Pascoli di ieri e di oggi

Il Pastore mi aveva parlato ripetutamente del Vallone, così ero curiosa di fargli visita una volta mentre era lassù. Un vallone ad alta quota, che il gregge raggiunge attraversando la parte alta di un altro alpeggio e valicando un colle a 2.800m. Per chi però vuole arrivarci a piedi, c’è un sentiero dal quale però lui non ha mai visto salire molta gente.

Si parte da Rochemolles, una frazione di Bardonecchia. Gran parte delle case sono state ristrutturate, ma l’attività agricola non è più quella del passato. Solo pochi prati sono stati sfalciati, non ci sono animali al pascolo e, con il passare dell’estate, l’erba sta ingiallendo. Non è un bel vedere… Non so se ciò abbia a che fare anche con una vicenda di qualche anno fa, che vedeva gli apicultori contrapposti agli allevatori, come se il pascolo “portasse via” la materia prima alle api. Un prato pascolato correttamente ha due fioriture e mantiene un’elevata biodiversità, cosa che non accade in un prato abbandonato. Avevo sentito dire che vi fossero delle porzioni di “montagna”, degli alpeggi che non vengono più affittati a nessuno sempre per questo motivo. Se qualcuno ne sapesse di più e volesse darci delle spiegazioni… sono ben accette!

Più in alto l’erba è ancora verde, ma solo per questioni di quota. Qui non salirà nessuno con gli animali. Il sentiero in realtà è un’antica mulattiera, se ne vedono ancora i manufatti per lo scolo dell’acqua e la pendenza è regolare. Ciò nonostante la salita è impegnativa, il versante è davvero ripido e il sole picchia sulle spalle. Dove sarà il famoso Vallone? Guardando da sotto, quasi non si intuisce dove si potrà passare.

Prima di arrivare nel Vallone, una specie di piccolo gradino, giusto lo spazio per delle minuscole baite in pietra. Sono quasi totalmente crollate. C’erano due edifici affiancati, in parte costruiti praticamente sotto la terra, anche perchè qui la neve e le valanghe altrimenti non avrebbero dato scampo. Chi poteva salire qui? E con quanti animali? Oggi sarebbe impensabile, con i grossi numeri delle mandrie e delle greggi.

Il Pastore non è di queste parti, ma ci racconterà di aver sentito dire che, un tempo, saliva una donna con 8-10 vacche, le portava su pian piano lungo quel ripido sentiero. Per combinazione, il giorno dopo ho incontrato alcune persone che salgono in alpeggio non tanto lontano di lì, ancora oggi. “Su per quei pendii da ragazza quante volte sono corsa dietro alle pecore… quelle asciutte le lasciavamo andare su e poi dovevo andarle a riprendere…“, racconta Mariuccia. Poi mi hanno confermato come, alle baite crollate, salissero 10-12 vacche al massimo, che nel corso della stagione, pian piano, pascolavano tutto lassù.

Finalmente il Vallone è raggiunto, ma è meno ampio di quel che immaginavo. Le pecore stanno pascolando su di un fianco, in basso sono già scese. Non è nemmeno da una settimana che sono lì, ma è già quasi tutto mangiato. Ci sono più bestie che non le 10-12 vacche che salivano un tempo.

Gli animali brucano, si spostano, poi si fermano, sazi, nelle ore centrali della giornata. Non c’è una nuvola, l’aria è fresca nonostante il sole, ma siamo ad alta quota. La pianura sembra così lontana, tutto dove ti giri ci sono valli e cime e, in lontananza, anche i ghiacciai che coprono alcuni gruppi montuosi in Francia.

Il Pastore però sa che i giorni passano veloci, qui nel Vallone non rimarrà a lungo, valicherà nuovamente il colle e tornerà indietro. Una settimana qua, una là, arriva la fine di settembre e sarà già ora di scendere. L’importante è che gli animali siano belli ed abbiano sempre di che mangiare! Qualche giorno prima lassù si era in mezzo alla tormenta, una perturbazione aveva portato una spruzzata di neve e vento gelido. Servirebbe forse un po’ di pioggia, perchè dove bisognerà spostarsi l’erba sta patendo la siccità, un po’ come dappertutto.

Certo, da questo sentiero non viene su tanta gente, vuoi per la pendenza, vuoi perchè si va “solo” lassù, nel Vallone dove, per dieci giorni all’anno, passa quel gregge. Guardando il versante opposto, si vede come il bosco stia avanzando in quelli che un tempo erano forse prati, forse campi. Intanto sulla strada sterrata che sale, c’è traffico che sale e che scende, auto e fuoristrada che faticano ad incrociarsi. Montagna di oggi, montagna di ieri…

Chi è salito presto

Il Pastore lo scorso anno si lamentava per l’erba vecchia che aveva trovato quando era salito in montagna. Quest’anno invece la situazione è sicuramente diversa…

Sono andata a trovarlo nel vallone della Rho, in una delle tante giornate di tempo instabile di questa fine di primavera. Da quelle parti piove meno che altrove, la testata della valle è abbastanza asciutta, ma comunque qualche temporale c’era stato, e neve fresca sulle cime, e aria fredda.

Gli animali stavano bene, proprio quel giorno dovevano partorire le ultime due pecore gravide, poi per qualche mese, mentre il gregge avrebbe pascolato in alto, non sarebbero più nati agnelli. Meno problemi e meno rischi. Dopo aver sbrigato i vari lavori di routine, il gregge viene aperto dal recinto e messo al pascolo.

Erba verde ce n’è, ma non tutta è di gradimento degli animali. Il keirel, la Festuca paniculata, ormai è troppo duro perchè le pecore la bruchino. Le pecore partono a tutta velocità e sembrano non volersi fermare. Il Pastore deve mandare il cane più volte per farle pascolare lì, senza che salgano fino in cima alla montagna.

Il gregge è grosso, il pastore ed il suo aiutante devono pascolare in modo attento per non sprecare pascoli, la stagione è lunga e non si può sbagliare, anche perchè non si sa come procederà dal punto di vista meteorologico. In alto continua a fare freddo e l’erba non cresce. Poi forse ha anche patito il caldo anomalo e la siccità dell’inverno passato.

Il Pastore sorveglia il gregge, ogni tanto fischia ai cani affinchè vadano a “fermare” le pecore, intanto racconta le vicende di quelle prime settimane di alpeggio. In cielo intanto sole e nuvole non hanno ancora deciso chi avrà la meglio, per quel giorno.

In Piemonte ormai la maggior parte delle greggi è ormai salito, ma appena oltreconfine la transumanza avverrà solo tra qualche settimana. A Nevache infatti le pecore saliranno il 14 giugno e, per l’occasione, sarà festa anche con i turisti. Qui sul sito dell’ufficio turistico il programma della manifestazione, per chi fosse interessato a partecipare.

Quel ritardo che paghi per tutta la stagione

La scorsa settimana sono andata a trovare il Pastore. Da quando è salito, ogni tanto mi aggiorna sulla situazione, ma la “musica” è sempre la stessa. Erba troppo alta, dura, vecchia, e le pecore mangiano male. Si sa che pastori, agricoltori, sono tutte “razze” che si lamentano spesso e volentieri, ma in questo caso non posso dargli torto.

Quando arrivo, i pastori stanno faticosamente cercando di far scendere il gregge. Per qualche giorno aveva pascolato in alto, per mangiare erba buona almeno lì, per non farla invecchiare anche lassù, ma adesso bisognava tornare indietro. Gli animali non sono stupidi, così non hanno voglia di lasciare l’erba bassa e tenera che si pascolava in quota.

In questa stagione non si dovrebbe scendere, si dovrebbe salire!! Così questo spostamento è estremamente faticoso: chiama, fischia, fai abbaiare i cani, è necessario un paio d’ore per avviare il gregge e portarlo fin giù alla strada asfaltata. Oltretutto il sole splende implacabile, ma c’è una bell’arietta fresca.

Finalmente il gregge passa il primo impluvio e la fila si allunga. Sembra davvero un controsenso dover scendere. Non ho ancora visto il Pastore, è lui a chiudere la fila, con i cani che abbaiano a tutta forza cercando di radunare il gregge che continua ad allargarsi per pascolare lassù, sopra alle rocce, tra i larici.

Non è facile, questo spostamento. Non si possono lasciar andare le pecore ovunque, il pendio qui è ripido, potrebbero rotolare delle pietre. Non si può passare troppo in fretta il secondo impluvio, perchè i pascoli intorno alla strada verranno pascolati più avanti da un altro pastore. Sembra semplice, la vita d’alpeggio!

Finalmente giù per la strada! Bisogna far avanzare velocemente il gregge, dietro ci sono alcuni agnelli piccoli, il Pastore ha l’ultimo nato nello zaino. Lo spostamento non è lungo, il peggio ormai è passato, ma si è trattata di una discesa davvero faticosa. E per cosa poi? Per andare a tribolare giù in basso, dove le pecore pascoleranno malamente. Ma tutta la stagione è partita nel modo sbagliato e continuerà così…

Il gregge viene fatto salire nel bosco, dovrebbe esserci erba più fresca, ma il Pastore scuote la testa. Andiamo a prendere le macchine, con una viene fatto il giro per portare le reti a destinazione, per fortuna c’è una pista sterrata che arriva fin dove verrà fatto il recinto per la sera. Le pecore si spostano avanti e indietro, evidentemente non sono soddisfatte del pascolo.

Escono dal bosco e si gettano nel pascolo, sparendo letteralmente nell’erba altissima. Tutto questo non va bene, ma al gregge è stato impedito di monticare prima, quando sarebbe stato il momento giusto. Non si possono stabilire date per queste cose, o meglio, bisognerebbe farlo lasciando poi un margine di discrezione. Non tutte le annate sono uguali, quest’anno il clima sempre più anomalo ha fatto sì che l’erba sia cresciuta presto, poi è tornato il freddo, si è bloccata ed è invecchiata rapidamente.

Insomma, salendo una quindicina di giorni prima, il gregge avrebbe trovato erba più corta, avrebbe iniziato a pascolare andando di seguito, il Pastore avrebbe faticato meno, l’erba sarebbe stata pascolata meglio, con beneficia sia per gli animali, sia per il pascolo stesso. Adesso il gregge resterà in questa zona per qualche giorno, poi si prevede di tornare nel vallone che era stato pascolato all’inizio, nel mese di maggio: “…ma l’hanno mangiata male già allora, quindi sarà uno schifo e io continuo a tribolare! Mi avessero lasciato salire prima, la mangiavano bene, pulivano tutto, e io la pascolavo tre volte come si deve.

Le pecore continuano ad andare avanti e indietro, bisogna fermarle continuamente con i cani, non si fermano nemmeno per ruminare nelle ore centrali. “Domani le chiudo nel recinto, che stiano lì, altrimenti non ci lasciano nemmeno fare pranzo!! Così pascolano meglio al mattino e poi al pomeriggio/sera.” Adesso è tutto verde e non si nota, ma quanta erba non pascolata resterà indietro, schiacciata a terra?

Ecco l’ultimo nato, un po’ in ritardo rispetto alle “previsioni”. Non deve più partorire nessuna pecora per tutta la parte centrale della stagione, soprattutto quando il gregge sarà nei pascoli più alti, o ci sarà troppo da faticare per i pastori.

Verso sera le pecore non hanno ancora trovato un pascolo che le soddisfi. Mangiare hanno mangiato, ma hanno anche pestato tanta erba e nei prossimi giorni sarà sempre più difficile tenerle a pascolare da queste parti. Non è solo il Pastore a lamentarsi per l’erba alta schiacciata al suolo, anche altri amici mi raccontano situazioni simili, in altre vallate.

Mentre scendo, attraverso uno dei pascoli che il gregge aveva utilizzato nelle settimane precedenti. Non è questo l’aspetto, il colore che dovrebbe avere. Tutta quell’erba secca complicherà il pascolamento successivo. Ha proprio ragione il pastore, continuerà a faticare per tutto il corso della stagione. E pensare che sarebbe stato sufficiente dargli il permesso di salire una quindicina di giorni prima!

Aria di neve

Stamattina c'è fuori quell'aria che sa di neve… Verso le montagne vedo brillare delle stelle, la perturbazione si sta allontanando, da qualche parte sta ancora cadendo qualche fiocco. Per ora nulla di preoccupante, ma le previsioni per domenica sono tutt'altro che rassicuranti. Certo, nevica di domenica, non c'è problema, la maggior parte della gente è a casa. I pastori no, devono raggiungere le loro greggi e poi fare in modo che gli animali trovino di che sfamarsi. L'altro giorno (25 novembre) era Santa Caterina e… le vacche avrebbero dovuto tornare in cascina. Dopodichè… l'erba è delle pecore, fino al mese di marzo.

Chissà se basta qualche foto estiva per scongiurare ancora per un po' il rischio di vedere la neve anche in pianura? Sono immagini che risalgono al mese di luglio e me le avevano mandate gli Amici del Pastore, dopo essere andati a trovarlo sulla montagna che aveva ospitato lui ed il suo gregge nella passata stagione.

Che effetto, vedere queste scene adesso, proprio adesso che sta iniziando la stagione peggiore! Il gregge al pascolo con l'erba che arriva fino alla pancia… Proprio l'altro giorno mi diceva che, se dovesse tornare sulla stessa montagna il prossimo anno, pascolerà diversamente, perchè è arrivato in certe zone quando l'erba era ormai secca, dura.

Ma uno non sa, quando cambia montagna… Inoltre su non c'erano solo le sue pecore, ma anche quelle dell'altro pastore, il titolare dell'alpeggio. Trovare la montagna giusta per il Pastore è quasi impossibile. Per lui c'era solo quella là, quella dove l'ho incontrato la prima volta, ad andare bene. Chissà poi perchè… A parte i Laghi, per il resto, c'erano più pietre che pascoli!

I cani anti-lupo hanno causato qualche problema, in estate. Non questo in particolare, ma quello bianco e nero, che conosco bene. Ovvio, con chi conoscono, sanno essere dei bestioni affettuosi… ma quando passa anche solo un ciclista a tutta velocità in mezzo alle pecore, possono essere guai seri (ed il fondoschiena del suddetto ciclista ne sa qualcosa). Però problemi con il lupo non ce ne sono stati, se si esclude una pecora.

Tornerà, tornerà anche l'estate, tornerà il momento per salire sui monti. Adesso però bisogna prepararsi (prima di tutto psicologicamente) ad affrontare l'inverno. Quest'aria di neve a fine novembre non promette nulla di buono. Chissà che inverno sarà… Si spera non come gli ultimi due!

 

In questo video vediamo il gregge al pascolo. Adesso gli Amici del Pastore non devono più fare tanti chilometri, per andarlo a trovare. Il gregge è appena dietro casa, praticamente!

Ancora una foto di quest'estate, stesso gregge, ce la manda Mari. Qui vediamo l'aiutante che ha passato la gran parte dell'estate con il Pastore. Aveva trovato un soprannome anche per lui, ovviamente! Se però arriva la neve… diminuirà la voglia di scherzare. Quando poi ci sarà il disgelo, peggio ancora. Ma c'è tempo per questo, per adesso non pensiamoci!

Video da vedere e commentare

Oggi un po’ di video, per partecipare più attivamente al mondo della pastorizia, delle transumanze… e non solo. Mi aspetto anche un po’ di commenti, specie agli ultimi due che ho intenzione di mostrarvi.

Qui è un momento di questa transumanza, quando il gregge aveva ormai lasciato i pascoli del Moncenisio è stava scendendo verso valle.

Questa invece è la partenza della mandria dai pascoli di Bardonecchia, ultimi istanti prima di salire sui camion e scendere in pianura.

Veniamo adesso ad un video scoperto per caso in rete (guardo poco la TV e mi sono persa l’originale): di solito trovo interessanti le inchieste di Striscia la Notizia, ma questa volta non sono daccordo! Fortunati i bambini che vedono le pecore al parco giochi e… non mi vengano a dire che questi animali li spaventano, perchè altrimenti… povera Italia davvero! Piuttosto dovrebbero cercare di fare in modo che gli animali non vadano a sporcare i giochi, anche se dubito che il montone vada sullo scivolo o sulla giostra.

Quest’ultimo invece è il trailer di un film: avevo già sentito parlare di questa ragazza, Cheyenne, avevo visto delle sue foto in un libro. Mi chiedo una cosa, però. Conosco tante donne che fanno le pastore, anche da sole e non affiancando mariti e compagni. Guarda caso il film lo vanno a girare dove c’è una pastorella giovane e carina… A parte questo, ben venga qualsiasi cosa positiva che aiuti a far parlare di pastorizia!

A proposito di film, vi segnalo il blog di Manuele Cecconello, che sta girando tra i pastori del Biellese. Ho visto il trailer di "Sentire l’aria", che avrà per protagonista il giovane Andrea e… non vedo l’ora di vedere l’opera conclusa.

Appena in tempo!

Neanche i metereologi l’avevano previsto, o meglio, hanno dovuto mandare degli aggiornamenti straordinari per dire che sarebbe arrivata la neve. Quindi… per puro caso, la transumanza è avvenuta appena in tempo! Altri sono scesi oggi, con i pascoli e le strade innevate. Chissà, magari qualcuno è ancora su. Ma ormai non è più stagione!

Già ieri mattina lo sentivi, l’aria era gelida, i colori erano quelli dell’autunno e l’erba, dove ce n’era ancora, era comunque ormai secca, di poca sostanza. La parte alta dell’alpeggio era stata lasciata ormai da qualche tempo, ma la mandria era comunque ancora in montagna.

Di solito è abbastanza raro scattare delle immagini in alpeggio con questi colori. Può al massimo capitare con le greggi, visto che i pastori approfittano dei pascoli fino all’ultimo. Ma qui già un mese fa si scherzava: "Abbiamo erba fino a Natale!". Adesso però il calendario non ammette troppi scherzi, ed il panorama delle Alpi di stamattina ne è stato la conferma.

Prima di abbassare le vacche verso il piazzale dove c’erano già i camion in attesa, bisognava trovare il vitello nato da poco. Gira e rigira nel bosco, alla fine eccolo, mimetizzato tra le foglie. Quelli che invece mancavano erano gli equini, i due cavalli, il pony e l’asinella. Dal pomeriggio precedente non erano più stati visti e così tutti imprecavano, poichè non era successo in tutta l’estate, che si allontanassero! Doveva proprio capitare in quel momento, nel giorno della transumanza?

Quando finalmente era arrivato il sole, sembrava che l’atmosfera fosse un po’ meno gelida… Ma in realtà nemmeno quello bastava per scaldare davvero e ci si stringeva nelle maglie, rimpiangendo di non avere anche un paio di guanti.

C’era chi sorvegliava la mandria verso il basso, chi verso l’alto, gli animali intanto continuavano a pascolare o attendevano pazientemente un segnale da parte degli uomini. Ma gli equini non si trovavano ed il tempo passava. "A quest’ora potremmo aver già…"

Alla fine si decise di partire lo stesso, con o senza cavalli ed asina. Qualcuno sarebbe poi tornato a riprenderli, ma ormai non si poteva indugiare ulteriormente. La mandria si mise in marcia obbedendo ai richiami degli uomini ed all’abbaiare dei cani, sollevando nuvole di polvere tra le foglie secche. Addio monti… si scende in pianura!

Gli animali vennero fatti passare su di un ponte, in modo da poterli contare ancora una volta, per non rischiare di lasciare indietro qualcuno o dimenticare magari un vitello. Già c’erano troppi elementi mancanti, in quella giornata! Dopo un po’ di confusione, si iniziò a spostare anche i mezzi, per raggiungere il piazzale ai piedi delle piste da sci.

Le vacche arrivarono sulla strada asfaltata, sfiorando appena il paese semideserto in questo sabato di mezza stagione. Qui la gente c’è d’estate o d’inverno, quando si scia. Ieri invece solo pochi turisti hanno visto passare la transumanza…

Qualche attimo di confusione, qualche tentativo di fuga, ma poi tutti gli animali seguivano più o meno ordinatamente, vacche, vitelli e toro. Le ultime campane a suonare nel paese, fino al ritorno di margari e pastori la primavera successiva.

Dopo qualche problema alla rotonda, con gli animali confusi sulla direzione da prendere, finalmente si arrivò nel pizzale. I camionisti picchiettavano sul polso, per far notare il ritardo, ma questo era tutto tranne che voluto. Se non fosse stato per i cavalli, alle 8:00 si sarebbe potuto già essere lì, pronti a caricare.

Dopo aver confinato gli animali ai piedi delle piste da sci, prima sono stati caricati separatamente i vitelli più piccoli, poi quelli più grandicelli. L’operazione non era delle più semplici, specialmente nel caso di quelle vacche particolarmente possessive nei confronti della prole. Due persone a prendere il vitello, a volte anche tre, ed almeno una a tener lontano la vacca con il bastone in mano, sperando di non doverlo usare.

Le madri poi iniziarono a chiamare a gran voce i figli e le figlie già a bordo degli autotreni. Che concerto di muggiti! A piccoli gruppi poi vennero fatte salire a bordo anche loro, facendo ben attenzione a non lasciarne scappare nessuna.

Per fortuna non ci sono stati problemi particolari e le operazioni di carico proseguivano abbastanza velocemente, piano dopo piano, camion dopo camion, con l’aiuto di alcuni amici e conoscenti, oltre a quello degli stessi autisti. "A quest’ora però avremmo già potuto…"

Una volta finito di caricare ed espletate anche le pratiche burocratiche del caso, è però arrivata la notizia dell’avvistamento dei cavalli. Uno va a prenderli, gli altri decidono di pranzare lì vicino. Potrei allora raccontarvi l’interminabile attesa nel ristorante-pizzeria, le tragicomiche scene accadute, il cameriere che arriva con l’ultimo piatto di insalata quando, quasi due ore dopo l’ingresso nel locale, il gruppo di 10 persone sta bevendo il caffè al banco e pagando il conto. Per fortuna adesso il carico è completo, in qualche modo anche l’appetito è stato saziato, e così si parte verso la pianura. Appena in tempo, perchè magari stamattina anche lì ci sarebbe stata la neve.

In caso di neve

I colori sono quelli dell’autunno e pure l’aria… Magari oggi è ancora una giornata tiepida, mite, ma non si può abusare della clemenza del tempo, da un giorno all’altro la neve potrebbe arrivare e non ci si può far cogliere impreparati. C’è poi chi dice che anche quest’anno di neve ne cadrà tanta. Perchè le genziane sono alte. Perchè i sorbi piegano i loro rami sotto un carico abbondante di frutti rossi. Perchè i noccioli selvatici hanno tante noccioline. Perchè nel terreno ci sono tantissimi nidi di vespe. Perchè…

Così quel mattino, dopo aver munto le vacche nella stalla, ci si consulta per decidere cosa fare prima. Le vacche con i vitelli più piccoli sono da spostare nel bosco di larici più in basso, vicino alla strada. Poi bisognerà recuperare tutta la mandria e farla scendere nei pressi delle baite.

Il tempo è come nei giorni precedenti, non freddo, ma umido, con le nebbie e le nuvole che vanno e vengono davanti al sole. Sarà "divertente" riuscire a scovare tutte le vacche, su in alto. L’alpeggio è immenso, gli animali si sono divisi e sono sparsi dappertutto, bisognerà percorrere chilometri a piedi e… alla fine contarle, per essere sicuri che non ne manca nessuna.

Prima ci si occupa dei vitelli, ma questa madre che ha appena partorito il giorno prima non viene spostata. Lei guarda con timore gli intrusi e non perde di vista il suo piccolo, che si regge in piedi a fatica. Nei prossimi giorni si provvederà anche a lei…

C’è un altro piccolo, la figlia della Mora, ma questa riesce già a camminare con le sue gambe. La Piemontese sembra guardarla con curiosità… Cos’è quell’incrocio color caffè?

La vitella un po’ cammina, ma poi si siede o si ferma guardandosi in giro. Le altre vacche sono già tutte più avanti, ed allora tocca intervenire rapidamente. Un peso non da poco, ma non ci sono alternative. La madre segue preoccupata l’uomo, tallonandolo e muggendo per rassicurare la sua piccola. L’importante è che non decida di caricare a testate!

Spostate le madri con i piccoli, si sale e si sale ancora nella nebbia, fino a raggiungere le vacche nei pianori più in alto, appena sotto il limite delle rocce e dei ghiaioni, là dove quando piove si staccano colate di fango e detriti che precipitano a valle disegnando lingue grigiastre nei pascoli. Ci saranno tutte? La nebbia si infittisce, inizia a piovigginare, il cane abbaia, gli uomini gridano e la mandria si mette in cammino. "Ce ne sono ancora tre lì in alto…".

E poi comincia la discesa, la fila si perde nella nebbia, più in basso c’è un altro gruppo di animali, e così ci si divide, ciascuno cerca di sospingere avanti un po’ di bestie, mentre le ore passano e da sotto telefonano che… loro iniziano a mangiare pranzo!

Poco per volta, si riesce a comporre la mandria, ed è bello vedere quella moltitudine di animali tutta insieme, che avanza a tratti di corsa, facendo risuonare le campane. Ancora un tratto di discesa, poi si distribuirà il sale e si lasceranno lì le vacche, fino al pomeriggio. "Adesso, anche se in alto verrà a nevicare, almeno le abbiamo tutte giù in basso. Nel bosco l’erba è ancora intera, non riusciremo nemmeno a pascolarla tutta…"

"Ce ne sono ancora cinque o sei più in là, ma altre dovrebbero esserci tutte, se non ne abbiamo dimenticate nella nebbia. Adesso andiamo a mangiare anche noi…". Nel pomeriggio gli uomini le conteranno, poi le faranno scendere verso il bosco, dopo aver controllato che i fili che delimitano la nuova porzione di pascolo siano integri. In un punto sono stati i cervi o i caprioli a strapparli, ma nell’altro sono quei motociclisti che si sono sentiti appena dopo pranzo, quelli che dalla strada hanno tagliato su per i pascoli, fregandosene dei fili, dei danni al cotico erboso, del disturbo arrecato agli animali (domestici e selvatici), orgogliosi della loro impresa e della meta raggiunta.

L'autunno è qui

I colori effettivamente sono quelli dell’autunno, il sole filtra tra le nuvole ed è ancora caldo, ma appena ci si ferma, l’aria sulla schiena sudata è fredda. Per me è la prima volta, lassù.

C’è il gregge delle pecore con gli agnelli da spostare, il pastore le aveva lasciate indietro, al sicuro tra le reti, perchè le volpi hanno già ucciso e mangiato alcuni piccolini. Apparentemente i pendii sembrano brulli, ma anche qui c’è ancora parecchia erba da pascolare, ed il grosso del gregge è più avanti, che mangia un pezzo "intero", dove gli animali non sono ancora mai passati.

Mentre gli animali si incamminano nella direzione voluta, i pastori si caricano in spalla le reti e li seguono. Oltre il pendio erboso, c’è poi da attraversare un ripido versante tagliato da canaloni e terre franose. La roccia è viscida, il terreno imbevuto di pioggia si attacca agli scarponi come un cemento vischioso. Camminare lì, con il precipizio di sotto, è tutt’altro che piacevole. E se poi lo si deve fare con un carico scomodo e pesante sulle spalle…


Il gregge è dall’altra parte, tra le nebbie che vanno e vengono. Certo, è autunno, ma per adesso non sembra che voglia già nevicare, quindi meglio continuare a pascolare quassù, piuttosto che prendere la strada verso la pianura. Tra l’altro, le piogge di questi giorni faranno venire tanta erba negli incolti e nelle stoppie. Sarà una buona stagione, quando inizierà il pascolo vagante? Si spera di sì.


Il gregge è protetto dai cani da guardiania, che paiono invisibili, ma ci sono… A volte confusi tra le pecore, a volte appena discosti dagli animali, sempre vigili, sempre all’erta. Eppure, di notte, le volpi continuano a colpire gli agnelli. In un certo senso la colpa è delle madri, che si allontanano per partorire, restando così isolate e vulnerabili.


La nebbia e le nuvole vorticano nel vallone, di lì a poco inizierà a piovere, poi smetterà, poi ricomincerà ancora. I pastori fanno scendere il gregge più in basso, devono separare alcune pecore da portare a valle insieme a quelle con gli agnelli più piccoli. E così la massa bianca si mette in moto, sospinta dall’abbaiare dei cani, ed è come una lenta slavina che scivola verso il basso, fino al pianoro accanto al recinto.


C’è una pecora che ha appena partorito, l’agnello è grosso e forte, ma certamente non si può ancora pretendere che subito si metta in cammino con gli altri animali, così il pastore lo prende in braccio, mentre la madre bela continuamente seguendolo a pochi passi di distanza. Non sia mai che vogliano portarle via il suo piccolo! Dopo si dividono le pecore, nella nebbia che va e viene, e poi si parte verso il fondovalle, sotto la pioggia. Ci sarebbero state delle belle foto da fare, ma… con l’ombrello, gli agnelli che restavano indietro, le pecore che si fermavano… e così la macchina fotografica per un pò resta al riparo nello zaino.


Si passa accanto a delle case, c’è una bella fontana, il sentiero poi scende nel bosco, curva dopo curva. Qualche agnello ha la tendenza a restare indietro, altri sembrano scegliere apposta la strada più difficile, restando impigliati tra i ginepri o nei rami bassi dei larici. Qualcuno ogni tanto si distrae e riprende a salire, invece di seguire il piccolo gregge. Il cane abbaia, non ci si può mai distrarre, bisogna correre a destra e sinistra.


Quasi alla fine della discesa, c’è un torrente da attraversare, ma il ponte di ferro non servirà mai per gli animali. Le pecore e gli agnelli meno paurosi saltano l’acqua senza problemi, altri invece si bloccano terrorizzati, ed il pastore deve fare in fretta a spingerli dall’altra parte. Sarebbe un guaio se rinessero indietro senza più vedere le madri! Due pecore però si sono fermate ad attendere i figli, così, dopo alcuni istanti di confusione, si può riprendere la marcia.


Si sta per raggiungere l’auto, parcheggiata nel piazzale giù in fondo. L’ultimo pezzo di strada è sull’asfalto, con l’auto carica di agnelli belanti, la cavalla legata al gancio traino. Si scende a bassissima velocità, con le pecore al seguito ed il pastore che le tiene a bada, fino a raggiungere il recinto che è stato preparato giù a valle, appena sopra alle case. Il bosco ha i colori dell’autunno, con gli aceri gialli ed i ciliegi dalle foglie rosso-arancio. Più in là toccherà ai larici, ma forse in quel momento il gregge sarà già in pianura.

Presentazioni

Riampiangendo quello che lassù mi sembrava "caldo"… nell’afa e nella calura torrida che ho incontrato scendendo a valle, mi accingo ad aggiornare il blog, silenzioso ormai da qualche giorno. Chi è stato in ferie avrà però letto i post che si era "perso"…

Sarà che il caldo avvolgeva anche le alte quote, ma sembra che non ci sia molto da raccontare dei giorni scorsi… Non che nulla sia capitato, però… Così oggi faccio un po’ di presentazioni. Qui c’è il pastore in un’insolita veste di mungitore! Mungitura meccanizzata in stalla in alpeggio. E che caldo, anche se è il tardo pomeriggio, sotto le lamiere  ed al chiuso!!

Poi vi presento due vitelli (uno dei quali avete "visto nascere" in un post di qualche giorno fa). Sono stati scherzosamente battezzati Barak e Obama! …a volte l’attualità sale anche in alpeggio, a duemila e più metri di quota… E gli allevatori non mancano mai di utilizzare nomi più o meno celebri per attribuirli ai loro animali.

In certe montagne pare faccia più caldo che in altre… Quindi, anche se non a bassa quota, l’alpeggio di Pian delle Stelle è più arido dei pascoli del Moncenisio. E’ vero che Bardonecchia è stata persino citata nei TG a causa delle piogge, qualche giorno fa. Ma si è trattato di un temporale torrenziale, che ha fatto più male che bene.

Questo vitello si presenta da solo, con i suoi enormi orecchini di identificazione! Sembrano strumenti di tortura… e la loro applicazione non è sicuramente gradita all’animale, ma la legge impone così, quindi non ci si può rifiutare.

Le vacche vengono fatte scendere verso l’alpeggio: bisogna medicare alcune di loro, poi ci sono per l’appunto dei vitelli a cui bisogna applicare l’orecchino, altre vacche devono essere separate dalla mandria, insieme ai loro vitelli già grandicelli, per poi essere fatte salire più in alto, insieme ad altri animali. I visitatori della domenica osservano i lavori dei margari e c’è anche chi più o meno apertamente critica certi comportamenti apparentemente "violenti". Ma con certi animali è quasi impossibile usare la dolcezza, vista la loro irruenza ed anche pericolosità per l’uomo stesso.

Birba non va presentata, ormai la conoscete. Sta però crescendo a vista d’occhio e non ama per nulla il rumore della moto, che turba la quiete di questi giorni assolati! Basta che venga messa in moto per scatenare le sue rabbiose proteste.

Invece Franca non la conoscete ancora, vero? E’ nata in alpeggio, pochi giorni dopo la transumanza. Ogni tanto si lancia in corse scatenate su e giù per i pascoli, in mezzo alle vacche, sempre però sorvegliate dall’occhio attento della madre, che anche qui vigila alle sue spalle.

Novara è da anni che sale su queste montagne… Nel suo caso, è estremamente problematico scattare delle foto "normali". Sicuramente non scappa davanti alla macchina fotografica, ma nemmeno la presenza dell’uomo la infastidisce.

Il problema, con lei, è evitare la lingua rasposa e "l’ingresso" del soggetto nell’obiettivo della macchina! Lo zoom nel suo caso non serve proprio. Ed occhio alle spalle, perchè se vi girate senza allontanarvi subito, un bel colpo di lingua sui capelli, sul collo, sulle braccia… è assicurato!

In ultimo, vi presento ancora Lino, il toro. La sua mole potrebbe impressionarvi e mettervi paura, invece è molto più mansueto della gran parte delle sue compagne. Certi fanatici del body-building potrebbero essere gelosi del suo fisico scolpito, vero?

Terminiamo con queste manze scampate ad una morte orribile. Sfuggite al loro pascolo in terra di Francia, si sono avventurate lungo la strada fino alle vecchie baite del Lamet. Come abbiano fatto non si sa, ma comunque sono entrate in una delle stalle, chiudendo poi la porta alle loro spalle e rimanendo intrappolate. Ieri dei turisti si sono accorti di loro e le hanno liberate.

Sicuramente se la sono vista brutta. Chissà per quanti giorni sono state chiuse lì, senza mangiare e senza bere? Portano i segni della brutta avventura nel fisico, camminano a fatica, a dire il vero quasi non si reggono in piedi! I loro proprietari dovranno venire a prendersele. Adesso il pastore ha richiuso tutte le porte legandole ben bene, così come erano prima che qualcuno le aprisse, senza poi preoccuparsi delle possibili conseguenze fatali.

L'erba invecchia

C’è chi si lamenta, perchè l’erba è ancora troppo bassa. Quelli che hanno tardato a salire, perchè il pascolo era insufficiente per gli animali. Quelli che ancora devono salire. E poi quelli che sono saliti più presto di altri, ma comunque "in ritardo" rispetto agli scorsi anni. E si lamentano pure loro!

L’erba infatti è già "troppo vecchia", alta quasi più della schiena delle pecore, dura, legnosa. Gli animali ne pascolano solo una piccola parte, sprecandone grandi quantità. Certo, non si può essere ovunque contemporaneamente, così è stata data una priorità a certe zone di pascolo, poi si procede man mano, ma la quota è ancora all’incirca quella di più di un mese fa, quando il gregge è arrivato quassù.

Fa caldo anche in montagna, l’aria verso il fondovalle è torbida, il sole brucia le spalle, il viso, presto bisognerà condurre il gregge verso un pascolo con più ombra, o gli animali smetteranno di mangiare. Il bosco è lì accanto, ma sarebbe meglio essere già più su, a quote maggiori, dove i pascoli sono in fiore.

Qui, specialmente sui dossi, l’erba sta ingiallendo e presto seccherà completamente, anche se periodicamente c’è qualche temporale. "Si poteva salire anche due settimane prima! C’è ancora il vallone di là da pascolare prima di salire in alto… Chissà che erbaccia che c’è, ormai!". Il gregge lentamente inverte la direzione e punta verso il bosco, rendendo difficile il suo controllo. Ci saranno tutte, le pecore, o qualche gruppetto sarà rimasto indietro?

Mi affretto a fotografare alcuni ciuffi di Stipa pennata, un’erba dalla caratteristica infiorescenza, delicata e sinuosa, che si piega nella leggera brezza. "Bella porcheria, quella! Le pecore non la mangiano, adesso che poi è spigata, ancora meno. E’ tutta erba vecchia, qui…". Il coro di belati si allontana nel bosco, alla ricerca di qualche radura più fresca, dove trovare erba migliore per il pascolo, in attesa di quella corta, ma saporita, che incontrerà sui pendii e sulle creste di qui a qualche settimana.