Partire ogni giorno dall’alpe

Ero diretta in Svizzera, ma ho fatto delle tappe lungo la strada. Era da tempo che questi amici mi invitavano ad andarli a trovare e così ho colto l’occasione.

Cosa ci faccio con uno sfondo del genere in un paese che, nel nome, ha il termine “Riviera”? Aspetto che vengano a prendermi per salire in alpeggio. Siamo sul Lago Maggiore, circondato da montagne e, di lì a poco, ci si dimenticherà l’ambiente vacanziero, le creme solari, i costumi da bagno, i turisti di lingua tedesca che affollano il lungolago.

Il lago sarà presto uno sfondo lontano, poi ci si getterà nei boschi, che si apriranno nuovamente in radure pascolate. A volte alpeggio è qualcosa di diverso dalla baita con la valle che sale su verso un colle, le vette con gli ultimi nevai, i larici e le alte quote. Ci possono essere anche alpeggi in un posto così.

Giunti a destinazione, le prime che incontro sono alcune bovine curiose. Difficilmente sarei arrivata fin qui se non avessi avuto una guida… La strada asfaltata l’abbiamo abbandonata per inoltrarci nel bosco lungo una pista sterrata, per poi raggiungere la nostra destinazione, a circa mille metri di quota.

Per Pietro è ora di mungere le capre. Il suo è un doppio lavoro: al mattino parte presto per ridiscendere a valle, percorrere la strada lungo il lago e passare il confine per andare a lavorare in Svizzera. La sera si rientra in alpe e si da una mano con i lavori a mamma e papà. Come per tante piccole realtà, si mettono insieme tante cose per tirare avanti.

Il gregge di capre è composto per lo più da capi di razza Verzasca, poi ci sono degli incroci e un paio di Frise. Per loro di giorno il pascolo è libero tra radure e boschi, poi la sera si rientra in stalla per la mungitura, altra mungitura al mattino e via di nuovo a cercare erba, foglie, ecc… Anche qui il pascolamento è ancora libero, ma è inevitabile pensare a cosa accadrebbe se vi fossero i predatori. Bisognerebbe cambiare totalmente l’organizzazione e sarebbe impensabile lasciarle incustodite.

Papà Renzo intanto munge le vacche per dare poi il latte ai vitelli gemelli nati qualche tempo prima. I formaggi vengono fatti con il latte di capra, i bovini infatti vengono allevati per la carne. Quando non sono in alpeggio, la sede invernale è a Cannobio, sempre sul lago, ma a queste quote la stagione dura abbastanza a lungo.

Ovviamente è stato necessario costruire un caseificio anche qui ed è inutile che, per l’ennesima volta, io vi racconti cosa voglia dire, tra costi ed esigenze varie per rispondere alle normative vigenti. Di sicuro un aspetto positivo è avere al suo interno un bagno con doccia, che ovviamente viene usato per le esigenze quotidiane e non solo per quanto concerne la lavorazione del latte!

Ci sono anche alcune pecore che accorrono al richiamo di Pietro, attratte dalla prospettiva di avere un po’ di pane secco. Sistemati tutti gli animali, controllato che non ne manchi nessuno, è ora di mettersi a tavola e fare onore all’ottima cena. Si chiacchiera, si raccontano storie del passato, dei contrabbandieri, di “strani personaggi”, ma anche vicende più attuali sugli speculatori d’alpe che hanno colpito anche qui.

Anche se è rimasto poco spazio, bisogna per forza assaggiare anche i formaggi! Qui vedete quelli stagionati nel fieno, ma ci sono anche quelli “normali” e quelli stagionati con le vinacce. “Lo scorso anno siamo andati a Cheese, ci hanno chiamati perchè hanno considerato che i nostri prodotti fossero di buona qualità.

Anche questa è una realtà d’alpeggio del XXI secolo, dove non tutta la famiglia lavora in quota, ma c’è chi addirittura fa il pendolare. Non sarà rilassante, ma almeno la sera si sale e ci si lascia alle spalle il traffico, la confusione, la frenesia…

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