Ormai è pascolo vagante

Da quando il pascolo vagante è, per me, solo un far visita agli amici e non un’attività quotidiana, ovviamente ve ne parlo meno che un tempo. Ma tutto continua, per i pastori. Ci sono state le transumanze, chi a piedi, chi con i camion, e le greggi bene o male ormai sono quasi tutte in pianura.

Anche il Pastore è sceso, pecore e capre sono arrivate nei prati e nelle stoppie della pianura. Sappiamo come l’estate non sia stata proprio delle migliori per quanto riguarda la qualità dell’erba. E in pianura, cosa c’è quest’autunno? Sappiamo come i pastori siano facilmente inclini alla lamentela… E infatti sembrano non essere soddisfatti di quello che incontrano, per lo meno in alcune zone.

Il caldo, la siccità, hanno fatto sì che inizialmente la terra fosse dura, così dura che si faticasse persino a piantare i picchetti delle reti. E l’erba? Tanto baraval, (setaria in Italiano), un’erba con una spiga dura e sgradita agli animali. Un pascolo quindi non di buona qualità. Le pecore mangiano solo ciò che piace loro e poi, per saziarle, occorre dare un altro pezzo. Quindi i prati “durano poco”, se ci fosse erba buona, in ciascuno il gregge pascolerebbe più a lungo.

Nonostante le lamentele estive, alla fine il gregge è sceso bello, come sempre. Ci saranno pecore più in forma ed altre meno, ma la media degli animali fa bella figura. Qualcuna poi è particolarmente in carne, ma con questo gregge si va sul sicuro!

Ci sono anche le pecore con gli agnelli, in un gregge separato, magari in prati con erba un po’ migliore, perchè queste pecore devono avere il latte per crescere i piccoli. Come sempre, il lavoro si fa con un occhio in basso, al pascolo, ed un in alto, rivolto verso il cielo, per sapere se pioverà e le cose si complicheranno ancora di più, oppure farà bello.

A volte fa fin troppo bello, con un caldo che non sembra appartenere all’autunno. Non solo cielo limpido, ma pure temperature elevate. Hai persino paura a svestirti, non sembra il caso di essere in maglietta al mese di ottobre, in fondo al mattino c’era la nebbia… Ma a tener la maglia o la camicia si suda e c’è il rischio di ammalarsi.

Come sarà l’autunno? E l’inverno? Il Pastore, ma non solo lui, continua a dire che arriverà tanta neve, farà molto freddo. Chissà se sarà vero… Si vedrà. Ma intanto bisogna far mangiare bene le pecore. Se poi occorrerà fermarle, quello si vedrà al momento. Adesso c’è il sole, fa caldo, e allora via in un altro pezzo.

Questa è la quotidianità del pascolo vagante, come sempre, anno dopo anno. Ognuno più o meno la sua zona, ritrovare i contadini che aspettano l’arrivo del pastore, oppure quelli che, già li si conosce, non vogliono le pecore nei loro prati. Il Pastore però generalmente è ben visto e c’è tutto un giro di casinè che lo accoglie, ce n’è sempre qualcuno che viene a chiacchierare con lui mentre è al pascolo.

Le montagne sono già innevate, c’è stata una prima nevicata che, come sappiamo, ha fatto scendere molti di quelli che erano ancora su. Poi ne seguiranno altre. L’autunno generalmente non è un problema per i pastori, a parte quando piove troppo e si è in terreni di pianura dove l’acqua ristagna. Poi seguirà l’inverno…

Meglio i diserbanti delle pecore!

Il pascolo vagante è un mestiere duro, chi segue questo blog dovrebbe ormai aver capito come si svolge. Però ogni tanto emergono delle novità, a complicare quello che è il normale andamento del lavoro. Voglio farvi leggere un documento ufficiale, cioè la risposta di un Comune alla domanda di un pastore che, nella richiesta di pascolo vagante, aveva inserito anche il transito in questo territorio.

Si richiedeva, per l’appunto, il solo transito del gregge. Ma il Comune di Poirino l’ha vietato, con le motivazioni che potete leggere anche voi. Vediamo un po’ di prenderle in considerazione una ad una, perchè alcune lasciano decisamente perplessi. Innanzitutto, la comunicazione è del 15 ottobre. Ricordiamo che, con la nuova normativa, i pastori sono obbligati a comunicare il loro piano di pascolo/spostamenti al momento della discesa dall’alpe. Si fa la domanda per i Comuni in cui avverrà il pascolo vagante ed è obbligatorio indicare anche le date. Sapete bene come sia impossibile prevedere esattamente dove, come, ma soprattutto quando si sposterà il gregge!!!

Il primo motivo per vietare anche solo il passaggio del gregge sono “le particolari condizioni climatiche che hanno reso il territorio particolarmente acquitrinoso“. Si è tardato ad arare e, pertanto, nelle stoppie è cresciuta erba. Bene, direte voi. C’è da mangiare per le pecore! E invece no… A parte il fatto che da ottobre a dicembre possono ancora essere successe tante cose… E’ vero, ha piovuto ancora, ma c’è chi è riuscito ad arare. Oppure il terreno può essere gelato. Ma la questione è un’altra: “…favorendo la crescita di erba spontanea che in molti casi viene diserbata prima di procedere all’aratura. Tale azione fa sì che i campi trattati con erbicidi non siano pascolabili, aumentando così la difficoltà nel governo di eventuali greggi percorrenti il territorio in un periodo assolutamente non idoneo al pascolo…

Invece di dire: “visto che da queste parti non mancano greggi e pastori, vediamo di favorire il pascolamento evitando così l’impiego di diserbanti chimici“, si consente il loro impiego e si vieta i passaggio delle greggi. Complimenti davvero!!! Ma poi tempo fa, quando avevo scritto in Provincia per denunciare il problema degli erbicidi lungo le strade percorse dai pastori, mi avevano risposto che erano innocui per il bestiame. I conti non mi tornano! Voi cosa ne pensate?

Ma ci sono anche altre motivazioni per vietare il pascolo vagante in quel di Poirino. Tra le colture di pregio del territorio, vengono inserite le asparagiaie, le serre… e i campi solari!! Non sapevo che i pannelli fotovoltaici fossero una coltura agricola! Ovvio che un gregge in una serra o in un’asparagiaia fa danni, così come in un orto. Ma come il pastore si “para” il prato dove non ha il permesso di pascolare, o il campo di cereali, avrà cura di evitare le serre. E i campi solari sono recintati. In questi ultimi poi il pascolamento sarebbe da favorire, come avviene negli Stati Uniti. Avevo letto un articolo dove appunto si diceva che, per la gestione di questi spazi, i piccoli ruminanti sono l’ideale, perchè brucano e non fanno danni, a differenza dei mezzi meccanici che possono far schizzare sui pannelli frammenti, pietre, ecc che causano danni alla loro superficie. Ma siamo in Italia…

E che dire della motivazione relativa alla viabilità? Poirino è un comune tra i più estesi della provincia ed è attraversato persino dall’autostrada. Cos’è, una barzelletta? Garantisco che i pastori temono le strade di grande traffico, se potessero non le attraverserebbero nemmeno. L’autostrada ha appositi cavalcavia anche per certe strade secondarie. Le altre strade possono essere attraversate, con un minimo di attenzione, poi c’è una fitta rete di vie di campagna su cui si spostano i mezzi agricoli che possono essere percorse anche dal gregge senza arrecare danno ad alcuno. E un gregge che attraversa la strada asfaltata la sporca come un trattore con le ruote infangate. Proprio a Poirino, un pastore in passato aveva chiesto in Comune l’assistenza della polizia municipale per un attraversamento di una strada principale e gli era stato risposto che, visto il divieto sul territorio comunale, gli sarebbe stata inflitta una multa di 500 euro. Mi spiegate allora che deve fare il gregge? Volare?

Se poi ci sono zone vietate al pascolo per motivi faunistici ed ambientali, lì il gregge non sosterà e proseguirà oltre. Sottolineo comunque che il permesso è stato negato a chi aveva fatto richiesta per solo transito e non per pascolamento. Mi viene comunque voglia di fare un ironico applauso ad un Comune che preferisce gli erbicidi ed i campi solari alle pecore. Poi parla di colture di pregio e di mantenimento della biodiversità. A me sembra un controsenso!

Poi comunque ci sarebbero, all’interno del Comune, contadini che aspettano i pastori per far loro pascolare i prati. Specialmente quest’anno, che le particolari condizioni climatiche citate anche dal Sindaco hanno favorito un’eccezionale crescita dell’erba. L’altro giorno ho sentito un anziano contadino affermare che, se gelasse il terreno, oltre ai prati sarebbe quasi da far pascolare velocemente anche il grano, perchè cresce troppo. Invece no, vietiamo l’ingresso alle pecore e diciamo ai contadini di trinciare l’erba con i trattori, sprecando foraggio e carburante. Bel modo di affrontare la crisi e pensare all’ambiente.

In tournée con pascolo vagante!

Sempre più fitto il calendario delle presentazioni di “Pascolo vagante 2004-2014”. Si inizia questa sera a Paesana (CN), presso la Sala della Comunità Montana alle ore 21:00. Domani, 5 dicembre, sarò a Villar Perosa (TO) sempre alle 21:00 presso ex Oratorio femminile Chiesa San Aniceto. Per finire, sabato 6 dicembre a Bobbio Pellice, ore 21:00, presso la Dogana. Vi aspetto! I prossimi appuntamenti ve li comunicherò successivamente.

(foto M.Ceccato)

Continuiamo però un tour virtuale di pascolo vagante andando da Marica, che ci invia un po’ di immagini del loro gregge e delle varie attività. Ovviamente la stagione è un’altra.

(foto M.Ceccato)

(foto M.Ceccato)

(foto M.Ceccato)

Tosatura… In quelle giornate i bimbi danno una piccola mano, ma soprattutto per loro è ancora un bellissimo gioco!

(foto M.Ceccato)

Cambiano le regioni, ma la vita del pastore è quella. Il gregge, un fuoristrada, un rimorchio attrezzato al seguito…

(foto M.Ceccato)

Cambiano pure le stagioni, ma ultimamente si fatica a scattare foto con il cielo azzurro, senza nuvole, senza nebbia, senza pioggia. Grazie a Marica per le sue immagini e buon pascolo!

(foto M.Ceccato)

Concludiamo con questa immagine decisamente inconsueta! Nelle case dei pastori finisce che, prima o poi, entra ogni tipo di animale!

Pascolo vagante per tutti?

Spero di non essere anch’io un po’ responsabile di questo fenomeno… Sicuramente no, non ho di questi poteri! Però ogni tanto mi capita di ricevere delle e-mail in cui qualcuno mi racconta di essere un appassionato lettore di questo blog e… di aver voglia di lanciarsi in una nuova vita, di dedicarsi al pascolo vagante.

In questi giorni, facendo visita a questo o quel pastore, un po’ scherzando, un po’ sul serio, consideravamo come ormai vi fossero pecore ovunque. E non poche! Ci sono le grosse greggi “storiche”, quelle che da anni ed anni passano in zona, transitano per poi continuare il cammino nella pianura, magari fino a raggiungere le colline del Monferrato. Anche in questo caso c’è chi storce il naso e vorrebbe che questi pastori “camminassero”, andassero oltre senza fermarsi giorni e giorni, come se l’erba da queste parti dovesse rimanere “intera” per chi non fa tanti chilometri e gira solo in un breve raggio intorno a casa.

Ci sono pastori nuovi, che hanno iniziato e stanno “crescendo”. Ma hanno anche loro il diritto di portare avanti il proprio cammino. Ovviamente bisognerebbe rispettarsi l’uno con l’altro e non pestarsi i piedi, invece non sempre è così. Purtroppo, sia toccandolo con mano, sia sentendolo raccontare, si vede che la guerra tra poveri è sempre più “cruenta”. Una guerra a colpi di erba “rubata”, strappata uno all’altro. Fanno le corse per superarsi l’un l’altro oppure tizio compra l’erba che l’anno prima pascolava caio.

Insomma, già non è un mestiere facile… Altro che preoccuparsi solo del tempo, che da mesi e mesi vede più pioggia che cielo azzurro, oppure badare alle nascite, al benessere del gregge. Da una parte c’è la burocrazia e dall’altra tutti i problemi per trovare i pascoli. Assurdo parlarne in un’annata in cui è tutto verde e non sembra poter mancare l’erba.

Eppure da queste parti si parla quasi solo di questo: vai da un pastore, vai dall’altro e ti raccontano le stesse cose. “L’erba nel tal posto me l’ha presa il tale…“, peggio ancora quando vai a vedere le zone che dovevi pascolare nelle settimane successivi e le trovi già mangiate o con fili/reti tirate e animali dentro. Se lasci da pagare l’erba, il contadino il numero di telefono per rintracciarti lo trova, ma per chiedere se il pascolo ti interessa anche quest’anno… Questa è la realtà del pascolo vagante.

Ma ha senso lavorare così? Vai a trovare un pastore e quasi fatichi a trovarlo perchè ci sono altre 2-3 greggi lì vicino e ti perdi a seguire le tracce sulle strade. Vedere più greggi a distanza ravvicinata raramente significa che lì i pastori vanno d’accordo e si spartiscono i pascoli in amicizia… Vuol dire che uno non ha accettato di spendere tot per l’erba e allora il contadino l’ha offerta ad un altro. Comunque i prezzi salgono sempre più e certi pastori faticano a far quadrare i bilanci. C’è chi pensa che il pastore vagante non spenda niente perchè non ha cascina-fieno-paglia. Le cose, almeno da queste parti, funzionano diversamente.

Mi è capitato di riflettere con molta amarezza sullo scarso rispetto che vige oggigiorno. Non conta più la parola (i contratti per l’erba tra pastore e contadino sono ancora tutti orali), si guarda l’interesse e ci si calpesta gli uni con gli altri. Altro che poesia del pascolo vagante! Ho sorriso nel ricevere un’e-mail in cui mi si chiedeva se, secondo me, era possibile iniziare con una ventina di capi e coprire le spese. Forse dell’erba che mangiano quella ventina di pecore, ma devi anche acquistare le reti, la batteria, fieno se viene a nevicare e… e tu intanto di cosa vivi?

Ci sono pastori che hanno già ridotto il numero di pecore, altri che vogliono farlo. Pastori che hanno sempre fatto questo. E poi ci sono tutti quelli che iniziano. Magari hanno un altro lavoro e tengono chi 40, chi 50, chi anche 80-100 pecore. Non è solo un hobby, perchè entrano in competizione con chi vive esclusivamente di pastorizia, sia nell’accaparrarsi i pascoli, sia nell’immettere sul mercato gli agnelli. Un mercato che, come sappiamo, fatica sempre di più. Il pascolo vagante non è per tutti, non fatevi prendere dall’entusiasmo e dalla poesia…

Ogni pastore una storia

In dieci e più anni di pastori ne ho incontrati tanti. Ciascuno con la sua storia. Ma mi piace sempre ascoltarne di nuove e condividerle con voi che mi seguite. Anche nei miei libri ho parlato dei pastori che, una volta, emigravano in Francia per lavorare. Poi sono arrivati in Italia i pastori dalla Romania, a fare gli operai per gli allevatori locali. E adesso?

Immagini che vi ho già mostrato tante volte. La campagna autunnale, un gregge in cammino, alla ricerca di nuovi prati, stoppie o incolti. Il pascolo vagante, insomma. Questo gregge in particolare non l’avevo mai fotografato. Ho incontrato il pastore alla Fiera di Luserna e mi ha chiesto se potevo andare da lui a scattare qualche foto.

Il pastore è una vecchia conoscenza. La prima volta che ci siamo incontrati, anni fa, lui lavorava insieme a Fulvio. Avevano gli animali in società e, per qualche stagione, ha seguito il cammino di quel gregge dalla montagna alle colline dell’Astigiano. “Fulvio è il mio maestro. Ho imparato tanto da lui. A volte magari non era facile lavorarci insieme, ciascuno ha il suo carattere, ma non l’ho mai visto lasciar morire un agnello. Piuttosto si inginocchia nel fango, sotto la pioggia, per cercare di farlo succhiare, per tentare il tutto per tutto.

Il gregge si sposta nelle campagne. Deve arrivare nell’Astigiano prima che il suo padrone riparta. E qui allora devo iniziare a raccontarvi questa storia… Sapete che, tra pastori, le notizie viaggiano alla velocità della luce. C’è “radiopecora” che le diffonde, tra passaparola, telefonate e gossip. Già due estati fa infatti avevo saputo che Piero, il pastore che conduce questo gregge, aveva fatto la stagione oltreconfine, in Svizzera. Me lo aveva confermato lui stesso, quando lo avevo incontrato, sempre alla fiera.

Poi però avevo sentito dire che aveva lavorato là anche d’inverno. Pascolo vagante come quello del film “Hiver nomade“? Viene subito in mente il gelo, la neve, le parole che avevo sentito da un pastore che, per tutta la vita, aveva lavorato in terra elvetica. Qui però abbiamo un gregge, pecore e capre, che si spostano e che salgono in alpeggio in Piemonte. Ho mille domande da fare per cercare di capire questa storia.

Dopo aver attraversato la strada, si torna in aperta campagna. Trattori nei campi che si affannano ad arare o a portare via le rotoballe dalle stoppie del mais. E’ prevista pioggia, così i contadini si affrettano. I pastori sperano che non ne cada troppa, che il terreno non si inzuppi, che gli animali non sprechino troppa erba.

Il padrone del prato ha preceduto il gregge fin qui, per mostrare dove fosse. “Gli altri anni chiedevo ad un altro pastore, ma alla fine non è mai venuto a pascolarla… falla mangiare tutta, quest’erba!“. Gli animali non si fanno pregare. I pastori scaricano gli agnelli più piccoli dal furgone, i cani sorvegliano. Piero mi racconta che è proprio grazie ai cani da guardiania che è finito in Svizzera. Era stato invitato oltreconfine da una veterinaria per portare la sua esperienza di lavoro con questi animali insieme al gregge e là ha sentito parlare dello stipendio mensile per chi fa la stagione estiva. “Per quelle cifre, ci vengo io! Un anziano mi ha sentito, mi ha chiesto se scherzavo, abbiamo parlato tutto il tempo del pranzo e alla fine…

Così adesso Piero è diventato uno strano pastore vagante. Il suo gregge resta in Piemonte, sorvegliato da altri: “Avevo pensato di venderle, ho fin chiamato il commerciante a vedere, ma poi non me la sono sentita… le capre soprattutto!” Lui d’estate lavora in alpeggio, in Canton Ticino, badando agli animali di una quindicina di proprietari. D’inverno invece conduce al pascolo il gregge di un unico allevatore. Animali in asciutta e montoncini da ingrasso. “Lo scorso anno ho fatto la prima stagione invernale. Per fortuna non è stato un inverno troppo freddo…

Qui le pecore stanno chiamando gli agnelli, in Svizzera invece le fattrici restano in cascina, non seguono il gregge. “Là è tutto diverso. Ogni Cantone c’è un solo pastore. La gente è gentile. Io non parlo Tedesco, ma in qualche modo… Arrivi nei paesini e vengono le mamme con i bambini per vedere le pecore. Portano un cesto, con dentro il thermos, la torta! Altro che da noi! Un giorno una ragazza è venuta e mi ha fatto capire che voleva fare la foto con me. Dopo un’altra ha tradotto quello che diceva. Era il suo compleanno e, il fatto che il pastore fosse arrivato nel suo paese proprio quel giorno, era di buon auspicio. Per quello ha voluto la foto!

In pianura

La maggior parte delle greggi ormai sono in pianura. Qualcuno tarda a scendere, dice che c’è ancora erba, oppure ha un gregge piccolo. Non so a chi andrà meglio nei prossimi giorni, con le previsioni meteo pessime.

Quelli in pianura magari triboleranno per il fango. Il terreno in molti posti trattiene l’acqua, sarà molle dappertutto, le bestie staranno male, non potranno coricarsi per dormire. Inoltre sporcheranno l’erba con le zampe infangate. In montagna andranno avanti ed indietro, perchè l’erba vecchia bagnata non sarà di loro gradimento. E poi farà freddo…

Nei giorni scorsi invece ha fatto bello. E caldo. Anche in montagna… Anzi, in montagna probabilmente ha fatto più bello e caldo che non nei mesi estivi! Questo gregge però la montagna l’ha lasciata da parecchio tempo e adesso pascola nelle stoppie del mais dove, grazie alle piogge, è cresciuta parecchia erba. “Per fortuna ha già brinato una volta, altrimenti le farebbe gonfiare, quest’erba qui…“.

Il pastore voleva qualche bella foto del suo gregge. Le pecore sono belle, ma è il panorama che non offre grossi spunti. Le montagne sono indistinguibili, sullo sfondo. Tutt’intorno pianura, qualche paese in lontananza, cascine, rotoballe nelle stoppie. Difficile riuscire a scattare qualche immagine speciale.

Anche se il gregge delle pecore degli agnelli è da un’altra parte, qui ce n’è qualcuno di un po’ più grandicello ed un paio di piccolissimi. Non ci sono comunque da fare grossi spostamenti. Si gira nelle stoppie qua e là, per la sera si ritornerà al recinto che non è stato smontato, nei pressi del quale c’è anche la roulotte ed il fuoristrada del pastore.

Aspetto a lungo, varie volte cerco di immortalare una delle capre quando sale sulle rotoballe, ma solo nel tardo pomeriggio avrò successo. E’ già passato anche il padrone del campo, con il pastore si sono chiariti su quali pezzi pascolare prima e quali lasciare indietro per i giorni successivi. “Ce ne fossero di contadini così… Lui mi lascia pascolare ovunque, posso anche fare il recinto vicino alla cascina, alle stalle. Altri invece non ti vogliono assolutamente!

Il sole si avvia a tramontare. Il gregge cambia pezzo sollevando polvere che crea una nebbiolina nella luce radente della sera. Una strada secondaria tra i campi, che improvvisamente a quest’ora si anima. Prima il passaggio delle pecore, poi auto con mamme che riportano a casa i bambini da scuola. Passa anche lo scuolabus, i bambini guardano, salutano.

Dopo torna la tranquillità e il gregge pascola nella stoppia. Il mais è stato raccolto appena il giorno prima, così le pecore cercano pannocchie, ma mangiano anche le foglie più belle, asciutte e pulite. Saluto i pastori, rientro a casa. In questo periodo è sufficiente far pochi chilometri per incontrare varie greggi qua e là nella pianura.

Pochi giorni dopo, rientrando dalla casa editrice con le prime copie di “Pascolo vagante 2004-2014”, è d’obbligo una tappa dal primo pastore vagante di cui (nel 2004) ho seguito il cammino su dall’alta valle fin giù nelle colline del Monferrato. Adesso la sua transumanza è sfociata in pianura ed iniziano quei giorni in cui si pascola nei prati, oppure ci si sposta di qualche chilometro, poi si fa di nuovo tappa per qualche giorno… Ecco Fulvio e Milena con alcuni giovani amici intenti a sfogliare la prima copia uscita dagli scatoloni!

Si guardano le foto, c’è un commento per ciascuna, sul posto, sul pastore, sulle pecore. Ma poi le pecore fuori dalle pagine richiamano l’attenzione. E’ ora di spostarle in un’altro pezzo di prato, di modo che siano poi sazie e soddisfatte quando verrà l’ora di chiuderle nel recinto. Erba quest’anno ce n’è, in pianura. Ma i contadini chiedono prezzi esagerati e poi adesso arriverà la pioggia…

Chi scende e chi risale

Il fondovalle risuona di campanacci che se ne vanno, le montagne invece sono sempre più silenziose. Lassù resistono in pochi, le transumanze raggiungono le strade asfaltate, qualcuno prosegue con i camion, altri a piedi.

L’aria del mattino è fredda, umida, la nebbia incerta. Potrebbe splendere il sole, potrebbe calare di nuovo la coltre grigia che il giorno prima non ha dato un attimo di tregua ai pastori. Nel silenzio della montagna, risuonano i bramiti dei cervi. Poi qualche campana e l’abbaiare di un cane nei pressi di un alpeggio ancora abitato. Qualcuno lascerà la montagna dopo il gregge.

Il gregge lo sento, prima di vederlo. La strada fa una curva nel bosco e, da quella direzione, si iniziano a sentire belati, campanelle, le grida del pastore. Poi ecco che il fiume bianco invade la via. Il pastore mi aggiorna sulle novità, la nebbia fitta del giorno prima, la ricerca dei cavalli quel mattino, gli agnelli caricati nel pick-up, le tappe di quella transumanza.

Non è ancora la vera partenza, però è già come se iniziasse il pascolo vagante. Si lascia l’alpeggio e ci si sposta su altri pascoli più in su per la valle. E’ cominciato il cammino del gregge, quasi quotidiano, che per mesi non si fermerà più. Le pecore paiono averlo capito, sono incontenibili, un’onda che straripa ovunque. Davanti bisogna correre, i cani sembrano non avere ancora tanto l’abitudine a parare lungo le strade.

I margari dell’alpeggio confinante vengono a dare una mano, per controllare che il gregge non spacchi i fili. L’erba lungo la strada è già stata quasi completamente pascolata, quindi gli animali non dovrebbero sconfinare. Poi, più a valle, si taglia giù per il bosco, così da non toccare ciò che è stato lasciato indietro per l’ultima settimana.

Il gregge pare calmarsi quando vede che, invece di puntare verso il fondovalle, si imbocca la strada che prosegue in quota. E così, con una fila abbastanza ordinata alle spalle, il pastore prosegue il suo cammino. Uno in testa, l’altro in coda, l’auto si andrà poi a prenderla dopo, una volta giunti a destinazione.

Ci sono anche altri margari che non sono ancora scesi. Le vacche iniziano a muggire e scendono di corsa, quando vedono arrivare il gregge. Le pecore tengono la strada, poi poco dopo il pastore devia nel bosco, scendendo. Mentre già si è tra larici e pini, i muggiti si fanno più forti e arrivano di corsa alcuni vitelli, alcune manze. Subito si teme che le vacche abbiano spaccato il filo, poi invece si capisce che si tratta solo di pochi animali che lo hanno saltato. I vitelli muggiscono come impazziti, non è facile farli uscire da in mezzo alle pecore, poi finalmente si può riprendere il cammino.

Si trova il sentiero nel bosco, gli animali devono camminare quasi in fila indiana. Il pendio è ripido, l’erba ormai secca. Non c’è fretta, ora si avanza lentamente, ma la meta è ormai vicina. Fa anche caldo, il sole non tarderà ad arrivare, per quel giorno il pericolo della nebbia sembra scongiurato. Gli animali conoscono il percorso, è lo stesso tutti gli anni, una volta ad inizio estate, una volta d’autunno.

Poi si arriva a destinazione. Una vecchia baita circondata da pascoli ancora verdi, l’erba ha ricacciato abbondantemente, dopo il passaggio del gregge nel mese di luglio. Sono quei posti che restano vivi grazie agli animali che li pascolano, altrimenti il bosco si riprenderebbe lo spazio, la radura sparirebbe, il paesaggio sarebbe più povero.

Splende il sole, l’aria è fresca, gli animali si allargano a pascolare dappertutto. Sono le giornate più belle, i momenti più belli. A questa stagione, con un tempo del genere, le pecore sono “ferme”, si riempiono la pancia, quasi sapessero che stanno per andare via, che devono mangiare tutto quel che c’è. Un amico viene a prendere il pastore, lo accompagnerà alla baita dove ha lasciato il fuoristrada.

Nuvole che vanno e vengono, quando nascondono il sole fa subito freddo, poi torna un dolce tepore. In questi momenti ci si può anche riposare, perdersi a guardare le pecore che pascolano, osservarle mentre ti sfilando davanti, spostandosi ora qui, ora là. Sono belle, la loro lana brilla nella luce radente del sole autunnale. Nonostante il maltempo, i pastori hanno fatto un buon lavoro, anche quest’anno il gregge farà bella figura durante la transumanza giù per la valle.

Tra le tante foto che scatto mentre sono lì a godermi lo spettacolo, c’è questa. Quando le riguardo a casa, la sera, la scelgo a simboleggiare una montagna che forse non esiste più, ma che sarebbe l’unica forma di montagna sostenibile. La montagna viva, la presenza dell’uomo, gli animali al pascolo. Eppure la baita ha delle crepe che mi fanno temere per il futuro. Sono le crepe che vediamo e immaginiamo ovunque… perchè non si può più vivere quassù, non si riesce a vivere con pochi animali, per di più in montagna dove le spese e le difficoltà sono maggiori che altrove. Soprattutto perchè certe spese e la burocrazia ti inseguono anche qui. A questo proposito vi invito a leggere questo documento del gruppo Terre Alte.

Altro simbolo di vita è l’acqua, l’acqua che arriva ad alimentare una bella fontana dietro alla baita, con una vasca ricavata da un masso scavato. Arriva il pastore, mangiamo pranzo, ormai è già pomeriggio. Poi per me viene il momento di rimettermi in cammino, seguendo a ritroso le tracce del gregge. Dall’alto un ultimo sguardo alla pecore, tanti puntini bianchi nella radura. Poi il bosco e la nebbia che mi attende quando ritrovo la strada. Autunno, colori che cambiano, le prime chiazze gialle sui larici, le bacche rosse del crespino e, di nuovo, i bramiti dei cervi che rimbombano nell’aria.

Finalmente anche questa transumanza

Ho un dispiacere. Quello di non essere mai venuta prima a questa transumanza, così nel mio libro che sta per uscire, quello con le foto di 10 anni di pastorizia, mancherà questo gregge e questi pastori. E’ che da casa mia al luogo di partenza di questa transumanza ci sono giusti giusti 250 km! Poi le transumanze avvengono sempre nello stesso periodo e il caso ha voluto che mai fossi “libera” nel giorno in cui il gregge partiva.

Questa volta però arrivo al mattino “presto”, prima ancora del sole. Speravo di vedere il gregge ancora a Riale, invece stava appena arrivando poco sotto, nel pianoro sovrastante la cascata. Mancavano diversi lavori da terminare prima della partenza, ma le pecore potevano allargarsi a pascolare nei prati. Non c’era tantissimo, dopo la fienagione, ma lo spazio era ampio e qua e là avrebbero ancora potuto brucare.

Il gregge si sparpaglia, ci sono pecore ovunque nella piana. E’ una bellissima giornata autunnale. All’aria fredda del mattino si sostituisce un tiepido sole, qualche nuvoletta che si dissolve, mostrando la montagna nei suoi colori autunnali più belli.

Alcune capre si battono, i becchi invece continuano ad inseguire quelle in calore. Questi due esemplari sono davvero molto grossi, ma non sono gli unici maschi, nel gregge. Qui è difficile contare gli animali: sia di pecore, sia di capre, ce n’è davvero un gran numero. Il pastore in seguito già mi confermerà quello che già sapevo, cioè che un tempo erano di più, ma ne ha poi vendute parecchie tutte insieme.

Le pecore pascolano tranquille, intanto “si fa un po’ di ordine” all’accampamento. Si parte, non si tornerà più indietro fino al prossimo anno. Gregge vagante e pastori vaganti, qui la casa sono una roulotte e un fuoristrada, un trailer per trasportare gli agnelli, dietro al quale trovano posto anche le gabbiette per le galline.

Ecco i pastori, Renza ed Ernestino, una foto insieme con i cappelli di feltro che ha regalato loro un amico. La loro storia è diventata nota a molti grazie a questo video, un filmato realizzato per la televisione svizzera, uno dei migliori lavori riguardanti la pastorizia che mi sia mai capitato di vedere. Quasi un’ora per raccontare davvero la vita del pastore, senza eccedere in poesia, romanticismo, ma mostrando quella che è la realtà.

Anche se ci sono numerosi asini e cavalli, nel XXI secolo i mezzi di trasporto sono ormai altri, così le pecore continuano a pascolare mentre si inizia a portare a valle almeno una roulotte. Il sole continua a splendere. Più indietro sono rimaste le pecore con gli agnelli più piccoli, che il pastore porterà a valle in un secondo momento, per non essere troppo rallentato ed impacciato nella lunga transumanza.

Finalmente si parte. C’è anche il tempo per un saluto speciale, quello di Renza ad una delle sue caprette preferite. Mi racconta la storia di questo animale, che lei stessa ha salvato quando era appena nata ed ha rischiato di affogare in una pozza lì vicino.

La transumanza ha inizio. Questo gregge sale e scende completamente a piedi, senza utilizzare camion, poi proseguirà il cammino con il pascolo vagante in tutto il resto dell’anno. La differenza tra chi si sposta quotidianamente anche con molti animali e chi invece normalmente non percorre grandi distanze è evidente in giornate come questa. Il pastore non ha “aiutanti speciali”, al massimo un paio di amici per spostare i mezzi, ma per il resto ci si arrangia da soli, come d’altra parte si farà nei mesi a venire.

Dalla Cascata del Toce si scende lungo l’unica strada esistente. Il traffico non è molto, in quel pomeriggio di un venerdì di inizio ottobre. Anche viaggiando in verso opposto a quello del gregge, c’è da aspettare qualche minuto prima che questo sia transitato tutto.

E’ sicuramente uno spettacolo da non perdere. L’indomani lo spettacolo sarà pubblico, dato che per il decimo anno consecutivo il passaggio del gregge a Premia sarà occasione per festeggiare con la manifestazione “Tempo di Migrar”. Se per la gente è un giorno di festa, per i pastori è una lunghissima giornata di lavoro.

Lungo la via si fanno solo delle brevissime tappe, soprattutto per far defluire il traffico, oltre che per pascolare velocemente qualche prato che è stato concesso al pastore. Mi raccontano che un tempo la transumanza avveniva in modo quasi continuativo, dal punto dove siamo partiti fin quasi a Domodossola: “La gente non voleva vedere i pastori, diceva che l’erba serviva ancora per le vacche, anche in quell’anno che siamo partiti che c’erano 30 cm di neve!! Adesso va meglio. Fanno la festa. E’ ancora lunga, ma almeno ogni tanto ci fermiamo.

L’indomani però ci sarà da camminare per chilometri e chilometri. L’apertura della galleria ha fatto sì che almeno il tratto più ripido della discesa possa avvenire senza incrociare auto. Gli stretti tornanti saranno invasi solo dalle pecore. Poi si proseguirà verso il cuore della festa.

Si attraversano le frazioni, la gente saluta, ma tante donne corrono a cercare di salvare gli ultimi fiori nelle aiuole. Chi con una scopa, chi a mani nude, cercano di ripararsi dall’assalto degli animali. La maggior parte cammina seguendo la testa del gregge, ma sui fianchi ce n’è sempre qualcuna che allunga una bocca famelica verso una foglia, un fiore.

Lungo la via si incontrano anche altri utilizzatori dei pascoli, che guardano con curiosità il passaggio della transumanza. Il  gregge se ne va, loro resteranno a finire l’erba, prima che inizi il lungo inverno nella valle.

Poi si arriva a Formazza. Quel giorno c’è anche il raduno degli alpini, così una piccola folla saluta il passaggio della transumanza. Gli animali sfilano tra le case walser, nell’aria già fresca del tardo pomeriggio. Ancora un tratto di strada e poi per quel giorno il cammino sarà terminato.

Sono in tanti a far foto al gregge, anche tra la gente del posto. La discesa delle pecore dalla montagna lascia dietro di sè un alone di malinconia, la tristezza agrodolce della stagione che finisce, delle giornate che si accorciano, del freddo che incombe. Tutti salutano il pastore, molti guardano sorridendo lo spettacolo del gregge, ma non invidiano la vita che lo aspetta nei prossimi mesi.

Le montagne restano laggiù sullo sfondo. Fortunatamente questa prima giornata di transumanza è stata aiutata dal sole, ma le previsioni per i giorni successivi non sono buone. Il giorno dopo si ripartirà, si attraverserà il paese di Premia, si farà una tappa, poi il gregge camminerà per tutta la notte, fino ad uscire dalla parte più stretta della valle, arrivando nei pressi di Domodossola.

Per quella giornata però ci si può fermare, mentre viene sera. Per il gregge c’è un altro pezzo da pascolare, i pastori invece dovranno andare a recuperare il resto dei mezzi, preparare il recinto, terminare tutti i lavori quotidiani. In alpeggio non ci si riposa sicuramente, ma le vere fatiche dei pastori iniziano adesso, con la stagione del pascolo vagante.

Pascolo vagante, la copertina: perchè?

Visto che mi state bersagliando di domande, ma sopratutto per ringraziarvi della grandissima partecipazione on-line (qui sul blog e su facebook) al sondaggio per la copertina, adesso vi dirò quale è stata scelta e perchè. Oggi infatti abbiamo terminato l’impaginazione delle foto e tutto è nelle mani del grafico che farà le opportuna correzioni (ahimè non sono un fotografo professionista e molti scatti sono stati presi con la cana in una mano, l’ombrello o addirittura un agnello nell’altra).

Innanzitutto è stata scartata questa immagine, che non vi avevo proposto sul blog, ma che il grafico mi aveva mandato come quarta eventuale opzione. Troppa neve, il titolo che copre il gregge, il colore e la grafica del titolo… Lasciamo stare!

La percentuale minore di voti l’ha ricevuta la proposta 2 (sarà comunque presente nel libro come immagine). Io l’ho scartata per questi motivi: il gregge si allontana dall’osservatore, è un bellissimo panorama, ma i colori sono troppo tenui e ispira un’idea di tristezza di fondo, quasi che la pastorizia sia un mestiere al tramonto, in via di estinzione.

Lo so che la prima proposta è quella che ha entusiasmato di più il pubblico (su facebook ha ottenuto la stragrande maggioranza dei “mi piace”), condivido alcune vostre idee dal punto di vista di “perfezione” dell’immagine, però alla fine non l’ho scelta. E’ vero che qui c’è il pastore, il gregge non è “tagliato”, solo che molti di voi hanno visto in questo scatto il romanticismo. Il pascolo vagante per me però va oltre, anzi… io ho sempre cercato di essere realista e non romantica. Inoltre, a molti piace vedere gli scatti invernali con la neve, che sono senza dubbio suggestivi, ma per il pastore rappresentano i giorni più difficili, più brutti, ed inoltre sempre più in queste giornate vengono giudicati negativamente dalle persone (ignoranti) che ritengono che gli animali stiano male all’aperto. Scarto quindi questa copertina soprattutto perchè non rappresenta il vero pascolo vagante per i pastori stessi, mentre risponde troppo allo stereotipo romantico di questo mestiere.

Ho quindi scelto la terza copertina, appoggiata soprattutto dagli affezionati lettori di questo blog (ha vinto, anche se di poco, sulla prima nel sondaggio). Mi ritrovo perfettamente nelle parole di alcuni di voi, che conoscono questo mestiere: “Il pascolo vagante scorre sempre, proprio come l’acqua di un fiume” (Gloria). ” La proposta 1 è bella, ma mette tristezza, sai la neve è un problema… invece il pascolo vagante è anche gioia (Francesca)”. “Io sceglierei questa! Il pascolo é a valle e dietro si vedono le montagne! Due realtà che si mettono a confronto! La vita in montagna e quella in pianura! É molto bello il contrasto verde della vegetazione e bianco delle cime! Il gregge che le attraversa e in qualche modo le divide é bellissimo! E il laghetto più in basso é un stupendo!” (Irene). “Questa mi piace, come dice Francesca il pascolo è anche gioia e questa foto mi trasmette questo. Poi c’è tutto, il verde, il piano, la montagna e l’acqua… che è la vita per il gregge, per i pastori che da sempre si spostano costeggiando i fiumi…” (Cristina). Per concludere: “I colori brillanti e il paesaggio più ampio della 3 credo possano attirare l’attenzione anche di un pubblico meno specializzato, ma semplicemente appassionato di montagna e vita all’aria aperta… pur sempre possibili compratori” (Lorena).

Lo so che graficamente non è perfetta (animali tagliati, il gregge che un po’ si confonde con le pietre), non guardate il testo, perchè quello verrà ancora corretto nel contrasto e dimensioni. Però questa immagine è IL PASCOLO VAGANTE: autunno, inizio del nomadismo, in montagna è caduta la prima neve, si scende nella valle, nella pianura, si pascola lungo i fiumi. Insomma, la sintesi del mondo del pastore. Non c’è l’uomo? Meglio… I protagonisti di questo mestiere sono tanti e li ritroverete nelle immagini del libro che saranno moltissime, scattate ovunque io sia stata ed abbia incontrato un pastore, un gregge.

Vi prometto che uscirà prima di Natale e mi sto muovendo per organizzare una “prima presentazione” molto speciale. Cercherò di farlo costare meno possibile considerando i tempi che corrono, ma spero che capirete tutto il lavoro che c’è dietro: il mio (10 anni di vita!) e quello della casa editrice. A presto!

Pascolo vagante: la copertina

Dopo lunghi interminabili momenti di scelta delle foto nel mio ormai immenso archivio di foto “a tema”, siamo alle battute finali per la pubblicazione del mio primo libro fotografico dedicato ai 10 anni al seguito della pastorizia.

“Pascolo vagante. 2004-2014” uscirà in autunno, sarà in Italiano e Francese, circa 250 pagine… e il numero di foto esatto (tutte a colori) ve lo dirò quando avremo terminato l’impaginazione.

Adesso vi chiedo di aiutarmi nella scelta della copertina. Per non farmi influenzare da questioni personali legate ai singoli scatti, ho lasciato carta bianca al grafico tra le centinaia di immagini da me selezionate. Votate anche voi e… eventualmente commentate per ulteriori suggerimenti!

Proposta copertina 1

Proposta copertina 2

Proposta copertina 3