Perchè le capre?

Ci hai sempre parlato di pecore e poi ti sei presa delle capre…“. Esatto, è andata proprio così. Visto che me l’avete già chiesto più volte, adesso vi spiego come mai. Così do anche dei suggerimenti a chi, ogni tanto, mi scrive chiedendo dei consigli: “Ho un pezzo di terra, ho un giardino, ho un bosco… vorrei prendere degli animali.

Prendere degli animali non è mai un qualcosa da fare alla leggera. Vale per gli animali da compagnia più classici, cani e gatti, a maggior ragione vale per altri animali come gli erbivori che, oltre alle esigenze alimentari, presentano vincoli legati alle normative che regolano gli allevamenti. Per quanto il numero di capi sia esiguo, capre e pecore vengono comunque venduti con marche auricolari che li identificano, pertanto chi li acquista deve avere un codice di stalla (e una stalla! autorizzata dall’asl). Una volta che si è in regola con le strutture e la burocrazia, allora si può procedere alla scelta.

Io… ho preso delle capre. Ho preso delle capre per vari motivi. Innanzitutto il tipo di territorio dove posso tenerle. Le capre hanno esigenze alimentari diverse dalle pecore. Le capre mangiano volentieri le foglie, quindi in una zona dove i boschi sono prevalenti rispetto ai prati, è possibile alimentarle al meglio. Una pecora qui non riuscirebbe a mangiare a sufficienza.

Nei boschi, in questa stagione, le capre mangiano anche castagne e ghiande (l’autunno quest’anno è stato abbondante di questi frutti), che rappresentano per loro una fonte energetica più che mai soddisfacente per nutrirle anche quando manca il foraggio (erba). Non bisogna esagerare, ma… a differenza delle pecore, le capre hanno minore tendenza a far indigestione, sanno regolarsi e passare quando è necessario ad altri alimenti.

Oppure si fermano a ruminare e riposare, per poi riprendere il pascolo nel prato quando lo riterranno opportuno. A parte l’annata straordinaria (quante volte c’è stato questo clima nel mese di dicembre?), normalmente da queste parti, a questa stagione, delle pecore difficilmente si sazierebbero al pascolo. Sarebbe necessario intervenire abbondantemente con foraggio secco in stalla, se non si ha la possibilità di portarle in prati dove vi sia erba.

Il cane da pastore ce l’ho, ma con quattro capre potrei definirlo superfluo (non diteglielo! è indispensabile per me come compagnia!! Ma dal punto di vista “lavorativo”, posso affermare che “giochiamo” entrambi, fare i pastori è un’altra cosa). Sono comunque molto più semplici da condurre e gestire quattro capre che non quattro pecore. Avessi acquistato degli ovini, ho seri dubbi che, a pochi giorni dall’acquisto, questi mi avrebbero seguita al pascolo senza problemi.

In questo mese e mezzo mi è già capitato di essere al pascolo con un cane e due gatti come aiutanti, trovandomi a vivere scenette di una certa comicità. Certo, si possono anche prendere degli animali con una finalità “paesaggistica”, cioè come manutentori del territorio, ma il vero spirito della pastorizia sta nella passione. Così come cani e gatti, sono animali (non dimentichiamolo! non hanno le esigenze di un umano o di un cucciolo d’uomo!!), ma è possibile instaurare con loro un rapporto affettivo.

Certo, possiamo prendere questi animali, “metterli lì”, alimentarli e non sviluppare alcun sentimento nei loro confronti. Penso però ciò sia estremamente difficile. Sono loro stessi a cercare il contatto con l’uomo. Se poi si sta al pascolo, si impara a conoscerli uno ad uno, il loro carattere, le loro particolarità. Sicuramente le capre in questo possono dare molto più che non le pecore. Le mie non sembrano amare particolarmente lo stare nelle reti. Certo, mangiano, ma… molto meglio andare al pascolo in mia compagnia! Le definirei molto viziate…

La più piccola, Bisou, è stata battezzata grazie ad un bacetto che m ha dato la prima sera dopo il suo arrivo. Ha capito che, in virtù del suo essere piccolina, le dedicavo qualche attenzione supplementare, quindi ha imparato a rientrare in stalla mentre le altre escono, quando preparo la mangiatoia e metto un po’ di pane secco e fioccato, la sera. Così mangia qualche pezzetto in più prima delle compagne (altri vizi!). Sono animali, ma sono furbi!

E così, giorno dopo giorno, in questo strano autunno che sta scivolando verso l’inverno senza pioggia, senza neve e con temperature troppo alte, si va al pascolo, facendo attenzione quando si è sotto alle piante di ulivo (il clima cambia e così da queste parti, dove un tempo predominavano i meli, adesso hanno piantato ulivi…).

Chissà se si andrà avanti a pascolare fuori o se arriverà la neve? Le scorte di fieno ci sono… Sono aspetti da non trascurare quando si decide di tenere degli animali. Molti pensano di avere una riserva di pascolo infinita solo avendo un grosso giardino. Ma gli animali mangiano… e le capre sono esigenti, non brucano tutto quello che ad un occhio non esperto può sembrare “erba verde”.

Quindi ho preso le capre per il posto dove le tengo, le ho prese per il loro carattere… Perchè è bello il gregge bianco di pecore, ma come ho sempre detto, le capre hanno più carattere, nel bene e nel male. Queste ogni tanto mi deliziano con le loro battaglie e i loro giochi. Dove sono quelli che pensano che le “battaglie” siano un’imposizione dell’uomo?

Guardate questo video. Io ero solo una spettatrice, insieme al mio cane che mugola la sua disapprovazione in sottofondo… Perchè le ho prese? Perchè mi piacciono…!!

Una risposta

  1. Bel racconto, esaudiente!
    Non ho pratica di capre, di pecore, e neanche di mucche; sono un agricultore che si vede girare intorno tutti questi animali perché li hanno i miei vicini pastori.
    Ricordi la storia di Caino e Abele, che dicono si siano patoccati per una storia di gelosia divina, o di femmine?
    Secondo me è andata diversa, si sono patoccati perché le capre di uno sono entrate troppe volte nell’orto dell’altro …
    E’ per questo che devi fare attenzione quando le capre vanno sotto le piante di ulivo?
    Comunque, se mai mi tornasse la fantasia di mungere latte, anch’io mi farei amiche le capre, ancorché birichine, le trovo decisamente più ironiche degli altri mammiferi …
    Buona primavera!

    • gli ulivi sono ancora bassi e le capre alzano il collo per mangiarsi le foglie dei rami…
      ironiche e intelligenti, sembra che abbiano un orologio nella testa, quando sono al pascolo, alla stessa ora smettono di mangiare e tornano da sole alla stalla!
      buone… fantasie! 😉

  2. Grazie per la condivisione delle tua esperienza. Leggendola mi sono tornati in mente i primi giorni con le pecore, soprattutto con le prime due, di razza biellese. In effetti avere delle pecore o delle capre non è come avere un cane o dei gatti. Ho dovuto imparare alcune cose molto in fretta! Richiedere il codice di stalla, costruire la stalla in legno, acquistare fieno e portarle al pascolo! Mai fatto prima. Lavoro (da troppi anni!) come l’impiegato, ma ho sempre avuto il desiderio di diventare un “casaro”. La vita è comunque strana. Almeno la mia. Spesso mi ha condotto su sentieri di cui non mi importava nulla ma che ho percorso per curiosità, spirito di avventura o anche per pigrizia. Nessun rimpianto. Non ho perso mai tempo e alla fine sono arrivato dove volevo arrivare. Frequentare un corso di caseificazione a Moretta, conoscere una coppia di agricoltori con una grande cascina sopra i monti di Sant’Ambrogio di Torino, andare a vivere con loro e iniziare il mio rapporto con le pecore. La “malattia” degli ovini (ma potrei dire anche delle capre, vacche, cavalli, asini e quant’altro!) mi perseguita sin da ragazzino a cui mi sono, finalmente, arreso alla soglia dei sessant’anni, confermando ad amici e parenti che matto lo sono sempre stato.
    Esperienza zero assoluto ma ho subito compreso che due pecore non fanno gregge, perciò ho trascorso alcuni divertenti pomeriggi a rincorrere le due pesti lanose su per i boschi seguendo il suono delle campanelle! Non ho un cane perciò è stata una scuola di vita molto istruttiva. Altra lezione importante è stata quella della posa del recinto e del relativo pastore elettrico, soprattutto quando non hai un bel prato in piano, ma terrazzamenti, alberi e cespugli di rovi! Le lecche che mi sono preso! Le pecore, saggi animali, dopo la prima scossa, si tengono sempre ben distanti. Poi sono arrivate a marzo di quest’anno una comisana, una sarda e il montone delle Langhe. Risultato: quest’autunno il gregge si è arricchito di quattro agnellini, tre femmine e un maschio, diventando un piccolo gregge multirazziale! Sono stati i primi parti a cui ho assistito e una volta anche intervenuto. Un’esperienza incredibile. Un’emozione difficile da spiegare. Osservare quei “piccoli cosi” che si alzavano sulle malferme zampette alla ricerca della mammella per la loro prima poppata, con il sottoscritto in ansia totale che li aiutava a trovarla! Appagante! Le pecore pascolano comunque tra i boschi e di erba ne trovano, anche se di scarsa qualità, mangiando anche le foglie, in mancanza dall’altro, soprattutto quelle dei rovi, del castagno e i teneri germogli dei pioppi. Alla sera integro con fieno e mangime. Pur senza il cane (per ora) riesco a uscire con il gregge senza problemi. Mi seguono tranquillamente, a volte mi circondano e faccio fatica a muovermi. Quando sono con loro è il momento più bello della giornata. Con nove pecore non mi posso certo definirmi un pastore, anche perchè con un altro lavoro riesco a occuparmi agli animali solo al mattino prestissimo e al pomeriggio. Ovviamente il sabato e la domenica sono i giorni che dedico loro più tempo, tra pascolo, pulizia stalla e simpatici rodei per tagliare unghie o mettere i campanacci. Il legame affettivo si è stabilito immediatamente, soprattutto con le biellesi e il montone (a parte i primi giorni che mi prendeva volentieri a testate, ma poi a capito chi è il capo!) che si avvicinano per farsi grattare e accarezzare. Mi alzo alle quattro del mattino per accudirle ma non è un peso: mi diverto, mi rilasso, imparo molte cose osservandole, ma soprattutto la qualità della mia vita è migliorata tantissimo. Grazie a loro!

    • grazie della bella testimonianza… in cui tanti “malati” si riconosceranno di sicuro!
      “quando sono con loro è il momento più bello della giornata” e “la qualità della mia vita è migliorata tantissimo”
      possiamo definirla “pet terapy”, usando parole che sono di moda? 😉
      battute a parte, ti capisco, ti capisco eccome! e saranno, saremo in tanti!

      • Nel rapporto con gli animali, l’Uomo non può che ritrovare la sua vera essenza in una simbiosi che, in un certo senso, ci riporta indietro nel tempo. E parlando di tempo mi sono accorto che quello che passo con le pecore non è mai “tempo perso” ma “tempo ritrovato e dilatato”. L’orologio scompare assieme alla frenesia che la città mi incolla addosso ogni giorno che trascorro in ufficio a Torino. A differenza della pet therapy con il cane, le pecore hanno il vantaggio che non devo condurle con il guinzaglio…

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