Un fenomeno preoccupante

Internet ha dato a tutti la possibilità di esprimere la propria opinione in modo globale. Mettere nero su bianco parole, pensieri, immagini, che restano lì, vengono letti, rilanciati, commentati. Può essere un bene, può essere un male. Bisognerebbe essere in grado di comprendere, bisognerebbe volersi documentare a fondo, ma spesso purtroppo non è così e si generano dei veri e propri mostri.

E’ da qualche giorno che mi chiedo se sia o meno opportuno scrivere questo post. Uso immagini dei miei animali, perché la persona di cui vi parlerò di problemi ne sta avendo già fin troppi. Una persona da me intervistata per il libro delle capre (se ricordo bene, mi aveva chiesto lei di inviarle il questionario per potermi raccontare la sua passione) ha avuto un’inattesa celebrità, seguita da risvolti tutt’altro che positivi. Dopo il mio post, è stata intervistata da un giornale locale, che ha narrato la sua bella storia: esempio ammirevole di giovane che, pur studiando, con sacrifici sceglie di rimanere nelle sue terre e mantenere vive le tradizioni grazie all’allevamento delle capre.

Il primo articolo era corretto, ben scritto. Poi però la “notizia” ha fatto strada e quella persona è stata intervistata da un giornale a tiratura più ampia, che invece ha dato un taglio diverso alla storia. Rileggendo l’articolo, mi sembra di cogliere un tono un po’ forzato da parte del giornalista, che enfatizza la figura della giovane “Heidi” a beneficio di un pubblico in cui vuole suscitare emozioni, più che non curiosità e voglia di conoscere. Sempre volutamente, viene posta la fatidica domanda sull’alimentazione: ci avviciniamo a Pasqua e si sa che, in questa stagione, è un argomento che “tira”.

Per di più l’intervistatore, nel suo pezzo, le mette in bocca delle parole che non sono mai state dette: “Sa che i capretti che nasceranno prima di Pasqua e saranno venduti, finiranno in pentola a rallegrare la festa di qualcuno. Lei stessa non è certo vegetariana ed è convinta che gli animali «sanno essere davvero cattivi pure loro e non in situazioni di pericolo. Anche tra loro ci sono i buoni e i fetenti. Però la vita qui regala cose che in città sono impensabili»“. Peccato che la frase sugli animali cattivi non sia sua, ma un commento di un’altra persona in una foto del suo profilo facebook. Se ci si rivolge ad un pubblico ampio, le cose vanno spiegate. Un tempo la gente sapeva che gli animali sanno essere “cattivi” (ma poi, cosa vuol dire? siamo NOI a stabilire i parametri di bontà e cattiveria, giustizia e ingiustizia): ormai non si conosce nemmeno il comportamento naturale del gatto domestico (avete mai visto un gatto giocare con una preda catturata? un topo o un uccellino??), figuriamoci la “cattiveria” di una capra contro un suo simile!

Ne parlavo ieri commentando la foto pubblicata da un amico: spiace tenere le capre legate in stalla, ma in certe situazioni è inevitabile. Anche la più affettuosa e coccolona (con me), può arrivare a ferire o ammazzare un suo simile in stalla. Il caso che commentavamo riguardava una capra che, saltando tutte le apposite protezioni, è andata nello spazio di un’altra capra: quest’ultima, per cercare di sfuggire all’assalto a suon di micidiali cornate della prima, si è rotta malamente una gamba. In un contesto come quello di un giornale letto da persone “non addette ai lavori”, o le cose si spiegano, o è meglio non dirle. Perché comunque l’argomento era già spinoso in partenza, avendo chiesto se era vegetariana. Non vedo il perché dell’aver posto la domanda. L’argomento, se lo si voleva affrontare, poteva essere fatto in un altro modo.

Se lo chiedessero a me, direi che Biscuit non potrà continuare la sua vita nel mio gregge. Quando scenderà dall’alpeggio, cercherò qualcuno che voglia acquistarlo come riproduttore. Se non troverò nessuno, verrà castrato e poi macellato. Non può rimanere nel gregge per questioni di consanguineità: si accoppiasse con le capre, vorrebbe dire sua madre, le sue sorelle, zie e cugine. I capretti che nascerebbero sarebbero più deboli, a rischio malformazioni, ecc ecc. E’ così, è l’allevamento, come è sempre stato da quando l’uomo ha smesso di essere un cacciatore-raccoglitore ed ha iniziato ad essere un agricoltore-allevatore.

Sappiamo bene come ci siano forme di allevamento più o meno rispettose delle necessità e del benessere degli animali. Se la nostra alimentazione comprende anche cibi di origine animale, standoci a cuore l’argomento, dovremmo cercare di acquistare solo quei prodotti (carne, latte, uova, trasformati) dei quali conosciamo l’origine e le modalità di allevamento. Se sono animali allevati al pascolo, animali che salgono in alpeggio, ecc., hanno condotto una vita conforme alle loro naturali necessità. Sicuramente più dell’agnello “salvato” e portato a spasso al guinzaglio con il cappottino per le vie di Trento!!

E qui veniamo al punto dolente… perchè l’agnello diventerà un montone, il dolce capretto tra le braccia dell’allevatrice diventerà un grosso becco… Ma certe cose ormai le sanno solo più quelli che hanno un contatto diretto con questi animali, li allevano con passione e con tutto il rispetto che si meritano, seguendo e rispettando le loro esigenze e la natura. Dispiace doversene separare, dispiace dover mandare al macello un capretto o una capra vecchia, ma è il normale ciclo delle cose quando si ha un allevamento. Altrimenti non si tengono animali. Inutile essere ipocriti. Siamo onnivori, non erbivori: per utilizzare certe sostanze, abbiamo bisogno dell’animale che le trasformi per noi. E’ sicuramente opportuno non eccedere nel consumo di carne e scegliere QUALE carne mangiare, possiamo anche farne a meno, optando per una dieta opportunamente bilanciata per non andare incontro a carenze e patologie. Ciascuno è libero di alimentarsi come meglio crede. Non ho problemi a confrontarmi e dialogare con un vegetariano o un vegano che, civilmente, mi spieghi le sue ragioni. Ma di qui a riversare un torrente di odio, fanatismo, assurdità raccapriccianti su una giovane appassionata che racconta la sua vita felice con le capre…

Perché è quello che è successo. Una persona sana di mente non credo possa pensare che io sia una potenziale assassina antropofaga se mi faccio fotografare mentre gioco con i miei capretti. Invece, in seguito all’articolo citato, sui social un’ondata inimmaginabile di odio si è riversata contro l’allevatrice. Minacce personali a lei, alla sua famiglia e al suo “allevamento”. Il mio invito è quello di non sottovalutare eccessivamente il fenomeno: i peggiori fanatismi inizialmente sono stati derisi, ma in seguito hanno portato a seri danni per l’umanità. Non sto esagerando: “Muori tu sgozzata. Amen”, “Un paese di 300 abitanti tutti consanguinei. Cosa vi aspettavate? Tutti ritardati depravati”, “abito anch’io in montagna in Alto Adige, come dappertutto anche in mezzo alla natura gli allevatori hanno il cuore chiuso e l’egoismo antropocentrico sviluppatissimo… gli animali sono come giocattoli per questa ragazzina superficiale come tante altre…”, “perché dare spazio ad una squilibrata che cerca visibilità?”, e via di seguito, centinaia e centinaia di commenti su toni ben più gravi di questi, dove arrivano a dire che lei sarebbe in grado di sgozzare il fidanzato dopo averlo abbracciato e altre amenità del genere. Che dire? Io sono senza parole. Profondamente preoccupata dall’esistenza di simili persone, veri fanatici pericolosi. Hanno scritto che andranno a “liberare quei poveri animali” (per farli andare dove? per farli sbranare dai lupi?? o preferirebbero metterne uno in ciascuno dei loro alloggi al terzo o quarto piano di un condominio???). Per fortuna che queste persone affermano che è l’alimentazione a base di carne a generare odio, cattiveria e violenza. Lo scollamento tra la realtà del mondo produttivo (agricoltura e allevamento) e i consumatori dei prodotti finali in molti casi è ormai un abisso apparentemente invalicabile. Storie che sarebbero da premiare vengono trattate un questo modo.

Cari giovani,giovanissimi, tutti che volete resistere in montagna allevando pecore, capre, razze in via di estinzione… figli, nipoti di allevatori, ma perché cercate visibilità in questo modo? Che foste squilibrati già lo si sapeva! Affrontate fatiche, sacrifici e spese, lavorate 365 giorni all’anno e nemmeno contate le ore di lavoro… ma andate tutti a fare un provino per un talent show, per un reality show!!!! …battute a parte… resistete… Chiudete la pagina su facebook dove vi si insulta e continuate a testa alta la vostra vita!!!

I miei genitori mi hanno trasmesso questa passione

Le bozze del libro sono sul tavolo dell’editore, o meglio, sono nel suo computer. Adesso mi dedico alla scelta delle foto, lavoro non da poco, visto l’immenso archivio che ho! Spero di potervi dare presto notizie rassicuranti sulla pubblicazione. Intanto, continuo a pubblicare le storie che ho ricevuto dal web. Nel caso di Davide, a dire il vero lo conosco anche personalmente, lui e la sua famiglia, avendoli incontrati più volte in occasione di rassegne e battaglie delle capre.

(foto D.Cattelino)

(foto D.Cattelino)

Abito nelle Valli di Lanzo, ho 20 capre e 20 pecore. Ho delle Valdostane (che porto alle battaglie delle capre), poi Fiurinà e Sanen, perché mi piacciono entrambe le razze. La mia prima capra è stata una capra Tibetana regalata da mio padre e mia madre (che anche loro insieme a mio fratello condividono questa mia passione) e avevo 12 anni. Oltre alle capre ho anche le pecore e qualche animale da cortile. Ho scelto le capre perché ho seguito le orme dei miei genitori che mi hanno trasmesso questa passione.

(foto D.Cattelino)

(foto D.Cattelino)

Della capra mi piace tutto, a parte quando scappano e mi fanno correre su per le montagne. La cosa più bella è stare al pascolo immerso nella natura. Le capre secondo me sono una gran risorsa perché mantengono il territorio pulito e in ordine. E’ un animale intelligente, furbo, affettuoso. I momenti più difficili incontrati in questi anni sono stati quando ho avuto una predazione da parte del lupo. Mi occupo io delle capre e, quando ce n’è bisogno, c’è anche la mia famiglia ad aiutarmi. Quando mi reco al lavoro e loro sono al pascolo le metto dentro al filar (le reti), quando invece sono a casa le pascolo in diverse zone sorvegliate da me e da Leda (il cane).

(foto D.Cattelino)

(foto D.Cattelino)

In questa immagine del 2015, a cui Davide tiene particolarmente, si vede tutta la famiglia alla premiazione della sua capra che, ad Usseglio, aveva conquistato il titolo di Regina. “Le mie giornate con le capre sono molto più piene ma molto più gratificanti. Se qualcuno mi dice che vuole inizare a tenere capre, gli rispondo che è una buona idea, però ci vuole molto impegno. Qui in valle ci sono diversi allevatori di capre, siamo in buoni rapporti, si organizzano le rassegne e le battaglie. Ogni capra ha un nome accuratamente scelto in base alla razza, al colore, alla simpatia e alla bellezza.

Donne con la passione per le capre

Sta finendo la stagione delle rassegne, delle fiere, delle manifestazioni zootecniche in generale. Dovrebbe arrivare l’inverno, se le stagioni faranno ancora il loro corso come una volta, periodo in cui si stava a casa, si sistemavano gli attrezzi, si facevano mille lavoretti in attesa del riprendere le attività all’esterno. Era così un tempo, oggi sono cambiate tante cose. Non c’è più la coltre di neve che, per mesi, imponeva un “riposo” quasi forzato. E poi, chi alleva, spesso non fa soltanto quello, magari svolge attività di tutt’altro tipo, per vivere.

Nel corso delle ultime rassegne delle capre a cui ho partecipato, ho visto e incontrato anche delle donne: ragazze giovani, soprattutto. Altrimenti questo mi sembra un mondo un po’ maschile, specialmente poi quando si parla di battaglie delle capre. Ma è proprio così? Non del tutto, visto che nella finale di Locana è proprio stata una capra di Alessia, la ragazza nell’immagine, ad aggiudicarsi il titolo di regina.

Alle rassegne (qui siamo ieri a Vico Canavese) le allevatrici portano i loro animali per avere un riconoscimento del loro lavoro, della loro passione. Si sceglie, all’interno del proprio gregge, l’animale che si reputa il migliore e lo si sottopone all’esame degli esperti, che premieranno quelli che più rispondono agli standard di razza.

A Locana ho intervistato Eleonora, che ho poi ritrovato proprio a Vico, suo paese d’origine. “Prima le capre le aveva mia nonna, le ha sempre avute. Lei teneva le ciucche (senza corna) perchè le piacevano e poi per il latte, ne hanno di più. Quando io e la mia gemella eravamo piccole, ce ne ha comprate due, una a testa.

La nonna era famosa per i formaggi a Vico, non bastavano mai. Io adesso mungo solo un po’ in primavera, poi le mando via in montagna, a Felice in Val Soana. Lavoro al Bennet a Castellamonte, le capre sono solo una passione. A volte arrivo a casa dal lavoro alle 17, ma comunque le pascolo fino alle 19. Mio marito Giuseppe ha 60 pecore, ma anche lui fa altro, lavora in fabbrica. Quando le pecore sono giù, se ne occupa anche mio suocero. Le capre le porto alle rassegne di Locana e Vico Canavese.

A me le capre piacciono soprattutto colorate. E’ proprio solo una passione, perchè se uno guardasse tutto… andrebbe a fare altro!” Una soddisfazione, così come è una soddisfazione venire alla rassegna con i propri animali e ricevere anche un riconoscimento. Anche se la soddisfazione maggiore è il momento delle nascite, mi racconta Eleonora.

Ad entrambi gli appuntamenti c’era anche Marcella, ma lei alla passione per l’allevamento, unisce quella delle battaglie delle capre. “Io le capre le ho da due anni e mezzo, ma mio papà le ha sempre avute. Prima lavoravo in fabbrica, adesso sono disoccupata. Le ho prese perchè mi piacciono tanto.  Mi piace portarle alle battaglie, ho cominciato per gioco, un amico mi ha detto di portarle anche se era lontano da dove sto io, abito nel Biellese. Ne ho portata una a Carema lo scorso anno e si è subito qualificata per la finale di Locana. Avevo solo quella e si è qualificata. È stata una soddisfazione, venivano da me a complimentarsi gli allevatori che ne avevano tante!

Le capre le ho comprate. Loro sanno darti affetto. Io le vizio tanto. Quando faranno i capretti, le femmine sarà dura venderle perchè mi affeziono troppo. Mio papà dice che non è il lavoro per me, perchè mi dispiace poi dover dar via degli animali o mandare al macello i capretti. Vengo a queste manifestazioni anche per scambiare idee. Quello delle battaglie è un mondo soprattutto maschile, a parte qualche ragazzina giovane. A Locana ce n’erano due, Alessia e Sara. Io sono io… non c’è nessuno che mi aiuta! Probabilmente tanti uomini vengono alle battaglie, ma a casa le mogli badano alle bestie che restano in stalla. L’uomo così ha più tempo per queste cose. Ma se si ha tutti e due la passione, dovrebbe esserci la parità, essere presenti tutti e due insieme.

Una vera malattia

Nel mio futuro libro sul “mondo caprino” sarà doveroso dare un ampio spazio ad una realtà molto rappresentata sul territorio che conosco meglio… Certo, il resto d’Italia la potrà considerare una strana curiosità, ma tra Piemonte e Val d’Aosta, parlando di capre, c’è una vasta fetta di allevatori che tengono questi animali quasi esclusivamente per le “battaglie”. Passione nella passione, nata inizialmente tra gli allevatori di professione, oggi coinvolge quasi di più persone che praticano altri mestieri. Il numero delle battaglie è aumentato, ci sono state anche “fratture” e nascita di diversi comitati, ma ovunque si registra comunque un buon numero di presenze.

Ieri ero a Lanzo Torinese dove, nell’ambito della manifestazione “Animalanzo”, si teneva la finale regionale delle battaglie del circuito delle Valli di Lanzo. Una splendida giornata autunnale di sole caldo, visitatori e curiosi che si aggiravano tra gli animali. Non tutti quelli presenti erano destinati alla finale, dove si incontravano solo quelli che avevano via via passato le selezioni durante le battaglie precedenti, tenutesi nel corso dell’estate/autunno.

C’era anche la rassegna, dove venivano valutati e premiati i capi più belli (secondo gli standard di razza) di Valdostana e di Fiurinà. La razza fiurinà, recentemente riconosciuta e inserita tra quelle da tutelare, è tipica di quest’area. Possono esserci capi con corna o privi di corna, la caratteristica è quella della particolare colorazione del mantello.

In occasione di questa manifestazione, ho anche intervistato Christian, che da tempo aspettava una mia visita. Già in passato, quando stavo scrivendo il libro sui giovani allevatori, aveva voluto inviarmi un contributo. “Ho preso la prima capra 10 anni fa, si chiamava Stella. I miei nonni allevavano le mucche e avevano la macelleria, ma i miei genitori fanno altro. Ho preso la prima capra, poi altre, adesso ne ho solo sei, ho tenuto quelle a cui tengo di più, ma sono arrivato ad averne una quindicina.

La mia passione è principalmente per le battaglie, il mio grande sogno è avere la regina di prima categoria alla finale. Lo scorso anno l’ho fatta di seconda categoria. Purtroppo questa è un po’ tipo una malattia! Lavoro, faccio il giardiniere, ma il tempo libero lo dedico a loro. Ai miei non piace, ma se non ci fossero loro… Infatti mi aiutano abbastanza con i lavori, quando io non posso.

(foto C.Valesano)

(foto C.Valesano)

Alla fine ieri sera Christian non ha vinto la tanto agognata finale con Magia, ma la sua Speedy ha comunque ottenuto il primo posto tra le bime. “Le maggiori soddisfazioni sono quando vincono, però l’importante è che stiano bene. I giorni delle battaglie sono sempre agitato, inizio già un mese prima ad essere agitato, a volte mi viene anche la febbre, ma quello è perchè c’è una grande passione. Quest’anno per il primo anno sono venuto qui nelle valli di Lanzo e mi sono trovato molto bene. Qui si fa festa tutti insieme, c’è uno spirito diverso ed è bello così perchè alla fine è una giornata di festa e si viene per divertirsi. Con quelli del giro delle battaglie e gli appassionati di queste capre ci si si conosce tutti, è così che poi si comprano e si vendono gli animali.

L’amore per gli animali non ha mai contrastato con la mia attività

Per intervistare Mario sono passata a trovarlo in negozio. Lo conosco da tempo, foto alle sue capre ne avevo già fatte sia d’inverno, in stalla, sia alle battaglie negli anni scorsi, quindi mi bastava anche solo una chiacchierata per conoscere la sua storia e i dettagli della sua passione.

Mario fa il macellaio, ma come tanti che fanno il suo mestiere, è anche allevatore. Di capre, nel suo caso. “Ho la passione in generale per gli animali da quando ero bambino. Mi hanno preso la prima capretta nana quando avevo 16 anni, per far compagnia al cavallo. I miei non avevano bestie, facevano già questo mestiere. La mia passione non ha mai contrastato con il lavoro di macellaio, perchè si sa che non tutti gli animali possono vivere, non puoi allevare tutti i maschi. Quelli che si macellano, servono per mantenere gli altri. E’ sempre stato così.

D’estate le capre di Mario sono in montagna. “Ne ho 35, le mando in alpeggio, ne tengo giù qualcuna solo per tenermi puliti i pezzi che ho. Nel 1990 avevo 5 pecore e le capre nane. Nel 2009 sono arrivato a 60 pecore e 30 capre mezze nane, le mettevo su in montagna da sole da aprile a novembre, quando qui da queste parti

non c’era ancora il lupo.

Nel 2008 ho preso le prime valdostane, le ho prese perchè mi piacevano, poi ne ho portata una a battere. All’epoca c’era solo l’incontro di Balangero, era un circuito unico con il Canavese. Invece adesso dal 2011 abbiamo fatto l’Associazione qui nelle valli di Lanzo, siamo circa 40 soci.

Le battaglie sono il culmine della passione, perchè sai che hai un animale bello e forte. Poi non hai più problemi a vendere i capretti, perchè gli altri appassionati cercano i capretti figli di capre che sono state reine. La maggiore soddisfazione è quando hai una regina, oppure quando ne vendi una e sai che vince magari in Val d’Aosta.

Mario ha un sogno che mi confida: “Riuscire ad organizzare un’amichevole tra Piemonte e Val d’Aosta, un anno qui, un anno da loro. E’ da un po’ che lavoro a questa cosa. I Valdostani vengono già alla finale per fare da giudici, così che nessuno abbia niente da dire e da protestare. Ci sono vari problemi, servono sponsor, e poi i costi di trasporto…

La passione l’ho presa dal nonno

Gabriel mi aveva contattata su Facebook chiedendomi se andavo anche da lui per l’intervista ai caprai. Non lo conoscevo e non sapevo quanti anni avesse. Poi mi ha spiegato chi è suo nonno, che avevo già visto alla battaglia delle capre di Locana. Non mi aspettavo però di trovare un ragazzino di 12 anni.

Gabriel e suo nonno Giovanni sono in alpeggio in un vallone laterale della Valle Orco, dove non ero mai stata prima. La stretta strada sale fin su alla diga e al lago di Teleccio, ma loro li incontro prima, una piccola baita ristrutturata proprio accanto alla strada. Le capre chiuse nelle reti, al riparo di un grosso masso. Gabriel è già sulla porta che mi aspetta, impaziente, anche se io sono in anticipo rispetto all’ora prevista. Mi dice che solitamente c’è anche la nonna, ma in questi giorni è andata via, poi mi porta subito dalle capre. L’intervista la faccio ad entrambi prima che inizino i lavori di giornata.

Ho sempre avuto capre, ho iniziato con una… quando lavoravo, le teneva mio papà, buonanima. Adesso è 17 anni che sono in pensione, lavoravo all’Azienda“, così racconta nonno Giovanni. E l’Azienda è l’AEM, azienda energetica municipale, che ha costruito le dighe e le centrali idroelettriche da queste parti. La passione del nonno è poi passata al nipote. “Sto su tutta l’estate, so mungere, qualche volta faccio io il formaggio.

Qui c’è una novantina di capre, ma ci sono altri due allevatori che le mandano in montagna con Giovanni e suo nipote. “Abbiamo la malattia per le battaglie, vediamo quelle che vincono tra le altre mentre sono qui, o al pascolo, e si sceglie quali portare. Quest’anno sono 30 anni che le facciamo, qui in valle. C’è gente che ha le bestie come mestiere, che hanno anche le mucche, e altri che hanno solo le capre per passione.

Mi piace portarle alle battaglie, se vincono mi piace ancora di più. Ho fatto la prima media, devo fare la seconda. Purtroppo quando ci sono poi le fiere e le battaglie io sono già in quella prigione… Preferirei andare tutti i giorni a piedi fino a Ceresole piuttosto che stare lì. Aiuto mio nonno anche quando siamo giù, non solo qui in montagna. Le capre che mi piacciono di più sono quelle cannellate.

Il latte munto serve ad allevare due agnelli che Gabriele ha avuto dal pastore che sale negli alpeggi più a monte. Quando invece c’è più latte, si fa anche qualche formaggio per autoconsumo.

Le mungiamo, poi le apriamo, le lasciamo da sole, in giornata andiamo su 2-3 volte con la macchina lungo la strada per vedere dove sono. Poi la sera andiamo a chiamarle per riportarle giù. Solo l’altra sera che pioveva sono arrivate da sole. Per adesso problemi con il lupo qui non ce ne sono stati.

Il gregge sfila lungo la strada asfaltata. C’è poco traffico, qualche turista straniero scende a piedi con grossi zaini, seguendo gli itinerari a tappe. “Saliamo all’inizio di maggio e solitamente stiamo su fino ad ottobre.

Al fondo del rettilineo, le capre vengono fatte deviare verso il torrente. “Vorrei avere 60 capre. Dopo la scuola voglio allevare capre, il nonno però dice che devo farle rendere. Penso che farò l’agrario… I miei sono d’accordo che faccio questo. Le capre mi piacciono perchè… le porto alla battaglia. La notte prima sono agitato, non dormo!

Sono animali schietti ed istintivi, come chi li alleva

Ero già stata da Giuseppe lo scorso autunno, ma prima di avere l’idea di mettermi a raccogliere interviste per un libro su capre & caprai. Così sono tornata qualche settimana fa, momento in cui i capretti erano nel pieno della loro giocosa vivacità.

Ritrovo il posto, lui è intento a mostrare gli animali ad un altro giovane appassionato, che forse ha intenzione di acquistarne uno, poi dedichiamo un po’ di tempo a scattare qualche immagine. Per la chiacchierata/intervista andremo in un posto più comodo nella borgata poco sotto, dove gli animali sono stati nei mesi invernali. Qui sono all’aperto, con solo dei teloni come ricovero temporaneo in caso di maltempo.

Beppe è del 1988 ed è dal 1996 che ha le capre: “La prima mi è stata regalata, per qualche anno ho avuto solo quella, poi ho convinto i miei genitori e ne ho presa un’altra, dopo ho sempre allevato, solo in questi ultimi anni ho comprato delle fiurinà. E’ una passione, più che un lavoro. Già da ragazzino me le sono sempre guardate io, tutto l’anno. Fino al 2009 le seguivo estate inverno, fin quando andavo a scuola. I miei avevano le mucche, stavamo in alpeggio per conto di altri.

Poi d’estate ho iniziato a lavorare. Io non voglio dover chiedere niente a nessuno, per mantenerle lavoravo, e non è sempre facile riuscire. Ho fatto un po’ tutti i lavori, dal cameriere al parrucchiere, ultimamente vado a far la stagione estiva in Toscana, tre mesi e mezzo, così le mando in alpeggio. Ci sono su le mie e quelle di altri, ma senza sorveglianza, così ho già avuto anche degli attacchi da parte del lupo, adesso che è arrivato anche in Val d’Aosta.

(eliminatoria di Gressan, 8 maggio 2016, Brunella reina di II categoria)

Ne ho sempre portata qualcuna alle battaglie, con buoni risultati. Però da quando ho iniziato a mandarle in montagna, è cambiato tutto, perchè quando scendono sono più selvatiche. In Val d’Aosta questa passione per le cape c’è sempre stata, poi adesso le battaglie aiutano a mantenere la tradizione. All’inizio la cosa più bella di avere la mia capra, Coquette, era proprio portarla ai combattimenti!

Aveva anche ottenuto dei risultati, io ero un ragazzino, era una grande soddisfazione! La scelta della razza è partita da quella che mi avevano regalato, ma non ho mai avuto il pensiero di prendere delle capre da latte, mungere e fare il formaggio. Stai insieme al pascolo, vedi emergere il carattere di ciascuna, certe sono più affettuose, più riconoscenti. Il bello è l’autenticità di questi animali, sono schietti ed istintivi ed è anche la particolarità di chi le alleva.

Adesso vendo capre e capretti agli appassionati, c’è chi le cerca per l’estetica, chi per i combattimenti. Ben volentieri vendo i capretti maschi da vita, quest’anno me ne hanno presi 17 da fare dei becchi, ma è stata una fortuna! Hanno tutte il nome, le femmine, ai maschi invece un nome non lo do, tanto non li posso tenere.

Varie di primavera

Oggi piove e ce n’era anche bisogno, perchè lo strano inverno, conclusosi con qualche nevicata, aveva lasciato un’erba dura che non cresceva. La pioggerella di queste ore invece sta veramente tingendo tutto di verde brillante, prati e boschi.

Primavera e i pastori pian piano tosano le pecore. Chi le tosa prima di metterle fuori dalla stalla, finalmente al pascolo nei prati. Chi le tosa presto perchè salirà in montagna al mese di maggio. Poi man mano toseranno tutti e le varie squadre di tosatori si stanno muovendo qua e là tra le greggi.

Primavera e ci si gode il sole in pianura. Poi chissà, magari adesso inizia una vera e propria stagione delle piogge… Quest’anno comunque ho sentito cantare il cuculo oggi per la prima volta, però ci sono stati alcuni temporali con tuoni quando ancora era inverno, quindi (secondo gli antichi detti) ci aspetta un’altra annata strana.

Ci si godeva il sole anche in collina, l’altro giorno, in mezzo ai fiori che stanno sbocciando. Come sempre, è successo anche quest’anno. All’improvviso si è di nuovo qui a pensare che mancano meno di due mesi al momento in cui molti già partiranno per la montagna. Per me sarà dura vedere queste bestioline, le mie, partire per la montagna. Essere con loro ogni giorno è diventata una quotidianità irrinunciabile…

Primavera e riprendono le varie manifestazioni. Fiere, incontri di ogni tipo, comprese le battaglie. Queste immagini fanno riferimento alla Battaglia delle Reines di Fenis (AO) di domenica scorsa.

Il pubblico accorre numeroso, lo spettacolo è assicurato, anche se domenica la polvere rendeva tutto più confuso (o forse anche scenografico, dipende dai punti di vista). Mi colpisce sempre il clima di seria partecipazione a questi incontri, dove persone di tutte le età si ritrovano per stare in compagnia, godersi la giornata e la vista degli animali.

Come vi ho già detto molte volte, anche se la mia passione è più per altri animali, quando sono alle battaglie mi lascio coinvolgere e, soprattutto, cerco di cogliere attimi fotografici che possano trasmettere anche a chi li vedrà cosa significano questi momenti. Amore per le bestie e sicuramente non momenti cruenti o violenti.

A proposito di manifestazioni, battaglie e… capre, questa domenica 3 aprile l’appuntamento è a Carema, l’ultimo comune del Canavese, al confine con la Val d’Aosta. Tre giorni per la fiera di primavera, qui sul sito del Comune tutti i dettagli.

Ancora battaglie

Andare a Locana per la rassegna e la battaglia delle capre è sempre una garanzia per vedere begli animali ed anche in gran numero. Così ovviamente è l’occasione per l’incontro di tanti appassionati, sia piemontesi, sia valdostani.

Quest’anno il freddo era meno intenso che nelle passate edizioni, ma comunque il luogo dove si tiene questa manifestazione in questa stagione di ore di sole ne ha ben poche e l’umidità del vicino ruscello si fa sentire. Man mano al mattino arrivavano i vari gruppi di animali, sui camioncini quelli che provenivano da più lontano, a piedi quelli locali.

La razza più rappresentata è ovviamente la Valdostana, sia perchè è tra esemplari di questa razza che avverrà la battaglia, sia perchè sono questi gli animali allevati prevalentemente da queste parti. E qui a Locana se ne vedono davvero di pregevoli, in tutte le diverse colorazioni.

Come vi ho già detto moltissime volte, ben vengano le battaglie se questo fa sì che si mantenga la razza, che si continui ad allevare questo tipo di animali. E’ una passione, ma anche uno “strumento” di gestione del territorio, sia per quello che riguarda i pascoli, sia per la fienagione.

Un serio problema è quello legato alla ricomparsa del lupo, dato che questi animali per la maggior parte dei casi non viene munta, quindi venivano lasciati liberi di pascolare in montagna. Pensate il danno affettivo, pensate al valore di un capo accuratamente selezionato come possono essere questi bellissimi esemplari. Senza contare poi il pregio se si tratta di capre che ottengono risultati all’interno del circuito delle battaglie!

I confronti inizieranno al pomeriggio, prima ci saranno i riconoscimenti anche per la mostra, questi saranno i premi. Ma a dire il vero non è questa la parte che mi interessa. Sì, perchè ogni volta che vado ad una di queste manifestazioni, sento parlare di polemiche e scontri più o meno accesi non tra gli animali, ma tra le persone!

Perchè bisogna rovinare con le parole una bella giornata di festa che attira tanti appassionati e molti sono giovani o giovanissimi? Non si possono considerare questi incontri come un semplice momento di ritrovo tra persone che hanno la stessa “malattia”?

Una passione che, non mi stuferò mai di mostrarvelo, inizia davvero dalla più tenera età. Sentiamo parlare di giovani che sprecano la loro vita, che se la rovinano in maniera assurda, invece con questa sana passione imparano anche un mestiere, imparano a prendersi cura degli animali, capiscono il valore delle cose, il tempo da dedicarci.

Le battaglie iniziano al pomeriggio, ma non mi fermerò a lungo. Le lascio a chi ha proprio la malattia per questo, rientro dalle mie capre, ormai le giornate sono sempre più corte. Gli echi delle polemiche mi arriveranno poi tramite gli amici, e ciò mi fa davvero dispiacere. Quindi, per tutti quelli che mi stanno facendo la battuta: “Porti poi anche le tue capre alle battaglie?“. Tranquilli… no, non lo farò. Mi basta vederle giocare tra di loro quando ne hanno voglia!!

Un commento a caldo sulla battaglia

Prima di proseguire in ordine cronologico con gli aggiornamenti del blog, “a caldo” volevo parlarvi della battaglia delle capre di Perloz, dove sono stata ieri. Oltre dieci anni fa, quando stavo iniziando a muovermi in questo mondo, avevo comprato un libro, “Alla ricerca dei pascoli migliori” di Guido Mauro Maritano. Tra i vari aspetti del mondo pastorale si parlava anche della battaglia delle capre… in particolare di quella di Perloz.  Sul sito della Pro Loco questo paese viene definito “luogo simbolo” per questa manifestazione.

Perloz è un comune collocato all’imbocco della valle del Lys, borgate sparse, aggrappate alla montagna. A questa stagione, in località Tour d’Hereraz il sole non è ancora arrivato quando sono quasi le undici.

Sono stata diverse volte a queste manifestazioni, ammetto di non avere una particolare passione per le battaglie in quanto tali, preferisco osservarle quando avvengono dal vivo in natura. Spesso, messe l’una di fronte all’altra, le due capre non combattono affatto, mentre lo fanno quando sono ancora in attesa di essere portate in campo. Certo, alcuni incontri invece sono più partecipati e coinvolgenti, ma anche qui si parla comunque di passione, come per tutte le cose.

È bello essere lì per il posto, per vedere gli animali, per incontrare amici e per vivere l’atmosfera della giornata. Direi che Perloz è una cornice particolarmente indicata per questo evento. Mi dicono che le battaglie delle capre, come manifestazione pubblica, sono nate proprio qui.

Le capre sono tutte al loro posto sul prato. Quelle che parteciperanno ai combats sono state pesate e portano il numero scritto sul fianco. Ci sono animali davvero belli, sia come morfologia, sia come condizioni. Molti di questi potrebbero esser definiti “viziati”, tanta è la cura che viene loro dedicata.

C’è anche la RAI regionale a riprendere la manifestazione e fare qualche intervista. Agli animali viene dato fieno, acqua, fioccato. Sono tutte tranquille e attendono pazientemente, sono curiose e per nulla spaventate dalla gente che passa tra una fila e l’altra. La sera rientreranno poi nelle loro stalle, con le greppie piene di fieno.

Dovete sapere che, intorno a questa pacifica “battaglia”, ne infuria una ben più “cruenta”. Ne avevo già accennato qui, quando ero stata nella valle del Lys per far visita a vari allevatori che ho ritrovato anche ieri. Anche quest’anno infatti la finale della battaglia delle capre si è tenuta ad Aosta e non a Perloz. Ma i “ribelli” hanno dato ad un comitato indipendente, con una serie di incontri e la finale, che si tiene come sempre in questo Comune.

Ieri di pubblico ce n’era, tanto da far dire che la manifestazione è stata un successo. Allevatori e appassionati locali, moltissimi piemontesi di varie parti della regione, in un’atmosfera di festa in cui, ovviamente, c’era anche quel minimo di “tensione” per i combats.

Ma più che altro si era lì per le capre. 151 animali partecipanti agli incontri, più tutti gli altri. Ciascuno ha la sua teoria sulla razza Valdostana, ma che sia Piemontese o della Vallèe, sta di fatto che ormai c’è un mercato tra le regioni confinanti, esemplari che vengono acquistati e venduti, sia per le battaglie, sia per la bellezza dei capi in quanto tale.

Pastori, allevatori di capre per passione, allevatori di montagna, c’è chi ha un altro lavoro e poi ha questa “malattia” per le capre… Ci si ritrova tutti qui, molti erano la scorsa settimana alla battaglia di Locana in Valle Orco. Insomma, è un piccolo mondo con questi appuntamenti stagionali.

Si pranza in compagnia, ci sono persone di tutte le età, famiglie. Direi che l’atmosfera è quella della vera festa, mi fanno sorridere le “battaglie collaterali”, le ripicche, certe frasi che ho letto qua e là on-line su quale sia la “vera” finale ecc ecc. Possibile che non ci si possa divertire e basta?

Sicuramente Perloz ha l’atmosfera di montagna e di genuinità. Sarà al fondo della valle, sarà scomodo da raggiungere, ma (da ignorante che non conosce tutti gli aspetti che stanno dietro allo spostamento della finale all’arena di Aosta) trovo che gli appassionati di manifestazioni del genere possano sicuramente apprezzarne anche il contorno “autentico”.

Ma poi alla fine… perchè sempre polemizzare? Sarebbe bello essere tutti uniti, specialmente quando si parla di settori sicuramente un po’ marginali. Più ci si frammenta, più c’è rischio di scomparire. Le tradizioni dovrebbero rimanere autentiche, è inutile cercare di trasformarle in attrazioni turistiche. Lo si può fare, ma… alla fine un certo pubblico gradirà maggiormente il prato, il panorama della montagna, il rustico “palco” degli speaker.

I combats iniziano al pomeriggio e proseguiranno fin quando sarà buio, con la proclamazione delle regine. Arriva l’aria della neve in questa valle, sono proprio ripidi pendii da capre. Spero che rimanda viva la passione, la determinazione dei giovani (e meno giovani) nel tramandare queste tradizioni.