Il cammino di un pastore vagante è composto da innumerevoli “tappe”, più o meno lunghe a seconda delle caratteristiche del territorio che attraversa, delle esigenze di pascolo, delle condizioni atmosferiche, della maggiore o minore disponibilità da parte dei contadini. Ci sono comunque delle “tappe speciali”, passaggi obbligati che affronti ogni anno. Punti particolarmente delicati dove devi “uscire allo scoperto”.
Per il film sui pastori, volevamo appunto filmare una di queste giornate, ma quando Fulvio mi telefona e mi dice che passerà il ponte il 31 dicembre, immagino subito che la troupe non sia disponibile. Il pastore però non guarda i giorni festivi. Ha finito l’erba e deve andare. Visto che, nonostante siano dieci anni che seguo questo mondo e, con Fulvio, ho già vissuto tanti momenti del suo cammino, ma mai questo, al mattino ancor prima dell’alba sono già in zona e solo aguzzando la vista individuo il gregge tra le brume, in una stoppia. Arrivo e il pastore sta partendo per portare a destinazione la roulotte.
C’è da passare il fiume Po, che scorre lento appena oltre il campo. La mattinata è gelida, veramente invernale, fa molto più freddo qui che non dalle mie parti. Questi ambienti però hanno un fascino speciale in questa stagione. Numerose anatre navigano sulla superficie del fiume e altre si alzano in volo dalle sponde, spaventate da me e dai cani del pastore, che mi hanno seguita.
Il pastore torna, ci si saluta velocemente, ci sono anche alcuni amici che gli daranno una mano in questa giornata speciale. Si caricano gli agnelli più piccoli e poi si parte subito senza indugi, perchè più presto è, meno traffico c’è. La giornata pre-festiva inoltre è particolarmente adatta, poichè dovrebbe esserci ancora meno gente. Forse il mattino di Capodanno sarebbe stato il deserto assoluto, ma l’erba è finita e bisogna andare.
Grazie al gelo, si passa su di un campo arato senza affondare minimamente, poi si esce sull’asfalto. Una macchina in testa, una in coda per avvisare gli automobilisti del passaggio del gregge. Il problema non è tanto affrontare un tratto di strada, quando la larghezza della carreggiata in concomitanza del ponte e la sua conformazione.
Un’auto deve precedere il gregge fin oltre il ponte, perchè la strada fa una specie di arco e non ci si accorgerebbe del transito eccezionale fin quando non te lo trovi davanti. Per fortuna non c’è quasi nebbia. Il pastore racconta che l’anno prima aveva dovuto attendere ore, fino al primo pomeriggio, per poter salire sulla strada, proprio a causa di una fittissima e pericolosa nebbia.
Il gregge sfila sul ponte, unico modo per passare sull’altra sponda del fiume. Appena dopo abbandonerà di nuovo la strada principale, tornando a “perdersi” nei campi. Non ci sono però alternative, quando si tratta di attraversare i fiumi. E’ una regola che vale per tutti i pastori…
Subito dopo, ormai su di una strada secondaria sterrata, si alza temporaneamente un velo di nebbia, di breve durata. Il momento più delicato della giornata è stato superato, ma il cammino è ancora lungo, per arrivare dove il pastore potrà far pascolare il suo gregge.
Intanto, sull’asfalto torna a scorrere il traffico. In entrambe le direzioni, nonostante sia una giornata particolare, dove non tutti lavorano, si è comunque formata una lunga coda, che defluisce lentamente. Nessuno ha protestato, qualcuno è sceso a godersi lo spettacolo, altri filmavano o fotografavano con il telefonino.
Padre e figlia camminano in testa al gregge, attraversando le stoppie. In questi giorni di vacanza, Milena ha raggiunto il papà, che può così godere della sua compagnia e del suo aiuto per una settimana. Che orgoglio per lui, che felicità! Sentire lei che parla delle vicende dei giorni precedenti, dell’incontro con la sua cagnetta, con i suoi cavalli dopo parecchi mesi di lontananza, è commovente.
C’è un altro punto delicato, bisogna fiancheggiare un campo di grano. Per fortuna il terreno è completamente gelato, ma comunque meglio evitare che le pecore abbandonino la pista. Il pastore, i suoi aiutanti e soprattutto i cani riescono egregiamente nel “parare” le pecore, così anche questa è fatta.
Dopo, per un po’, si cammina lungo tranquille strade di campagna semi deserte. Campi, cascine, gruppi di case, prati, vacche che muggiscono nelle stalle avvertendo il passaggio del gregge. Ormai non c’è quasi più da preoccuparsi, è un normale cammino senza difficoltà, così davanti il pastore chiacchiera con gli amici.
Il sole inizia a scaldare, ma l’aria è ancora abbastanza fredda da far sì che sopra al gregge si condensino nuvole di vapore: il fiato degli animali e il calore dei loro corpi in movimento. Ci sono pecore che belano cercando i loro agnelli: alcuni sono mescolati al fiume in cammino, altri sono al sicuro nel fuoristrada al seguito del gregge.
Un lungo viale con vecchissimi pioppi, al fondo quello che sembra un palazzo nobiliare. Giunti a destinazione, il pastore spiegherà che si tratta del palazzo di un conte e anche parte delle terre lì intorno sono di sua proprietà. “Anni fa gli avevo chiesto se potevo farle dormire lì vicino, e lui era stato ben contento!“.
Finalmente a destinazione, almeno per quella mattina! Si sono percorsi diversi chilometri e anche il giorno prima il gregge aveva camminato a lungo. L’erba è ancora un po’ brinata, ma la giornata è bella, il sole lentamente porterà un po’ di tepore. Gli amici salutano il pastore, hanno i loro lavori da andare a fare a casa, nelle cascine. Finito il tratto “speciale”, dopo sarà normale amministrazione continuare il cammino.
Le pecore pascolano placidamente, così il pastore può lasciare i suoi aiutanti a sorvegliare, mentre con la figlia torna indietro a raccogliere le reti del recinto e recuperare tutto ciò che è rimasto dove si è partiti al mattino. Vita da pastori vaganti, pastori che compiono un lunghissimo cammino. Grazie a questo, Fulvio lo conoscono in tanti, infatti mentre è in viaggio in auto, riceve telefonate di persone che lo stanno cercando per andarlo a trovare, fargli di persona gli auguri per il nuovo anno.