Il Pastore mi aveva parlato ripetutamente del Vallone, così ero curiosa di fargli visita una volta mentre era lassù. Un vallone ad alta quota, che il gregge raggiunge attraversando la parte alta di un altro alpeggio e valicando un colle a 2.800m. Per chi però vuole arrivarci a piedi, c’è un sentiero dal quale però lui non ha mai visto salire molta gente.
Si parte da Rochemolles, una frazione di Bardonecchia. Gran parte delle case sono state ristrutturate, ma l’attività agricola non è più quella del passato. Solo pochi prati sono stati sfalciati, non ci sono animali al pascolo e, con il passare dell’estate, l’erba sta ingiallendo. Non è un bel vedere… Non so se ciò abbia a che fare anche con una vicenda di qualche anno fa, che vedeva gli apicultori contrapposti agli allevatori, come se il pascolo “portasse via” la materia prima alle api. Un prato pascolato correttamente ha due fioriture e mantiene un’elevata biodiversità, cosa che non accade in un prato abbandonato. Avevo sentito dire che vi fossero delle porzioni di “montagna”, degli alpeggi che non vengono più affittati a nessuno sempre per questo motivo. Se qualcuno ne sapesse di più e volesse darci delle spiegazioni… sono ben accette!
Più in alto l’erba è ancora verde, ma solo per questioni di quota. Qui non salirà nessuno con gli animali. Il sentiero in realtà è un’antica mulattiera, se ne vedono ancora i manufatti per lo scolo dell’acqua e la pendenza è regolare. Ciò nonostante la salita è impegnativa, il versante è davvero ripido e il sole picchia sulle spalle. Dove sarà il famoso Vallone? Guardando da sotto, quasi non si intuisce dove si potrà passare.
Prima di arrivare nel Vallone, una specie di piccolo gradino, giusto lo spazio per delle minuscole baite in pietra. Sono quasi totalmente crollate. C’erano due edifici affiancati, in parte costruiti praticamente sotto la terra, anche perchè qui la neve e le valanghe altrimenti non avrebbero dato scampo. Chi poteva salire qui? E con quanti animali? Oggi sarebbe impensabile, con i grossi numeri delle mandrie e delle greggi.
Il Pastore non è di queste parti, ma ci racconterà di aver sentito dire che, un tempo, saliva una donna con 8-10 vacche, le portava su pian piano lungo quel ripido sentiero. Per combinazione, il giorno dopo ho incontrato alcune persone che salgono in alpeggio non tanto lontano di lì, ancora oggi. “Su per quei pendii da ragazza quante volte sono corsa dietro alle pecore… quelle asciutte le lasciavamo andare su e poi dovevo andarle a riprendere…“, racconta Mariuccia. Poi mi hanno confermato come, alle baite crollate, salissero 10-12 vacche al massimo, che nel corso della stagione, pian piano, pascolavano tutto lassù.
Finalmente il Vallone è raggiunto, ma è meno ampio di quel che immaginavo. Le pecore stanno pascolando su di un fianco, in basso sono già scese. Non è nemmeno da una settimana che sono lì, ma è già quasi tutto mangiato. Ci sono più bestie che non le 10-12 vacche che salivano un tempo.
Gli animali brucano, si spostano, poi si fermano, sazi, nelle ore centrali della giornata. Non c’è una nuvola, l’aria è fresca nonostante il sole, ma siamo ad alta quota. La pianura sembra così lontana, tutto dove ti giri ci sono valli e cime e, in lontananza, anche i ghiacciai che coprono alcuni gruppi montuosi in Francia.
Il Pastore però sa che i giorni passano veloci, qui nel Vallone non rimarrà a lungo, valicherà nuovamente il colle e tornerà indietro. Una settimana qua, una là, arriva la fine di settembre e sarà già ora di scendere. L’importante è che gli animali siano belli ed abbiano sempre di che mangiare! Qualche giorno prima lassù si era in mezzo alla tormenta, una perturbazione aveva portato una spruzzata di neve e vento gelido. Servirebbe forse un po’ di pioggia, perchè dove bisognerà spostarsi l’erba sta patendo la siccità, un po’ come dappertutto.
Certo, da questo sentiero non viene su tanta gente, vuoi per la pendenza, vuoi perchè si va “solo” lassù, nel Vallone dove, per dieci giorni all’anno, passa quel gregge. Guardando il versante opposto, si vede come il bosco stia avanzando in quelli che un tempo erano forse prati, forse campi. Intanto sulla strada sterrata che sale, c’è traffico che sale e che scende, auto e fuoristrada che faticano ad incrociarsi. Montagna di oggi, montagna di ieri…