Una tappa speciale

Il cammino di un pastore vagante è composto da innumerevoli “tappe”, più o meno lunghe a seconda delle caratteristiche del territorio che attraversa, delle esigenze di pascolo, delle condizioni atmosferiche, della maggiore o minore disponibilità da parte dei contadini. Ci sono comunque delle “tappe speciali”, passaggi obbligati che affronti ogni anno. Punti particolarmente delicati dove devi “uscire allo scoperto”.

Per il film sui pastori, volevamo appunto filmare una di queste giornate, ma quando Fulvio mi telefona e mi dice che passerà il ponte il 31 dicembre, immagino subito che la troupe non sia disponibile. Il pastore però non guarda i giorni festivi. Ha finito l’erba e deve andare. Visto che, nonostante siano dieci anni che seguo questo mondo e, con Fulvio, ho già vissuto tanti momenti del suo cammino, ma mai questo, al mattino ancor prima dell’alba sono già in zona e solo aguzzando la vista individuo il gregge tra le brume, in una stoppia. Arrivo e il pastore sta partendo per portare a destinazione la roulotte.

C’è da passare il fiume Po, che scorre lento appena oltre il campo. La mattinata è gelida, veramente invernale, fa molto più freddo qui che non dalle mie parti. Questi ambienti però hanno un fascino speciale in questa stagione. Numerose anatre navigano sulla superficie del fiume e altre si alzano in volo dalle sponde, spaventate da me e dai cani del pastore, che mi hanno seguita.

Il pastore torna, ci si saluta velocemente, ci sono anche alcuni amici che gli daranno una mano in questa giornata speciale. Si caricano gli agnelli più piccoli e poi si parte subito senza indugi, perchè più presto è, meno traffico c’è. La giornata pre-festiva inoltre è particolarmente adatta, poichè dovrebbe esserci ancora meno gente. Forse il mattino di Capodanno sarebbe stato il deserto assoluto, ma l’erba è finita e bisogna andare.

Grazie al gelo, si passa su di un campo arato senza affondare minimamente, poi si esce sull’asfalto. Una macchina in testa, una in coda per avvisare gli automobilisti del passaggio del gregge. Il problema non è tanto affrontare un tratto di strada, quando la larghezza della carreggiata in concomitanza del ponte e la sua conformazione.

Un’auto deve precedere il gregge fin oltre il ponte, perchè la strada fa una specie di arco e non ci si accorgerebbe del transito eccezionale fin quando non te lo trovi davanti. Per fortuna non c’è quasi nebbia. Il pastore racconta che l’anno prima aveva dovuto attendere ore, fino al primo pomeriggio, per poter salire sulla strada, proprio a causa di una fittissima e pericolosa nebbia.

Il gregge sfila sul ponte, unico modo per passare sull’altra sponda del fiume. Appena dopo abbandonerà di nuovo la strada principale, tornando a “perdersi” nei campi. Non ci sono però alternative, quando si tratta di attraversare i fiumi. E’ una regola che vale per tutti i pastori…

Subito dopo, ormai su di una strada secondaria sterrata, si alza temporaneamente un velo di nebbia, di breve durata. Il momento più delicato della giornata è stato superato, ma il cammino è ancora lungo, per arrivare dove il pastore potrà far pascolare il suo gregge.

Intanto, sull’asfalto torna a scorrere il traffico. In entrambe le direzioni, nonostante sia una giornata particolare, dove non tutti lavorano, si è comunque formata una lunga coda, che defluisce lentamente. Nessuno ha protestato, qualcuno è sceso a godersi lo spettacolo, altri filmavano o fotografavano con il telefonino.

Padre e figlia camminano in testa al gregge, attraversando le stoppie. In questi giorni di vacanza, Milena ha raggiunto il papà, che può così godere della sua compagnia e del suo aiuto per una settimana. Che orgoglio per lui, che felicità! Sentire lei che parla delle vicende dei giorni precedenti, dell’incontro con la sua cagnetta, con i suoi cavalli dopo parecchi mesi di lontananza, è commovente.

C’è un altro punto delicato, bisogna fiancheggiare un campo di grano. Per fortuna il terreno è completamente gelato, ma comunque meglio evitare che le pecore abbandonino la pista. Il pastore, i suoi aiutanti e soprattutto i cani riescono egregiamente nel “parare” le pecore, così anche questa è fatta.

Dopo, per un po’, si cammina lungo tranquille strade di campagna semi deserte. Campi, cascine, gruppi di case, prati, vacche che muggiscono nelle stalle avvertendo il passaggio del gregge. Ormai non c’è quasi più da preoccuparsi, è un normale cammino senza difficoltà, così davanti il pastore chiacchiera con gli amici.

Il sole inizia a scaldare, ma l’aria è ancora abbastanza fredda da far sì che sopra al gregge si condensino nuvole di vapore: il fiato degli animali e il calore dei loro corpi in movimento. Ci sono pecore che belano cercando i loro agnelli: alcuni sono mescolati al fiume in cammino, altri sono al sicuro nel fuoristrada al seguito del gregge.

Un lungo viale con vecchissimi pioppi, al fondo quello che sembra un palazzo nobiliare. Giunti a destinazione, il pastore spiegherà che si tratta del palazzo di un conte e anche parte delle terre lì intorno sono di sua proprietà. “Anni fa gli avevo chiesto se potevo farle dormire lì vicino, e lui era stato ben contento!“.

Finalmente a destinazione, almeno per quella mattina! Si sono percorsi diversi chilometri e anche il giorno prima il gregge aveva camminato a lungo. L’erba è ancora un po’ brinata, ma la giornata è bella, il sole lentamente porterà un po’ di tepore. Gli amici salutano il pastore, hanno i loro lavori da andare a fare a casa, nelle cascine. Finito il tratto “speciale”, dopo sarà normale amministrazione continuare il cammino.

Le pecore pascolano placidamente, così il pastore può lasciare i suoi aiutanti a sorvegliare, mentre con la figlia torna indietro a raccogliere le reti del recinto e recuperare tutto ciò che è rimasto dove si è partiti al mattino. Vita da pastori vaganti, pastori che compiono un lunghissimo cammino. Grazie a questo, Fulvio lo conoscono in tanti, infatti mentre è in viaggio in auto, riceve telefonate di persone che lo stanno cercando per andarlo a trovare, fargli di persona gli auguri per il nuovo anno.

Pascoli in appalto nel Parco del Po!

Ma sì, avete letto bene… non potevo non dare risonanza ad una simile notizia che contrasta piacevolmente con altre politiche di divieti all’interno dello stesso parco fluviale.

Ovvio che non si tratterà delle stesse aree dove da anni parchi e pastori sono in “lotta” per la questione del pascolamento. Però a mio avviso consentire il pascolamento in modo ufficiale ed affidando i terreni a qualcuno permetterebbe anche di risolvere alcuni problemi. Adesso non so dove siano precisamente queste aree indicate nel bando, o che caratteristiche abbiano… e non so se vi saranno pastori eventualmente interessati, però la notizia è di quelle positive che mi piace riportare.

Ecco il bando che riguarda il Parco del Po cuneese, nei comuni di Revello e Cardè. Che vinca il migliore! Mi auguro che, per il futuro, possano esserci iniziative simili anche altrove, nelle zone “calde” della pastorizia nomade, visto che il problema pastori/parchi fluviali è comune a tutte le aree d’Italia in cui cui esistono queste due realtà (una delle due più antica dell’altra…).

Giorno… e notte!

Ricevo una serie di articoli e comunicazioni dal Veneto che riguardano sì la pastorizia nomade, ma non sono belle notizie. Nonostante da zone limitrofe avessimo apprezzato questo video che faceva pensare al futuro, riguardando dei giovani pastori vaganti, il cammino delle greggi incontra sempre nuovi ostacoli.

Guardate questa ordinanza del comune di San Giorgio in Bosco (PD). E’ scritta in piccolo, ma vi faccio un rapido riassunto. Visto che il Comune non dispone di “adeguati territori da adibire a pascolo” e, dato che il transito delle pecore crea tutta una serie di problemi (“ostacoli alla circolazione, imbrattamento delle strade, problemi di natura igienico sanitaria dovuti ai parassiti ed agli escrementi degli animali, danni alle proprietà private con frequenti lamentele dei cittadini, danneggiamento e scorticamento (sic!!) delle sponde dei canali di scolo delle acque con conseguente franatura degli stessi in caso di abbondanti piogge, danni ai volatili ed alla selvaggina messa a dimora per il ripopolamento delle specie“), il Comune VIETA IL PASCOLO E LA SOSTA delle greggi su tutto il territorio comunale.

Anche i giornali si sono occupati della faccenda, ma su internet troviamo notizie contrastanti. Che dire di questo articolo dove si parla di scena bucolica? Tra l’altro leggo che il corso d’acqua è il Bacchiglione, tristemente diventato famoso in tutt’Italia per via di una recente alluvione. Vuoi vedere che sia stata tutta colpa delle pecore??? Continuiamo però a leggere l’ordinanza (qui la vedete tutta), dove viene detto che l’unica cosa che si consente è (bontà loro) il transito. Non è ben chiaro però come questo debba/possa avvenire, dato che prima si parla di “se non con eventuali mezzi di trasporto“, ma poi resta uno spiraglio aperto, perchè il transito a piedi potrà avvenire: “…previa richiesta, da inoltrare al Sindaco almeno 15 giorni prima…“, ecc ecc ecc. Bisognerà allegare il nulla osta al pascolo vagante, ma questo è concesso dal Comune, e quindi il pastore che farà?

Non finisce qui, perchè si dice anche che il transito degli animali dovrà avvenire “nel più breve tempo possibile” e solo tra le 23:00 e le 6:00. Io ho fatto una transumanza interamente in notturna per raggiungere l’alpeggio, perchè la strada è una sola e trafficata, in quel periodo dell’anno. Ma soprattutto perchè d’estate la salita su asfalto è un’agonia per animali e uomini. Ma se poco per volta sempre più Comuni inizieranno a comportarsi così, ditemi un po’ voi come faranno i pastori!

Anche chi non è del mestiere ormai, leggendo da anni queste pagine, dovrebbe aver imparato che la giornata del pastore è molto lunga. Oltre al lavoro costante e quotidiano, a mano a mano che le giornate si allungano, aumentano anche le ore di lavoro e, specialmente in primavera, si finisce di lavorare a tarda sera, rientrando a casa stanchi ed assonnati. Come si fa ad andare al pascolo e fare tutti gli altri lavori di giorno e poi spostarsi di notte? Toccherà fare i turni, una squadra di pastori diurna ed una notturna? Scherzi a parte…

Mi può star bene che ci sia quel particolare luogo dove attraversi al mattino presto per evitare il traffico, ma è anche vero che, di notte, aumentano i pericoli per uomini ed animali. Le strade ormai sono piste da corsa per automobilisti in perenne ritardo, che sfrecciano incuranti di tutto e tutti. Di giorno dovrebbero vederti, ma di notte… Hai un bel usare pile, giubbini fosforescenti, lampeggianti, ma io penso anche ai cani che sgusciano tra le pecore, all’agnello che scarta all’improvviso… Già di giorno fa paura, di notte è anche peggio. E allora, come si conciliano il bucolico paesaggio delle pecore al pascolo ed il loro transito? E poi, tutti quegli escrementi!!!! Il Signor Sindaco di San Giorgio in Bosco evidentemente non apprezza de Andrè: “…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…“. Io preferisco che sotto casa mi passi uno, dieci, cento greggi, piuttosto che un ugual numero di tir puzzolenti e fumosi. Per contro, leggete anche questo articolo, di cui però non è indicata la data di pubblicazione. Vi consiglio anche questo post, dove si parla di cose che gli amici di questo blog già conoscono.

Un fiume di pecore

Ci sono dei prati da raggiungere giù nella pianura, ma in mezzo a campi, a prati non da pascolare, strade trafficate. Fa caldo ben più di quello che vorrebbe la stagione, quindi il terreno è sgelato, le piste tra i campi fangose e gli animali, uscendo appena dalla strada, potrebbero danneggiare le coltivazioni. Fosse stato tutto gelato non ci sarebbero stati problemi.

Però c’è un’alternativa. Come dice il proverbio, non tutto il male vien per nuocere e allora il torrente in secca, che non serve per dissetare il gregge, potrà invece tornare utile come via di transito. Basta attraversare la strada e poi scendere dove c’è un guado…

Se intorno ormai la neve se n’è andata, lì nel letto del torrente restano delle pozze ghiacciate nelle zone più all’ombra e tratti imbiancati. I cani e le pecore mangiano la neve per dissetarsi e forse anche per trovar sollievo dalla calura fuori stagione. Il gregge però ha appena finito di pascolare un prato di erba verde e gli animali non devono bere, altrimenti potrebbe essere rischioso per la loro salute.

Sull’altra sponda la stagione cambia. L’inverno è stato davvero mite se, a fine gennaio, c’è dell’erba così verde in posti simili. Sembra quasi il mese di marzo… A pascolare intorno ai fiumi si va in stagioni ben diverse da questa, normalmente!

Così si avanza lentamente, quasi tutto il pomeriggio per percorrere pochi chilometri. Il torrente inoltre è anche la via più breve, mentre le strade (sia della sterrata tra campi e cascine, sia quella asfaltata e trafficatissima) compiono digressioni, seguono confini. Ma qui non si infastidisce nessuno, basta solo controllare che le pecore non escano dalle sponde e si affaccino su prati o campi.

E’ strano pascolare qui quando non ci sono ancora le foglie… In compenso ci sono rovi ovunque, rami caduti a terra, piante secche prossime al crollo. “Una volta non era così, una volta era pulito, c’era il bosco, ma sotto passavi bene“, racconta il pastore.

Oggi non è pulito in tutti i sensi. Non solo per i rovi e le piante infestanti, ma per tutta l’immondizia che c’è. Quella trasportata dal fiume, resti di nylon ovunque a testimoniare i vari livelli di piena, e quella scaricata dall’uomo a mucchi in questa terra di nessuno. Nei luoghi più nascosti poi intuisci altri misfatti, qui è stata scaricata una butala di liquame, là qualcuno è venuto a caricare sabbia. E lì? Cosa emerge tra sabbia e rovi? Meglio non domandarselo…

Niente acqua, solo un fiume di pecore scorre sotto questo insolito ponte doppio a forma di Y. Si è ripreso il cammino perchè bisogna arrivare a destinazione prima che faccia buio. C’è ancora una strada da attraversare, dove le auto sfrecciano a tutta velocità, e bisogna farlo con una buona visibilità per ridurre al massimo i rischi.

Si esce dal torrente in un prato tagliato, dove il gregge si sparpaglia, in attesa che tutti gli animali risalgano la riva. Fortunatamente il proprietario non ha avuto da ridire sul passaggio delle pecore in questo punto… Occorrono alcuni minuti affinchè ciò avvenga: sui ciottoli arrotondati del torrente non si cammina agevolmente, la fila si era allungata molto, qualche pecora e qualche agnello si era attardato.

Poi si riparte, i cani ricompattano il gregge, sulla strada viene fermato il traffico, quando c’è un’auto in attesa su ogni corsia si può tirare il fiato, ma si è tranquilli davvero solo quando anche l’ultimo agnello sarà nel prato a pascolare e lontano dal nastro di asfalto, dove subito tutti riprendono a correre a folle velocità.

Il sole è ormai tramontato, il cielo si colora dietro alle montagne. C’è ancora da tornare su a riprendere l’auto, gli agnelli più piccoli che stanno aspettando tranquilli nella paglia. Spostare un gregge non è una cosa così semplice, non è che si prenda e si vada, il percorso va studiato, preparato, e ci sono sempre le auto da movimentare…

Giorno dopo giorno, alba dopo tramonto… Per fortuna che, con un gregge non immenso, capita anche di non doversi spostare per qualche giorno. Ciò ti permette di occuparti di un po’ di cose collaterali, ma che fanno sempre parte del lavoro, come per esempio la burocrazia.

Strettamente riservato

Non è facile organizzare una transumanza. Può sembrarlo, a guardare “dal di fuori”. Prendi, parti, vai. C’è una strada, la segui, il pastore davanti, gli animali dietro… Invece no, c’è la burocrazia, fogli da compilare e da portare negli uffici… Poi c’è il dove passare, perchè ovunque si nascondono pericoli: campi e prati che fiancheggiano le strade, dove non bisogna arrecare danni. Sponde e campi diserbati, dove un morso, una brucatura accidentale può essere fatale. Trovare la via giusta, la più breve, la più adatta, quella con i punti giusti dove fermarti per sfamare, dissetare, far riposare gli animali. Anno dopo anno il percorso te lo costruisci, ma poi ci possono essere delle improvvise novità.

Cerchi di fare tutto il possibile per non dare disagio a nessuno se devi attraversare punti delicati, come cittadine, strade molto trafficate, ponti. Sacrifichi quello che, per quasi tutti, è un “giorno di festa”. Quando gli altri sono a tavola in compagnia nel giorno di Pasqua, tu cammini per le vie semi-deserte con i tuoi animali. Quando si può, cerchi di fare così, per limitare le lamentele di chi altrimenti dovrebbe aspettare in coda.

Strade vere e proprie per il transito degli animali qui non ce ne sono. Quelle che erano vie secondarie o vie “dismesse”, come la vecchia ferrovia, sono state destinate ad altri usi, per esempio piste ciclabili. Non so se vi ricordate, ma il “problema” lo avevamo affrontato qui e voleva essere una “prevenzione” in vista eventuali disagi aggiuntivi per i pastori, vaganti o meno che siano. Infatti non è che ci si diverta a portare il gregge sulle strade principali, anzi! Gli animali camminano meglio sullo sterrato o lungo viuzze secondarie dove riescono anche a brucare qualcosa mentre camminano, se non ci sono prati o campi. Dove possono camminare ad un ritmo più lento, senza tensione da parte degli uomini che non vedono l’ora di essere fuori dal traffico, dalla confusione, dal rischio di sentire la sirena di un’ambulanza. La vecchia ferrovia poco per volta è stata rimessa in sesto, ripulita da rovi e cespugli e destinata a percorso ciclabile. Era appunto il gennaio 2011 quando telefonai a chi mi era stato indicato essere responsabile dei percorsi ciclabili qui in zona Pinerolese (il Sindaco di Bricherasio), che mi aveva assicurato che, una volta terminato il tratto verso Bagnolo e Barge, le pecore potevano continuare a transitare come avevano sempre fatto.

Invece adesso, a transumanza in corso, Radiopecora fa arrivare la voce che sono comparsi dei cartelli e non si può più passare. Strade alternative non ce ne sono, il fiume non si può guadare, percorrere diversi chilometri sulla strada principale per poi usufruire del ponte stradale sarebbe pericoloso, assurdo, attirerebbe le ire degli automobilisti e, probabilmente, l’intervento delle forze dell’ordine. I cartelli ci sono davvero, sono del Comune di Campiglione Fenile, comune agricolo della campagna pinerolese. Leggete anche voi… Secondo me non c’è una persona che rispetti al 100% quanto indicato dal cartello, a partire dagli stessi ciclisti che non hanno luci e campanello (ve li immaginate, su di una bicicletta da corsa in fibra di carbonio???!?!!). Sono stata appassionata ciclista, per mancanza di tempo non pratico più, ma quanto scritto sopra a tutela della categoria mi sembra assurdo. Non so se sia frutto di un singolo episodio (un “incidente”?) o se si presume che non esista assolutamente il buonsenso e la buona educazione, che sarebbe sufficiente per evitare ogni inconveniente.

Nemmeno i pedoni, tanto meno quelli con i cani, visto che in questo caso si infrangono ben due dei divieti in elenco! Eppure guardate qua era la situazione in una tiepida domenica pomeriggio… E l’indignazione serpeggiava a suon di: “…ma questa pista l’avranno ben messa a posto con le tasse di tutti! Specialmente di noi che abitiamo qui!!! I ciclisti passano e vanno… Passate, passate pure con le pecore!!

E le pecore in transumanza sono passate. Solo sul ponte, poi hanno svoltato lungo l’argine. Altre ne passeranno nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, visto che ci si avvicina alla stagione in cui ci si sposta verso il fondovalle. C’è poi un gregge che pascola in zona, l’allevatore risiede lì accanto al fiume. Che deve fare, volare? Mi sta bene chiudere la pista ciclabile alle auto, alle moto ed ai vari mezzi a motore. Era una ferrovia e, prima che fosse sistemata, lì non passavano né auto, né trattori, né altro. Ma le pecore sì, sono sempre passate. Invece in questo comune agricolo si vieta il transito a tutti gli animali, specificatamente bovini, ovini, equini e cani. Mi viene voglia di passare con un gruppo di anitre, oche e galline…

Riflessioni sulla pericolosità delle pecore

Oggi vorrei riflettere qualche minuto con voi. Perchè, soprattutto in tempo di crisi, viene da domandarsi se forse tutto quello che stiamo vivendo non è dovuto un po' anche al distacco totale dalla realtà più vera, quella della terra, quella delle origini, del territorio. Parole abusate, parole con cui riempirsi la bocca, parole a cui raramente seguono i fatti. I sintomi di questo fenomeno sono un po' dappertutto, non sono di sicuro io la prima a parlarne, ma… restando agli argomenti trattati di solito da questo blog, volevo prendere spunto da due articoli che mi sono stati segnalati. Questo è di grande attualità ed infatti è successivo ai disastri provocati dal maltempo in Liguria. Un consigliere provinciale fa questa proposta: "Chiedo che la Regione crei una legge per il finanziamento dei piccoli allevatori che si occuperanno del pascolo degli animali nei fiumi aiutandoli non solo con finanziamenti ma anche mettendo a disposizione strutture adeguate alle loro esigenze".

Quest'immagine del torrente Chisone non si riferisce alle ultime piogge, ma ad eventi precedenti. E' vero, negli ultimi tempi si sono verificate anche precipitazioni eccezionali, in poche ore sono cadute quantità di acqua pari a quelle che normalmente dovrebbero distribuirsi nel corso di mesi. Però… Però i fiumi non sono più gestiti come una volta! Quante volte qui abbiamo parlato di fiumi e pastorizia? Decine e decine di volte! Anzi, questo blog alle origini è nato proprio per far conoscere questo problema, cioè la contrapposizione tra le aree protette lungo i fiumi ed i pastori vaganti.

Adesso c'è chi propone di tener puliti i fiumi pascolando ed addirittura chiede le strutture idonee per i pastori… Ma non c'è bisogno di strutture, di finanziamenti, ma solo di potersi avvicinare, ai fiumi! Qui lungo il Chisone non è parco (l'immagine sopra è stata scattata poche centinaia di metri sopra il ponte da cui è stata scattata la foto del fiume in piena), quindi bene o male si riesce a passare, ma altrove, nelle aree protette, è sufficiente che un gregge venga visto da lontano per far sì che arrivino i guardiaparco a farti andar via.

Lungo il Po è così dappertutto, io l'ho già sperimentato in tutte le province attraversate dal grande fiume: Cuneo, Torino, Vercelli, Alessandria. Cosa sono i gravi danni apportati alla flora ed alla fauna dalle pecore in confronto ad una piena, ad un'alluvione? Certo, dove gli animali scendono al fiume per bere potranno schiacciare un nido. Dove pascolano, potranno scortecciare una pianta, ma la vegetazione riparia non è fatta apposta, non è adattata al passaggio di eventi periodici che possono perturbarla? Un gregge è molto meno impattante di un'alluvione… E poi, magari, pulendo un po' dalla vegetazione l'alveo, non è forse che così l'acqua potrà scorrere con meno ostacoli?

Non sono le pecore a rimuovere tutto ciò che si accumula lungo il corso del torrente, del fiume. Loro potrebbero al massimo brucare erba, foglie, contenere gli arbusti. Ma, trasportati dai fiumi, in questi giorni abbiamo visto ben altro. Oltre a tonnellate di immondizia (ahimè), una gran quantità di legname.

Quante volte, d'estate, vi avevo mostrato le immagini di canaloni e letti di torrenti ancora invasi dai resti delle slavine dell'inverno? Legna che è rimasta lì, legna che nessuno ha rimosso. Legna che con le alluvioni è scesa a valle, ha fatto diga, si è accumulata contro i ponti. Un tempo non sarebbe successo, un tempo, quando non c'era la crisi, ma si era tutti più poveri, quella legna sarebbe servita. Adesso in alpeggio il formaggio con il fuoco a legna non lo puoi più fare… Porti su le bombole, consumando energia per il loro trasporto, la legna resta nei canaloni e non vai nemmeno più a tagliare i cespugli di rododendro, di ontano, per avere legnetti per accendere il fuoco. Non so, non capisco. C'è chi lo chiama ambientalismo, c'è chi lo chiama modernità, progresso. Vi invito anche a leggere le riflessioni sullo stesso tema pubblicate su Ruralpini qui.

L'ultima riflessione è su questo articolo. Nel Bellunese si vuole vietare la transumanza attraverso i paesi."la transumanza delle pecore, che al loro passaggio lasciano sul terreno odori e deiezioni che rendono complicato, per alcuni residenti, anche solo uscire di casa." Verrebbe da ridere, ci sarebbe da pensare ad uno scherzo, no? Capisco che ci si lamenti per i liquami sparsi in gran quantità sui campi, lì sì che l'odore può infastidire… Ma cosa resta sulla strada dopo il passaggio di un gregge? A Pont Canavese, a Novalesa vi ho mostrato delle feste della transumanza. A Barcellonette la fiera ovina si tiene nella piazza del paese. E di gente fuori di casa per vedere lo spettacolo ce n'era tantissima. Ci fosse davvero la crisi, la gente uscirebbe di casa con paletta e sacchetto a cogliere quelle deiezioni, così come raccontava mia nonna. Ai suoi tempi c'erano le corse per accaparrarsi quelle che muli e cavalli lasciavano dietro, per le strade di Torino.

Prima… e durante

Prima non pioveva. Prima era tutto secco. Prima sicuramente non c'era fango. Bei prati da pascolare pochi, solo in qualche zona tra le colline, più fresca, più ombrosa, c'era qualcosa di verde. In pianura no, era tutto secco. Secca l'erba sotto i pioppeti, secchi gli steli e le foglie delle infestanti negli incolti. Nei prati invece c'erano qua e là le vacche, oppure passavano i trattori con l'autocaricante e portavano tutto in stalla.

Al mattino aprivi il recinto e sapevi che, anche con un piccolo gregge, c'era da camminare per riempirle prima che fosse notte. Figuriamoci con un gregge da mille e più capi! Sapevi anche che le previsioni parlavano di pioggia, ma la frase classica che sentivi ripetere un po' da tutti era: "Serviva prima, adesso ormai…". Però non faceva freddo, quindi un po' di pioggia magari avrebbe fatto comodo lo stesso, per vedere un po' di verde in più.

Il sole infatti era ancora caldo, bastava dover rincorrere un agnello per trovarsi sudati. In quel grosso prato apparentemente verde le pecore un po' non mangiavano perchè l'erba "puzzava" per l'umidità e le foglie cadute dagli alberi, verso il ruscello. Un po' non c'era così tanto da brucare, l'ultimo taglio doveva risalire a non tanti giorni prima.

Certo, alla sera erano piene, ma nel giro di un giorno avevano pascolato quello che in primavera era bastato per parecchi giorni. Il cielo si manteneva limpido, l'aria diventava fredda ed umida dopo il tramonto, ma chissà se era poi vero che doveva arrivare tutta la pioggia di cui si parlava?

Era vero… E così, dimenticata la siccità, dimenticate tutte le volte in cui avevi guardato in su sperando di veder piovere, ti ritrovi infagottato in cerate e stivali, con i piedi che scivolano nel fango, la pioggia che ti cola giù per il collo. Mettere e togliere reti sotto l'acqua, far ciucciare il latte agli ultimi nati che si chiedono perchè all'improvviso siano arrivati in un mondo così poco accogliente. Per fortuna freddo non fa, ma quanta acqua viene giù?

Di colorato ci sono le foglie, quelle delle viti e quelle degli alberi da frutta. Le pecore brucano avide, quando finalmente si riesce a portarle al pascolo. Non è facile trovare dove andare, perchè da una parte è già passato qualcun altro, dall'altra c'è troppa acqua, l'altro prato ancora è stato venduto e non si sa se il nuovo padrone sia daccordo a lasciarlo pascolare. Intanto piove. A raffiche, a scrosci, come se fossero temporali estivi, ma che durano da mattina a sera e poi proseguono nella notte.

Gli animali mangiano anche le foglie dei peschi, degli albicocchi, dei peri e dei ciliegi. E' già arrivata la notizia che, poco più su, è crollato un ponte, il "solito" ponte sul Pellice. Il torrente non è lontanissimo, in linea d'aria, e pare di sentirne il cupo rombo, quando la pioggia batte meno forte sugli ombrelli. "Li lasciassero pulire, i fiumi… Sono pieni di piante, e c'erano ancora tutti i tronchi e la rumenta portata giù negli anni passati dalle valanghe e dalle alluvioni."

In certi momenti il cielo si fa buio, anche se è solo il pomeriggio di questa domenica di novembre. Si sa che pioverà ancora, quindi ci si organizza di conseguenza, si scelgono come mete prati dal terreno "sano", non fangoso, e si sale sulle colline, invece di dirigersi verso la pianura.

Anche gli spostamenti meno complicati riservano sorprese, come "nuovi" torrenti che scorrono rabbiosi dove solitamente c'è poco più che un filo d'acqua. Con un po' di esitazione, dal momento che l'acqua torbida non permette loro di vederne il fondo, le pecore lo attraversano, poi lo fiancheggiano guidate dal pastore. Quasi tutte le foglie sono già cadute, sotto l'impeto della pioggia e delle raffiche di vento.

Si va avanti così, un po' pascolando piccoli pezzi, un po' spostandosi lungo stradine e vie secondarie. Forse però questa pioggia un po' servirà, per far crescere l'erba. Infatti continua a non far freddo… però adesso servirebbe qualche giornata di bel di sole. Le previsioni invece sono di allerta meteo e, per qualche giorno, ancora pioggia e pioggia.

Le pecore ripassano dove avevano già pascolato qualche giorno prima. Forse nemmeno il pastore sa bene dove portarle, ma ben più grave dev'essere la situazione per chi è in pianura, con i grandi fiumi che esondano, i campi che si allagano, l'acqua che ristagna e non scola via. "Prendi un carcerato e mettilo al posto nostro, vedi che non sta…". Ma appena tornerà il sole sarà tutto dimenticato. Non basta "un po'" di pioggia per far cambiare mestiere ad un pastore!

Viene notte presto, in queste giornate di maltempo che si accorciano sempre più. La breve pausa delle precipitazioni è già finita e riprende a piovere. Le pecore pascolano ancora, ma bisogna arrivare al recinto prima che sia troppo buio. E' bello fare il pastore, ma bisogna mettere in conto giornate così, durante le quali non ci si può girare dall'altra al mattino. Anzi, ci si alza ancora prima per arrivare al recinto appena fa giorno e vedere se qualche pecora abbia partorito, per portarla in un posto riparato. Speriamo almeno che, dopo tutta questa pioggia, ci sia più erba. Quello che è certo è che, per qualche tempo, i contadini non entreranno più nei prati con i trattori.

Quando piove…

Pioveva già al mattino, il cielo era livido, l'aria fredda, probabilmente in montagna stava di nuovo nevicando. Una fine di stagione non particolarmente felice per i pastori, che continuavano ad aspettare la primavera. Adesso di erba iniziava ad essercene, ma tutta quell'acqua…

Le pecore erano già fuori dal recinto, mentre un pastore era andato a vedere dove passare la giornata, l'altro aveva deciso di aprirle. Troppo fango, pozzanghere ovunque e si rischiava che gli animali iniziassero a pelare le piante. Meglio comunque lì nella boscaglia accanto al torrente, dove il terreno era più drenante, che nei campi circostanti. Le previsioni erano pessime, prima di arrivare a sera ci sarebbero state lunghe ore sotto la pioggia battente.

Per cominciare, si passa il ponte. "Ieri abbiamo attraversato sotto, a piedi…", ma la pioggia della notte ha gonfiato il torrente, che adesso rumoreggia e scorre rapido, gonfio di acqua scura. Passano poche macchine sulla strada, ma bisogna comunque fare attenzione. Si sono formate grosse pozzanghere ed ogni auto, arrivata in un punto accanto alla rete tirata dai pastori sulla sponda, alza un'onda che ogni volta fa scappare le pecore. Piove, piove… Piove mentre si torna indietro a ritirare le reti del recinto, piove mentre si cammina (scivolando) nel fango che risucchia gli stivali, piove mentre si carica tutto, senza avere idea di dove si concluderà la giornata.

Il prato sembrava vasto, ma le pecore lo mangiano più rapidamente di quello che ci si aspettava. E poi, quando l'erba è bagnata, ne viene sprecata di più. Le montagne sono laggiù all'orizzonte, avvolte da nuvole gonfie di pioggia e di neve. Chissà quando tornerà il sole… "Non ne hanno basta… allora bisognerà spostarsi, stasera." Ma prima si pranza ancora, anche i pastori, con l'ombrello, riparandosi come si può accanto all'auto. Fa pure freddo…

In giro non c'è niente di bello da vedere. Nei prati nessuno ti lascia entrare e le stoppie… credo che la foto renda bene l'idea. Eppure da qualche parte bisognerà pur farlo, il recinto. Almeno nel posto meno peggio che si riuscirà a trovare. Smetterà di piovere? Purtroppo no, le previsioni annunciano ancora altri giorni di pioggia, ma i pastori non vogliono nemmeno sentire queste parole.

Dopo tanto girare si torna dalle pecore e si decide di partire. C'è qualche agnello ed un paio di capretti da caricare, questi poi sarà meglio portarli via, in un posto asciutto e riparato. Ma per adesso si va, che le ore passano e di chilometri da percorrere ce ne sono tanti. Conviene portarsi verso le colline, dove ci sarà meno fango, dove l'acqua scola via prima, dove non c'è da avere paura dei fiumi che gonfiano.

Non c'è da portare le pecore a bere… L'acqua viene giù dal cielo, forma ruscelli e pozzanghere ovunque. Il gregge avanza lentamente, ogni tanto il pastore deve voltarsi per chiamare le pecore. Scattare foto è difficile, la macchina rischia di bagnarsi, c'è anche un po' di vento, si bagna l'obiettivo, ma perchè uno deve passare il suo tempo libero, una domenica a prendere pioggia da mattina a tarda sera???

Il torrente rumoreggia sempre più, il colore dell'acqua è sempre più marrone, chissà cosa sta succedendo? Per fortuna in montagna nevica, altrimenti potrebbe esserci un'altra alluvione. Comunque i fossi non sono più puliti come un tempo, l'acqua si riversa ovunque e ci saranno poi tante piccole e grandi frane nei giorni successivi, durante i quali la pioggia continuerà a cadere copiosa.

L'ultimo tratto di cammino prima di arrivare dove è già stato preparato il recinto avviene quasi in notturna. Non è così tardi, ma le nuvole contribuiscono a far arrivare prima l'oscurità. Anche in quel giorno si sono percorsi diversi chilometri, ma ormai il gregge si è riavvicinato alle colline. Nel recinto c'è acqua ovunque, ma almeno uno spesso "materasso" di erba secca fa sì che non ci sia fango. Sarà una lunga notte, poi il giorno dopo sarà anche peggio…

Il prezzo della paglia, la legge forestale ed altre storie

"Sei impegnata? Perchè… avrei bisogno. Ce ne dobbiamo andare di qua, e veloce… Mi sa che o porti rogna, o avevi ragione, perchè ci sono già macchine che girano e penso che ci stiano cercando." Non sono nuova a queste storie, le ho già vissute altrove e, come sempre, le trovo assurde. Cambia la provincia, ma siamo sempre lì, anche se gli spazi sono diversi.

Così il gregge se ne deve andare. Il pastore aveva già parlato con un po' di gente in giro, aveva saputo che certi pascoli erano stati affittati, ma in qualche pioppeto avrebbe potuto mangiare. E le stoppie? Lì c'era da ridere… La motivazione quest'anno è quantomeno particolare. "Ah, quest'anno… La paglia ha certi prezzi! Vale più del fieno!! Allora mio figlio (mio marito, mio genero, dipende dall'interlocutore) adesso la imballa per fare gias." C'è ancora fango ovunque, le nuvole e le previsioni porteranno nuova pioggia, voi ci credete che andranno ad imballare adesso, nel mese si marzo? In compenso, da quando hanno visto girare pecore, un buon numero di contadini si sono affrettati a tirar fuori le botti del liquame e fanno avanti ed indietro verso le meliere che erano state trinciate, impedendo così il pascolamento delle infestanti.

Si attraversa il paese con la scorta, a quanto pare vogliono essere ben sicuri che si vada via di qui. Gliel'abbiamo detto che l'intenzione era quella di spostarsi e passare il ponte, ma evidentemente non ci credevano. Prima il problema era che i terreni erano stati affittati ad altri… Ma chiarito quel punto, sono le capre a diventare colpevoli. "Il pascolamento in bosco è vietato." Ma… ma perchè nel NUOVO regolamento forestale è rimasto questo strascico di una legge degli anni Trenta, quando il bosco era in pericolo? Oggi… ben venga la pulizia operata dalle capre per far sì che il bosco non invada tutto. Se poi andiamo a guardare i boschi qui lungo il fiume, con tutto il loro campionario di specie invasive non autoctone… Discorsi già fatti mille volte, ma per questa volta mi mordo la lingua a metà, un sorriso ed un grazie a chi ci aiuterà nella "transumanza".

Ci insegnano anche la strada per evitare il centro e così sfiliamo nelle vie secondarie. C'è un vecchio in un orto, si emoziona al passaggio del gregge. Quando mi vedrà ripercorrere a ritroso la strada per andare a recuperare l'auto, inizierà a raccontarmi di un ragazzo che ha visto alla TV. "Sai? Padre chirurgo e madre maestra, 18 anni e fa il pastore…!". Gli dico che lo so, lo conosco, è di Biella. "Anch'io avevo delle pecore da ragazzo, ma poi… Che bello vederle passare adesso, che spettacolo, sì…".

La nostra scorta ci evita di correre troppi rischi nel passaggio più difficile, così posso precedere il gregge di pochi passi e fare anche le foto. Si cammina velocemente e non si sa bene dove andare, questo è il bello di quella giornata! Ma stiamo per uscire dalla "zona calda" e per adesso questo è sufficiente, poi si vedrà.

Sul ponte le pecore esitano, il rumore delle loro stesse zampe sulle assi le spaventa, ma alla fine tutte imboccano la strettoia. Per fortuna c'è chi ci aiuta a fermare le auto, altrimenti qui sarebbe stato un bel guaio. In qualche modo adesso si farà passare qualche altro giorno, sempre attendendo la primavera. Sembra davvero di portare a spasso le pecore, in quei giorni… Chilometri e chilometri, quasi solo per fare qualcosa in attesa che venga sera! Finirà l'inverno, finiranno le piogge? Perchè i pascoli lasciati indietro necessitano di giorni di sole per asciugare ed essere utilizzabili. Vana speranza, ma di quello parleremo poi.

Ringraziamo i nostri guardiani/aiutanti, che gentilmente ci hanno scortato fin qui. Capita raramente che un pastore abbia un aiutante stipendiato dallo Stato!! Siamo arrivati al di là del fiume e l'ultima raccomandazione è di tenersi ben alla larga dal corso d'acqua, anche se su questa sponda i campi di mais arrivano proprio a confinare con le sue rive. L'equazione Parco Fluviale + pecore continua a non funzionare. Mi domando se in quei campi non vengano usati antiparassitari e diserbanti, quelli sì dannosi per flora e fauna selvatica…

La meliera è vasta, mentre il gregge si allarga lì, bisogna andare a vedere dove passare e dove fermarsi per la sera. Lunghi giri, si parla con uno e con l'altro, tra l'abbaiare dei cagnetti nelle cascine. La paglia è cara… E siamo di nuovo alle solite! "Io vi lascerei, ma la terra non la lavoriamo più noi… Una volta passava sempre un marghè… Dovete andare a chiedere a quelli della cascina laggiù…".

E' già quasi notte quando, più o meno, si capisce dove passare, dove pascolare e dove fermarle. Si parte, bisogna attraversare la strada prima che faccia buio! Ci sarebbe forse qualcosa da pascolare in queste stoppie, ma bisogna andare avanti. E poi… siamo ancora verso il fiume! Il pastore chiama le pecore, queste lo seguono senza fretta, ignare delle avventure delle ore precedenti.

Il recinto è già pronto, c'è parecchio mais a terra, quindi i pastori possono già chiudere le pecore all'interno. E l'indomani? L'indomani si vedrà, come sempre. Poteva andar peggio, ma… fondamentalmente, cosa c'era di male? I fiumi, si sa, sono sempre stati salvezza e pericolo. Un tempo il pericolo era rappresentato solo dalle piene, dalle alluvioni, oggi invece bisogna guardarsi prima da altro, anche in quei giorni in cui non hai altri posti dove andare e ti serve quel terreno sabbioso che fa scolare via l'acqua e permette di fare un recinto senza sprofondare nel fango.

Dopo la pioggia, il sole, ma…

Ha piovuto, tanto. Come succede in questi casi, anche senza una vera e propria alluvione, i fiumi si ingrossano ed escono dallla loro sede, invadendo i terreni circostanti. Sono zone incolte, dove è normale che ogni tanto passi l’acqua… solo che lì spesso ci sono i pastori, che trascorrono la primavera prima di salire in montagna. In molti devono ancora salire, lo faranno a giorni, magari proprio domani… Nel frattempo hanno passato momenti difficili, correndo anche qualche rischio di troppo.

Mercoledì mattina alla radio parlavano di una mandria intrappolata nella Dora Baltea. Ho subito capito di chi si trattava, anche perchè hanno detto il posto dove questo accadeva, qualche chilometro più a valle del ponte nell’immagine. La foto è stata scattata proprio in quelle ore, mentre pioveva ed il fiume doveva ancora crescere ulteriormente. Successivamente sui giornali hanno scritto anche delle cose errate, indicando un altro luogo e, addirittura, che la cosa fosse stata risolta, mentre invece erano state salvate solo una quindicina di bestie. Ieri sera l’allevatore era ancora disperato per la sorte dei suoi animali e confidava in una pausa nel maltempo. Volevo quasi passare di lì, ma… non me la sono sentita, perchè non sono bei momenti per andare a ficcare il naso. Vari articoli sull’argomento qui, qui e qui.

Io intanto ero diretta verso il Biellese e, in quella mattinata di pioggia scrosciante, per caso ho incontrato un gregge lungo la strada. Rallento, mi fermo, cerco di capire di chi si tratti, poi parcheggio, prendo l’ombrello e mi avvio a salutare il giovane pastore. E’ la prima volta che ci vediamo mentre è al pascolo, in un paio di occasioni infatti l’avevo incontrato a qualche fiera. Alberto mi invita subito ad andare a trovarlo in montagna, tra qualche giorno si metterà in cammino verso le montagne.

Piove e la campagna è allagata, il terreno non ce la fa più ad assorbire tutta quell’acqua. Le pecore osservano dubbiose ed il pastore accetta con rassegnazione, d’altra parte che si può fare, in un mestiere come il suo? "Fai le foto? Ma adesso così non fanno bella figura…".

Il gregge sta per uscire dal recinto e dovrà attraversare la strada. Il cielo è livido, la pioggia cade a raffiche, poi diventa uno spray, in attesa di ricominciare a cadere più violentemente. E’ stato proprio un caso, il mio incontro, perchè pochi minuti dopo avrei visto solo la rete di fianco alla strada e neanche più la traccia del passaggio, lavata via dalla pioggia.

Le pecore attraversano velocemente, basta comunque poco perchè in ambedue le direzioni si formi una coda di auto. Siamo a poca distanza da Biella, terra da sempre di pastorizia, dovrebbe essere quindi normale vedere un gregge da queste parti, senza che nessuno debba protestare troppo. Il pastore mi saluta e continua il suo cammino…

Il gregge si avvia tra le fabbriche, a cercare nuovi pascoli. Qui è abbastanza al sicuro, lontano da fiumi e torrenti. Più a monte avrebbe dovuto attraversare torrenti in piena, canali solitamente secchi gonfi di acqua spumeggiante… Chissà se riuscirò ad andare anche lassù in alta Val Sesia per vedere l’alpeggio di questo gregge? Servirebbe una lunghissima estate per andare da tutti e dovrei fare soltanto questo!

Finalmente arrivo a destinazione, piove… E non si parte per andare al pascolo fino al tardo pomeriggio, con la speranza che non ricominci a venire giù acqua. Le capre non amano la pioggia e, se possono, cercano un ricovero in caso di precipitazioni. Per questo la pastora le reputa più intelligenti delle pecore, che non hanno questo comportamento. "Se metti al riparo una pecora che ha appena partorito, quella non sta mica lì… Torna alla pioggia. Una capra invece no, lei va subito a cercare un riparo, quando piove."

Non è difficile trovare un pascolo per il gregge, in quei boschi e soprattutto con la vegetazione abbondante che c’è quest’anno. Il becco emerge tra l’erba alta, brucando le grosse foglie della bardana. Qua e là ci sono numerose fragole selvatiche, di un bel rosso acceso, ma prive di gusto per colpa della troppa acqua.

Il cielo sembra aprirsi, esce persino il sole e si vede qualche chiazza di sereno che potrebbe far ben sperare per la serata e per il giorno successivo, ma Maria Pia mi fa notare che le capre sono troppo ferme e questo non è un buon segno. Probabilmente pioverà ancora, e non poco! Intanto le nebbie si alzano tra gli alberi e si vede il panorama verso la pianura.

Quando si rientra alle baite, l’idea non è quella di una serata all’insegna del miglioramento. L’erba è fradicia di goccioline sospese agli steli e le nebbie stanno nuovamente scendendo, avvolgendo tutto fino ad impedire la vista. Manca poco a nuovi scrosci sempre più violenti, mentre ormai siamo al sicuro in casa.

Il risveglio avviene a causa di un nuovo intenso temporale, che risuona sul tetto in lamiera. Per fortuna però successivamente sembra che si possa partire verso il pascolo, senza però osare lasciare a casa ombrello e giacche cerate. Ci si incammina nel bosco, poi si attraversa un prato. Il gregge avanza compatto, a fianco della pastora i cani e due capretti allevati con il biberon, di nome Pasqualino e Pulce.

Il colore dominante è senza dubbio il verde. Qui i prati sono stati pascolati dalle pecore nelle settimane precedenti, adesso il gregge è già su in montagna, sono rimaste solo le capre, anche loro in attesa di salire più in alto, su queste montagne sempre più abbandonate. Pia mi racconta di come, da queste parti, ci fossero prati ed alpeggi dove ora ci sono solo più boschi e cespugli.

Mentre le capre pascolano nel bosco, salgo fino al vecchio ponte: il rumore del torrente è impressionante, anche se questo è solo un "piccolo" ruscello. L’acqua è limpida, a differenza di quello che vedrò poche ore dopo, tornando verso casa ed attraversando ponti su corsi d’acqua in piena, dal colore marroncino. Che primavera, questa, così piovosa e fresca. Chissà come sarà l’estate? Eccezionalmente calda? Continuerà a piovere e fare freddo? Intanto si pensa a quelle povere bestie bloccate nel fiume ed a quello che staranno passando gli allevatori in questi momenti.

Torniamo verso il basso, attraversando "foreste" di felci, pronte a diventare ancora più alte non appena inizierà a fare un po’ più caldo. Nelle ore successive vedremo il sole per alcuni istanti, ma quando mi rimetterò in viaggio verso la pianura starà già di nuovo piovendo. Oggi, come vi dicevo, è tornato il sole, che farà piacere a tutti. Vedremo poi domani, per le transumanze… A tutti quelli che ne seguiranno una, mandatemi le foto!