Le “regole” per gestire i pascoli

Sono stata in Trentino a presentare i miei libri in occasione della festa annuale delle Regole di Spinale e Manez. Già sapevo che esistevano forme di gestione del territorio (pascoli, foreste…) diverse dalla proprietà pubblica/privata o consortile che abbiamo noi qui in Piemonte, ma in questa occasione ho avuto modo di capire davvero cosa significhi.

Sono arrivata il giorno prima della festa, in una giornata, ahimè, di pioggia, che non mi ha consentito di apprezzare lo splendido panorama che mi circondava. Ho comunque sfidato la sorte e il meteo (e ho avuto ragione!). Sono salita a Malga Vallesinella, fiancheggiando le famose cascate che si possono ammirare da queste parti. Il cielo non si è mai aperto completamente, così non sono riuscita ad ammirare le Dolomiti di Brenta.

Boschi e pascoli, abeti, radure e corsi d’acqua spumeggianti. Una rete di sentieri ben segnalata. Tra i cartelli, all’imbocco dei veri percorsi, la segnalazione della presenza dell’orso e le regole da osservare in caso di incontro. Più tardi, mentre camminavo in totale solitudine nel bosco, riflettevo sulle possibili reazioni nell’eventualità che il plantigrado si materializzasse davanti al mio cammino…

La mandria intorno a Vallesinella era composta da bovini di una razza che non avevo mai visto. Dal momento che ero in Val Rendena, mi è venuto in mente che questa potesse essere l’omonima razza. Ho poi chiesto conferma alle guardiane degli animali, che mi hanno confermato che si trattava proprio di vacche Rendena. Non immaginavo di ritrovare la stessa mandria il giorno successivo nella malga dove si sarebbe tenuta la festa…

La festa quest’anno si teneva a Malga Fevri. Ho chiesto di poter salire a piedi, per guardarmi intorno e vedere un po’ di panorama. Fortunatamente quel giorno in tempo era migliore. Le montagne giocavano a nascondino con le nuvole, ma i pascoli erano al meglio del loro splendore. Non era solo merito del sole, ma la qualità dell’erba da queste parti è davvero eccellente. Mentre salivamo, mi sono fatta spiegare in cosa consistono le “regole”. Sul sito della comunità di Spinale e Manez queste parole ben riassumono il concetto: “Un rapporto inscindibile tra una popolazione e il suo territorio, una partecipazione condivisa alla gestione del patrimonio comune, un uso necessariamente equilibrato e regolato delle risorse naturali, essenziali per la vita della comunità.

Le malghe vanno all’asta come accade altrove per gli alpeggi di proprietà pubblica, ma si sono introdotte clausole (come quello degli animali di razza Rendena) che fa sì che siano allevatori locali ad aggiudicarsele. A Malga Fevri ci sono manze, sulle altre malghe incontro anche vacche da latte. Le strutture sono belle, ben tenute, con tutto ciò che serve per far sì che la vita in alpeggio sia decorosa.

La gestione di tutto ciò che c’è sui territori delle Regole fa sì che vi siano fondi disponibili per tutte questi interventi. Non sono tanto le malghe a dare grossi frutti, quanto piuttosto le attività turistiche presenti, come i locali collocati all’arrivo delle funivie. E qui il turismo non manca. Mi spiegano che tutto viene reinvestito sul territorio: anche la struttura dove ho pernottato io (Pra de la casa) è un patrimonio delle Regole. Si trattava del vecchio vivaio forestale, che è stato riconvertito in attività recettiva, data in gestione ad una famiglia.

Questo sistema fa sì che tutte le attività di montagna siano ben gestite e non vadano a perdere: ne beneficia il territorio, l’economia, il paesaggio, il turismo… Insomma, ecco uno dei motivi per cui “da quelle parti” sembra un altro mondo rispetto a situazioni con problemi di gestione che si incontrano invece in altre regioni delle Alpi. Le Regole risalgono al XIII secolo… una storia secolare di corretta amministrazione del patrimonio montano, dove le tradizioni (attività agro-silvo-pastorali) si sono mantenute accanto all’evoluzione di nuove necessità/risorse come il turismo.

In quella giornata di sole un gruppo di giovani malgari sorveglia la mandria di vacche da latte, conversando con i tanti turisti di passaggio. Moltissimi regolieri erano saliti con la funivia al monte Spinale, poi scendevano a piedi o con le navette a Malga Fevri per la festa. Ogni anno questa si teneva in una delle diverse sedi delle proprietà delle Regole.

E così lo spazio intorno alla malga si affollava sempre più, la polenta cuoceva, la banda suonava… e le manze ruminavano pacifiche accanto alla stalla. Erano salite in quei verdi pascoli fioriti solo quella mattina, per trascorrere là le successive settimane d’alpeggio.

Dopo il pranzo, chi è interessato entra nell’enorme “stallone”, dove si potevano legare 150 bestie. Quel giorno invece entra la tecnologia, con microfono, computer e videoproiettore. Si raccontano storie di alpeggi e allevatori, di ieri e di oggi, poi viene per tutti il momento del rientro. Inizio ad essere “pratica” del territorio, così rifiuto i vari passaggi in auto, dato che i sentieri che scendono dalla malga mi ricondurranno esattamente a Pra della Casa. Mi auguro che questo sistema così antico di gestione del territorio possa sopravvivere ad ogni mutamento e che questi paesaggi unici continuino a vedere malghe vive, abitate, con pascoli utilizzati, produzioni casearie di pregio e razze locali a consumare l’erba.

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