La fiera delle capre e dell’asinello ad Ardesio

Dopo alcuni anni, sono ritornata ad Ardesio, in Val Seriana (BG), invitata dagli amici della ProLoco per la Fiera delle Capre e dell’Asinello, giunta quest’anno alla sedicesima edizione. Mi raccontavano che all’inizio era nata quasi come uno scherzo di Carnevale, premiare la capra e il becco più belli, ma nel corso degli anni si è trasformata in una delle principali rassegne caprine, per lo meno a livello regionale.

Fin dal mattino arrivavano gruppetti di capre, caricate su ogni mezzo. Trailer, camioncini, ma anche auto non propriamente omologate per il trasporto animali! L’allevatore però si arrangia sempre e comunque, come può.

Qualcuno invece raggiungeva il padiglione della fiera a piedi. La fredda mattinata via via si stava animando, con gli animali che arrivavano, le bancarelle che venivano allestite e i primi visitatori che iniziavano ad aggirarsi per Ardesio.

Anche chi avrebbe realizzato le sculture con la motosega stava iniziano a sbozzare il legno, facendo emergere la forma di quella che sarebbe poi diventata una vera e propria opera d’arte. Non solo animali, artigianato e prodotti tipici, ma anche varie forme di intrattenimento per i visitatori, dal cantastorie al concerto pomeridiano.

Nel padiglione era anche tutto pronto per la premiazione dei vincitori della mostra. Campane che sono sempre un gradito riconoscimento. I due tavoli con le campane allineate fanno capire quanto sarà partecipata la fiera, infatti si sta allungando la fila dei mezzi in attesa di scaricare animali.

Essendo impegnata anch’io con la bancarella dei miei libri, mi concedo un giro veloce per la fiera quando ancora non c’è molta gente in giro. Il sole tarda ad arrivare sul fondovalle, tutti sono ben vestiti, cercando di ripararsi dal vento freddo. Ecco un banco di campane, campanacci e attrezzature varie.

Numerosi i banchi di generi alimentari, specialmente formaggi, salumi, farine da polenta, biscotti, dolciumi vari. Nonostante la crisi, questi sono ancora prodotti che, sulle fiere, vedono ancora un buon numero di acquirenti.

Visto che la fiera è “della capra”, non mancano anche i salumi prodotti con la carne di questo animale. Con buona pace del manipolo di animalisti esaltati che, nel pomeriggio, cercheranno di rovinare l’ottima riuscita di questa manifestazione.

Ci sono anche diverse bancarelle di artigianato di vario genere, più o meno attinenti al mondo agricolo/zootecnico. Non so nemmeno se sia ancora consentito dalle leggi fare il burro nella zangola tradizionale… Mentre ancora utilizzati sono i diversi sgabelli per la mungitura, se questa avviene a mano.

Ci sono anche i miei amici di Taglio Avion, con un ampio assortimento di abbigliamento “da pastori”, ma non solo. Giacche, mantelli, gilè, ma anche delle comode e resistenti camicie che non sostituirei mai con nessun tipo di abbigliamento “tecnico” e sintetico.

Oltre alle capre, ci sono anche gli asini, che forse attirano maggiormente i visitatori. Forse, per questo animale, si è perso parzialmente il concetto di come fosse una “bestia da soma”, presente a fianco dell’uomo per aiutarlo nei trasporti, ed oggi viene concepito soprattutto come animale da compagnia.

Ormai lo spazio della mostra è al completo per quello che riguarda gli animali. Più tardi mi diranno che sarà quasi impossibile aggirarsi tra i box, tanta sarà anche la gente. Capre di svariate razze, tra cui riconosco la Bionda dell’Adamello, le Orobiche, le Vallesane, la Frisa Valtellinese e altre ancora.

Queste immagini ci spiegano, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto questa realtà sia sana e genuina. E’ una passione che nasce da bambini e si diventa adulti anche imparando a prendersi cura degli animali. Vi sembra questo un esempio di “…animali che vengono usati come merce di scambio dai pastori o per far divertire famiglie di ignoranti“, come proclamavano i vegani che hanno inscenato una manifestazione nel pomeriggio?

E’ veramente un peccato che i media abbiano dato più spazio alla quindicina di attivisti vestiti di nero, con i loro cartelli ed i loro slogan, piuttosto che alla vera notizia, cioè che la fiera è stata un grande successo, con migliaia di visitatori, numerosi partecipanti tra gli allevatori e appassionati giunti anche da altre regioni. Ho incontrato amici dal Trentino, dalla Liguria, dalla Svizzera…

Guardate quanta gente c’era in piazza e intorno al palco nel momento delle premiazioni delle varie categorie! In tarda mattinata infatti, sono stati fatti sfilare gli animali, suddivisi per categorie, per stabilire i primi tre a cui sarebbe poi stato assegnato il meritato premio.

Ecco le varie fasi delle premiazioni. Notate anche come gli animali siano stati spazzolati prima di salire sul palco. Altro che maltrattamento e spettacolo vergognoso! Chi dovrebbero vergognarsi sono le persone che urlano questi slogan, senza capire cosa significa allevamento e passione.

Non vorrete mica dirmi che questo ha qualcosa a che fare con l’allevamento intensivo, l’iper sfruttamento degli animali, le stalle lager, ecc ecc? Guardate la serietà e l’orgoglio di questo ragazzino… Espressioni molto più sane e genuine dell’odio fanatico che si legge sui volti esaltati dei manifestanti. Come ha scritto recentemente Michele Serra su Repubblica: “…essere vegani non è obbligatorio per legge. E’ una scelta. Rispettabile, come tutte le scelte, fino a che non diventa ragione di disprezzo ed esclusione nei confronti degli altri. La causa animalista è piena di ottime intenzioni e qualche buona ragione. Ma diventa odiosa quando viene brandita come una clava…“.

Chiudiamo in serenità con un po’ di musica tradizionale. Ancora molti complimenti alla ProLoco ed a tutti gli organizzatori che hanno saputo, negli anni, far crescere questa manifestazione, con l’augurio di poter continuare nei prossimi anni, magari addirittura con animali che vengono da altre regioni (ho sentito parlare di una rappresentanza dal Trentino, per la prossima edizione…).

La Foire des Alpes

L’erba del vicino sembra sempre più verde, così dicono… Però davvero alla Foire des Alpes di Aosta mi pareva di respirare un’altra aria rispetto al vicino Piemonte. Per carità, anche lì ho sentito parlare di crisi e di futuro incerto per la manifestazione, quest’anno alla seconda edizione.

Da quando è stata rinnovata, la manifestazione è stata dedicata alle “razze minori”, tutto ciò che non è bovini. Non soltanto capre e pecore, ma anche molto altro, compresi animali “mai visti” o quasi. La facevano però da padroni gli ovicaprini ed i loro appassionati, di tutte le età.

Ogni allevatore poteva partecipare alla mostra con due soli capi. Come diceva lo speaker della manifestazione: “Hanno dovuto fare le primarie in stalla!“. Da queste parti però le greggi non sono numerose, per la maggior parte si tratta di greggi di piccole dimensioni, magari chi ha una decina di capi, chi una ventina o poco più.

Erano presenti anche degli ospiti, in questo caso dalla Lombardia. C’erano le capre orobiche e le pecore brianzole, con cartelli esplicativi per illustrare le caratteristiche delle diverse razze.

Visto che ormai il lupo è arrivato anche in Val d’Aosta, ecco al centro dell’arena un recinto con piccolo gregge + cane da guardiania, per spiegarne il funzionamento, l’utilità e le norme di comportamento per i turisti.

La razza ovina che predominava era la Rosset, razza autoctona, “antica razza di montagna” con alcune caratteristiche simili alla Savoiarda (con cui vi sono stati numerosi incroci in passato). Oggi si punta al recupero di tale razza e questa manifestazione è una delle azioni intraprese a tale scopo. Qui potete leggere la scheda della razza, se volete saperne di più.

Nello spazio dedicato alle bancarelle del produttori, c’era davvero tanta scelta. La filosofia era quella del KM0 ed i produttori della Coldiretti esponevano le più diverse bontà locali, dai salumi ai formaggi (ovviamente), frutta e verdura, dolci, pane, erbe, miele, confetture… Una particolarità che mi ha colpita? Le Capramelle!!! (Caramelle mou al latte di capra)

Non potevano mancare le Fontine, anche se primeggiavano soprattutto i formaggi di capra nelle più diverse forme e tipologie. Nel corso delle premiazioni, sono anche stati assegnati riconoscimenti alle diverse tipologie casearie a latte caprino, per l’appunto.

Anche se non a Km0, ma pienamente inserito nella manifestazione, il banco della pecora brianzola, per mostrare come la lana possa ancora essere impiegata . Mi sarebbe piaciuto vedere anche qualcuno che esponesse manufatti derivanti dalla lana della pecora Rosset, ma purtroppo non c’era nessuno. Ricordo infatti che qualche anno fa si era parlato di un recupero della razza anche attraverso la lana, ma ieri non ho avuto modo di approfondire l’argomento.

Come in tutte le fiere che si rispettano, c’era anche un banco di una selleria con un’ampia scelta di campane, dedicate soprattutto a pecore e capre (eccezion fatta per questo capolavoro in primo piano).

Di pecore ne sono arrivate tante, nel corso di tutta la mattinata, anche se il tempo continuava ad essere inclemente, con una pioggia più o meno intensa che contraddiceva le previsioni meteo inneggianti al miglioramento. Oltre 500 partecipanti e ben più di mille capi esposti, perchè oltre alla mostra degli ovicaprini vi erano piccoli gruppi di animali in vendita e le altre razze.

Chi si aggirava tra le bancarelle poteva approfittarne per degli assaggi e non erano minuscoli! Sia per i salumi, sia per i formaggi, ma anche al banco dei dolciumi tipici uno poteva approfittare per capire davvero il gusto di ciò che sarebbe andato ad acquistare.

Le capre occupavano i box normalmente dedicati alle reine. Sì, perchè la Foire si teneva nell’arena della Croix Noire, dove ogni anno avviene la finale delle battaglie. Una struttura perfetta per ospitare queste manifestazioni, uno “stadio” della zootecnia, che ancora una volta conferma come, da queste parti, vi sia grande attenzione per il settore, in tutte le sue forme (anche quelle “scenografiche”, che però lo avvicinano al pubblico).

Grande entusiasmo lo riscuotevano le “altre razze”, tra cui le renne, i lama, gli Highlands, ma anche conigli e cani da pastore. Nello specifico, le renne provenivano da un allevamento di Courmayeur (qui potete leggere un articolo che riguarda questi animali in Val d’Aosta). Sicuramente si sentivano a casa, con la neve fresca caduta poco più in alto durante la precipitazione che solo in tarda mattinata andava esaurendosi.

La Foire è stata anche l’occasione per conoscere dal vivo alcuni amici con prima di erano stati solo contatti “virtuali”. Ecco allora Angelo ed i suoi asini, pastore “solo d’estate”, che ogni anno sale in alta quota per la stagione d’alpe insieme ad allevatori locali.

Il tempo stava migliorando, verso l’alta valle iniziava a scorgersi uno sprazzo di cielo azzurro, mentre le montagne si presentavano nella loro veste migliore, completamente innevate. Da queste parti, una manna sì per il turismo invernale, ma anche per tutta l’attività zootecnica, sotto forma di riserva d’acqua e buona erba nella stagione estiva.

Fabio ci teneva tanto ad essere fotografato insieme a Nutella. Ha 19 anni, Fabio, e nei giorni precedenti, è stato uno dei protagonisti di articoli comparsi su La Vallèe in merito alla manifestazione. “Questo è un lavoro che riempie il cuore, i sacrifici ci sono, ma non pesano perchè c’è passione.” Nutella aiuta Fabio nella pulizia dei terreni e nei viaggi con il carico. Bravo Fabio, auguri per i tuoi progetti!

Con puntualità, alle 15:00 sono iniziate le premiazioni, che hanno riguardato sia i prodotti caseari, sia i capi ovini e caprini in mostra. Ovviamente la soddisfazione dei premiati è stata tanta, ma c’è da sottolineare anche come vengano dati degli incentivi affinchè gli allevatori partecipino a questa rassegna. Un modo come un altro per aiutare, favorire il mantenimento delle razze e garantire anche un buon ritorno di immagine, perchè il pubblico non era composto solo da addetti ai lavori.

Mentre la sera si avvicinava, con un cielo dai colori variegati del tramonto, ciascuno riconduceva gli animali a casa, anche perchè c’erano i lavori in stalla da fare. Pecore e capre salivano su furgoncini, trailer, bighe, ma anche in macchine non proprio nuovissime e probabilmente prive di apposite autorizzazioni, ma funzionali per il breve viaggio verso i paesi di provenienza. Davvero una bella fiera, gente cordiale e gentile, ancora un grazie a tutti per la bella giornata trascorsa.

Brutte notizie, immagini, racconti…

Purtroppo a volte la pastorizia è anche d’attualità… Ed il più delle volte è per delle notizie negative.

Cristian, dal Biellese, ci invia questo articolo apparso su di un giornale locale, dove si raccontano le difficili fasi del recupero e smaltimento di 68 pecore del gregge del pastore Luciano Mantello, uccise dal fulmine durante un violento temporale. Presumo sia lo stesso fatto a cui fa riferimento questo articolo, dove però si parla di 64 pecore “quasi un intero gregge” (sic!). Anche se non è l’intero gregge, comunque un bel danno…

Dall’Austria invece scrive Albert, appassionato di animali, di pecore, ma soprattutto di asini. Qui lo vediamo in compagnia di due dei suoi amici.

Albert alleva anche capre, una razza autoctona in via di estinzione, la Tauernschecken, che “comes originally from the Alps around “Groß Glockner”, the highest mountain of Austria. Breeders now are situated mainly in Austria but also in Germany and Italy (South Tyrol/ Trentino-Alto Adige)  It was a goat of multiple utilization (Milk/cheese in summer on the alp and meat – primarily the kids at Easter). They are typically spotted (brown/black and white). The dark spots made it easier to the herder to find them in early snow and the white helped him to find them in the reddish autumnal mountain flora. A typical sign is the open-plan whiteness of the front head with pigmented areas around the eyes and ears (because of better tolerance to UV radiation on alpine level). The whiteness of the front head was wanted (not all of my kids have it in a perfect manner and I will have to take them out for breeding), because a resting goat will always watch a shouting and searching herder. Resting above to him in a sag the whiteness of the goats head will catch his eyes.

Continua Albert, raccontando il recupero della razza: “The actual breeding history of this goat breed is a success story in Austria. There were less than 100 individuals left, when a coordinated breeding program was started. Now this breed is the most in demand of endangered goat breeds in Austria and its survival seems to be guaranteed. http://www.alpinetgheep.eu/131-1-Tauernschecken-.html http://de.wikipedia.org/wiki/Tauernscheckenziege“.

Uno dei più fedeli corrispondenti del blog, Carlo, invia una serie di foto scattate prima della salita agli alpeggi. “Le immagini riguardano un gregge (non so se è la parola esatta) un po’ particolare composto oltre che da pecore e capre, anche da vacche, cavalli e asiniHo parlato per quasi un’ora con il pastore che mi ha raccontato avventure e disavventure della sua vita pastorale e dei problemi ad essa correlati (burocrazia, spostamenti sulle strade, ecc.) che tu conosci certamente meglio di me in quanto li vivi personalmente. Non era una bellissima giornata, ma gli animali erano tranquilli e intenti a pascolare sembrava un momento di relax.

Ecco ancora un altro scatto riguardante lo stesso gruppo di animali. Penso di sapere a chi appartengono, forse sono di un pastore che non ho mai incontrato. Se qualcuno tra i lettori identifica il gregge/mandria, lo scriva tra i commenti!

Continua Carlo: “La foto successiva riguarda invece una mandria vagante di vacche proveniente dal Vergante; non sapevo che esistesse questo tipo di allevamento anche per i bovini.” In effetti le mandrie vaganti sono molto meno numerose delle greggi, ma alcune ci sono…

Ecco poi ancora un gregge “classico” negli ultimi giorni di pascolo in pianura prima della salita ai monti.

L’ultima foto ritrae una parte del gregge al pascolo e sullo sfondo il simbolo di Novara, la cupola di San Gaudenzio dell’Antonelli. Praticamente è da quest’inverno che ho scoperto un po’ il mondo della pastorizia e incomincio a capire perché parli di passione e di malattia; non ti preoccupare non ho intenzione di mettere su un allevamento di pecore e fare concorrenza ai pastori, ma sto scoprendo che è un mondo affascinante e che ti colpisce. Infatti cerco di documentarmi, sto vedendo greggi ovunque che prima non avevo mai notato, seguo alcune fiere e rassegne zootecniche, mi piacerebbe vedere dal vivo qualche transumanza. Ho visto pastori nella neve con temperature di -10-15°, ho visto le loro anguste roulotte, ho pensato ai pastori sabato scorso quando qui nel novarese si è scatenata l’ira di Dio (tuoni, fulmini, acquazzoni violenti, grandine) e mi è venuta spontanea la domanda: “Ma chi ve lo fa fare??!!)” se non una grande passione.

A volte non è facile

Flavio (1989) è un pastore, figlio di pastore, pecore e vacche in casa non sono mai mancate. “Ho scelto di star dietro alle pecore, ma poi aiuto dove c’è bisogno, anche se comunque mi piace di più con le pecore.

Nonostante sia ormai da anni che mi muovo tra pecore, greggi ed alpeggi, era la prima volta che incontravo questo gregge. “Saliamo in montagna ad Usseglio, in Valle di Lanzo, lassù è bello, siamo nel Vallone di Arnas. Io preferisco la montagna, ma adesso che è arrivato il lupo cambierà tutto. Prima si stava bene… Ho avuto degli attacchi quest’autunno, sicuramente cinque morte ed un paio di disperse. Se n’è parlato perchè un escursionista ha sentito i lupi e la pecora che gridava, nella nebbia, così ci sono stati articoli sui giornali.

Al fianco di Flavio c’è Laura (1989), la sorella di Roberto, che spiega la sua vita accanto ad un pastore vagante. “Tempo libero ce n’è poco e, quando potresti magari andare via, alla fine preferisci stare tranquillo. A volte non è facile, ci sono delle giornate… ma certi giorni è più tranquillo. Io lavoro al Bennet e devo riuscire a far conciliare tutto. A me piace, a volte faccio solo mezza giornata e poi vado da lui. Quest’estate è stata dura, quando ho avuto ferie sono stata su una settimana, così almeno non dovevo più toccare la macchina, altrimenti sempre avanti ed indietro.

Pascolo vagante vuol dire cercare continuamente luoghi dove condurre il proprio gregge. “Ci sono diversi pastori in zona, a volte ci sono contrasti, c’è da discutere. A prendere gli accordi con i proprietari dei terreni va mio papà oppure anche io.” Flavio però non ha sempre fatto questo lavoro: appena finita la scuola dell’obbligo ha provato a seguire altre strade. “Sono andato a lavorare come muratore, ma alla fine sono tornato. Non mi piaceva, preferisco così.

Nonostante la passione per questa vita, per gli animali, ci sono comunque dei momenti spiacevoli. “Certi Comuni non ti lasciano passare, ci sono dei contrasti con i vigili. Quando ti vedono arrivare con le pecore, sembra che sei sempre un delinquente. Con le pecore non sai mai, non puoi seguire date e permessi, certi Comuni vorrebbero addirittura sapere le particelle catastali che pascoli!“.

Mentre un’asina è scelta come balia da un agnello già abbastanza alto per arrivare alla mammella ed integrare con il suo latte la dieta, Flavio mi parla dei momenti più belli, quelli in alpeggio, dove finalmente non hai da scontrarti con nessuno e puoi “riposarti” dalle fatiche degli altri mesi. “Non cambierei, non tornerei a fare altro, che se in questo lavoro ci sono tanti momenti difficili, duri. Se viene a nevicare diamo fieno, troviamo un posto con il terreno sano e le fermiamo lì.

Le giornate di fine autunno durano poco, si avvicina l’inverno. “Tempo libero non ce n’è mai, se posso vado mezza giornata alle fiere, altrimenti esco la sera.” Amici ce ne sono, sia del mestiere, sia altri. Flavio afferma che una delle cose belle di questo lavoro è proprio l’essere sempre in giro ed avere a che fare con la gente. Il pastore del XXI secolo non è un tipo solitario…

Ancora una storia di pascolo vagante

Un altro giovane che pratica il pascolo vagante. E’ Filippo (1993), che incontro nella campagna vercellese insieme a suo papà, attraversando paesi con il nome di varietà di riso. In questa stagione le risaie però sono vuote e non ci sono nemmeno le zanzare, solo la nebbia che incombe. Per fortuna però quando arrivo c’è solo foschia.

Notate niente di “strano”? Anche in questo caso c’è una gran varietà tra gli animali condotti al pascolo. Asini, vacche, pecore e capre. “Abbiamo sempre avuto bestie, anche pecore, solo che delle vacche vendevamo il latte. Otto anni fa, quando abbiamo smesso di darlo al caseificio, abbiamo iniziato a girare.” Appena Filippo ha finito la scuola dell’obbligo si è unito al padre in questo mestiere. “Anche perchè di operai validi non li trovi, a fare questo.

Gli asini vengono a vedere se c’è qualche boccone speciale per loro. Gli animali pascolano tra un prato, una stoppia di mais ed un incolto. “Le pecore le mandiamo in guardia a Campertogno in Val Sesia, con le vacche siamo saliti a Baroso, in Val Sessera. Saliamo tutto a piedi. Quando siamo giù sono sempre tutte insieme, le dividiamo solo di notte e portiamo via quelle che hanno appena partorito, da un nostro amico che ha una cascina, perchè le vacche non pestino gli agnelli i primi giorni.

Filippo afferma di voler continuare così, tenendo gli animali sempre all’aperto. “Questa vita mi piace, non potrei lavorare al chiuso. Preferisco fuori, anche se d’inverno quando triboli a volte ti dici che, se avessi una stalla, sarebbe meglio. Io preferisco le vacche, le pecore non mi piacciono proprio, è il papà che è appassionato. Quando andavo a scuola ne avevamo di più.

Prima le vacche le avevamo in stalla, ma sono più belle adesso, guarda che pelo che mettono su… Tre anni fa era sceso a -18°C, c’erano 30-40 cm di neve, ma sotto c’era una bella erba e le vacche erano più belle che adesso!“. E’ stato il padre ad insegnare il mestiere a Filippo: “Già quando ero piccolo ero sempre con lui…”. Gli piace tutto di questo lavoro, afferma che la montagna è il momento migliore, anche perchè c’è molto meno lavoro, meno pericoli. “Andare al pascolo però mi piace, altrimenti non farei questo lavoro!

Filippo è pessimista sul futuro. “Non lo vedo tanto bene, al giorno d’oggi è dura. Per adesso non ho ancora niente di intestato a mio nome, fino ai 18 anni non posso, poi vedremo. Adesso abbiamo rinunciato a tutti i contributi.” “Meno carte, meno da andare per uffici!“, commenta il padre.

Le pecore cercano le pannocchie nascoste a terra, ce ne sono parecchie e vengono mangiate con gusto. “Alla sera torniamo a casa, a meno che ci sia da controllarle in qualche posto pericoloso, vicino ad una strada, una ferrovia. Abbiamo una roulotte.” E così si trova anche il tempo di collegarsi ad internet, contattare gli amici su Facebook: “…ma sono tutti qui delle zone.” C’è aria di nebbia in arrivo, la classica compagna di giorni e giorni, da queste parti. Non facile doversi spostare, dover attraversare strade con questa mandria multicolore.

Incontri

La maggior parte di voi che leggete quotidianamente queste pagine probabilmente in questi giorni è assente, pure io latito, tra l'alpeggio e giri qua e là per fare interviste. Sono tornata stamattina e già pianifico quel che resta della settimana, gli spostamenti, cerco di contattare persone in alpeggi dove i telefoni non prendono… Per non lasciarvi senza aggiornamenti, ecco alcune immagini di un incontro fatto da un'amica di questo blog all'inizio di giugno.

Lei è "Gabriella, quella che cammina con l'asino"… "Ti scrivo da Varallo Sesia. Oggi tornando da aver fatto visita al mio asino ho visto che c'era un gregge fermo in un prato accanto allo svincolo della superstrada (che non è una superstrada, ma qua la chiamiamo così). Stranamente avevo con me la macchina fotografica, mi sono fermata, ho chiesto al pastore se potevo fare foto e mi lui sorridendo mi ha dato il consenso, insieme ad una fettina di formaggio di capra. Buonissimo!"

Temo di aver trasmesso la malattia anche a persone che solitamente sarebbero passate da quelle parti senza fermarsi a scattar foto! Però Gabriella è già "malata" per gli asini, e quindi… ha potuto osservarne un buon numero, con questo gregge.

Un puledro si riposa… "Il gregge era di pecore, capre e asini. Poi c'erano due cani, un'auto, una roulotte, e i due ragazzi rumeni. Non sapevano indicarmi con precisione il nome dell'alpe (nè della montagna) verso la quale si stanno dirigendo, ma hanno nominato Carcoforo, pertanto sarà in Val Sermenza, e forse in Val d'Egua. Un ragazzo parlava meglio Italiano, l'altro credo non capisse molto la lingua. Ho chiesto loro varie cose, soprattutto riguardo agli asini."

"Stanotte si sposteranno verso la meta. Loro sono vaganti e anche in inverno non tengono le bestie nella stalla, stanno giù in pianura (forse alto Vercellese). Della pioggia ha detto che ne è venuta troppa, ma che non vuole lamentarsi, perchè c'è di peggio ( o qualcosa del genere). Mi ha spiegato come castrano gli asini: da svegli, con una speciale pinza che non taglia via il testicolo, ma spezza "il nervo" (così ha detto) e il testicolo rimane lì, ma non cresce. Mi ha detto che il mercato delle pecore va riducendosi, che gli agnelli non si vendono più, che la lana non vale niente e col valore di essa non si paga neppure l'acqua che si beve durante la tosatura ( e questa riflessione, legata al costo delle bottigliette d'acqua, mi ha colpita, non per il basso costo della lana, ma per il termine di paragone scelto)."

Bellissima questa immagine di dialogo immaginario tra la pecora e l'asino! Quest'anno ho avuto meno tempo libero e, per adesso, non ce l'ho ancora fatta ad andare almeno una volta da quelle parti, Biellese e Valsesia. Chissà se ce la farò, magari scattando foto con luci più autunnali?

E il gregge fa pulizia nell'incolto. "Ho fatto molte foto, e poi li ho salutati, mentre già toglievano le reti per partire, stasera." Il gregge ormai sarà chissà dove, sui pascoli più alti. Abbiamo passato la metà di agosto, in qualche alpeggio manca poco più di un mese alla transumanza di discesa, un'altra stagione che sta volando via…

Due importanti annunci e foto varie

Notizie, eventi, incontri, annunci e normali giornate di pascolo vagante che si accavallano, ho materiale in abbondanza per il blog, ma non posso far attendere oltre queste due notizie. La prima, appresa ieri, è che nella puntata di domani, sabato 12 marzo, di TG2 Dossier, andrà in onda la puntata all'interno della quale ci sarà anche l'intervista con due pastori vaganti piemontesi, Giorgio Bergero e Fulvio Benedetto. Ore 23:35 su RAI2. Successivamente la puntata potrà essere vista direttamente dal sito della RAI.
Dalla Comunità Montana Valle Stura di Demonte invece mi pregano di far conoscere questo bando, per l'assegnazione in affitto di due porzioni di capannone-stalla con annesso terreno agricolo. Qui per scaricare bando e allegato, qui la domanda.

Qui abbiamo un incontro autunnale dei miei genitori e dei loro compagni di gite in montagna in Val Pellice, salendo alla Sea.

Altro scatto del gregge di capre curiose che sembrano proprio attendere gli escursionisti di passaggio.

Queste altre immagini provengono dalla Val d'Aosta. "Ciao Marzia, sono Manuel, quel ragazzo che l'anno scorso era insieme a Francesco a Biella alla rassegna e siamo andati insieme a vedere le pecore sulla collina. Ho scattato un paio di foto e te le mando nella speranza che ne vorrai pubblicare qualcuna. Iniziamo con la mia stalla che è una delle poche (si contano sulle dita di una mano) rimaste ad Aosta città."

"Per ora nessuno si lamenta degli animali ecc. come è capitato per altre stalle in centri abitati della valle, anzi, si preoccupano se non sentono ragliare l'asina e i bimbi del vicinato la viziano a coccole e pane secco, per non parlare di quando ci sono gli agnelli!"

"Questa foto invece ritrae Giuditta, la mia asina, che ha voluto mettersi in posa per un autoscatto con me."

"In queste altre foto siamo io e Francesco che spostiamo il nostro piccolo gregge in un nuovo pascolo. Le altre foto sono foto che ho scattato agli animali al pascolo."

Certo che è "strano" vedere le pecore in questi posti, però pensate a cosa fanno questi animali, pensate al loro ruolo di pulizia e manutenzione del territorio…

"Puoi vedere che oltre alle Rosset tipiche della Valle d'Aosta ho comperato tre capi incrocio Suffolk e c'è anche un incrocio con una biellese (pegolla, come diciamo noi qui). Oltre a 13 pecore ho anche 6 capre di razza alpina comune."

"Insomma, sono molto contento di come vanno le cose qui, perchè alla gente fa piacere vedere pulito e ordinato, e che siano dei ragazzi a svolgere queste  attività, e sempre piu sovente ricevo richieste per pascolare terreni altrui, altrimenti se fosse per i miei possedimenti potrei tenere due pecore e basta!!". Una ventata di speranza, nel leggere queste parole di Manuel! Grazie per le (belle) foto ed il commento che le accompagna, continua così e… con la primavera ci vediamo dalle tue parti, che vengo a raccogliere un po' di interviste!

Storie di pastori (e capretti) alla RAI – parte II

Ci siamo lasciati alle spalle il Parco di Stupinigi, dove avevamo incontrato Giorgio, e abbiamo imboccato l'autostrada per Asti. Questa giornata in Piemonte sarebbe stata l'unica per la troupe di TG2 Dossier che poi sarebbe ripartita verso la Sardegna, quindi purtroppo non li avrei accompagnati anche nel Biellese. Il giornalista mi confida che stava quasi per rinunciare al Piemonte, per questo servizio, ma poi si è fidato dell'istinto e di quel qualcosa che gli avevo trasmesso quando ci eravamo sentiti al telefono. Mi sa che era "la maladia", il "senso per le pecore", quello che fa sì che, tra l'altro, gli appassionati riescano a vedere greggi ovunque… oppure che mi porta a girarmi casualmente mentre transitiamo su di un viadotto, così scorgo il pick-up ed il rimorchio che compongono l'accampamento di Fulvio. Andiamo a pranzare ad Asti, poi cerchiamo il pastore.

Il gregge avanza sulla collina, tra l'erba ingiallita. Questi sono i pascoli di stagione, da queste parti. Nonostante l'apparenza, gli animali trovano di che nutrirsi e stanno meglio qui che in certe zone pianeggianti e fangose. Il cielo è grigio, cadeva persino qualche goccia di pioggia, ma per fortuna in questo momento sembra che il maltempo non ci infastidirà e ci permetterà di concludere il lavoro.

Dopo qualche ripresa di ambiente, avviene l'incontro con il pastore. Fulvio non è nuovo ad interviste, filmati, articoli, documentari, ma non per voglia di apparire, quanto per la sua storia, il modo in cui riesce a trasmettere l'amore, la passione per questo mestiere, la sua capacità di essere spontaneo e genuino, sia che parli con un amico, sia con un giornalista, sia davanti alla telecamera, che è come se non esistesse, per lui. Come se lì intorno ci fossero solo le sue pecore, le capre, gli asini, le colline…

I cani vengono a reclamare qualche carezza dai nuovi arrivati, Francesco e Fulvio chiacchierano ed il giornalista si fa subito un'idea del "personaggio". In seguito mi confiderà quanto abbia gradito quest'incontro. "All'inizio uno fa delle domande generiche, di circostanza, ma poi il bello è vedere quel che viene fuori." E con Fulvio gli argomenti e le ispirazioni non sono mancate. La transumanza a piedi, una vita a seguire il gregge, l'alpeggio, la famiglia, la figlia. "Volesse seguire il mio mestiere? Perchè no? Io la lascio libera di scegliere, adesso va a scuola ad Asti, ma piace anche lei, viene qui, d'estate è con me in montagna."

Sapevo che, in questa stagione, avrei trovato capretti a volontà, ma non speravo in uno spettacolo del genere. Ricordo che le capre "andavano al buc" quando ero stata su in montagna… Adesso ci sono capretti ovunque, radunati ai piedi dell'albero in mezzo al prato o sparsi qua e là nell'erba tra le pecore. Chissà se riuscirò a scattare qualche foto come voglio io? Quelle con questi diavoletti sulla schiena delle pecore? Sono anni che inseguo quelle immagini…

E' un quadro, il gregge in questo ambiente è un vero dipinto dai colori tenui. Le pecore sono belle, ben tenute, fanno la loro figura, gli agnelli sono grassi e rotondi, il pastore può essere orgoglioso dei suoi animali. E pensare che questo gregge l'abbiamo visto in montagna, sui pascoli dell'alpeggio, poi nel fondovalle, durante la lenta transumanza, nella pianura pinerolese e poi più giù, appena prima di Natale…

Nell'intervista Fulvio non ha esitazioni davanti alle domande di Francesco. E gli brillano gli occhi quando parla dei suoi animali, del crescerli, tirarli su, avere la soddisfazione di trovarsi circondato da un bel gregge, specialmente quando riesci a saziarlo, a trovare pascoli sufficienti. "Sei sempre contento…!". "Mah… mica sempre! Ci sono anche quei giorni che… Ma con questo lavoro, bisogna andare avanti!". Mi è capitato di vedere Fulvio arrabbiato, ma sfogato il nervoso tutto torna come prima. D'altra parte, per fare questo mestiere, bisogna per forza avere uno spirito adatto: se ti lasci abbattere dalle difficoltà e dai problemi, lasci perdere il pascolo vagante, un mestiere dove imprevisti ed inconvenienti sono sempre dietro l'angolo!

L'asino è caricato con la bastiera, Fulvio prende due agnelli per far vedere a cosa serve e come vengono caricati i piccoli. Spiega la necessità di tenere separati ed al caldo i neonati, racconta come la madre riconosca il piccolo dall'odore, ripete i gesti quotidiani davanti alla telecamera che lo insegue in mezzo al gregge.

Io intanto ho trovato i "miei" capretti. Eccone uno già comodamente sistemato in groppa ad una pecora che si era seduta a ruminare. La naturalezza di queste scene è quasi commovente. Spero di non rovinare l'attimo e fotografo con lo zoom, senza avvicinarmi troppo.

Altri capretti sono nell'erba secca, accucciati. Più in là un gruppetto balla e salta attorno ad un mucchietto di terra, riuscire a fotografarli è una missione impossibile, non stanno fermi un attimo.

Un altro sofà lanoso su cui trascorrere placidamente qualche minuto prima di ripartire verso i pascoli. L'erba da brucare qui è finita, ma il gregge attende il pastore, adesso impegnato con le telecamere. Sarà una sosta breve, la troupe segue Fulvio nelle sue attività, ogni tanto aggiungendo qualche domanda.

Vediamo un po' com'è questa poltrona? Salgo? Riesco a salire? Accidenti, scivolo… Ma stai un po' ferma, che io mi devo sistemare!

Ah, sì… Così sì che si sta bene. Adesso mi faccio un pisolino, che poi si riparte e c'è da camminare… Scusatemi, mi sono lasciata prendere dallo spettacolo, non si può restare indifferenti. Così come non posso restare lontano da questo mondo, dalle pecore, dal pascolo vagante, dai pastori, dalle loro chiacchiere, dagli aneddoti. Mentre Fulvio parlava, in alcuni casi sapevo già quale sarebbe stata la risposta alle domande che gli venivano poste.

Il pastore spiega, si immedesima nelle situazioni, le rivive mentre le racconta. Dice la sua sull'attualità, sul mondo che c'è lì oltre quei pascoli dove passa con il gregge. Moglie e figlia sono su Facebook. "Penso che anche quello sia buono, per i giovani, per tenersi informati, comunicare… Poi mia figlia sa quel che fa, il telefonino lo usa poco, quello che è giusto." Se la prende con la burocrazia, quello che viene imposto ai pastori. "E' mia moglie che va per uffici, lei ha tempo, io… come farei? Non capiscono, ti fanno fare la coda, poi ti chiedono di tornare, ma tu devi stare con le pecore, devono mangiare!"

Il lento pascolo vagante e, oltre la collina, il viadotto dell'autostrada con il traffico incessante, i camion che passano rombanti. La città di Asti è lì, poco lontana, ed il pastore parla dei rischi dell'inquinamento, dell'erba vicino alle strade che fa male agli agnelli, al suo senso di soffocamento nello stare in una metropoli. Capita di doverci andare, ma non è nel suo ambiente.

Ci sono anche i 17 asini e Fulvio mi spiega che ormai ci sono dei problemi anche ad allevare questi animali. "Hanno fatto l'anagrafe e devi avere il maschio con la genealogia. Io non ce l'ho, quindi non mi fanno i documenti per i puledri. Pensa che ad un certo punto mi hanno detto che i puledri non a posto dovevano essere… abbattuti! Ma ti rendi conto? Tutte queste storie per il benessere animale e poi vogliono abbattere i puledri? Ma dove siamo? Adesso sembra che l'abbiano aggiustata in qualche modo, avranno scritto <<figlio di N.N.>>, ma che ne so io se la mia soma è scappata ed è stata con qualche maschio?!?!!". Ride, il pastore, ma di fronte a certe assurdità della legge vien quasi da piangere.

Una pecora ha partorito, viene presa per essere marcata. "L'agnello lo segno dopo, quando sarà poi asciutto." Basta stare qualche ora con i pastori per vedere tante piccole quotidianità di questo mestiere. Ma solo vivendolo per lunghe giornate, settimane, anni si può arrivare a comprenderlo fino in fondo, andare oltre la poesia, il romanticismo, le apparenze positive e negative che derivano dal primo impatto.

Ci salutiamo velocemente, le pecore devono essere condotte altrove, qui il pascolo è finito. "Che personaggi, che storie…". Siamo tutti soddisfatti, resta l'attesa per vedere il risultato finale del filmato. Giorni e giorni di riprese, viaggi, chilometri, interviste, per ottenere poi 50' di trasmissione. Dovrebbe andare in onda nella giornata del 6 marzo, a TG2 Dossier, ma comunque mi faranno sapere. E poi si potrà rivedere qui sul sito RAI.

…e la neve è arrivata…

Oggi avrei voluto andare a pochi chilometri da qui, per scattare alcune foto al gregge avvistato ieri mentre pedalavo nelle campagne. Ai pastori non piace veder nevicare, ma per chi le osserva soltanto dal di fuori, queste immagini suscitano sempre piacevoli emozioni. In mancanza di mezzi di trasporto idonei… mi è toccato accontentarmi di rubacchiare qualche foto su Facebook.

Per fortuna qualche amico ha prontamente immortalato i propri animali in questa mattinata nevosa! Per le foto di oggi bisogna ringraziare Daniele Cerato. Siamo ancora una volta in Valchiusella, capre al pascolo.

Altro scatto con gli asini. Speriamo che la neve se ne vada in fretta, qui da me si è già sciolta tutta. Quando, nel 2008, aveva nevicato alla fine di novembre, poi aveva fatto seguito un lungo e difficile inverno. Speriamo che non sia così anche quest'anno, altrimenti… poveri pastori!

Confronti tra pascoli

Mi è capitato, la settimana scorsa, di accompagnare un pastore che faceva visita ad un altro… E' un evento che può succedere, anche se forse è più raro di quello che si possa credere. Perchè ci deve essere un rapporto di buona amicizia o di collaborazione, altrimenti gli incontri avvengono lontano dal gregge, in territorio per così dire neutro. E poi, come mi disse una volta un pastore: "Tra di noi siamo amici, sì… Quando abbiamo territori di pascolo molto lontani, non confinanti!"

E così gli ho fatto da guida nelle "mie" campagne pinerolesi, fino a scorgere in lontananza il gregge, le chiazze scure degli asini, il fuoristrada, il rimorchio. Bene o male, ormai conosco i posti dove passa ciascun pastore e, mentre cercavamo questo gregge, ne abbiamo incontrati altri due! Lui continuava a lodare questi posti, questo territorio. "Qui sì che è un bel posto, altro che da noi! Ma guarda che roba, che prati…". Cerco di spiegargli che il pascolo vagante non è facile nemmeno qui, ma lui continua ad osservare estasiato il panorama o, per meglio dire, i possibili pascoli. So come funziona, so che sta sognando qui il suo gregge.

Fulvio non c'è ancora, mi avvicino alle pecore, il pastore invece resta là a chiacchierare con gli altri. E' una questione di cortesia, non si va a casa d'altri a curiosare quando il padrone è assente. Esiste un galateo del pascolo vagante, della pastorizia… Come arrivo ad una certa distanza dal recinto, si materializzano tre dei maremmani, che mi abbaiano sospettosamente ed anche con una certa rabbia. Poi Pelvo mi riconosce ed inizia ad agitare la coda. Gli altri due non mi perdono di vista un attimo ed osservano i miei movimenti. Protezione dal lupo in montagna e… dai lupi a due gambe in pianura! Qui nessuno potrebbe permettersi di entrare tra le pecore…

Il gregge è tranquillo, le pecore sonnecchiano ancora. Il pascolo avviene in dei prati che vengono concessi in uso al pastore. Erba buona, erba verde, che viene brucata giorno dopo giorno. Quella che è stata mangiata nei giorni scorsi, che ho attraversato per arrivare al recinto, sta già ricrescendo… Chissà perchè ci sono persone che si oppongono al passaggio delle greggi dicendo che "rovinano" i prati! Ovvio che non dev'essere un prato appena seminato, poi dipende anche dal tipo di terreno, dalle condizioni del tempo. Ma le pecore concimano, "puliscono" l'erba che altrimenti seccherebbe e marcirebbe nell'inverno, smuovono ed arieggiano il terreno con le loro unghie.

Le capre forse preferivano altri pascoli, foglie, cespugli. Ma sono abituate a seguire il gregge in tutta la stagione di pascolo vagante. Alcune sono mescolate tra le pecore, ma la gran parte è riunita da una parte, verso la rete. Mi osservano curiose, mentre il cane continua a tenermi sotto controllo, non avendo ancora deciso se la mia presenza costituisca un pericolo per il gregge oppure no.

Gli asini sono stati divisi dal gregge ed attendono in un recinto contiguo. Un po' di pulizia e grattatine mattutine, in attesa di andare tutti quanti al pascolo dove il pastore deciderà di indirizzare il gregge in quella giornata di sole.

Un bel terzetto… Intanto arriva Fulvio, così torno verso le auto, riattraversando i prati già pascolati. Diversi uccelli si alzano in volo, stanno cercando insetti ed altro da mangiare laddove sono passate le pecore. I saluti, un po' di chiacchiere, di nuovo commenti sul territorio: "Ma da noi non c'è un posto con dei prati grossi così…"

Poi Fulvio invita l'amico a vedere le pecore e si torna dal gregge. Ormai gli animali sono in piedi, attendono di andare al pascolo. Ma per un po' dovranno ancora aspettare, perchè i due pastori iniziano una lunga "analisi", indicandosi l'un l'altro pecore, montoni ed agnelli. Vanno indietro nel tempo, parlando di altri pastori, pecore vendute ed acquistate, trovando linee di parentela tra i rispettivi animali. "Quella lì potrebbe essere la mia, ne ho una uguale!". "Ecco, sì, proprio quella, stavo per dirlo, si vede che è della razza della buonanima di…"

Fulvio gli mostra i montoni, sono soprattutto loro che danno la razza. Ovviamente due pastori potrebbero andare avanti a parlare di pecore per ore ed ore, ma poi uno deve tornare dal suo gregge e l'altro deve condurre al pascolo i propri animali. Così, quasi a malincuore, iniziano ad allontanarsi.

Ancora uno sguardo alle capre, poi agli asini. Adesso è proprio ora di andare, si sta facendo davvero tardi! Il gregge rumoreggia, attende l'apertura delle reti, iniza a reclamare il proprio pasto quotidiano!

Fulvio in quel giorno ha anche portato fuori i cuccioli di maremmano. Sono stati vaccinati ed è stato messo loro il mirochip, così adesso per loro è venuto il momento di fare l'abitudine alle pecore e, nello stesso tempo, il gregge dovrà abituarsi alla presenza di questi preziosi guardiani. Serve pazienza, per il pastore non sarà facile. Se non vengono seguiti correttamente, possono diventare anche molto problematici.

I due pastori parlano ancora a lungo di cani, di lupi, di problemi connessi alla predazione. Fulvio ormai ha una lunga esperienza con i maremmani e, nello stesso tempo, si trova a passare l'estate in un'area ad alta presenza di predatori. I cuccioli vengono scaricati ed inizia un'allegra confusione, bisogna fare attenzione che non si infilino sotto le auto. Salutiamo e ripartiamo, scelgo un'altra via per il ritorno, ed il pastore continua a commentare la bellezza di questo posto. "Quasi quasi vengo in qua con le pecore!", scherza.