Una settimana di nebbia e umidità

Il cuore dell’estate, Ferragosto… e invece pareva di essere in autunno. Probabilmente non è stato così ovunque, ma noi lassù abbiamo passato una settimana tra nebbia, umidità e piogge improvvise. Tutto buono per mantenere l’umidità del pascoli, ma alla lunga fastidioso e problematico per chi è in alpe.

Dopo qualche giornata già con un’atmosfera vagamente autunnale, con sole caldo, ma raggi più obliqui, erba in fiore solo ad alta quota, dove la neve se n’è andata da poco, all’improvviso il tempo è cambiato. Le nuvole si sono addensate ed è arrivata la nebbia. Ma in montagna c’è nebbia e nebbia e in queste settimane se ne sono sperimentate le diverse varianti. La prima è stata alta, attaccata alle montagne, poi è arrivata quella bassa, avvolgente, umida, già alla sera.

Il mattino di Ferragosto il mondo aveva questa faccia. Tutto grondava umidità, dai vetri appannati dentro alla baita a qualunque cosa all’esterno. Salire verso il recinto delle pecore era garanzia di un bagno continuo, poichè non vi era ramo, erba, cespuglio che non fosse coperto di gocce.

Non è bello, non è facile andare al pascolo in giornate così. Ti devi preparare ad una lunga giornata di incertezza, rassegnarti a non vedere mai tutti gli animali, intuire i loro spostamenti, aguzzare i sensi oltre alla vista per capire se qualcuno è rimasto indietro, si è separato dalle compagne, ha avuto un incidente a causa di una pietra fatta cadere da altri animali che pascolavano più in alto…

Ti vesti adeguatamente come quando piove, ma quest’umidità è diversa. Ti bagni soprattutto i piedi, su di qua non puoi camminare con gli stivali, ma queste gocce sull’erba bagnano ben più che non un temporale. L’umidità poi ti si posa addosso, sui capelli, sulle ciglia, mentre sotto alle giacche impermeabili sudi per la fatica della salita.

Sì, quel grigiore che vedevate nell’immagine precedente sono tutte minuscole gocce di umidità… E la nebbia non accenna minimamente ad andarsene, a sollevarsi. Fra anche freddo, pare proprio di essere in autunno. E le pecore, dove sono? Si sentono le campane, ma il pastore ha un dubbio, che siano più in alto di quello che dovrebbe essere…

Infatti hanno trovato il passaggio e sono andate avanti, in pascoli che erano destinati ai giorni successivi. Così le si segue, si attende che si siano saziate, poi le si riaccompagna indietro, tutto senza vedere praticamente nulla, fino a sera. per fortuna che poi a fine giornata c’è una stufa accesa e un pasto caldo! Sembrano cose scontate, ma non è così, in alpeggio!

Ferragosto è stato il giorno peggiore, ma nei giorni a seguire le cose non sono andate molto meglio. Al mattino ci si alzava quando il sole non era ancora arrivato, ma il cielo era limpido, di buon auspicio. Tempo di far colazione, preparare gli zaini e partire, arrivavano già le prime nebbie in quota. Così a volte aprivi il recinto già verso il “nulla”

…oppure le pecore si avviavano con il sole, ma era questione di un’ora o poco più e poi la visibilità sarebbe diminuita. Non più quella nebbia così densa, piuttosto vere e proprie nuvole attaccate alle montagne. Nuvole che andavano e venivano, a volte spinte da ventate di aria sottile.

Giochi di nebbie anche belli a vedersi, ma che assicurano nuovamente difficoltà ai pastori. Il gregge a questa stagione deve ancora salire, deve finire di pascolare l’erba in alta quota, molte volte quest’erba è proprio adesso nel suo momento migliore, solo che lassù la visibilità è quasi nulla e ti orizzonti solo con il suono delle campane ed i belati.

Per chi è andato solo a fare una gita, magari il fastidio è stato minore. Sono partiti presto, certi escursionisti, perchè i cani già abbaiavano prima del suono della sveglia, però le loro auto sono già tutte scomparse quando i pastori rientrano alla baita, la sera. Il sole se ne va verso l’ora di pranzo, salgono ancora le nebbie, si addensano le nuvole e di nuovo il gregge appare e scompare.

La devi conoscere bene, la montagna, nelle giornate di nebbia. Devi sapere dove gli animali possono andare e dove invece sono in pericolo. Non puoi mandare il cane a girare le pecore, con la nebbia, perchè non vedi quello che fa, quindi sei tu che parti a piedi, attraversi il vallone e cerchi di valutare la situazione “ad orecchio”. Per fortuna ogni tanto si alza e allora dovresti essere dalla parte opposta per vedere tutti i componenti del gregge. Guardando in su, verso le creste, vedi anche gli stambecchi che pascolano placidi in minuscoli fazzoletti verdi sospesi tra le rocce.

Tanti sognano di fare il pastore, ma dovrebbero venire a testare le loro reali intenzioni in una settimana di nebbia, L’escursionista cammina sul sentiero e tiene d’occhio le marche di vernice sui sassi, il pastore si affida a piccoli riferimenti, un sasso, un ramo a terra, una piccola frana, la pista delle pecore… Chi mi scrive dicendo di voler provare un’esperienza al pascolo in montagna perchè stufo del suo lavoro in ufficio, scambierebbe la scrivania, il pc con cui è in contatto con il mondo, il telefono sempre a portata di mano, con una giornata da solo, immerso nella nebbia, a duemila e passa metri di quota, dove il cellulare non prende e basta sbagliare di poco la traccia tra erba fradicia e mirtilli per finire sull’orlo del precipizio?

Giorno dopo giorno il copione è lo stesso: ti alzi, apri la porta… “Oggi sembra una bella giornata, non c’è una nuvola!“, poi a mezzogiorno sei già nella nebbia e prima che sia sera inizia pure a piovere, una volta in modo “gentile”, un’altra con una serie di brevi, ma intensi rovesci. Quassù il caldo non ce lo si ricorda più, nello zaino ormai c’è un posto fisso per il berretto e la giacca pesante ed al mattino, anche se c’è il sole, si prende comunque l’ombrello.

Una risposta

  1. E’ un vero e proprio test di impotenza. Anche se non ho mai provato ad essere nella nebbia in montagna con animali ma solo in pianura (e vicino casa) con poche pecore. Dalla mia mini esperienza posso dire che si stà proprio male. Io personalmente stavo male, non per me stesso, in quanto non correvo alcun pericolo ma per il fatto di non riuscire a vederle tutte e non essere sicuro che tutte mi avessere seguito. Vecchi pastori mi hanno raccontato di essere stati condotti al recinto attaccati alla coda dell’ asino durante un nebbione improvviso; I pastori però si sa che a volte fanno viaggiare la fantasia. Buona permanenza in quota (senza nebbia) a tutti.

  2. Marzia, l’escursionista che si trova con quella nebbia può ritenersi oltremodo fortunato se il sentiero è segnato con le “tacche” e se riesce a vederle. Non bastano quelle per orientarsi: si deve avere SEMPRE dietro carta, bussola ed altimetro e saperli usare perfettamente.
    In quelle condizioni di visibilità, perdersi è un attimo.

    • poi l’escursionista moderno di oggi ha il gps con su le mappe ed il sentiero segnato… quando venite a trovarci tra la nebbia o con il sole (meglio il secondo)? noi vi aspettiamo sempre! magari a settembre, che c’è meno confusione ed il tempo è più stabile!

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