Vivere lassù, oggi?

Continuo a parlarvi di montagna, la montagna dell’uomo. A tutti sarà capitato di transitare accanto a singole case o veri e propri insediamenti completamente abbandonati. Quanti hanno pensato al vivere lassù? Lo si può fare in due modi diversi: ragionando su cosa significasse la vita in quei luoghi, oppure sognando di trasferirsi in un posto del genere.

Io appartengo soprattutto alla prima categoria. Mi piace avventurarmi da sola in quei luoghi, per non essere distratta dalle voci, per cercare di ascoltare quello che dicono le pietre. Molto poco, a parte delle date, dei nomi, a volte dei cognomi. Muretti a secco, pietre squadrate, piccole finestre con le inferriate, qualche mobile spaccato all’interno, legno che marcisce.

Sentieri le cui pietre sono arrotondate dai tanti passi che li hanno percorsi in passato. Muretti che li fiancheggiavano, che sostenevano terrazzamenti dove un tempo sicuramente si coltivava. Oggi crescono alberi e cespugli, le loro radici si abbarbicano al terreno, inglobando quei muretti. Nessuno ha più cura di quei viottoli, di quelle mulattiere. Oggi, se viviamo in un posto isolato, poi ci lamentiamo che il Comune non fa manutenzione alla strada, non viene a togliere la neve. Certo, potremmo farcelo noi, ma accidenti… Con tutte le tasse che paghiamo, vorremmo almeno ricevere in cambio qualche servizio essenziale!

Un tempo si facevano le roide, un tempo ciascuno aveva cura del territorio. Tutto serviva a chi non aveva niente. Si rastrellavano le foglie per fare gias, lettiera per gli animali in stalla. Se un sentiero franava, veniva sistemato subito. Oggi nessuno si prende la briga di sistemare anche solo una stradina, perchè poi se succede qualcosa dopo che hai fatto i lavori, sono responsabilità… E poi bisogna chiedere una perizia, un progetto, un’autorizzazione, un parere…

Chissà se oggi autorizzerebbero a costruire qui? Queste Barme sono un gioiello, ma che vita si faceva quassù? Piccole stalle al piano terra, misere stanze. Oggi nessuno vivrebbe più in quelle condizioni. Forse un eremita, ma non puoi pensare di ritirarti in luoghi del genere e vivere… Di cosa? Autosufficienza alimentare, quella bene o male magari è possibile. Ma oggi abbiamo tutti delle spese fisse da sostenere, e come ci si potrebbe mantenere, lassù?

Possiamo parlare finché vogliamo di ritorno (alla montagna, all’agricoltura), ma solo in pochi luoghi questo è fattibile e, secondo me, dove ciò accade, alle spalle ci sono appoggi e progetti ben strutturati. E disponibilità finanziarie non indifferenti. Tutto il resto è destinato a crollare. Perchè adesso non si può più vivere come una volta. Da una parte è difficile rinunciare a tutto, dall’altra ti impediscono di farlo, perchè le leggi e la burocrazia riuscirebbero a venirti a stanare anche lassù.

Poi è bello in un giorno di sole osservare il ruscelletto che gorgoglia, ma quando si gonfia con le piogge e diventa un mostro di acqua scura, che ruggisce e tiene svegli la notte? Un muro invalicabile che ti blocca lassù, senza passaggi per oltrepassarlo. Quando la gente viveva in quei luoghi, non c’erano necessità di spostamenti immediati, scadenze da rispettare. E poi probabilmente succedevano incidenti dove non si guardavano le responsabilità, le allerte, le ordinanze.

Più in alto un tempo si viveva solo d’estate, la stagione dell’alpeggio. Ma perchè molte di queste baite sono abbandonate, anche se raggiungibili con piste e strade? Perchè tante cose sono cambiate anche qui. Non si sale più con un pugno di capre, con due vacche, quindi tutte le baite, miande, meire, ecc… non sono più necessarie. Serve un unico alpeggio, o al massimo un paio di tramuti, moderni, efficienti, funzionali, dotati di quel minimo di “comodità” (servizi igienici, doccia, una fonte di energia).

Questo faggio secolare potrebbe forse raccontare com’era la vita qui un tempo. Oggi, a meno di aver ascoltato i racconti direttamente dalla voce di uno degli ultimi testimoni, non riusciamo a rendercene davvero conto. Solo leggerlo sui libri non è sufficiente. Almeno, a me sembra che il libro confini la testimonianza ad un passato remoto che pare quasi non appartenerci. Nel momento in cui invece trovo chi mi dice di aver vissuto lì, il bianco e nero assume colore.

Tutti possiamo aver sognato un giorno di mollare la nostra vita attuale e trasferirci in un posto così. Ben pochi l’hanno fatto davvero. Riusciremmo sul serio a staccare da tutto? Rimanere isolati? Ma soprattutto, pensateci, come si fa a vivere in certi posti? Una volta si faceva la fame e non è solo un modo di dire!

A certe quote non si possono tenere chissà quanti animali e oggi un gregge di 100-200 pecore (già “grosso”, per la montagna) non è sufficiente per vivere, non per una famiglia. “Se non ci fossero tutte le spese fisse, per le nostre esigenze ne avremmo abbastanza“, ho sentito più volte ripetere da amici che faticano, con le loro aziende, in montagna. Tutto questo gran parlare di ritorno… non sarà moda? Se non cambiano le leggi, se gli aiuti vengono dati solo sui numeri, sulla quantità e non sulla qualità, non so come si potrà concretamente tornare o anche solo mantenere.

  1. Probabilmente,secondo il mio modesto parere,questo è uno dei più bei articoli che ho letto.Hai saputo cogliere la precisa realtà dei pensieri di noi amanti(e lavoratori)della montagna.Purtroppo molte volte i sogni vanno a sbattere contro realtà insormontabili,ma per quanto riguarda me,io cercherò a tutti i costi nel mio piccolo di poter dare ancora un pò di vita alla montagna.A volte servirebbe solo un pò di coraggio e collaborazione tra amanti di questo stupendo sogno.E certo,come al solito lo stato non ci viene incontro,arriva però sempre puntuale quando deve incassare le sue tasse…e mi fermo qui che è meglio!!! Ancora complimenti,riesci spesso a mettere nero su bianco i pensieri di molte persone.buon lavoro.

  2. Sapessi quante volte ho desiderato non tornare giù a valle dopo aver vissuto alcune delle emozioni e sensazioni da te descritte, ma son sempre ridisceso giù alla pianura, alle catene invisibili che legano gli uomini alle cose, al lavoro e lasciano sprazzi di cielo per i sogni.
    Eppure qualcuno che non è tornato giù l’ho conosciuto, un ex camionista ormai in pensione, è tornato a vivere in montagna a 950 mt, con la moglie al seguito, un mulo, due cani, delle capre e un paio di mucche: l’uomo più felice del mondo, un unico rammarico i figli non comprendevano questa sua scelta, e meno male ch’era in forze, altrimenti lo avrebbero portato in un ospizio. Non so quanto è durata, lo scorso anno in quella valle lui non c’era.

    • Se una persona decide di prendere una decisione del genere al mondo d oggi viene preso x un pazzo,un eremita,una persona che non è in grado di socializzare…io credo invece che certe persone hanno il desiderio di isolarsi proprio perché sono le più sensibili e a volte anche le più intelligenti.Si isolano dalla società perché dentro di loro sentono di non voler condividere il marcio che c è nella società moderna e l unica soluzione e proprio quella di condividere le proprie fatiche e le proprie gioie con chi non ti giudicherà e tradirà mai:la natura!

      • Nel nostro vivere in tanti sono soddisfatti se han pancia e tasche piene. La grande soddisfazione che si ha quando si è talmente stanchi da apprezzare un poco di caldo, una coperta e delle gocce d’acqua che si fermano sul tetto è materia da extraterrestri. La natura a volte è anche crudele, ma poi regala arcobaleni che cancellano tutto.

      • Mi trovi pienamente d’accordo, a molti questa modernità sta stretta, come se non avessero un posto al loro interno, quindi cercano la propria identità in posti isolati da tutto, in cui trovano la propria dimensione a contatto con la natura.

  3. Scegliere si può, ma scegliere significa rinunciare. Con un capitale di partenza si può impiantare un fotovoltaico senza troppe pretese, se c’è un corso d’acqua vicino anche un generatore. Se la quota non è eccessiva legna da ardere se ne trova a sufficienza sempre. Se si riduce il numero di ovicicaprini li si tiene a bada senza ammazzarsi di fatica. Un’ orto non è problematico da tenere. Però poi NIENTE., o quasi. Vendendo un po’ di formaggio ci si può comprare qualche libro l’anno, qualche medicina, chiamare il veterinario. Per gli spostamenti, diventa un lusso la Panda.
    Più che decrescita felice, sobrietà volontaria, come dice Pierre Rabhi. Sobrietà non è povertà, vuol dire farsi bastare l’essenziale. E l’essenziale è molto ma molto meno di quanto siamo abituati a credere. E’ tutto un mondo da ripensare: col generatore puoi tenerti una ricetrasmittente già bella, e collegarla ad un telefono a valle. Lo sia faceva una volta nei rifugi prima dell’ avvento del cellulare. Si può. Io ho passato cinque inverni alla Ferrera (Moncenisio). In casa ero solo, in paese eravamo una decina. Non avevo la tv, non avevo internet, il cellulare funzionava solo in una stanza. Una volta siamo rimasti isolati quindici giorni per una slavina, quando sono arrivati i pompieri per portarci aiuto, siamo stati noi a soccorrere loro.
    Erano le vacanze di Natale e , insegnando, le ho passate così. Ogni tanto andavo sul tetto a togliere la neve, ne caddero da ottobre ad aprile quindici metri, due e mezzo in due giorni di fila…..controllavo le travi per vedere se flettevano e quanto. L’unico pensiero che mi viene in mente adesso, che sono sceso un po’ di quota, e che quella stalla che è poi diventata un garage e che ho sempre pensato potesse tornare ad essere una stalla, potrebbe davvero tornare ad esserlo. Cinquanta metri quadri, con l’acqua, e uno scolatoio che porta alla fogna comunale (autonoma con depuratore.) Potrebbe essere il regalo per la mia pensione…(sapendo già che le calze si riparano, i maglioni anche, e quanto dura un paio di scarponi)
    La rinuncia può essere una liberazione, se si ha “qualcosa” nell’anima.

  4. avete scritto cose giustissime. però io parlavo non di villaggi, per quanto distanti dalla civiltà, collegati da strade (che possono interrompersi per frane o slavine). parlavo di luoghi, quelli nelle immagini, del tutto isolati. secondo me per quei posti non c’è un futuro. e non lo dico con pessimismo, è solo che oggi non si può tornare a vivere così. ma di quello scriverò dopo.
    per chi invece fa la scelta di tornare a vivere in montagna, o di rimanerci… un po’ di capre e fare il formaggio, ma quanto costa attrezzare un caseificio a norma di legge? e adeguarsi alle nuove “trovate”, tipo quella che adesso impone le etichette con i valori nutrizionali anche alle piccole aziende artigianali? tocca fare analisi di laboratorio per ogni prodotto, analisi a pagamento, e poi le etichette, stampate come si deve. 10 tipi di formaggi? 10 etichette, 10 analisi. idem per i biscotti, le marmellate e qualsiasi altro prodotto.
    e i mezzi per il trasporto animale?
    o comunque un mezzo lo devi avere, e spendi per il carburante, l’assicurazione, il bollo, la manutenzione…
    se non vuoi essere un fuorilegge, adesso come adesso è difficile provare la via della decrescita se non hai tanti tanti soldi da spendere

  5. Mi chiedo, possibile che non ci si possa unire in cooperative, per ripopolare, ristrutturare, rivivere in quei posti o villaggi ormai abbandonati? Come si dice, l’unione fa la forza, basta aiutarsi a vicenda, forse ci sono anche dei fondi per questo tipo di progetto, ne hanno avviati e portati a termine diversi, almeno stando a quello che ho sentito in varie trasmissioni oppure ho letto qua: http://www.voglioviverecosi.com/index.php?vivere-a-contatto-con-la-natura_113/borghi-abbandonati-paesi-fantasma-e-ricchezze-paesaggistiche-e-architettoniche-da-recuperare-in-italia_969/
    Io ho anche inserito un annuncio in cui cercavo occasioni o persone che volessero avviare un progetto ma nessuno ha mai risposto.
    Penso che le occasioni ci siano, ma forse manca il coraggio, e lo dico per primo a me stesso, per provare a vivere in determinati posti senza le comodità moderne.

      • In verità l’annuncio non l’ho inserito qua, non conoscevo ancora questo portale, ma l’ho inserito nel portale di cui ho copiato il link, tra parentesi, ho visto il mio annuncio, facendo una ricerca su google digitando una frase tipo “trasferirsi in montagna, o vivere in montagna” bhe è apparso tra i primi risultati della ricerca.
        Comunque si, io sono ancora intenzionato a fare una cosa simile, dal momento che non trovo lavoro, ho deciso di darmi ancora tempo fino a primavera, visto che aspetto delle risposte da alcune domande di lavoro che ho fatto, se entro quel periodo non risolvo nulla, provo altre strade, quindi anche quella di trasferirmi in montagna, trovarmi una casa e magari stabilirmici, se tu sei disposto a fare lo stesso possiamo anche trovarci, se decidi di muoverti prima, fammelo sapere.

  6. Qui in Casentino ci sono molte frazioni di paesi, composte da poche case, dove comunque c’è una strada, luce, acqua. Dove stiamo noi ci sono diverse seconde case, quindi in estate la zona si popola, ma esistono anche case molto isolate e ruderi nel bosco dove si arriva solo a piedi. Quella del Casentino è una realtà particolare, non so cosa cercate ( e dove) ma se vi serve qualche informazione…chiedete pure!
    Segnalo anche un sito dove sono raccolti diversi annunci di vendita/affitto case a Montemignaio, non ha scopo di lucro, semplicemente chi lo gestisce ci tiene molto a rivitalizzare uno splendido paese di montagna http://vivereincampagnaamontemignaio.webs.com/

    • Grazie Ilaria, davvero interessante come idea e posto, credo che ci farò sinceramente un pensierino, ma dimmi, ci sono anche occasioni di lavoro? Qualsiasi esso sia, tanto da guadagnare qualcosa o anche solo imparare qualche lavoro manifatturiero. Grazie

  7. Dipende, da tante cose. Da cosa vuoi fare e da cosa puoi permetterti dal punto di vista finanziario. Qui in Casentino la crisi è arrivata più tardi ma ha comunque inciso, soprattutto al livello delle industrie medio – piccole che sono presenti in fondo valle. Ora si sente dire che qualcuno dovrebbe riaprire, ma come dappertutto non c’è molta sicurezza. Gli artigiani in genere non possono permettersi di pagare un dipendente, mio marito ha fatto il giro di tutti i fabbri ma senza risultato… La nostra vallata ha un grosso potenziale agricolo e turistico ancora da migliorare, anche qui dipende da cosa sai/vuoi/puoi fare, con altri agricoltori abbiamo messo in piedi un’associazione (Bio-Distretto Casentino) proprio per valorizzare uno sviluppo ecosostenibile, abbiamo già richieste per quantità di prodotti agricoli e non abbiamo abbastanza produttori..
    Se puoi farlo, la cosa migliore è trasferirti in affitto nella zona che ti piace e provare a passarci almeno un inverno. Cercare lavoro senza abitare in zona è più difficile 🙂

    • Essendo senza lavoro da oltre tre anni, sono poche le cose che posso permettermi dal punto di vista finanziario, quindi di investimenti da parte mia non credo posso farne, infatti cercavo una realtà già avviata che avesse bisogno di aiuto anche in cambio di vitto ed alloggi, rendermi conto del luogo, ed intanto cercare qualcosa di maggiormente stabile.
      Anche il discorso degli artigiani, non pretendevo uno stipendio, solo imparare quello che sanno fare loro che andrebbe perso quando chiuderebbero l’attività, si sente molto parlare di mantenere, usi, costumi, tradizione, poi non aiutano, e parlo dello Stato, in nessun modo a mantenere vive queste tradizioni e lavori.
      Io di agricoltura ne capisco nulla, non potrei certo mettermi dall’oggi al domani a fare l’agricoltore, potrei adattarmi ed imparare, certo, ma dovrei avere un insegnamento da chi già ci vive.
      In ogni caso ti ringrazio per tutto, vediamo che riesco a fare.

      • ciao massimo,ti consiglio di leggere il regolamento dei woofer,per avvicinarsi al mondo dell agricoltura e zootecnia e un buon modo ,e comunque nessuno nasce imparato,

      • Grazie Antonello anche se penso sia un tipo di lavoro che viene insegnato da padre in figlio, impararlo non è facile, ma ci provo, grazie ancora.

  8. Anche secondo me potresti provare come woofer, potrebbe essere comunque una buona base di partenza anche se poi vuoi fare altro. Se trovi un posto che ti piace e inizi a farti conoscere in giro, è più facile poi trovare una sistemazione.

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