Ancora sul vivere in montagna

Vedo con piacere che questi post sulla montagna generano un bel dibattito. Penso che si potrebbe aprire un blog a parte! Però è già impegnativo a sufficienza aggiornare questo, quindi accontentiamoci di qualche riflessione ogni tanto. Volevo comunque continuare il discorso collegandomi anche ad un testo particolare che sto leggendo. Mi è infatti capitato tra le mani un manoscritto. Il suo autore, classe 1939, me l’ha consegnato affinché lo leggessi, lo trascrivessi e lo aiutassi a farlo diventare un libro. Pian piano mi sto facendo largo nelle pagine scritte con la penna stilografica, fitte fitte, senza mai andare a capo. E quelle pagine mi portano proprio in quella montagna di cui vi sto parlando.

Una montagna di muretti in pietra, fontane all’aperto dove si prendeva l’acqua, dove ci si lavava poco, ma spesso si era bagnati dalla pioggia che magari cadeva anche nel fienile dove si dormiva da bambini. Certo, oggi ci si potrebbe attrezzare diversamente, ci sono i mezzi per portare l’acqua in casa e scaldarla. Ma, da donna, dico anche che a certe comodità non rinuncerei, per esempio alla lavatrice, solo per fare un esempio. Non tornerei indietro al lavatoio… Una volta gli abiti si usavano fino alla fine, venivano lavati poco e cuciti e ricuciti: “…questi operai ritornavano al mattino presto con i suoi abiti puliti dalle sue famiglie, ma rimanevano tutto un punto cucito con gli aghi dalle donne, si vedeva solo il filo, ma non si conosceva più il velluto…“.

Qualcuno può fare scelte di vita estreme, ma se vai a vivere in posti del genere, non puoi più fare lavorare a mano come un tempo. Infatti per adesso sono abbandonati… Una volta di gente ce n’era di più, non c’erano certe spese. Adesso, se hai dei mezzi, che siano per il lavoro, che siano elettrodomestici, costano, si rompono, vanno aggiustati, serve denaro, non puoi dare patate o un formaggio in cambio. E poi c’è la burocrazia, che impone nuove norme sulle macchine agricole, mandando fuorilegge tanti vecchi trattori ancora funzionanti, tanto per fare un esempio.

Solo il pascolamento estivo salva questi posti dall’abbandono totale. Pecore, capre, vacche, salgono in alpeggio e ripuliscono i prati, molti dei quali un tempo probabilmente venivano sfalciati, oppure erano addirittura campi. Il problema ulteriore della “mezza montagna” è che alle quote intermedie magari non si riesce a trascorrere l’intera stagione, quindi il pascolamento avviene solo ad opera di animali di passaggio, che poi saliranno più in alto.

Chi sarebbe disposto ad usare solo più queste come vie di comunicazione? Certo, esistono pochi, sporadici casi, di persone che hanno fatto scelte simili. Altrimenti occorre una strada. Il sentiero va bene per la gita, ma quando ci vivi, il più delle volte senti l’esigenza di un altro genere di via di comunicazione, poter arrivare con un mezzo, poter trasportare ciò che ti serve. Sempre sul manoscritto che sto trascrivendo, il protagonista racconta una fuga di notte, sotto il temporale, la nonna davanti con due vacche alla corda, lui (4 anni) e la sorellina (2 anni), a cadere e scivolare sulle pietre bagnate. In un’altra occasione invece la nonna resta bloccata oltre il ruscello: “…e noi la vedevamo, ma lei era a distanza di una cinquantina di metri. Il ruscello in piena aveva persino straripato nel cortile, e rimanemmo a guardarla  fino a sera che questo consumò l’acqua e poi attraversò. (…) e accese il fuco del camino per scaldarci e ci diede qualcosa da mangiare…

Era così che si viveva in montagna una volta. Per non parlare del cibo… Avete mai letto “Il mondo dei vinti” di Nuto Revelli? Di fame la gente ne faceva non poca. Adesso magari non si farebbe più la fame, ma il XXI secolo ti insegue a qualsiasi quota, quindi… Come si diceva ieri, ci sono tasse da pagare e permessi da chiedere per qualunque cosa uno intenda fare. I pannelli fotovoltaici sul tetto e le centraline sono soggette a ben precise domande da presentare e pareri che qualcuno deve esprimere. Non ho molte esperienze dirette in materia, ma ricordo fin troppo bene anni fa un container di cui avevo usufruito anch’io come ricovero in alpeggio che era stato fatto portare via per “impatto ambientale”, anche se a trasportarlo in quota era stato un ente pubblico…

In definitiva, a parte la bellezza di questi luoghi in un giorno di sole, non posso non pensare alle grame vite che si sono fatte su di lì. Inutili abbellirle con la poesia. Avete letto “Lungo il sentiero”? La storia che narro è di fantasia, ma la realtà ne racconta di ben più tragiche. Penso quindi che, a parte qualche eremita che, da solo, compie una scelta di vita molto particolare, per tutti gli altri un ritorno alla montagna, con le norme che ci sono, è quasi impossibile a meno che si disponga di fondi illimitati.

Qui con poco non si vive. Infatti  persino certi alpeggi vengono abbandonati, perchè con i numeri di bestie che tocca avere oggi per vivere non bastano i piccoli, magri pascoli di certe località. L’erba cresce e ingiallisce, senza nessuno che la pascoli. Avanzano le felci e poi i cespugli. Crollano i tetti delle stalle e delle case. Case piccole, dove si viveva con poco/nulla.

Forse mi direte che sono pessimista, ma io mi sento soprattutto realista. Sentiamo parlare di “semplificazione”, ma persino in lavori “semplici”, come quelli agricoli, serve quasi una persona apposta solo per le scartoffie. Sarebbe quindi molto bello potersi ritirare in una baita come questa e dimenticare il mondo, ma non è possibile. Quello che sarebbe possibile e auspicabile sarebbe aiutare davvero chi resiste in quota. Invece no, sento continuamente storie al limite dell’incredibile raccontate da amici che hanno un’azienda agricola, ma rischiano di fallire per colpa di assurdità burocratiche, bastoni tra le ruote, tasse.

Una risposta

  1. Secondo il mio modesto parere,le montagne torneranno ad essere abitate solo se la crisi dovesse continuare,così che la tecnologia e la vita comoda lascerebbe spazio al solo sopravvivere senza lo scannarsi della città…e questo è già realtà in molte parti del mondo e purtroppo anche in qualche zona d italia.Io non credo affatto che sia stato un articolo con venature pessimistiche,ma assolutamente realistico!Le cose descritte che potrebbero creare difficoltà a vivere in montagna sono le stesse ragioni per la quale la gente sta lasciando la montagna!Solo poche persone resistono,persone che magari sono sempre vissute in quei posti e quindi con il vantaggio di essersi creati una posizione ormai da anni.C è chi invece se ne frega di tutte quelle leggi e tasse assurde,(con le quali lo stato favorisce la crescita della grande distribuzione)e vive di quel poco che riescono a fare fin quando gli và bene.Resiste anche chi ha i soldi per andare avanti e infine(molto raramente)c è chi insegue il sogno di poter vivere liberi e a contatto con la natura,ma per un motivo o per l altro magari non ci riesce.Ormai la maggior parte delle persone pensano crede che la vita sia migliore se si fà il meno sforzo possibile in qualsiasi campo della vita,la tecnologia ci ha portato a vivere da viziati,in tutto e per tutto!ci stupiamo quindi che le montagne si svuotano?con la generazione d oggi il futuro sarà ancor peggio per la natura in generale,mettiamoci pure che lo stato fà incredibilmente schifo e si capisce xké purtroppo le montagne saranno sempre più messe male!!scusate se scrivo male o non spiego bene i concetti ma non è proprio il mio campo,fortuna che c è Marzia,che si fà capire molto bene,a cui rinnovo i miei complimenti per gli articoli,non è facile parlare di cose così delicate.

  2. Bellissimo il libro di Revelli…qui le cose non erano diverse. La transumanza delle pecore era verso la Maremma, anche i carbonai andavano là alla macchia, a volte spingendosi verso il Lazio e c’era chi andava fino in Corsica. Un contadino 93enne mi raccontava stamani di quando da giovane andava con il cognato a cercare lavoro verso Pistoia, dormivano su una balla di paglia e si costruivano un riparo con zolle di terra..vita dura, ma riusciva a portare a casa il pane, ha costruito una casa, ne ha ricostruita un’altra, ha tirato su tre figli mandandone uno all’università. E’ stato mezzadro, uno dei suoi figli mi diceva che hanno abolito la mezzadria perchè non era giusto che il padrone prendesse metà di tutto, ma ora lo Stato è un padrone peggiore: quello del mezzadro prendeva la metà del raccolto che c’era, lo Stato vuole la sua parte anche se il raccolto non c’è.
    Alcuni amici che allevano chianine stanno costruendo un piccolo laboratorio per trasformare il latte delle due brune che hanno, mi raccontavano che con una nuova legge i geometri non possono più fare i direttori dei lavori, serve un ingegnere.
    Per un mini laboratorio, tre ingegneri: progettista, direttore dei lavori, collaudatore. 20.000 € spesi ancora prima di aver messo un sasso.
    L’agricoltura di montagna è un’agricoltura di resistenza, c’è poco da fare; lo è sempre stata, ma ora ancora di più.

  3. In Friuli le cose non vanno meglio, io vivo in pianura ma vedo le montagne spopolarsi sempre di più, specie la Carnia che sta venendo sempre più bistrattata togliendo anche l’ultimo ospedale ad inizio delle vallate.
    È tristissimo vedere le ultime persone che sono nate e vissute lassù, oramai la maggior parte anziane, trattate come merce da spostare…ma da buoni friulani testardi non abbandoneranno molto facilmente le montagne ad ogni costo, e non posso fare a meno di non stimarli.
    Vivere in montagna l’ho sempre trovato meraviglioso anche se faticoso (la fame patita dalle mie parti era durissima specie con le guerre subite nel ‘900) non è per tutti ed oggi siamo troppo abituati alle comodità, tutto sommato il pensiero è sempre fisso.
    Oggi molti posti sono da vocazione di eremita diocesano o similari.
    L’articolo non è pessimista ma realista, il suo è un mestiere duro e come tali lavori sono tra quelli più bastonati dal mondo di oggi ed io le faccio i più vivi auguri.

  4. io sono uno di quelli che la scelta lo fatta.
    sono andato a vivere in un paesino ormai abbandonato sull appenino ligure quota 1000 mt 14 km di sterrato spesso ci sono frane la neve non la tolgono anche 1 mt finita la strada 30 minuti di mulattiera con una bella pendenza.
    arrivati il mio paradiso .
    io vivo li e non ci sono andato per fare le stesse cose che facevano perche come dici tu e’ praticamente impossibile.
    partiamo dal presupposto che comunque e secondo me tu capisci coso voglio dire e’ meglio morire di fame e stenti in questi contesti che morire un po’ tutti i giorni nella vita organizzata di oggi e di ieri
    e’ vero che forse non e’ per tutti ci sono momenti davvero difficili a volte pericolosi ma non potrei mai piu’ tornare in dietro .
    il problema dei soldi al momento lo risolto lavorando 2 giorni alla settimana con quello ci copro tutto.
    non rinuncio a niente perche quello che faccio e’ tutto per me’
    quando ci sono delle frane mi faccio 3 ore a piedi al mattino e alla sera uno spettacolo .
    non sono pazzo se scopri che vivere nella realta e’ l’unica cosa sensata da fare nei 4 giorni che si vive non riusciresti piu’ a tornare .
    progetti sogni tanti tantissimi e tutti mutano a secondo di come vanno le cose al momento ho reso vivibile con poco la mia casetta per fortuna messa bene ho la residenza tutto regolare.
    ho 7 mucche di razza highland 4 anatre 12 galline 12 arnie di api
    le mucche le ho prese per u n motivo ben preciso dopo essermi documentato e aver visitato alcuni allevatori in trentino e in austria ho capito che erano perfette per il mio caso .
    al brado totale tutto l’anno rivalutazione dei pascoli poveri le do il fieno solo 4 mesi l’anno che compro e me lo ripago vendendo i vitelli guadagno 0
    pero loro fanno un lavoro che bisognerebbe essere in 50 per fare quello che fanno loro.
    ho fatto 12 km di recinto elettrico tutto intorno al monte terazzato in stato di abbandono,ricoperto da prugni e rovi in 4 anni un miracolo in piena collaborazione io le mie amiche a 4 zampe abbiamo riesumanto un bel po’ di terrazze.
    trovati semi di fagiolo sconosciuti e quest anno sono state seminate le prime 4 terrazze
    voglio mettere su un frutteto a pere martin sec ma non venderle e chiedere per favore di comprarle per due spiccioli ma per candirle e rimettere i noccioleti ma per fere il torrone e sono tre anni che ho la farina del mio grano al negozio si compra solo il sale poco zucchero caffe poco altro 35 euro ogni 2 mesi di enel non taglio il bosco pulisco le terrazze e mi scaldo ogni lavoro che faccio ne fai altri 2 nello stesso momento.
    abbiamo avuto 2 alluvioni terribili ma la gestione dei rii fatta ad arte negl ultimi anni a dato risposte incredibili ma per anni uscivo sotto i diluvi per capire dove girava e dove si poteva girare
    ci sono persone che hanno perso tutto per stare ad aspettare che qualcuno pensasse a loro.
    la cosa piu’ incredibile che probabilmente anzi sicuramente non riusciro’ a fare quello che ho in mente ma non importa io sono li sono vivo e ogni giorno che vedo unpiccolo risultato la gioia e’ enorme e subito mi viene un’altra idea
    si deve reinterpretare la montagna il fatto che nessuno vive piu’ li si puo vedere anche come u n vantaggio io ho cercato tutti i propietari dei terreni per non aver problemi e per fortuna mi hanno dato carta bianca 70 anni fa’ si scannavano per per un fazzoletto ed io ora da solo posso usare la loro terra ma certo che devo rindovinarmi qualcosa .
    non faccio tutto facile e’ solo che secondo me quel che vedo in moiti che provano a fare certe scelte si ritrovano un po’ tutti a commettere gli stessi errori sempre a combattere con gli stessi problemi i vitelli non valgono niente gli ortaggi non ne parliamo il latte peggio che andar di notte.
    di base devi farlo perche’ vuoi vivere in quel modo e perche ‘ lo senti veramente l’unico possibile …..poi viene tutto il resto per ultimo come guadagnarsi da vivere ma solo per ultimo.
    invece quasi tutti partono da questo e non andrai da nessuna parti o se riesci alla fine ti ritroverai a fare una vita d’inferno come tutti con le scomodita’ piu’ allucinanti.
    ogni persona a la sua cultura le sue capacita’ la sua creativita’ esattamente come un luogo che ha le sue caratteristiche le sue predisposizioni ecc ecc se uno riesce ha trovare la congiunzione tra le cose oltre che ha viverci in un posto anche ostile allora e’ possibile che ci si riesca anche a tirare fuori qualcosa.
    ho solo una motocariola una moto sega e una motozappa e tante zappe siamo liguri.
    mi ripeto non fate una scelta del genere pensando a un modo alternativo di campare in un contesto bucolico perche’ la reata’ vi travolgera in pochissimo tempo …..
    ciao a tutti e ancora complimenti per il blog

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