Serata a Mezzenile

ATTENZIONE! COMUNICAZIONE URGENTE! L’EVENTO è STATO RIMANDATO A DATA DA DESTINARSI!!!!

Un altro appuntamento per incontrarci, chiacchierare, vedere le mie immagini e ascoltare la presentazione dei miei libri. Questa volta il tutto può essere abbinato ad una cena.

L’appuntamento è per venerdì (17 marzo 2017) nelle Valli di Lanzo, a Mezzenile (TO) presso il ristorante I Sabbioni. Per la cena (ore 20:00) è gradita la prenotazione al 0123/581210. Per chi non riuscisse ad arrivare in tempo per la cena, è possibile partecipare anche solo alla presentazione del libro alle 21:00 circa.

I miei genitori mi hanno trasmesso questa passione

Le bozze del libro sono sul tavolo dell’editore, o meglio, sono nel suo computer. Adesso mi dedico alla scelta delle foto, lavoro non da poco, visto l’immenso archivio che ho! Spero di potervi dare presto notizie rassicuranti sulla pubblicazione. Intanto, continuo a pubblicare le storie che ho ricevuto dal web. Nel caso di Davide, a dire il vero lo conosco anche personalmente, lui e la sua famiglia, avendoli incontrati più volte in occasione di rassegne e battaglie delle capre.

(foto D.Cattelino)

(foto D.Cattelino)

Abito nelle Valli di Lanzo, ho 20 capre e 20 pecore. Ho delle Valdostane (che porto alle battaglie delle capre), poi Fiurinà e Sanen, perché mi piacciono entrambe le razze. La mia prima capra è stata una capra Tibetana regalata da mio padre e mia madre (che anche loro insieme a mio fratello condividono questa mia passione) e avevo 12 anni. Oltre alle capre ho anche le pecore e qualche animale da cortile. Ho scelto le capre perché ho seguito le orme dei miei genitori che mi hanno trasmesso questa passione.

(foto D.Cattelino)

(foto D.Cattelino)

Della capra mi piace tutto, a parte quando scappano e mi fanno correre su per le montagne. La cosa più bella è stare al pascolo immerso nella natura. Le capre secondo me sono una gran risorsa perché mantengono il territorio pulito e in ordine. E’ un animale intelligente, furbo, affettuoso. I momenti più difficili incontrati in questi anni sono stati quando ho avuto una predazione da parte del lupo. Mi occupo io delle capre e, quando ce n’è bisogno, c’è anche la mia famiglia ad aiutarmi. Quando mi reco al lavoro e loro sono al pascolo le metto dentro al filar (le reti), quando invece sono a casa le pascolo in diverse zone sorvegliate da me e da Leda (il cane).

(foto D.Cattelino)

(foto D.Cattelino)

In questa immagine del 2015, a cui Davide tiene particolarmente, si vede tutta la famiglia alla premiazione della sua capra che, ad Usseglio, aveva conquistato il titolo di Regina. “Le mie giornate con le capre sono molto più piene ma molto più gratificanti. Se qualcuno mi dice che vuole inizare a tenere capre, gli rispondo che è una buona idea, però ci vuole molto impegno. Qui in valle ci sono diversi allevatori di capre, siamo in buoni rapporti, si organizzano le rassegne e le battaglie. Ogni capra ha un nome accuratamente scelto in base alla razza, al colore, alla simpatia e alla bellezza.

Una vera malattia

Nel mio futuro libro sul “mondo caprino” sarà doveroso dare un ampio spazio ad una realtà molto rappresentata sul territorio che conosco meglio… Certo, il resto d’Italia la potrà considerare una strana curiosità, ma tra Piemonte e Val d’Aosta, parlando di capre, c’è una vasta fetta di allevatori che tengono questi animali quasi esclusivamente per le “battaglie”. Passione nella passione, nata inizialmente tra gli allevatori di professione, oggi coinvolge quasi di più persone che praticano altri mestieri. Il numero delle battaglie è aumentato, ci sono state anche “fratture” e nascita di diversi comitati, ma ovunque si registra comunque un buon numero di presenze.

Ieri ero a Lanzo Torinese dove, nell’ambito della manifestazione “Animalanzo”, si teneva la finale regionale delle battaglie del circuito delle Valli di Lanzo. Una splendida giornata autunnale di sole caldo, visitatori e curiosi che si aggiravano tra gli animali. Non tutti quelli presenti erano destinati alla finale, dove si incontravano solo quelli che avevano via via passato le selezioni durante le battaglie precedenti, tenutesi nel corso dell’estate/autunno.

C’era anche la rassegna, dove venivano valutati e premiati i capi più belli (secondo gli standard di razza) di Valdostana e di Fiurinà. La razza fiurinà, recentemente riconosciuta e inserita tra quelle da tutelare, è tipica di quest’area. Possono esserci capi con corna o privi di corna, la caratteristica è quella della particolare colorazione del mantello.

In occasione di questa manifestazione, ho anche intervistato Christian, che da tempo aspettava una mia visita. Già in passato, quando stavo scrivendo il libro sui giovani allevatori, aveva voluto inviarmi un contributo. “Ho preso la prima capra 10 anni fa, si chiamava Stella. I miei nonni allevavano le mucche e avevano la macelleria, ma i miei genitori fanno altro. Ho preso la prima capra, poi altre, adesso ne ho solo sei, ho tenuto quelle a cui tengo di più, ma sono arrivato ad averne una quindicina.

La mia passione è principalmente per le battaglie, il mio grande sogno è avere la regina di prima categoria alla finale. Lo scorso anno l’ho fatta di seconda categoria. Purtroppo questa è un po’ tipo una malattia! Lavoro, faccio il giardiniere, ma il tempo libero lo dedico a loro. Ai miei non piace, ma se non ci fossero loro… Infatti mi aiutano abbastanza con i lavori, quando io non posso.

(foto C.Valesano)

(foto C.Valesano)

Alla fine ieri sera Christian non ha vinto la tanto agognata finale con Magia, ma la sua Speedy ha comunque ottenuto il primo posto tra le bime. “Le maggiori soddisfazioni sono quando vincono, però l’importante è che stiano bene. I giorni delle battaglie sono sempre agitato, inizio già un mese prima ad essere agitato, a volte mi viene anche la febbre, ma quello è perchè c’è una grande passione. Quest’anno per il primo anno sono venuto qui nelle valli di Lanzo e mi sono trovato molto bene. Qui si fa festa tutti insieme, c’è uno spirito diverso ed è bello così perchè alla fine è una giornata di festa e si viene per divertirsi. Con quelli del giro delle battaglie e gli appassionati di queste capre ci si si conosce tutti, è così che poi si comprano e si vendono gli animali.

Volevo avere bovini e caprini per gestire il territorio

E’ ormai da qualche tempo che, quando riesco, vado a fare interviste per il mio futuro libro dedicato al mondo della capra. Ne ho già un buon numero, sono in tanti quelli che vorrebbero ancora essere intervistati, ma da TUTTI non riuscirò ad andare. Ovviamente ogni storia è unica e meriterebbe di essere raccontata, ma il mio non sarà un libro incentrato sulle interviste (avete presente “Vita d’Alpeggio”? Ecco, vorrei fare qualcosa di simile, dove le voci degli intervistati servono a spiegare meglio gli argomenti). Quello che posso dire dopo sei mesi di chiacchierate, è che ci sono storie simili, storie di uomini, donne, giovani e anziani che allevano capre perchè si è sempre fatto quel mestiere in famiglia, perchè piacciono le capre, perchè c’è la passione. E poi ci sono storie anche molto differenti tra loro, quelle di chi è arrivato ad allevare capre dopo un percorso di vita. Sarà tra questi che concentrerò le mie prossime interviste, altrimenti rischio che il libro non arrivi mai ad una conclusione…

I primi animali che incontro davanti a casa di Marco sono dei bovini, per di più di una razza particolare: si tratta di tre Highlanders, nelle diverse colorazioni del mantello (rossiccio, il più conosciuto, nero e quello nella foto). “Quando ho iniziato, l’idea era quella di avere capre e bovini per gestire il territorio. Qui ho comprato da uno che era così entusiasta che facessi un’azienda agricola con le capre che mi ha quasi regalato le baite diroccate e i terreni, ma c’erano solo rovi, cespugli, erbe dure. Nel 2008 avevo già fatto la strada, nel 2009 ho iniziato, ma non è stato facile. Solo con i terreni non mi davano la qualifica di imprenditore agricolo, e senza quella non potevo avere le autorizzazioni e i permessi dal Comune per costruire! Così ho comprato 10 capre a poco prezzo, con quelle e gli ettari ho avuto la qualifica ed ho potuto iniziare.

(foto Monika Hricko)

(foto Monika Hricko)

La storia di Marco inizia però prima. Io lo conosco dai tempi dell’università. Laureato come me in Scienze Forestali ed Ambientali, per un certo periodo abbiamo lavorato negli stessi uffici in facoltà: gli ambiti erano quelli dell’alpicoltura e zootecnia. Poi Marco ha svolto incarichi come libero professionista, quindi ecco la decisione di allevare. “Le capre mi sono sempre piaciute. Fin da subito l’intenzione era quella di mungere per fare formaggio di qualità. Formaggio ne trovi tanto, ma spesso manca proprio la qualità!

Anche con la qualità e tutte le attrezzature a norma di legge, le cose non sono facili. “Quando ho comprato le attrezzature, ho concordato delle giornate con il casaro, che mi ha insegnato delle tecniche per migliorare. Io, leggendo libri e manuali, ero arrivato ad avere un prodotto che però era difettoso. Adesso mi sono specializzato, ho provato varie lavorazioni. Faccio freschi, lattiche, presamiche per gli stagionati, robiole a 20 giorni di stagionatura, tomette, tome, ho provato anche a fare il blu.

La cantina infatti è molto fornita. “Quando ho iniziato ho sottovalutato il fatto che in questo momento in Italia, in Piemonte, a Lanzo… non c’era bisogno di formaggio di capra! Ti devi creare il mercato prima. Fornisco privati, alcuni negozi e ristoranti, ma quest’estate si è lavorato poco. Il ristorante o il negozio non ti chiama per dire che ha finito il prodotto, lo devi cercare tu. Piuttosto che spendere quei cinque euro in più per la qualità del prodotto, preferisce risparmiare acquistando da quello che lo fa “uso famiglia”, ma magari lo porta a poco prezzo anche a 50 chilometri di distanza! Gente che rovina il mercato a me, ma nemmeno si arricchisce, vendendo a quel prezzo!

(foto Monika Hricko)

(foto Monika Hricko)

E’ una delusione trovarti di fronte a molta gente che si riempie la bocca di belle parole sulla montagna, sul ritorno dei giovani, su chi la fa vivere, sulle iniziative, ecc, ma poi proprio loro i tuoi formaggi non li vengono a prendere. Quando io giravo gli alpeggi per lavoro, quando trovavo delle realtà che mi piacevano, non stavo mica a guardare il prezzo!

E’ una dura lotta anche recuperare il territorio. Pur essendo la capra adatta a pascoli cespugliati, pur essendo Marco un tecnico che si è occupato di miglioramento e recupero di pascoli anche dal punto di vista teorico, di difficoltà ce ne sono. Mi spiega che, in questi anni, il pascolo è già migliorato, grazie ad un lento recupero con il pascolamento. “Il fieno invece un po’ me lo faccio perchè sono terreni di mia nonna e mi spiace lasciarli andare, più che altro è una soddisfazione. Poi ne compro, cerco di prenderlo il più vicino possibile e vado a vedere i prati prima che vengano tagliati.

(foto Monika Hricko)

(foto Monika Hricko)

A volte viene persino il pensiero di smettere, o meglio, di andare altrove. Monika è Australiana, presto lei e Marco andranno in Australia per sposarsi, ma ci sono già stati insieme altre volte. “Il mio obiettivo è quello di fare un lavoro che ci dia soddisfazione e che faccia sì che possiamo essere tranquilli dal punto di vista economico. Non mi interessa fare allevamento intensivo. Vedremo come andrà nei prossimi anni… Se qualcosa non cambia, se non si inizia a guadagnare il giusto, magari lasciamo tutto e ci trasferiamo, là è tutto un altro sistema, un altro modo di lavorare.

(foto Monika Hricko)

(foto Monika Hricko)

La chiacchierata va avanti a lungo, era da tempo che non ci vedevamo. Non posso non chiedere a Marco come valuta l’esperienza universitaria, oggi che fa questo lavoro. “Mettere su un’azienda agricola mi ha insegnato tante cose. A qualcosa l’università è servita, ma visto l’investimento di soldi e di tempo in quegli anni, francamente speravo servisse poi di più, una volta nel mondo del lavoro! Ogni tanto ho ancora contatti con il dipartimento per qualche progetto.

Per contattare Marco, cercate su facebook “La capra e la panca – Azienda Agricola“.

Soddisfazioni me ne danno sempre

I gemelli Massimo e Roberto lavorano insieme, ma si sono divisi i compiti e le passioni. Li raggiungo nel loro alpeggio a mezza quota nelle valli di Lanzo, dove c’è anche il resto della famiglia ed è appena arrivata Romina, la compagna di Massimo, con la piccola Asia, di appena due mesi.

Bestie ne abbiamo un po’ da tutte le parti, le vacche che hai visto lungo la strada sono nostre. Abbiamo sempre avuto bestie, i nonni ne prendevano in guardia per l’estate, poi nel 1992 abbiamo preso la prima mucca. Adesso abbiamo 80 vacche, 30 capre e 5 pecore. Di pecore ne avevamo tante di più, ma abbiamo dovuto venderle dopo che ce le ha attaccate più volte il lupo. Mio fratello diventava matto senza, così ne abbiamo ripresa qualcuna.

Le capre sono una passione e una malattia, abbiamo sempre cercato di allevare la nostra razza. Le mungiamo anche e facciamo formaggio per noi, come vacche invece abbiamo piemontesi e lasciamo sotto i vitelli. Poi abbiamo anche qualche mucca nera per le battaglie, una decina. La battaglia, sia delle capre, sia delle mucche, è una malattia nella malattia!

Le capre soddisfazioni me ne danno sempre, già solo quando mi seguono, o quando sono ben piene la sera.” Commenta anche la mamma: “Quando vedono Massimo, cominciano a gridare tutte insieme, mentre gli altri non li considerano. Il giorno che è nata la bambina, è andato Roberto con un amico al pascolo, le capre li hanno fatti correre fino in punta alla montagna! Adesso Romina la mette nel marsupio e va con Massimo, la bimba sente le campane e si addormenta.

Per le fiurinà adesso danno i premi, ma non non abbiamo mai fatto le domande. Però c’è più gente che cerca i capretti. Altrimenti, o si piazzano per Pasqua, o non valgono niente. Certo, le capre non rendono e danno lavoro… Con 10 mucche in più tiri il filo e finita lì. Alle capre devi star dietro tutto il giorno se vuoi che siano piene. Le tieni per passione e basta.

La storia delle battaglie è nata a Balangero. Mario (Tassetti) ci ha cissati ad andare, ne abbiamo portate due e sono uscite regine. Però la battaglia è una volta all’anno, le capre le teniamo perchè ci piacciono! Sono soprattutto hobbisti a portarle alle battaglie, perchè i marghè hanno troppo lavoro, per andare devi riuscire ad organizzarti.

La soddisfazione più grossa per noi è aver trovato due morose che, nonostante il nostro lavoro e i nostri orari, ci seguono e ci vogliono bene!“, afferma Roberto. Romina gli risponde che non doveva dirlo con lei presente: “Così lo leggevo poi e c’era la sorpresa! Io lavoro in uno studio dentistico, adesso sono a casa in maternità. A casa non avevo animali, ho incontrato lui a “Capre e coi” a Balangero! Adesso, per piacere personale, sono anche nel comitato della battaglia delle capre.

L’amore per gli animali non ha mai contrastato con la mia attività

Per intervistare Mario sono passata a trovarlo in negozio. Lo conosco da tempo, foto alle sue capre ne avevo già fatte sia d’inverno, in stalla, sia alle battaglie negli anni scorsi, quindi mi bastava anche solo una chiacchierata per conoscere la sua storia e i dettagli della sua passione.

Mario fa il macellaio, ma come tanti che fanno il suo mestiere, è anche allevatore. Di capre, nel suo caso. “Ho la passione in generale per gli animali da quando ero bambino. Mi hanno preso la prima capretta nana quando avevo 16 anni, per far compagnia al cavallo. I miei non avevano bestie, facevano già questo mestiere. La mia passione non ha mai contrastato con il lavoro di macellaio, perchè si sa che non tutti gli animali possono vivere, non puoi allevare tutti i maschi. Quelli che si macellano, servono per mantenere gli altri. E’ sempre stato così.

D’estate le capre di Mario sono in montagna. “Ne ho 35, le mando in alpeggio, ne tengo giù qualcuna solo per tenermi puliti i pezzi che ho. Nel 1990 avevo 5 pecore e le capre nane. Nel 2009 sono arrivato a 60 pecore e 30 capre mezze nane, le mettevo su in montagna da sole da aprile a novembre, quando qui da queste parti

non c’era ancora il lupo.

Nel 2008 ho preso le prime valdostane, le ho prese perchè mi piacevano, poi ne ho portata una a battere. All’epoca c’era solo l’incontro di Balangero, era un circuito unico con il Canavese. Invece adesso dal 2011 abbiamo fatto l’Associazione qui nelle valli di Lanzo, siamo circa 40 soci.

Le battaglie sono il culmine della passione, perchè sai che hai un animale bello e forte. Poi non hai più problemi a vendere i capretti, perchè gli altri appassionati cercano i capretti figli di capre che sono state reine. La maggiore soddisfazione è quando hai una regina, oppure quando ne vendi una e sai che vince magari in Val d’Aosta.

Mario ha un sogno che mi confida: “Riuscire ad organizzare un’amichevole tra Piemonte e Val d’Aosta, un anno qui, un anno da loro. E’ da un po’ che lavoro a questa cosa. I Valdostani vengono già alla finale per fare da giudici, così che nessuno abbia niente da dire e da protestare. Ci sono vari problemi, servono sponsor, e poi i costi di trasporto…

Storie di passione

Allevare è una passione. Sono ripetitiva, lo so… Più mi guardo intorno e più vedo contrasti. Allevatori delusi, sfiduciati, allevatori che soccombono ad un mercato che li strangola, li soffoca, bestie che vengono prese, portate qua è là attraverso province, regioni, più che altro per far “quadrare i numeri” sulla carta. Lo scorso anno sembrava che qualcosa potesse cambiare e invece… tutto è come prima, se non peggio. Le speculazioni sugli alpeggi continuano, i contributi dalle cifre seguite da tanti zeri arrivano soprattutto nelle tasche di chi sa come accaparrarseli… e non sono di sicuro allevatori che fanno questo mestiere con passione e che vivono un certo rapporto con i loro animali.

Ha senso mostrare allora immagini così, raccontare storie di passione come questa? Cosa sono? Relitti di un tempo passato? Quadretti pittoreschi e un po’ naif? Certo questa non è economia o politica. Queste sono storie e persone che vanno avanti nonostante tutto e tutti. Anzi, forse potrebbero essercene ancora di più se il mondo si dimenticasse completamente di loro, se li lasciasse stare lassù, con i loro animali, a fare quello che nei secoli è sempre stato fatto. Vivere occupandosi degli animali e ricavando da loro quel poco che serve per sopravvivere.

Aurelio è in pensione. Sale su questo alpeggio con le sue capre più 7-8 del nipote. Potrebbe godersi la pensione riposandosi, andando al bar o a giocare a carte con gli amici. Invece no, va su in montagna con il suo gregge. Bada alle capre, le munge, le pascola…

Le chiude in stalla nelle ore centrali della giornata, poi dopo la mungitura del pomeriggio, le rimette al pascolo. Lassù sembra un piccolo paradiso, anche in quella serata un po’ umida, un po’ nebbiosa, un po’ afosa. C’è una strada chiusa al traffico che sale fin lassù, non si è completamente fuori dal mondo, ma abbastanza da non dover pensare a crisi, mercato globale, terrorismo, borse che crollano o qualunque altro problema della nostra epoca.

Questa non è una storia “importante”. Non ci sono prodotti tipici, non c’è una riscoperta di qualcosa, un rilancio di un’area abbandonata. C’è però il mantenimento di un territorio che, senza Aurelio e tanti altri personaggi come lui, verrebbe abbandonato e nessuno ne potrebbe più godere anche solo dal punto di vista paesaggistico. Questi “invisibili” creano e mantengono un qualcosa che non ha prezzo. Chi può dare un valore a quest’immagine pubblicata qui sopra? Certo, l’imprenditore con centinaia di capi da latte in stalla, munti a macchina, che vende il latte al caseificio è un’azienda, contribuisce all’economia…

Qui non c’è quasi “un’economia”. C’è una persona che, grazie anche alla pensione, può vivere in una vallata di montagna, salendo in alpeggio d’estate con i suoi animali. Faticando, rinunciando a tante comodità, ma sicuramente questa è la sua passione e ne ricava “benefici” e soddisfazioni che non hanno prezzo. Chi conosce questo mondo, capisce perfettamente ciò che intendo. Tutti gli altri però non si facciano illudere… se lo si vuol fare come attività lavorativa, bisogna comunque riuscire a vivere, produrre un reddito sufficiente per mantenere se stessi, gli animali, pagare le tasse, le spese necessarie per mandare avanti l’attività, ecc ecc ecc…

La gente del posto all’inizio scommetteva contro di noi

Sono tornata anche da Renata e Cinzia. Quando ero stata da loro l’anno scorso, avevo chiacchierato soprattutto con Renata, ma questa volta è il momento di parlare con entrambe le donne che si affiancano nella conduzione dell’azienda Cà du Roc ad Ala di Stura.

Le capre, casualmente, sono al pascolo nello stesso posto. Scatto qualche immagine al gregge, poi raggiungerò Cinzia e Renata, al lavoro nel caseificio. La loro storia: “…è nata per caso perchè nel gennaio del 2000 Bruno ha detto a Renata che avrebbero dovuto fare un allevamento di capre. Hanno cercato qualcuno con cui farlo ed hanno trovato me. Io lavoravo nella ditta di mio papà, seguivo le esportazioni e come animali avevo solo il cane, sono partita da meno di zero!

Le due amiche, presa la decisione, hanno iniziato a girare per vedere altre aziende, per capire come funzionavano e decidere che strada intraprendere. “Abbiamo scelto la Saanen perchè è più tranquilla e poi bianche sono belle! Ne abbiamo prese all’inizio una quindicina dalla Cascina Rosa e poi ce n’era una decina di Valdostane di Bruno. Abbiamo iniziato nel luglio 2001.

Le capre sono al pascolo, i capretti in stalla. Le due amiche dicono di essere interscambiabili nei lavori, inoltre il marito di Cinzia, maestro di sci d’inverno, fa da jolly e si occupa della vendita sui mercati. “Essere in due in certe stagioni ti permette di avere anche un po’ di vita sociale al di fuori, di fare delle vacanze.

Dalle prime prove con il latte ad oggi sono stati fatti grandi passi. “In quegli anni nasceva l’Associazione Casare e Casari di Azienda agricola, abbiamo fatto corsi a Moretta e in Comunità Montana. E’ un grande supporto, abbiamo sempre seguito tutti i corsi, impari sempre qualcosa, incontri altri e ti confronti.

E’ una gran fatica, a volte ti chiedi perchè l’hai fatto, ma poi sai che questa è diventata una realtà conosciuta, dal 2004 siamo tra i Maestri del Gusto ed hai soddisfazioni. All’inizio c’era molta curiosità e la gente del posto scommetteva su quanto saremmo durate!“. Anche Renata non era un’allevatrice, ma la sua pratica in ufficio ha permesso loro di districarsi più agevolmente nel marasma burocratico che accompagna la nascita di un’azienda: “Caseificare è un lavoro creativo. Ci fosse qualche problema in meno, te lo godresti di più questo mestiere…

Capre e mucche, mi piacciono entrambe

Una bella giornata di sole nelle Valli di Lanzo, si sale lungo la strada e si incontra una mandria in discesa verso i pascoli.

Era proprio ciò che stavamo cercando. Walter, oltre ad un gregge di capre, ha anche dei bovini e adesso li sta spostando nel prato dove pascoleranno quel giorno. Per un po’ i pascoli sono ancora nel fondovalle, poi nel mese di luglio si sposterà in alpeggio in un vallone più a monte, raggiungibile soltanto a piedi.

Sistemate le vacche, è ora di occuparsi del gregge. Le capre sono ancora nella rete, nascoste nel bosco. Quest’anno Walter ha anche due cuccioloni di cani maremmano-abruzzesi. “Me li hanno dati quelli della Regione. Lo scorso anno proprio in questi giorni il lupo mi ha ucciso dei capretti. Soldi per i rimborsi non ce n’erano, reti nemmeno, mi hanno dato i cani. Le capre li picchiano, la femmina sta di più con il gregge, il maschio va un po’ per i fatti suoi. Spero di non avere problemi in montagna, là turisti ne passano.

Il gregge si avvia al pascolo nel bosco. “Il 2015 è stato il primo anno che ho avuto problemi con il lupo. Mi ha preso 8 capretti. In alpeggio sono da solo, l’ultimo è a due ore di cammino dalla strada. Una volta le lasciavo sempre fuori, adesso alla sera le chiudo nel recinto. Tornano sempre, ma capita che una notte non rientrino.

La mia prima capra era bianca, ma poi ho messo un becco fiurinà, mi sono sempre piaciute le fiurinà. Una volta ce n’erano, ma da quando danno i contributi, ce ne sono molte di più. A volte le porto alle rassegne, ma non c’è mai molto tempo per fare tutto. Le capre rendono se mungi e fai i tomini, altrimenti… Capre e mucche, mi piacciono entrambe, non ho preferenze.

Anche se le capre, mentre si parla, “prendono” il ponte e vanno dove non dovrebbero… Ma Walter accorre a fermarle e le rimanda indietro, dove possono continuare a pascolare andando avanti e indietro lungo il torrente gonfio di acqua spumeggiante.

Walter è uno di quegli allevatori che potremmo definire “tradizionali”. La capra come elemento dell’azienda, affiancata ai bovini, produttrice di latte da caseificare in purezza o per tome miste. Lui continua la sua giornata al pascolo, io mi sposto a visitare un’altra azienda.

Quante battaglie per la battaglia!

Lo scorso anno la battaglia delle capre (chiamiamola pure “confronto” o in qualunque modo vi sembri più opportuno) aveva vissuto attimi di tensione per colpa delle contestazioni degli animalisti, giunti fin dal mattino a Lemie, nelle valli di Lanzo. Quest’anno i problemi principali sono stati altri.

All’ultimo momento si era dovuta spostare la sede da Lemie ad Usseglio, con non pochi disagi per gli organizzatori. Il Comune di Lemie è privo di amministrazione, c’è un Commissario, e questo non ha approvato la manifestazione. Gli organizzatori, non ricevendo risposte dal Municipio, alla fine hanno chiesto ospitalità al comune di Usseglio, che ha acconsentito, ma sia il pubblico, sia i partecipanti, forse hanno trovato più scomoda la sede, in testata della valle.

Al mattino c’erano pochi animali, la giornata era splendida, assolata, limpida, così meritava andare a fare un giro fin su a Malciaussia, attendendo la battaglia nel pomeriggio. Qui il gregge non c’era ancora, ma c’erano alcune pecore con gli agnellini, a poca distanza dalle baite del pastore. Quelli che non mancavano erano invece i turisti!

I pascoli intorno al lago sono ancora utilizzati. Al momento non c’erano ancora moltissime bestie, solo qualche bovino. La montagna però ha un “tocco in più”, quando ci sono gli animali! La battaglia delle capre iniziava nel primo pomeriggio, ma i turisti presenti al lago difficilmente potevano essere interessati. Sono incontri dedicati soprattutto agli addetti ai lavori, agli appassionati. Sempre da queste parti, nelle prossime settimane, si terrà la fiera della Toma, manifestazione in cui il lato gastronomico è invece in grado di attirare un maggior numero di persone.

Scendendo lungo la stretta strada asfaltata, sotto alla diga, c’è una mandria di vacche piemontesi che si godono il riposo pomeridiano ruminando. Chissà se è arrivata altra gente per la battaglia? E’ un peccato che queste manifestazioni debbano incontrare così tanti problemi: a volte sono dissidi interni tra gli allevatori, a volte è la burocrazia, ma così si disperdono forze ed entusiasmo, con il rischio di non riuscire più ad organizzarle.

La battaglia è in corso. Gli animalisti si sono di nuovo fatti vedere in mattinata, mi viene riferito: hanno fatto le solite domande e se ne sono andati. Se fossero davvero appassionati di animali, capirebbero che molte delle capre presenti sono quelle dello scorso anno, quindi… Le battaglie non sono così nefaste per la loro salute! Un vero “animalista”, chi a queste bestie dedica la propria vita, le riconosce da un anno all’altro!!

Alcune capre sono state messe all’ombra sotto ad alberi e cespugli, per altre sono stati predisposti degli ombrelloni. Ogni tanto viene effettuata una pausa nel confronti per abbeverare gli animali con acqua fresca. Purtroppo non c’è molto pubblico, nonostante la bellissima giornata. Tutti i vari fattori elencati in precedenza hanno rovinato in parte la manifestazione.

D’autunno e in primavera sicuramente c’è più seguito anche perchè adesso molti allevatori sono in alpeggio. E’ vero che parecchi appassionati di capre (e di battaglie) non sono pastori e/o margari, ma svolgono un altro mestiere e tengono qualche capra proprio semplicemente per passione, ma anche tra questi molti mandano gli animali in montagna d’estate, quindi farle partecipare a questi incontri è complicato e impegnativo.

C’è però da augurarsi per il futuro che non debbano più succedere inconvenienti come quello che ha visto gli organizzatori alle prese con queste assurdità burocratiche. Non autorizzare una manifestazione del genere, in un paese di montagna, mi sembra ridicolo. Arrivederci ai prossimi appuntamenti!