marcolongo)
Nel servizio poi vengono intervistati gli aiutanti rumeni dell’allevatore (non presente con il gregge, viene raggiunto a casa, ma rifiuta di parlare). Questi si lamentano per le condizioni di vita e di lavoro, ma… Signori, è la pastorizia! E in Romania, a quanto posso vedere da immagine pubblicate su facebook da pastori rumeni che ancora vivono e lavorano nella loro terra, molte volte non c’è nemmeno la roulotte, ma solo il mantello di pelli di pecora. E ci sono anche molti pastori italiani che vivono così, come possiamo vedere dalle immagini mandateci dal Veneto dall’amico Leopoldo. Se fai il pastore nomade, non puoi aspettarti l’alloggio arredato, le otto ore di lavoro. Non lo scopri dopo, sai già prima che è così. Vorrei tanto che il sig. Stoppa venisse da noi in alpe… Vorrei sapere se si indignerebbe altrettanto nel sapere che un Comune ci affitta un alpeggio con una baita dove vivere civilmente è impossibile.

(foto L.Marcolongo)
I cattivi pastori rovinano l’immagine a tutti… Guardate però questo pastore ed i suoi aiutanti. Mi sembra che il rapporto sia paritario e ci sia armonia tra di loro. Condanno il pastore che maltratta i suoi garzoni, ma il più delle volte quando siamo alle prese con un vero pastore e non con “uno che ha le pecore e le fa portare in giro dagli operai” nel fango e nella polvere si è tutti allo stesso modo e la giornata è lunga lo stesso numero di ore.

Leopoldo ci scrive ancora una volta per mostrarci i pastori del Nord Est e raccontarci di storie di divieti, di multe, di litigi. A dire il vero però lui ci tiene soprattutto a mostrarci il lato positivo della pastorizia. Come l’incontro con questa famiglia di pastori e del loro gregge di 6-700 pecore. “Mi hanno anche offerto il caffè“, ci racconta.

(foto L.Marcolongo)
Non basta il sorriso che ci strappa questa immagine per dimenticare un’altra vicenda, quella di un gregge entrato abusivamente in un fondo e successivamente “investito” dal trattore del proprietario. Versioni discordanti sulla dinamica dei fatti, ma comunque c’è da riflettere su di un evento simile. Solo l’esasperazione può portare a tanto, credo.

Una mia omonima mi manda un articolo che riguarda il suo compagno, pastore, vittima di un’aggressione. “Qua siamo solo in due gli altri sono spariti tutti… qui nessuno vuole più le pecore sporcano fanno rumore una cosa da pazzi… Si lamentano che non ci sono giovani che fanno questo lavoro e noi che vogliamo crescere i nostri bambini è un macello… li vedono in mezzo alle pecore e mandano gli assistenti sociali per maltrattamento…“. Per quanto riguarda “l’incidente”, il pastore sarebbe stato malmenato dal proprietario che “non voleva più vedere le pecore“. Avrà pagato per altri passati prima di lui che avevano arrecato danni oppure all’improvviso tutti hanno la puzza sotto il naso e lo sporco delle pecore sulle strade non lo vogliono più?

(foto L.Marcolongo)
Non conosco direttamente quelle realtà, ma grazie ai contributi che continuo a ricevere, ultimamente mi è capitato spesso di parlarne. Come dicevo anche qui, la ragione sta nel mezzo, quindi ci deve essere qualche fondamento a giustificare l’intolleranza verso i pastori e le pecore.

(foto L.Marcolongo)
Leopoldo ha nuovamente incontrato Fabio a Piazzola sul Brenta e l’ha invitato a cena a casa propria.

(foto L.Marcolongo)
Con lui c’era anche Luca: “… il suo aiutante della Valle dei Mocheni, mi ha detto che ha partecipato al film “La prima neve” di Andrea Segre, dove ha fatto una piccola parte giocando alla morra.”

(foto L.Marcolongo)
Questo gregge, del pastore “Pacu” di Cavalese, è composto da un certo numero di pecore di razza Tingola, in via di estinzione, oggetto di un progetto di recupero da parte della Provincia di Trento.

(foto L.Marcolongo)
L’altro giorno mi è capitato di tenere una conferenza nell’ambito di un corso; parlavo di pastorizia in Piemonte, poi nello specifico di pastorizia nomade. terminata la “lezione”, dopo le domande pubbliche, alcuni ragazzi provenienti dal Trentino sono venuti a chiacchierare con me in privato. “Da noi con i pastori nomadi è una guerra. Se ne fregano dei tuoi pezzi. Noi anche abbiamo bestie, tagliamo l’erba, facciamo andare i campi, loro passano e spianano tutto. Hanno greggi grosse, fanno una vita di m. che io non farei, ma si fanno anche dei bei soldi. Tanto dove fanno mangiare le pecore non pagano mai niente! Per fortuna i giovani che stanno venendo su adesso sono un po’ meglio, hanno più rispetto. Ma c’è una generazione, quella intermedia sui 40-50 e più anni che invece… Qualcuno di loro ogni tanto vende tutte le pecore, poi ne prende altre…“.

(foto L.Marcolongo)
Credo quindi che il problema sia composto da vari fattori: nei centri abitati, vale di più l’opinione di chi ha la macchina pulita o di chi si lamenta perchè la capra ha brucato, passando, un bocciolo di rosa che sporgeva da una siepe. Ma nelle campagne effettivamente c’è un malessere dovuto alla mancanza di rispetto e a danni effettivi. Perchè anch’io mi arrabbierei se qualcuno entrasse in una mia proprietà, anche se incolta, anche se non mi fa nessun danno. Perchè chiedere costa sempre molto poco… A maggior ragione mi arrabbio se viene fatto un danno ad una coltura. Quindi le speranze per il pascolo vagante da quelle parti sono legate ad un radicale cambiamento nell’atteggiamento dei pastori. E’ lo stesso da queste parti: basta uno a non rispettare e in zona fioriscono divieti, tutti sono prevenuti contro le pecore in generale. Dove invece tutti rispettano e lavorano onestamente, di anno in anno continui ad arrivare con il tuo gregge, pascolare ed essere benvoluto.