Oggi voglio mettere insieme un po’ di notizie che mi sembravano interessanti e, in vario modo, collegate alla pastorizia. Prima però vi segnalo due appuntamenti (anche se il fine settimana è ricchissimo di eventi e manifestazioni un po’ ovunque).

Per quello che mi riguarda, mi trovate molto lontana da casa, a Malga Fevri, Madonna di Campiglio (TN), dove alle 14:30 di domenica presenterò i miei libri insieme a Roberta Bonazza ed Annibale Salsa.

Non avessi dovuto andare in Trentino, probabilmente invece sarei andata a Challand-Saint-Anselme (AO) per la Fehta da Tchivra. Qui il programma della manifestazione, da sabato 2 a domenica 3 luglio.

Veniamo invece adesso a due notizie che ho visto sui giornali. La prima non riguarda direttamente la pastorizia, ma è comunque un tema che ho già trattato su queste pagine. Sapete quando, più volte, vi ho parlato di greggi e mandrie che si spostano lungo strade dalle sponde totalmente trattate con diserbanti/disseccanti… o quando questi prodotti sono utilizzati in frutteti, vigneti, giardini presso cui transitano/pascolano gli animali. Anche se si continua a sostenere che (almeno i disseccanti) non siano nocivi, gli animali presentano comunque sintomi di avvelenamento, talvolta abortiscono, altre muoiono dopo lunghe sofferenze, se brucano erba trattata con quei prodotti. In Valchiusella, a Traversella, il Sindaco ha emesso un’ordinanza dopo che due cani sono stati avvelenati da erba diserbata. Qui l’articolo. Nessuno vieterà totalmente mai questi prodotti, ci sono troppi interessi economici e… ed è tanto più facile irrorare il terreno con quelle sostanze. Peccato che muoiano animali piccoli e grossi, peccato che vadano a finire nelle falde acquifere… E non venite a dirmi che non sono nocivi!

Sull’Eco del Chisone di questa settimana, addirittura in prima pagina, c’è invece un articolo “Invasione di zecche, disinfestare è impossibile” a firma di Sofia D’Agostino. Troppe volte greggi (e pastori) sono additati come responsabili di questa piaga che, anno dopo anno, si sta facendo sempre più fastidiosa. Ma le cause vanno cercate altrove. Nell’articolo vengono riportate, molto chiaramente, le risposte dei medici del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl TO3.

“<<I pascoli oggi sono trattati in maniera diversa e il sottobosco non è pulito. In passato – spiega ancora la dott.ssa Nucci – gli animali selvatici (i primi portatori di zecche) non si avvicinavano agli alpeggi, alle greggi come succede oggi.>> Il meccanismo di infestazione è semplice: la zecca colonizza l’animale selvatico, che sempre più frequentemente si avvicina agli alpeggi: quindi gli succhia il sangue fino a quando, ormai sazia e gonfia, abbandona l’animale e si lascia andare sul terreno. Resta lì il tempo di digerire l’abbondante pranzo quindi, nuovamente affamata, risale i fili d’erba o i cespugli in attesa della prossima vittima, che può essere una capra, una pecora, qualsiasi animale, compreso l’uomo. E dopo ogni pasto si ripropone lo stesso ciclo.”

Contrariamente a quanto tanti credono, non sono le greggi a “portare le zecche”, ma sono anche loro ad esserne vittime. Anzi, dato che generalmente sono sottoposte a trattamenti finalizzati a liberarle e preservarle da parassiti interni ed esterni, può anche succedere che non vengano attaccate. Il problema è piuttosto il contrario: dove non ci sono più animali al pascolo, anche a quote più basse degli alpeggi, erba e cespugli arrivano fin accanto ai villaggi. E’ l’abbandono a favorire la diffusione delle zecche, non il passaggio del gregge (che invece contribuisce a tener pulito)!