…basta farci l’abitudine!

Dalla Lombardia mi scrive Giacomo per raccontarmi un suo successo, essersi qualificato al quarto posto in un concorso di tosatura in Francia, a Martel. Queste competizioni, organizzate dall’Association des Tondeurs de Moutons si tengono periodicamente e prevedono anche dei campionati mondiali.

Qui la classifica dell’incontro del 14 luglio scorso. “Di là c’è tutta un’altra cultura…“, mi scrive Giacomo. “Ero l’unico Italiano, c’erano Francesi, Scozzesi e Neozelandesi.

Ecco le pecore francesi dopo la tosatura. “Penso che in Europa l’Italia sia l’ultima nazione con la considerazione di pastore come lavoraccio, perché non c’è la cultura, mentre in Francia, Inghilterra, Scozia, Spagna, Irlanda ci sia molta più cultura, quindi sono anche più organizzati come aziende, come personale, come conoscenza di questo lavoro.

Giacomo è nipote di pastori, i suoi zii sono pastori vaganti. “Ho iniziato circa all’età di 13 anni con mio zio, l’aiutavo d’estate in montagna perché studiavo ancora. Ho a tosare imparato grazie a tanti Francesi che mi hanno aiutato e anche grazie a Tino (Ziliani) che forse è felice vedere un giovane con la voglia di imparare questo antico mestiere. Adesso sono 5 anni che faccio il tosatore.

Si può vivere di tosatura anche in Italia? “Lavoro 8-9 mesi all’anno. Per ora arrivo fino in centro Italia, a novembre penso di andare in Nuova Zelanda. Quest’anno ho lavorato anche un pochino in Spagna . Solitamente giro con la squadra di Tino, però siccome ho tanto lavoro in centro Italia, tanti piccoli li faccio da solo.  Lavoro da marzo a circa metà luglio e da metà agosto fino a fine settembre. Ci sarebbe spazio per altri giovani, anche molto, ma la voglia manca! Spesso c’è da lavarsi fuori, dormire sul furgone, ma basta farci l’abitudine, secondo me si sta molto bene.

Varie di primavera

Oggi piove e ce n’era anche bisogno, perchè lo strano inverno, conclusosi con qualche nevicata, aveva lasciato un’erba dura che non cresceva. La pioggerella di queste ore invece sta veramente tingendo tutto di verde brillante, prati e boschi.

Primavera e i pastori pian piano tosano le pecore. Chi le tosa prima di metterle fuori dalla stalla, finalmente al pascolo nei prati. Chi le tosa presto perchè salirà in montagna al mese di maggio. Poi man mano toseranno tutti e le varie squadre di tosatori si stanno muovendo qua e là tra le greggi.

Primavera e ci si gode il sole in pianura. Poi chissà, magari adesso inizia una vera e propria stagione delle piogge… Quest’anno comunque ho sentito cantare il cuculo oggi per la prima volta, però ci sono stati alcuni temporali con tuoni quando ancora era inverno, quindi (secondo gli antichi detti) ci aspetta un’altra annata strana.

Ci si godeva il sole anche in collina, l’altro giorno, in mezzo ai fiori che stanno sbocciando. Come sempre, è successo anche quest’anno. All’improvviso si è di nuovo qui a pensare che mancano meno di due mesi al momento in cui molti già partiranno per la montagna. Per me sarà dura vedere queste bestioline, le mie, partire per la montagna. Essere con loro ogni giorno è diventata una quotidianità irrinunciabile…

Primavera e riprendono le varie manifestazioni. Fiere, incontri di ogni tipo, comprese le battaglie. Queste immagini fanno riferimento alla Battaglia delle Reines di Fenis (AO) di domenica scorsa.

Il pubblico accorre numeroso, lo spettacolo è assicurato, anche se domenica la polvere rendeva tutto più confuso (o forse anche scenografico, dipende dai punti di vista). Mi colpisce sempre il clima di seria partecipazione a questi incontri, dove persone di tutte le età si ritrovano per stare in compagnia, godersi la giornata e la vista degli animali.

Come vi ho già detto molte volte, anche se la mia passione è più per altri animali, quando sono alle battaglie mi lascio coinvolgere e, soprattutto, cerco di cogliere attimi fotografici che possano trasmettere anche a chi li vedrà cosa significano questi momenti. Amore per le bestie e sicuramente non momenti cruenti o violenti.

A proposito di manifestazioni, battaglie e… capre, questa domenica 3 aprile l’appuntamento è a Carema, l’ultimo comune del Canavese, al confine con la Val d’Aosta. Tre giorni per la fiera di primavera, qui sul sito del Comune tutti i dettagli.

Le ultime tosature

Non c’è più una vera e propria stagione della tosatura. Chi chiude le pecore in stalla, chi è in montagna, chi è sempre fuori, chi sale presto e chi sale più tardi, chi aspetta le squadre dei tosatori, chi guarda la luna per scegliere la data… Insomma, ogni pastore fa come gli sembra meglio (o come può, visto che spesso ci si mettono di mezzo altri fattori, come il tempo). Prima della transumanza di salita in alpeggio comunque tosano (quasi) tutti.

Ci sono greggi più piccolini, per i quali non è il caso di chiamare le squadre di tosatori che girano un po’ tutto il mondo. Quante che siano le pecore, comunque la giornata della tosatura è faticosa e impegnativa.

Alcuni pastori che, acquisita una buona pratica, oltre alle loro pecore, vanno anche in giro a tosare questi “piccoli” greggi. Un tempo era la norma, anzi… ci si spostava di gregge in gregge, dandosi una mano, tosando le pecore di uno e dell’altro.

Per un giovane che abbia un numero non così elevato di pecore, è un buon modo di arrotondare. Tosare è faticoso, ma è un qualcosa che tutti i pastori hanno bisogno di fare. Una volta acquistata la macchina, perchè non ammortizzarne i costi tosando anche le pecore altrui?

E’ un dispiacere quando i tosatori vengono proprio in un giorno della settimana e non si può saltare scuola… Per fortuna si arriva in tempo per “tirare” almeno l’agnella giaia, per liberare anche lei della lana.

Si tosa anche nel giorno della festa del lavoro. Guardando all’insù, nella speranza che il tempo “tenga”, al mattino presto si inizia ad allestire il “campo”. I tosatori arrivano con i loro furgoni, che contengono tutto il materiale, le attrezzature e anche i letti. Piazzano le macchine, poi il recinto fisso da cui le pecore non potranno scappare.

Un Francese, un Irlandese, un Neozelandese e due Italiani, quest’anno la squadra di Giovanni è così composta. Veloci e bravi, riusciranno a finire questo gregge in una mattinata, poi al pomeriggio andranno a tosare un altro gregge in zona.

Quando il primo gruppo è fatto, viene fatto uscire ed entra l’altro. Si capisce già che, se il tempo regge, non mancano più molte ore di lavoro. Quasi per scherzo, cronometriamo uno dei tosatori più veloci: in 1’50” la pecora è perfettamente tosata. Ovvio che non sempre è così…

Sono anni che vedo Richard all’opera, chissà le centinaia di migliaia di pecore che sono passate tra le sue mani. Una vita dedicata alla tosatura in giro per il mondo, ci si sposta da uno stato all’altro, da un continente all’altro, a seconda di dov’è stagione di tosatura.

Chi tosa, chi raccoglie e insacca lana, chi tira le pecore, poi si approfitta della giornata anche per dare lo svermante agli animali, mentre sono in attesa di essere tosati. Insomma, c’è lavoro per tutti e, per fortuna, di gente accorsa a dare una mano ce n’era in abbondanza, così non è stato necessario ammazzarsi eccessivamente di lavoro. Meglio qualcuno in più, in giornate del genere, piuttosto che in meno.

Finito tutto, ritirato tutto, ripulito il terreno da tutta la lana, un momento di riposo per rifocillarsi. I pranzi durante le tosature sono sempre abbondanti, dopo il lavoro e le energie spese, si mangia di gusto. Ma la pausa è breve, il Pastore deve portare le sue pecore a pascolare, i tosatori si spostano di qualche chilometro, gli amici tornano ai loro lavori, ai loro animali (quasi tutti sono o pastori, o comunque appassionati).

Tosare le pecore

Se le greggi vaganti inizieranno tra poco a tosare (meteo permettendo), chi invece ha le pecore in stalla, in questi mesi invernali ha provveduto a liberarle della lana.

In questi anni vi ho mostrato più volte le squadre di tosatori professionisti, che girano l’Italia, ma anche l’Europa, per tosare grosse greggi di pecore. Quando però ci sono da tosare numeri meno imponenti, si ricorre a tosatori locali. Un po’ ovunque ci sono pastori che sanno tosare, provvedono alla tosatura dei propri animali e vanno anche a svolgere questo lavoro da amici e conoscenti in zona, così come si è sempre fatto in passato.

Ieri sono stata da Silvio, allevatore di pecore da latte in provincia di Cuneo. La giornata era fredda e quasi invernale, la neve nei giorni scorsi è di nuovo scesa a bassa quota, ma le sue pecore sono in stalla al riparo, quindi la tosatura non comportava nessun problema. Anzi, quando gli animali usciranno al pascolo, avranno poi quel po’ di lana nuova sulla schiena a proteggerli.

Gli animali vengono fatti uscire uno ad uno dal corridoio che solitamente li porta alla mungitura. Oltre a chi tosa, ovviamente c’è bisogno di gente per prendere gli animali e tenerli per passarli via via ai tosatori. Quando però il numero di pecore è ridotto, il tutto si porta a termine in una mezza giornata ed è anche un momento di festa, oltre che di lavoro.

I due tosatori sono giovani pastori della Val Pellice. L’organizzazione della loro azienda fa sì che riescano a ritagliarsi del tempo anche per andare a tosare in giro dai “colleghi”, quando è stagione. Non sono gli unici a svolgere questa attività integrativa, alcuni sono organizzati quasi “in squadra” e si recano a tosare anche in diverse zone del Piemonte.

Una volta che il gregge è stato tosato, si riempiono di fieno le greppie, ma poi si va a tavola. Sono appunto anche giornate di “festa”, la normale routine si interrompe, dopo il lavoro si pranza in compagnia, tra aneddoti e battute. Tutt’altra cosa rispetto alle estenuanti giornate di tosatura con le squadre, dove non bisogna perdere il ritmo, nè a tirare le pecore, nè ad insaccare la lana.

“Vecchie” foto dagli amici

Avendo sempre meno foto a disposizione (bei tempi, quando andavo al pascolo ed ero costantemente “sul campo”), specialmente con l’avanzare della stagione autunnale/invernale, dovrò sempre più ricorrere alle foto che mi inviate voi, per aggiornare questo sito.

(foto G. Giraudo)

Ne ho ancora parecchie in arretrato. Questa ce la manda Giovanni e ritrae un gregge che ha incontrato il 15 giugno scorso, in transumanza verso Feltre (BL).

(foto L. Marcolongo)

Moltissime immagini provengono dall’amico Leopoldo, sempre sulle tracce delle greggi in Veneto & dintorni. Questa è la famosa Domenica del Corriere, la data è il 15 agosto 1937: “Strage di pecore.  Un capriccioso cane lupo, fuggito di notte da una baita, si gettava ululando in mezzo ad un gregge di pecore che riposavano in un pascolo dell’alta Val Camonica. Le timide bestie fuggivano terrorizzate e trecento di esse precipitavano in u abisso, come una valanga. (Disegno di A.Beltrame)

(foto L.Marcolongo)

(foto L. Marcolongo)

(foto L. Marcolongo)

(foto L.Marcolongo)

Tornando ai giorni nostri invece, queste sono foto del gregge di Corrado Andriolo, fotografato nel mese di aprile a Curtarolo (PD). Uno spostamento per raggiungere nuovi pascoli. La caratteristica che ci sottolinea Leopoldo sono gli asini con il basto e gli agnellini.

(foto L. Marcolongo)

(foto L.Marcolongo)

(foto L. Marcolongo)

(foto L. Marcolongo)

(foto L. Marcolongo)

(foto L. Marcolongo)

(foto L. Marcolongo)

(foto L. Marcolongo)

Ancora primavera, giorni di tosatura. Il gregge è quello di Fabio Zwerger e siamo a Campodoro. “I tosatori erano 3 della Nuova Zelanda e uno della Calabria. E’ un vero peccato che la lana venga considerata un rifiuto speciale e venga riciclata per fare isolamenti per l’edilizia. Ma le nostre nonne non facevano calzettoni e maglioni?“. Negli scatti, vediamo le varie fasi della tosatura, con l’ingresso di un nuovo gruppo di pecore tra le transenne per ricominciare il lavoro… fino all’ultimo animale! E i cani, per un giorno, si riposano… Quando il lavoro è finito, polenta per tutti.

Per qualcuno tante, per altri poche

Anche quest’anno ho fatto un giro alla Fiera di Barcellonette. Già on-line circolavano articoli in cui si parlava di un numero di capi esposti di gran lunga inferiore a quello che avevo visto gli anni precedenti, ma quando sono stata là sabato 27 ho potuto verificare in prima persona.

Quello che non mi ha delusa sono le bancarelle. Oltre ad una buona quantità di banchi di abbigliamento d’importazione (che trovi anche sulle nostre fiere e mercati), in Francia c’è sempre un buon numero di espositori “a tema”, che possono essere ricondotti alla filiera della pecora. In questo caso ecco gilè e calde calzature in vera lana di pecora.

Poi, tra generi alimentari di vario tipo, di cui è anche bello persino limitarsi ad ammirare i colori ed annusare i profumi, ecco l’artigianato, dove non manca mai uno spazio per gli animali. Quelli veri però sono più avanti, nella solita piazza.

Non so se è solo una mia impressione, ma quest’anno mi è sembrato di vedere più formaggio di pecora del solito, accanto a quelli a latte vaccino e caprino. Quello che era da annotarsi era il prezzo: mentre sui formaggi vaccini, un prodotto “medio” non particolarmente ricercato aveva un prezzo abbastanza simile a quelli italiani, i formaggi di pecora erano decisamente non alla portata di tutti.

Vedere sulle bancarelle del mercato formaggi a media stagionatura con prezzi anche superiori ai 30 €/kg fa un certo effetto. Poi ovviamente ce n’era per tutti i gusti e tutte le tasche… Comunque, oltre alle pecore da carne che solitamente si incontrano a queste fiere e nella gran parte degli alpeggi confinanti con le vallate italiane, c’è anche una realtà di caseificazione che da dei buoni prodotti.

Qualche bovino, qualche cavallo, qualche asino, e poi ecco anche le pecore. Gli articoli parlavano di circa 600 capi, forse ce n’era qualcuno in più, ma sicuramente non le migliaia del passato. Scambio due parole con un pastore italiano in pensione, mi racconta della fiera di Arles, dove un tempo si vedevano anche 10.000 pecore. Ma oggi non fanno nemmeno più la fiera!!

I pochi animali dell’edizione 2014 sono comunque da attribuire soprattutto ad una causa. A breve si terrà la festa mussulmana detta del Sacrificio, pertanto i commercianti sono impegnati, i montoni sono già stati portati via ecc ecc. Inoltre solo più pochi vengono alla fiera per fare affari, per vendere o acquistare. E così le fiere restano quasi solo più dei momenti di incontro, ma si rischia di vederle scomparire.

Alla fiera si viene anche per acquistare attrezzature, che siano reti o che siano campane. E qui, in quanto a campane da pecore, la scelta non manca mai! Nonostante il frastuono, lo speaker dal palco, la gente che parla, intorno a questi banchi c’è sempre qualcuno che fa suonare ora questa, ora quella campana, per scegliere il suono che più piace, che più si armonizza con quello delle campane già presenti nel gregge.

Per il pubblico, ormai in queste manifestazioni non manca mai una dimostrazione di tosatura. Affascina chi non l’ha mai vista, è un momento per spiegare qualcosa in più sul lavoro di chi alleva pecore e… non se la perdono nemmeno quelli “del mestiere”, forse perchè per una volta devono solo guardare e non preoccuparsi di tutti gli aspetti di quelle giornate impegnative quando sono i loro animali ad essere sottoposti a quel trattamento.

Fuori dall’Italia è anche bello guardarsi intorno e vedere che gente c’è. Certi dettagli ti fanno capire molte cose anche senza parlare… Per esempio questi due ragazzi, freschi dell’acquisto di un rudun, sono Italiani. Poi ci sono i molti pittoreschi berger francesi, ragazze e ragazzi che lavorano come salariati a badare alle pecore in alpe e non solo. Li riconosci per l’abbronzatura, per l’abbigliamento, per gli scarponi, per i cani (border collies) che li accompagnano, per le capigliature…

E poi, nel primo pomeriggio, le pecore vengono portate via. E’ ora anche per loro di andare a mangiare… A piccoli gruppi vengono fatte salire sui camion che le riporteranno a destinazione. Certo, non erano così tante come in passato, ma per chi, dall’Italia, per la prima volta assiste a questa fiera, sicuramente ce n’era un numero superiore a quello che può essere visto nelle (poche) fiere ovine che ancora si tengono da noi.

Ecco il momento in cui un altro gruppo sale sul camion. L’organizzazione è perfetta: un corridoio con le transenne, gli animali sono obbligati a salire e non possono scappare in nessun posto. Intanto continua a splendere il sole, una bellissima giornata autunnale, che garantisce la buona riuscita della fiera. Ancora un giro veloce tra le bancarelle per qualche acquisto, poi si rientra verso casa.

Una tappa al Col de Larche (o colle della Maddalena, sul lato italiano) è d’obbligo, visto che quest’anno almeno uno delle tante greggi francesi è ancora al pascolo quassù, proprio a fianco della strada. E qui allora qualche migliaio di pecore c’è…

Per concludere, vi segnalo un appuntamento in Francia al quale, per sovrapposizione di eventi, nemmeno quest’anno riesco a partecipare. Si tratta della festa della pecora brigasca a la Brigue il 19 ottobre.

Dal mare al Vanoi

A Canal San Bovo (TN) quest’anno si è tenuta la prima edizione di una particolare “festa della transumanza”. Organizzata in semplicità, ma ottimamente, è una festa vera e non una ricostruzione o un evento finto ad uso turistico. Ovviamente però lo scopo era far arrivare turisti a conoscere il posto e incontrare greggi & pastori. Il sabato sera, proiezione del film “La strada di Denis” e presentazione del mio “Lungo il sentiero”.

I pastori erano già sul posto almeno dalla sera prima. Infatti al mattino presto avevano aperto i recinti per far pascolare gli animali. La giornata sarebbe stata lunga. Anche se la transumanza passava comunque di qui per raggiungere i pascoli alpini, per la “festa” il gregge sarebbe transitato in paese e bisognava rispettare più o meno le tempistiche indicate sui depliant informativi.

I pastori coinvolti erano tre e si davano una mano a vicenda per far sì che tutte le attività previste avvenissero per il meglio, cercando nello stesso tempo però di svolgere i loro lavori quotidiani. Come prima cosa c’era la passeggiata con l’asino, con un’accompagnatrice che avrebbe portato un gruppo di turisti (i più volenterosi e mattinieri).

E così, tra storia del paese, antichi mestieri, racconti di terribili alluvioni, dietro all’asina e al suo puledro, che sembravano più che altro interessati a far ritorno dal gregge, ci si ferma nella casa di un appassionato, trasformata in piccolo museo della civiltà contadina di ieri. Il proprietario rapidamente spiega l’utilizzo dei principali attrezzi, poi la carovana riparte.

La tappa successiva è la tosatura. Il secondo gregge infatti è “parcheggiato” più a valle lungo il fiume e, con o senza la presenza del pubblico, sono iniziate le operazioni per spogliare le pecore dal loro vello. Anche in questo caso, niente di “artificiale”. Il pastore tosa sempre in questa stagione quando arriva qui, al suo paese. Per tosare le pecore, c’è una squadra di professionisti appositamente reclutati.

Mentre pastori ed aiutanti lavorano, per i turisti è stata organizzata una “colazione” con prodotti tipici. Pastorizia, ma non solo, da queste parti! Ecco allora i formaggi a latte vaccino, tra cui un formaggio di malga stagionato dello scorso anno.

Intanto il gregge si prepara alla partenza. Le pecore hanno pascolato lungo il torrente, il sole inizia a scaldare, arriva anche la RAI a girare alcune immagini che verranno poi trasmesse al telegiornale regionale della sera. Intorno alle pecore si aggirano fotografi, amici e curiosi, ma la gran parte del pubblico aspetta in paese.

Finalmente si parte. “Biagi”, il padrone del gregge, è andato a vedere dove condurre le pecore, quando torna ci si mette in marcia. Bisogna fare un giro per risalire a livello del paese, ma chi guarda dall’alto può vedere la lunga fila bianca che si snoda sulla strada. Gli altri due pastori, Candido ed Angelin, sono rispettivamente i padroni del gregge che viene tosato e di un altro gregge attualmente poco lontano. Per l’occasione, si danno una mano tutti insieme.

Ecco il gregge nel centro di Canal San Bovo, con lo striscione della manifestazione sullo sfondo. L’ottima riuscita dell’evento è stata aiutata dalle condizioni meteo. Faceva persin troppo caldo, specialmente per gli animali che dovevano camminare sull’asfalto a quell’ora.

Il cammino del gregge prosegue tra bancarelle, gente del paese, turisti e gruppo musicale chiamato ad allietare l’evento. E’ stata però con una certa sorpresa che ho captato alcuni commenti di persone residenti a Canal. Affermavano di non aver mai visto passare le pecore, in passato! I pastori in precedenza mi raccontavano di esser sempre transitati di lì per raggiungere l’alpeggio, ma ovviamente il tutto avveniva lungo il torrente, senza entrare in paese. Anzi, molti tratti della strada che conduce qui, addirittura vengono percorsi di notte.

Il pubblico guarda il gregge passare e non lo segue, restano tutti in piazza, magari vanno già a fare la coda per il pranzo. I pastori invece proseguono. Finito lo spettacolo, i saluti, gli applausi, torna il mestiere di sempre. Quello fatto di chilometri percorsi a piedi, di sole, di caldo, di polvere, di pioggia, di fango di freddo. Di orari che non finiscono mai. Ma quel giorno è comunque speciale e i pastori sono attesi come ospiti d’onore sotto al tendone.

Si passa il ponte e finalmente si può lasciare l’asfalto. Il caldo, arrivato all’improvviso, è davvero intenso. Gli animali camminano con la bocca aperta, bisogna condurli in un luogo fresco affinchè possano riposare e pascolare.

La strada porta ad un passo molto frequentato dai motociclisti. Sono numerosi quelli che hanno incrociato la transumanza, ma parecchi altri aspettano in coda al gregge, per poi ripartire facendo rombare i motori non appena questo libererà la carreggiata.

Il gregge viene fatto scendere in una cava/deposito di materiali. Tra nuvole di polvere, gli animali scendono verso il torrente. Il cielo è davvero limpido, l’estate sembra essere arrivata all’improvviso e le pecore, con questo caldo, dovrebbero già essere a quote maggiori. Mi dicono però che è normale transitare da queste parti in questo periodo della stagione.

Si torna in paese e c’è finalmente il tempo per fare un giro tra le bancarelle. Gli espositori sono stati scelti “a tema”, così per la gran parte espongono prodotti che, in qualche modo, hanno a che fare con la pastorizia e la valorizzazione dei suoi prodotti. Ecco ad esempio dei saponi al latte di pecora.

Numerose poi quelle che proponevano feltro, lana e altri oggetti derivati dalla sua lavorazione. Mi è rimasta una perplessità di fronte allo stand dove i cartelli certificavano la provenienza al 100% dalla Nuova Zelanda della lana impiegata per la realizzazione degli oggetti esposti! Una nota stonata, specie se confrontata con le locandine che spiegavano i progetti di recupero e valorizzazione delle lane locali.

Per finire, una doverosa visita alla mostra dell’amico Adolfo Malacarne, autore del libro “Transumanze“, appassionato conoscitore di questo mondo e amico di tanti pastori. Nelle sale dell’ecomuseo, erano stati esposti alcuni tra gli scatti più belli, tra cui anche immagini delle greggi e dei pastori protagonisti della festa.

Dopo il pranzo (per chi voleva, carne di agnello e capretto!), ancora un saluto a pastori e tosatori che, dopo una pausa legata ai tempi della manifestazione, avevano ripreso il loro lavoro. Tutto il gregge doveva essere tosato entro sera! La soddisfazione generale era tanta, anche chi si era adoperato per l’organizzazione iniziava a tirare un sospiro di sollievo, adesso che le attività previste erano terminate e gli ultimi visitatori si attardavano per pura curiosità. Complimenti ancora a tutti per il lavoro svolto e la buona riuscita della manifestazione.

Tutto ciò che sta intorno alla tosatura

Arriva la stagione e… inizia il solito valzer della tosatura. Come e quando tosare? Guardare la luna, guardare i costi, guardare il meteo e dipendere dagli altri. Iniziamo però a dire che BISOGNA tosare le pecore. Più si va avanti, più c’è progresso e più la gente ammattisce. Non che non lo sapessi, ma preparando questo post ho voluto vedere un po’ cosa si dice in giro della tosatura… C’è chi fa di tutto per recuperare e valorizzare la lana e chi addirittura consiglia di utilizzare le fibre sintetiche perchè tosare sarebbe maltrattamento.

Prendiamo fiato e vediamo un po’ quel che si dice in giro. Quando inizia a fare caldo, in primavera, i pastori tosano le pecore. O meglio, così fanno quelli che le pecore le tengono al pascolo tutto l’anno. Chi invece le chiude in stalla, solitamente le tosa nel cuore dell’inverno, magari a gennaio o febbraio, di modo che abbiano la loro lanetta quando usciranno a mangiar erba e che non abbiano troppa lana quando sono dentro. Le temperature, nelle stalle con un numero giusto di animali, anche in pieno inverno infatti sono gradevoli se non calde!

Se le pecore non venissero tosate, starebbero male. Il caldo, certo, ma poi parassiti, infezioni della pelle, rami e rovi che si impigliano… Sporcizia che favorisce lo svilupparsi di infezioni. Guardate il posteriore di questa pecora non tosata dopo il parto. Ogni tanto capitano delle diarree e lo sporco resta attaccato nella lana anche per lungo tempo, formando quelle che, nella pagella della qualità della lana consegnata a chi ce la ritira, sono state definite “caccole”. Queste possono anche essere pesanti e sicuramente fastidiose per l’animale, quando si sposta e sfregano contro le gambe.

Ormai non si tosa per reddito, tosare è un costo, ma lo fai proprio per il benessere dell’animale.  Così chi può magari se le tosa con l’aiuto di amici. Avendo tempo, attrezzatura e la capacità di farlo. Ma avendo anche il luogo adatto per riuscire a tosare e saziare il gregge nello stesso tempo. Una faticaccia, un impegno (ecco perchè non ho più aggiornato il blog ultimamente!) e pure un certo costo per i macchinari impiegati. Ma i pastori, tutti, comunque le pecore le tosano, una o due volte all’anno. Certi vaganti che scendono presto dall’alpe infatti tosano pure in autunno per evitare che, lungo i fiumi, negli incolti, troppi semi, rovi, spine restino aggrovigliati nel vello.

Chi il mondo della pastorizia non lo conosce, eppure lo giudica duramente, arriva a dire che tosare è maltrattamento. Leggete questo articolo e soprattutto i commenti dei lettori: c’è da rimanere ancora una volta allibiti nel sapere cosa pensa certa gente. Fermo restando che sono contraria al mulesing (qui in Italiano), una pratica in vigore in Australia e Nuova Zelanda su pecore merinos per ridurre le infezioni da parte delle larve di mosche (ma che consiste nello scuoiamento dell’area perianale), per tutto il resto… ma questa gente sa come si lavora in un allevamento in Italia o, più in generale, in Europa? Sul Sud America sono informati, ecco cosa scrivono: “La lana merino argentina è, ad esempio, condizionata dalle condizioni climatiche della Patagonia, con grandi differenze di temperatura tra estate e inverno e tra giorno e notte e con molto vento: è, quindi, una lana molto più arricciata di quella australiana, che protegge, appunto gli animali dalle intemperie. Per lo stesso motivo non ci sono mosconi e non c’è nemmeno la problematica del mulesing, anche se, anche in questo caso, quando gli ovini iniziano a produrre meno lana sono destinati al macello.

No alla lana e sì al sintetico! “Indossare lana significa, quindi, indossare violenza e morte. Ma indossare lana non è necessario. La lana può essere sostituita da tessuti, altrettanto caldi e morbidi, come il pile, il velluto, la microfibra, la ciniglia, il caldocotone, il cotone felpato, l’acrilico, la spugna di cotone; in particolare, nella trama del cotone invernale (caldocotone) si trovano microscopiche camere d’aria che isolano perfettamente dal freddo. Oltre ai materiali citati ve ne sono numerosi altri senza crudeltà, vegetali o sintetici, come, ad esempio, il lino, la viscosa, l’acrilico, la canapa, il fustagno, il goretex, il nylon, il poliestere, il thinsulate, il polarguard, il fibrefill e la cordura.” Meglio l’inquinamento, meglio le sostanze non naturali, i derivati dal petrolio… Pur di non avere a che fare con le sostanze animali, non considerano nemmeno le campagne sulla non sostenibilità del cotone. Ad ognuno la sua guerra… Io guardo le pecore al pascolo e dico che, per la loro forma di allevamento naturale, ciò che deriva da loro è più che mai sostenibile!

Tosare un piccolo gregge senza aiuti esterni può essere fattibile, ma quando superi i 2-300 animali le cose si complicano. Così, se arriva in zona una squadra di tosatori, alla fine ti affidi a loro. E inizia in balletto… Domani, no dopo-domani. Non hai mai certezze. C’è di mezzo il meteo, le attrezzature che a volte si inceppano, così si inizia a rimandare e tu non sai bene come fare sia per cercare gente che venga a dare una mano (c’è da tirare pecore, da insaccare lana), sia per essere nel “posto giusto”. Sei lì che aspetti di sapere e scopri che si rimanda ancora…

Allora ti rimetti in cammino per trovare un altro posto adeguato per l’indomani, sperando che sia davvero la volta buona. Sposta il gregge, sposta il recinto già allestito… All’imprevidibilità del pascolo vagante, con la tosatura si aggiunge sempre quell’incertezza in più e non è facile gestire tutto. Magari hai già preparato da mangiare o ti domandi se alla fine sarà un pranzo “sul campo” o una cena, da offrire alla squadra e a chi ti aiuterà. Ammesso di trovare qualcuno, così all’improvviso, in settimana.

Un’altra variabile è quella del tempo. I tosatori dicono che la pioggia non li spaventa, ma lo scorso anno la lana praticamente non ci è stata pagata, avendo tosato ed imballato con la pioggia. Già normalmente non c’è da guadagnarci, ma almeno prendere quel qualcosina… Nuvole in cielo, aria umida, previsioni molto incerte.

Si pascola più che si può, l’indomani le pecore dovranno attendere, per riprendere a brucare a piacimento. Ma comunque il disagio della tosatura finisce qui, qualche ora di “digiuno”, a cui il pastore farà seguire un pascolamento prolungato fino a notte inoltrata per recuperare il tempo perso. La fatica della giornata richiederebbe un riposo anticipato per l’uomo, e invece, tanto le pecore i pastori le maltrattano, anche in questa occasione si sacrificano loro stessi per il benessere del gregge.

Alla fine ecco la squadra al lavoro. Solo questa foto, perchè poi non ho più avuto modo di prendere in mano la macchina, con tutto il lavoro di raccolta ed insaccamento della lana. Si è lavorato a ritmo serrato tutto il mattino, con le nuvole incombenti. Qualche goccia è poi caduta, ma solo a lavoro ultimato, per fortuna! Questa volta, dopo Francesi, Spagnoli, Neozelandesi, Polacchi e non so cos’altro, i tosatori erano Italiani, dalla provincia di Rieti. “Nostro padre e nostro nonno prima di lui venivano anche qui in Piemonte a tosare, fino al 1993… Noi adesso nel Nord Italia tosiamo soprattutto in Veneto.

E così ecco il gregge pronto per la primavera. Quando sarà ora di salire in montagna, sulle schiene ci sarà già quel dito di lana a proteggere gli animali dall’aria più fine e dal sole estivo. Tosatura è benessere anche perchè, appena liberate dal vello, ecco le pecore muoversi veloce, alimentarsi più avidamente (che fatica per i pastori star loro dietro, i primi giorni) e… sì, anche riprodursi! Non è uno scherzo, venite a vedere come aumenta l’attività dei montoni appena dopo la tosatura!

Per chi volesse leggere altri articoli con notizie tendenziose e errate (almeno per la nostra realtà) legate alla tosatura, eccone alcuni: La lana è vegan? Come vivere un inverno caldo e cruelty free: no alla lana. Cosa non va nella lana? (in quest’ultimo articolo almeno si raggiunge il meglio con queste affermazioni: “Le povere pecore di routine sono prese a calci, pugni e tagliate durante il processo di tosatura.“)

PS: La nostra lana va a finire qui e di conseguenza qui, Biella The Wool Company.

Di corso in corso

Si avviano alla conclusione i corsi di aggiornamento per pastori che si sono tenuti in Val Pellice (TO) e Valle Stura di Demonte (CN). Vi sto partecipando in doppia veste di docente per alcune parti e allieva-uditrice per altre. Anche se il requisito base per partecipare come allievo era quello di essere titolare o coadiuvante di azienda agricola, quindi bene o male “essere del mestiere”, penso che nelle ore trascorse con i docenti ci sia stato modo di imparare e di confrontarsi.

Come “lezione pratica” si è scelto di dare spazio alla tosatura. Saper tosare può essere utile come “risparmio” per la propria azienda (puoi tosare i tuoi animali), ma anche come fonte integrativa di reddito per chi riesce ad organizzarsi. Con un numero non troppo elevato di capi, in un certo periodo dell’anno si può riuscire ad occuparsi di questa attività presso altri allevatori o hobbisti che non sanno come “liberare della lana” i propri animali.

Anche se, tra chi partecipava al corso, c’era già qualcuno che effettivamente sfrutta questa doppia possibilità, consigli e suggerimenti tecnici da parte di chi fa il tosatore da una vita sono sempre utili per migliorare.

Ho anche realizzato un piccolo video della dimostrazione di tosatura. Ma il corso non è stato solo questo: nozioni storico-culturali, per capire che il mestiere di pastore ha una sua dignità. Elementi di veterinaria, per capire come muoversi anche in autonomia, senza chiamare un professionista perchè molte volte non arriverebbe in tempo, specie se sei in montagna dove il telefono non prende.

Ma i corsi non sono finiti. Quello sulla pastorizia volge al termine, ma sta per iniziarne uno sulla caseificazione.

CORSO DI AGGIORNAMENTO PER IL SETTORE AGRICOLO CASEARIO
TITOLO: Produzione di formaggi in zona montana: tecniche di caseificazione e di sanificazione collegate al
risparmio energetico e idrico.
PARTECIPANTI: titolari, dipendenti o coadiuvanti aziende agricole casearie. (Min. 7 / Max. 15)
DURATA: 21 ore PERIODO: Marzo 2014
LUOGO: Sede C.M. Pinerolese – Via Roma 22 – Perosa Argentina e Az. Agr. Agù Chiaffredo – Via del Castello, 19
ATTESTATO: attestato valido per l’aggiornamento professionale.
COSTO: gratuito, finanziamento PSR 2007-2013
CALENDARIO:
Lun. 10 marzo Battaglini Luca Composizione del formaggio e relazione con il tipo di alimentazione
Ven. 14 marzo Ferrato Bruno Lavorazione di Formaggio semicotto
Ven. 21 marzo Ferrato Bruno Lavorazione di Formaggio erborinato
Mar. 25 marzo Poggi Mauro Igiene, consumi energetici ed idrici
Ven. 28 marzo Ferrato Bruno Visita az. agr. con caseifico “Isola” di Michelino Giordano – Vernante Fraz. Palanfrè
ISCRIZIONE:
Entro il 25 febbraio. E’ possibile compilare i documenti c/o: C.M. Pinerolese – Via Roma 22 – Perosa Argentina – chiedere del tecnico Conte Gian Piero nelle mattine del 17 e 19 marzo.
GAL Escartons e Valli Valdesi – Via Furhmann, 23- Villa Olanda – 10062 Luserna San Giovanni (TO) Tel. 0121/933708 orario di ufficio dalle 9.00 alle 13.00 oppure PER INFORMAZIONI e invio dei documenti on-line:
Agenform Consorzio – Istituto Lattiero-Caseario e delle Tecnologie Agroalimentari – Strada Boglio, s/n – 12033 – Moretta (CN) Tel/Fax 0172/93564 e-mail: tallone@agenform.it Tallone Guido 335-5687854

Spero che anche questo corso abbia successo come quello “per pastori“, con la differenza che di lezioni sulla caseificazione se ne sono già tenute molte e il settore è più recettivo e pronto a partecipare.

Ieri, a Cuneo, ho anche assistito ad una lezione molto chiara, diretta e sincera sul benessere animale. “E’ sbagliata la terminologia, bisognerebbe chiamarla corretta gestione, non benessere“. E dov’è che gli animali stanno meglio? “La pecora all’aperto è nel suo habitat, le migliori condizioni di vita le ha all’aperto tra i 3 ed i 12°C“, con buona pace degli animalisti che equiparano ogni animale ad un bambino e ritengono che le esigenze siano le medesime.

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Per finire, una segnalazione. Venerdì 21 marzo, ore 21:00, presso il Circolo Culturale Barbarià di Mentoulles (Fenestrelle – TO), vi sarà la presentazione del libro “Nel tempo dei lupi” di Giacomo Revelli, presente l’Autore.

Seguendo il gregge

Questo blog (e, di conseguenza, pure la sottoscritta) ha amici fedeli che lo seguono anche quando l’autrice è spersa tra le montagne, raggiungibile a fatica anche attraverso il telefono cosiddetto mobile. Questi amici poi mandano anche dei veri e propri reportages, sapendo che, prima o poi, li pubblicherò. In attesa di ordinare le ultime foto scattate in alpeggio, oggi lascio la parola a Carlo, che ormai conoscete bene.

(foto C.Borrini)

Ci siamo lasciati verso fine febbraio con il gregge a pascolare nei prati della Valle del Ticino e nelle stoppie di mais delle campagne Novaresi. Questo grande gregge verso la fine di marzo è stato diviso in due tronconi uno che sarebbe rimasto nel Novarese e uno che pian piano si sarebbe diretto in Lomellina a pascolare nei pioppeti lungo il Po.

(foto C.Borrini)

La primavera quest’anno non si è vista e, seguendo il gregge che stazionava nelle campagne del Novarese, ho potuto notare le condizioni difficili di pascolo delle pecore e i disagi dei pastori nel trovare dei luoghi più o meno asciutti (o meglio bagnati) per piazzare le loro roulotte.

(foto C.Borrini)

 Ci sono state anche delle belle giornate di sole (purtroppo poche) dove il gregge pascolava nelle condizioni ottimali…

(foto C.Borrini)

 …mentre le capre assalivano cespugli di robinia.

(foto C.Borrini)

 L’altro gregge l’ho incontrato mentre si trasferiva verso il Po…

(foto C.Borrini)

 …e pascolava in un pioppeto, anche in quel giorno: pioggia.

(foto C.Borrini)

Non sono riuscito, causa miei impegni  e soprattutto causa il maltempo,  raggiungere il gregge lungo il Po. Parlando poi con il pastore mi ha spiegato che ha vissuto momenti un po’ tribolati tendo sempre d’occhio oltre le pecore anche il livello dell’acqua del fiume. Ora il gregge è ritornato in questi giorni dalla Lomellina e si fermerà ancora per qualche giorno a pascolare qui nel Novarese.

(foto C.Borrini)

Quest’anno ho assistito per la prima volta anche alle operazioni di tosatura. Sono stati allestiti due recinti: uno più grande dove c’era il grosso del gregge e uno più piccolo dove venivano spostate le pecore da tosare.

(foto C.Borrini)

 Qui le pecore venivano prese e tirate in una specie di gabbia che ne poteva contenere una dozzina circa.

(foto C.Borrini)

Da questa gabbia venivano prelevate dai tosatori (mi hanno detto che erano Gallesi) e tosate.

(foto C.Borrini)

Questi tosatori lavoravano alacremente e impiegavano circa un minuto e venti secondi per pecora.

(foto C.Borrini)

Dopo l’operazione di tosatura venivano immesse in un altro recinto e quindi ad operazione terminata, al pascolo.

(foto C.Borrini)

Man mano che le pecore venivano tosate, la lana veniva subito raccolta e insaccata pronta per essere ritirata da un lanificio bergamasco (Ariete).

Ora, ritornando al gregge, tra qualche giorno verrà ricompattato e inizierà la sua transumanza nelle aree a Nord di Novara e proseguire verso Domodossola (lungo il Toce) e  verso le montagne della Val Formazza dove dovrebbe arrivare per la fine di giugno.

Quindi adesso il gregge dovrebbe essere quasi a destinazione, in alpeggio, in montagna. Giusto in tempo, per il caldo che è esploso all’improvviso. Ma di quello vi parlerò poi io, tornando sulle “mie” montagne, in altre parti del Piemonte.