Era da un po’ che volevo andare alla Festa del Cevrin di Coazze, paese vicino al mio, in Val Sangone. Solo che è concomitante alla fiera di Villar Pellice e così… Per fortuna la sfilata delle capre era al pomeriggio, così al mattino fiera in Val Pellice e poi si cambia vallata.
Innanzitutto devo dire che valeva la pena andare per la grandissima quantità e qualità delle bancarelle che esponevano la merce. Qui vedete una selezione dei prodotti tipici della Val Sangone, ma c’era davvero di tutto e di più, dall’enogastronomia all’artigianato, presentato con gusto e, fortunatamente, senza quelle “bancarelle da mercatino” con prodotti generici e scadenti.
C’era parecchio artigianato anche “a tema”, che però poteva interessare anche al vasto pubblico che sciamava per le vie di Coazze. Diversamente dalla manifestazione a cui avevo partecipato al mattino, qui gli addetti ai lavori, gli allevatori, erano in minoranza. La gente era lì per fare acquisti, assaggi, gli animali erano poi un diversivo pittoresco e curioso.
Capre e funghi, due tra i principali simboli della Valle. La festa del Fungo si era tenuta da poco e, quel giorno, toccava invece alle capre e soprattutto al Cevrin, il formaggio tipico prodotto qui, solo con latte di animali al pascolo.
Il Cevrin è un formaggio generalmente a latte misto, caprino con aggiunta di latte vaccino. La sua tipicità è valorizzata e salvaguardata, fa parte dei Presidi Slow Food.
Ovviamente in quest’occasione lo si poteva acquistare dai suoi produttori, che salgono negli alpeggi delle montagne circostanti. Ormai la stagione è finita e tutti erano rientrati nelle cascine di fondovalle.
Qui si scherza su capra e cavoli, ma c’è un qualcosa che non mi torna… e proprio sulle capre! Già sui volantini che pubblicizzavano l’evento si parlava di capre di razza “camosciata” e subito avevo pensato ad uno strano errore. Poi però…
…anche gli animali in mostra tra le bancarelle (vi era uno spazio dedicato appunto all’incontro diretto con i “protagonisti”) erano indicati come razza Camosciata delle Alpi. E la camosciata delle Alpi è tutto un altro animale!!!!! Chi sarà il responsabile di questo errore madornale? Qui potete leggere sulla Camosciata, qui sulla Valdostana e qui… ahimè, la pagina di Slow Food da dove forse parte la confusione sull’argomento? Devo dirvi che da alcune settimane ho scritto al responsabile del Presidio e non ho mai ricevuto risposta…
C’era un po’ meno di confusione sulle razze bovine, con esponenti della Barà e della razza Valdostana, peccato solo che la Valdostana castana fosse indicata come “reina”, che non è una razza, ma… il nome con cui si indica la vincitrice della battaglia nell’ambito dei confronti tra questi animali.
Proseguo tra le bancarelle, dove si possono acquistare funghi, noci, pane, biscotti, vino, miele, frutta… E il pubblico sembra apprezzare, molti hanno già le mani ingombre di sacchetti.
Ancora formaggi, non solo Cevrin, ma anche le più classiche tome, ricotte, burro. Il tutto aspettando la sfilata delle capre, prevista per il pomeriggio. Non c’ero solo io ad aver compito una migrazione di valle, iniziavo a vedere altri che già avevo incontrato al mattino in val Pellice.
Eravamo un pubblico particolare, che guardava sì le bancarelle, ma cercava qualcos’altro. Dicono che chi cerca trova e così… un po’ ad intuito, un po’ seguendo inconfondibili tracce sull’asfalto, un po’ grazie al suono dei rudun man mano che ci si avvicinava, ecco il gregge, in un prato tra le case.
Le capre di Coazze sono famose tra gli appassionati di… Valdostane! Come potete ben vedere, a parte le corna e la struttura fisica, sono presenti animali il cui mantello presenta le diverse colorazioni tipiche della Valdostana, appunto: castana, nera, serenata e faletta.
Giancarlo, parenti, amici, tutti intenti a preparare gli animali per la sfilata nelle vie del paese. Si prova a mettere dei fiocchi colorati, ma un po’ le capre se li strapperanno l’una con l’altra, un po’ si disferanno nelle battaglie che ogni tanto avvengono tra gli animali.
Oltre ai moderni fiocchi, la tradizione della festa è mantenuta grazie ai rudun e al loro suono caratteristico. Solo qualche capra li ha, per le altre ci sono le campanelle sorrette da cinghie e canaule. Nell’insieme comunque un bel concerto!
La sfilata nel paese è un vero spettacolo. Non è così comune vedere un gregge così grosso di capre, da queste parti. La gente si mette da parte e lascia passare gli animali, ma è impossibile non notare il totale scollamento tra il mondo di chi conduce il gregge e quello di chi li osserva.
Si è totalmente perso il contatto con la ruralità e il mondo animale. C’è chi esclama “poverine!“, chi guarda schifato la strada dopo il passaggio del gregge, addirittura chi non capisce se siano maschi o femmine: “…ma hanno tutti le corna!”
Il gregge prosegue la sua avanzata, passando tra pubblico e bancarelle. La gente che si protende per toccare gli animali provoca un po’ di confusione, così qualcuno resta indietro, ma per fortuna c’è chi provvede a far avanzare anche le capre più lente o spaventate.
Si fa una tappa al fondo della strada, per poi passare nuovamente nel paese una seconda volta, il tutto per “fare spettacolo”. Certo, è un lavoro aggiuntivo per gli animali, in fondo anche uno stress per gli animali, che avrebbero potuto pascolare in pace, ma ascoltando i commenti e vedendo certe scene, davvero ci si rende conto che sono necessarie queste manifestazioni per non far dimenticare alle persone le loro radici e la provenienza del cibo.
Solo le foto non sono sufficienti, così vi invito a guardare anche questo video con un tratto di sfilata del gregge. Spero comunque che qualcuno, prima o poi, corregga l’errore sulla razza delle capre. Giancarlo mi raccontava: “Per noi non sono nemmeno Valdostane, nel senso che sono le capre che si sono sempre allevate qui, non è che vengano dalla Val d’Aosta. Si diceva che era la razza del Colle di San Giovanni…” (frazione del Comune di Viù, nelle valli di Lanzo).