La passione mi è stata trasmessa dal territorio

Ancora una testimonianza di un allevatore di capre (ma non solo… non solo capre e non solo allevatore!) da altre parti d’Italia rispetto a quelle che sono solita frequentare. Purtroppo l’amico Rocco non mi ha mandato immagini dei suoi animali e della sua terra, quindi mi limiterò a riportare le sue parole, con qualche link per approfondimenti.

Vivo a Conversano, sono laureato in Scienze Naturali e sono un ricercatore precario all’università. Il mio allevamento è ad Altamura nell’area dell’Alta Murgia, Parco Nazionale dell’Alta Murgia – Puglia. Ho un allevamento di 150 capre di razza garganica. Questa razza è minacciata di estinzione e meglio si adatta all’habitat che caratterizza l’azienda, dove sono presenti su una superficie di 200 ha pascoli arborati e cespugliati.
Ad un certo punto ho cominciato ad allevare pecore di razza Gentile di Puglia e mancavano alcune capre, il gregge sembrava “lento”, ho acquistato quindi una decina di capre di razza jonica. La passione mi è stata trasmessa, e non tramandata, dal territorio, dalla storia del paesaggio e della gente che vive con gli animali, dalla cultura; inoltre, occupandomi di conservazione delle specie selvatiche e degli habitat riconosco nell’attività pastorale un ruolo chiave per il mantenimento i elevati livelli di biodiversità sempre se l’attività è oculata….
Allevo anche pecore di razza Gentile di Puglia e Altamurana, vacche podoliche allo stato brado.

Ho scelto le capre per diffondere un prodotto eccezionale come il latte e i suoi derivati, ricco di proprietà nobili e poi perché utilizzano a pieno l’habitat a loro disponibile.
Della capra mi piace la sua indipendenza e quel comportamento selvatico che io accomuno al camoscio. Non mi piace il fatto che sale sui muri di pietra a secco o su vecchie strutture di pietra facendole crollare. E’ un animale molto intelligente, ma è anche una preda.
Momenti difficili ce ne sono e ce ne saranno, penso che il momento più difficile è quando ti trovi di fronte ad un individuo deceduto o che non sta bene e devi fare di tutto per capire ed intervenire…

Quando un qualcosa vuole tempo affinché si realizzi, dalle mie parti si dice: “tempo e frasche (rami con foglie) vuole la capra”, anche la capra per partorire e fare il latte vuole il suo tempo.
Qui si produce yogurt e cacio ricotta. Il latte lo caseifica un casaro venendo in azienda 2-3 volte alla settimana. Vendo soprattutto tramite gruppi GAS e amici; l’azienda ha una convenzione con il dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari i cui ricercatori studiano i rapporti/interazioni tra pascolo e biodiversità descrivendo lo stato di conservazione e in particolare l’azienda cofinanzia il monitoraggio sul lupo, pertanto i prodotti si vendono perchè se acquisti questo prodotto contribuisci e partecipi allo studio e alla conservazione del lupo. Questa storia sta avendo un grande successo:W le capre e W i lupi e l’intera biodiversità legata ai sistemi pastorali.

C’è un operaio, il fieno lo compriamo. Ogni giorno fino al tramonto gli animali sono portati al pascolo e seguiti. Le capre, almeno dalla mia esperienza e rapporto, rispondono molto bene ai “comandi” durante il pascolamento, questo è molto importante soprattutto in un territorio dove ci sono altri confinanti che pascolano o coltivano. Le capre sono una risorsa per il territorio, ma sono un problema quando non gestisci il gregge non preoccupandoti dei cicli vegetazionali: il sovrapascolo è un problema per esempio.
Oggi ho l’impressione che oggi il rapporto con la campagna in generale tenda ad essere valorizzato ed diffuso. In generale però odio l’umanizzazione eccessiva degli animali. Gli animali vanno gestiti. Nella mia zona di solito le capre sono miste alle pecore e con numero molto inferiore (su 500 pecore ci sono 30 capre). Il mio allevamento è l’unico in zona ad avere 150 animali. Attualmente non è la mia prima fonte di reddito, ma spero un giorno di sì, mi piacerebbe dedicare ancora molto più tempo.

Le mie capre, oltre ad essere funzionali, sono esteticamente meravigliose

Oggi vi racconto la storia di una mia quasi coetanea che molti di voi avranno “conosciuto” ieri, dato che è stata tra i protagonisti della puntata di Linea Verde del 26 febbraio. Isabella però mi aveva già scritto qualche tempo fa per “partecipare” al libro sulle capre con la sua esperienza. Perchè lei alleva capre, ma non solo.

(foto I.Biafora)

(foto I.Biafora)

Abito in Calabria, in un pezzo di Sila che si chiama Jure Vetere a 1100 mt slm, in Provincia di Cosenza. Ho un allevamento estensivo di 150 capi di capre da latte, razza Nicastrese. E’ una razza autoctona del mio territorio e si adatta perfettamente alle caratteristiche impervie del luoghi dove vive. Riesce a produrre latte con caratteristiche organolettiche eccelse nutrendosi di solo pascolo, resistente alle malattie, ai climi rigidi invernali della Sila e si adatta benissimo anche al forti caldi estivi. Ha una buona produzione di latte anche senza l’aggiunta di mangimi, 2 litri al giorno, e i parti sono solitamente gemellari e trigemini. Allevo anche altri animali, tutte razze autoctone calabresi, Pecore Sciara detta anche Moscia di Calabria, Asini Calabresi, Vacche Podoliche, Cani da Pastore della Sila.

(foto I.Biafora)

(Pecora Sciara, foto I.Biafora)

Oltre ad essere un’allevatrice, sono un agronomo zoonomo, quindi è una scelta che ho fatto fin dai primi studi. Già da piccola sapevo che avrei fatto lo zoonomo. Ha influito in parte mio padre che iniziò per hobby ad allevare vacche da latte 40 anni fa, per cui fin da bambina ho avuto contatto stretto con natura ed animali.

(foto I.Biafora)

(foto I.Biafora)

Ho scelto questo tipo di capre, per la loro adattabilità al territorio, perché producono a costo quasi zero, e per le caratteristiche eccelse del loro latte. Della capra apprezzo l’adattabilità ai terreni impervi e la capacità di alimentarsi dove nessun’altra specie domestica riesce. Così sfrutto al 100% il mio terreno di pascolo. È un animale di intelligenza superiore, nato per essere libero ed arrangiarsi in qualsiasi situazione, economico nel suo mantenimento e con produzioni in carne e latte qualitativamente più salubri, da un punto di vista nutrizionale, rispetto alle carni e ai latti delle altre specie zootecniche. Ovviamente parlando sempre di animali allevati al pascolo. Le carni e i latti derivanti da animali allevati in stalla con fieni acquistati e mangimi sono di qualità molto scadente.

(foto I.Biafora)

(foto I.Biafora)

Forse una delle cose più belle è il fascino che ancora provo quando le guardo pascolare tutte in gruppo, tutte uguali, perfettamente in armonia con la bellezza del paesaggio silano, i suoni delle campane, i giochi sui massicci di granito, ed io resto incantata a guardarle come un bambino a cui si comprano per la prima volta i pesciolini nell’acquario. Vivo in un territorio particolarmente bello, la Sila, e le mie capre, oltre ad essere funzionali, sono esteticamente meravigliose. Difficile non rimanerne affascinato…

(foto I.Biafora)

(foto I.Biafora)

Mungo sia la capre che le pecore e prossimamente anche le Podoliche. Il latte al momento viene venduto al caseifici della zona. Sto partecipando ad una pratica di PSR della Regione Calabria per chiudere la filiera del latte in Azienda con caseificio e spaccio aziendale. So già caseificare per diletto, l’ho sempre fatto perché l’ho sempre visto fare. Fin da piccola ho sempre frequentato i caseifici dove l’azienda versava il latte. Ho solitamente l’aiuto di un dipendente per quanto riguarda la mungitura e il periodo della fienagione. Io mi occupo di tutto il management aziendale, dai piani di selezione, la scelta delle colture dei seminativi, la commercializzazione e la gestione economica.

(foto I.Biafora)

(foto I.Biafora)

Il terreno aziendale è tutto recintato, gli animali pascolano da soli con l’ausilio dei Cani da Pastore della Sila come deterrenza per il Lupo. Quello che più mi entusiasma è la selezione delle razze pure, la capacità di fare accoppiamenti che migliorano sia la morfologia che le produzioni, da tantissima soddisfazione. Inoltre è altrettanto soddisfacente riuscire a selezionare mantenendo la caratteristiche di rusticità che permettono di allevare con facilità queste razze calabresi.

(foto I.Biafora)

(foto I.Biafora)

Quello che veramente mi ha cambiato la vita è stato passare da un sistema d’allevamento intensivo di vacche da latte ad un allevamento estensivo della varie specie. Tutto è molto più facile, tutto costa di meno, ne ho guadagnato in serenità e tempo libero. Credo che negli ultimi anni, nonostante la crisi economica che ha completamente spezzato il due il mondo agricolo italiano, l’agricoltura in generale sia rimasto l’unico settore economico non saturo, per cui molti vi si stanno avvicinando vedendolo come una reale possibilità di guadagno. Quello che non mi convince in questo quadro è che, per fare agricoltura e allevamento, ci vuole prima di tutto tanta competenza e nessuna improvvisazione, perché è un mondo dove, anche se sembra tutto calcolato alla perfezione, 2+2 spesso non fa 4. E quando non fa 4 bisogna prima di tutto essere preparati psicologicamente. Ci vuole quindi tenacia, oltre che competenza. Non so se tutto questo ritorno alla terra di cui si sente tanto parlare sia reale o solo ‘’un’idea romantica’’

Dovremmo essere tutti un po’ pastori…

La passione per la pastorizia porta a fare incontri, talvolta anche solo virtuali. Oggi vi racconto un’altra storia, anzi, la lascio raccontare ad Orazio, dalla provincia di Siracusa, che mi ha scritto qualche tempo fa e mi ha mandato alcune foto.

(foto O.Pavano)

Sapere di trovarvi ogni mattina ,
mi da modo di iniziare ogni cosa
e poter passeggiare con voi al pascolo
mi da calma,
rifletto che attorno a noi c’è solo frenesia di tutto e per tutto…
dovremmo essere tutti un po’ pastori
per  capire  quanto bello  è il mondo che ci sta attorno…

(foto O.Pavano)

Ti mando le foto  del mio  “piccolo” (modo di dire) al pascolo e dei due gioielli che lo proteggono.

(foto O.Pavano)

Qui  la pastorizia  è ancora molto praticata, si produce maggiormente la ricotta che viene consumata  ogni giorno, e i vari derivati. Ma giovani sono molto lontani da queste attività,  ancora siamo legati ai nostri nonni che con aiuto degli extra-comunitari portano avanti tutto. Abbiamo in zona grosse aziende di almeno 500-1000 capi ciascuna e poi  piccole realtà, ma comunque ancora  si sopravvive. I mangimi sono alle stelle i foraggi pure, ma si resiste solo perchè  è parte della nostra vita. Ma ci viene difficile ammetterlo a tutti… Mi rifaccio a quello che ti ho scritto sopra, “dovremmo essere tutti un po’ pastori”, ce l’abbiamo nel sangue, ma lo abbiamo offuscato…

(foto O.Pavano)

Ti ho mandato una foto parziale di un gruppo parziale di pecore di una azienda di circa 600 pecore  razza Valle del Belice che ogni mattina mi fanno compagnia vicino dove io lavoro ( settore industriale metal meccanico ) immagina un po’!

(foto O.Pavano)

La mia piccola azienda: noi non mungiamo,vendiamo gli agnelli, ma solo per questione di “altro lavoro per poter campare”. Ti ho mandato qualche altra foto  mentre  diamo delle prelibatezze  alle nostre pecore…

(foto O.Pavano)

Della mia bimba  ha solo le foto del suo agnellino preferito, per ora  un peluche!  Non ho avuto tempo di farne qualcuna con gli agnellini veri.

(foto O.Pavano)

Ecco un’ultima foto delle pecore di Orazio, che ringrazio per la sua storia e la sua testimonianza. Chissà quante altre storie di passione (per le pecore) ci sono sparse in giro per tutt’Italia (e non solo! presto avrò per voi una sorpresa dall’estero…!).

E’ molto difficile immaginare cos’è realmente questa attività

Scrivono, i giovani, e non solo dal Piemonte. Fanno sentire la loro voce anche da altre parti d’Italia e mi fa piacere poter mostrare altre realtà. Chissà, magari anche favorire idee, contatti, scambi (per lo meno di opinioni, di modi di lavorare). Quello che mi ha colpito di Vincenzo, rispetto alla maggior parte degli altri giovani intervistati fino ad ora, è il suo non avere amici allevatori. Anche sulla sua pagina Facebook non ho incontrato le solite immagini alle quali sono abituata: niente animali, giusto una sua foto con il trattore. A lui la parola.

Mi chiamo Vincenzo Mercurio, sono nato il 13/03/1993. Abito a Botricello in provincia di Catanzaro, la mia zona è pianeggiante e in parte collinare, abbastanza abitata. Vivo con la mia famiglia, ho un gregge di pecore sarde e frisone, perchè sono ottime per il latte e le frisone per la carne degli agnelli.

La mia passione nasce da quando ero piccolo, mio padre aveva una piccola azienda, una specie di passatempo con qualche vacca e vitelli. Abbiamo sempre avuto animali in famiglia, il mio maestro è stato mio padre. All’inizio era un’azienda per produzione di carne bovina, solo che da qualche anno abbiamo fatto il passaggio con gli ovini. E’ un’azienda ancora piccola, ma ci stiamo modernizzando pian piano. Produciamo un po’ di formaggio privato e vendiamo il latte sfuso a un commerciante. 

Per ora la mattina scuola, poi il pomeriggio dalle 2 inazienda, si inizia a preparare da mangiare per la notte e alle 4 quando ritornano si inizia a mungere fino alle 6. Studio all’ultimo anno economia aziendale, anche se non c’entra quasi nulla con questa vita.

Mi piace il lavoro nei campi con i mezzi e la sera quando rientra il gregge. La mia soddisfazione è vedere il lavoro svolto alla perfezione e la mia più grande soddisfazione è la mia azienda: ogni tanto mi fermo e guardo tutto con il sorriso pensando di essere cosi fortunato ad avere tutto questo. La cosa che non piace molto è quando c’è da modificare qualche capannone, sennò di altro non mi posso lamentare. Per il futuro spero di poter ampliare tutto con attrezzature tutte moderne.

L’allevatore di oggi rispetto a quello del passato si può ritenere fortunato perchè con la modernizzazione che abbiamo in questi tempi questo lavoro pesa molto meno rispetto al secolo scorso. Da alcune persone l’allevatore non viene visto molto bene, diciamo che sono i soliti cittadinotti che non amano la “puzza” e che si vergognano a lavorare con molti animali, sempre nella sporcizia, mentre altre persone rimangono affascinate da questo mondo. Alcuni persino rimangono con l’idea che un giorno possano avere anche loro l’opportunità di fare tutto ciò.

Il mio tempo libero ormai è solo la sera, lo occupo per riposarmi e uscire un po’ con gli amici. Diciamo che la maggior parte del mio tempo è dedicato a loro, gli animali, non solo al gregge, ma anche ai miei inseparabili cani. Amici allevatori non ne ho, ma alcuni posseggono qualche animale da cortile come galline conigli, ecc. Da una parte vorrei che lo fossero, così ci sarebbe aiuto reciproco. Le difficoltà sono ormai i soldi che bisogna togliere al giorno d’oggi per mettersi in regola e il tempo che ci vuole per mettersi in regola…

Vorrei solo dire a tutti i giovani allevatori che nonostante questo periodo di crisi ce la faremo a realizzare il nostro sogno, e vorrei dire che per me e per molti altri che la pensano così, che questa è la nostra vita, la nostra scelta, il nostro futuro!

Vorrei aggiungere che è facile leggere quattro righe e pensare a questa attività, ma è molto difficile immaginare com’è realmente, perchè solo vivendo e provando questa attività le persone possono capire il vero valore dell’agricoltura e dell’allevamento.

Grazie anche a Vincenzo per la sua testimonianza, che ho riportato quasi integralmente, e per le immagini che ci mostrano la sua terra, i suoi animali.