Il mio obiettivo è quello di farmi sentire

Questo blog pare essere sempre più seguito in varie parti d’Italia, nonostante nel corso dell’attuale  stagione d’alpeggio che volge al termine gli aggiornamenti siano stati saltuari e discontinui. A breve si riprenderà con maggiore regolarità, anche pubblicando tutti gli  arretrati che mi avete inviato.

Tra le persone che mi hanno scritto c’è Camilla, la ragazza di Francesco, giovane pastore che avevo conosciuto qui. Le foto di questo post sono tutte sue. Non sono più al Passo di Crocedomini. “Francesco ha deciso, due anni fa, di spostarsi in alpeggio in Valtellina, precisamente in Val Gerola“, ci racconta  Camilla, studentessa all’Università.

Nelle sue belle immagini è facile leggere la passione per questa vita, per questo mondo, per gli istanti unici che regala a chi lo vive.

Francesco è un pastore vagante, d’estate sale in alpeggio, per l’inverno ha “rilevato” la zona di pascolo da un pastore che ha cessato l’attività, pertanto si sposta nei pressi di Pavia.

Potrebbe semplicemente essere un’altra bella storia di pascolo vagante, questa. Ma non è (più) così. Camilla infatti aveva già anche commentato su questo blog, parlandoci dei loro problemi. Nel loro alpeggio infatti “…quest’anno si contano più di otto esemplari di orso bruno“.

Ecco gli effetti di questa presenza. “Oltre ad aver recato numerosi danni al nostro gregge in termini di animali morti e dispersi, ho riscontrato una perdita a livello di massa corporea da parte di tutti gli animali troppo stressati. Il mio obiettivo è quello di “farmi sentire”, ma, logicamente nessuno da ascolto a una giovane studentessa; allora ho deciso di modificare la mia tesi per dare spazio a questo problema che penso, prima o poi, dilagherà in tutte le alpi. Ritengo che un grande carnivoro, quale è l’orso, non dovrebbe essere introdotto in questo modo come se fosse il giocattolino della situazione. Al momento ci troviamo spaesati, con un animale che nessuno controlla e che continua a fare vittime sulle montagne (fortunatamente noi siamo scesi prima di un altro eventuale attacco).

In questa immagine si vede il gregge riunito in modo compatto, era la mattina dopo l’attacco, non volevano assolutamente avviarsi verso il pascolo!“. Camilla, nella sua tesi di laurea in Zootecnia che riguarderà la resa degli agnelloni in alpeggio, vuole introdurre un aspetto innovativo, cioè l’influenza negativa di questi attacchi (il gregge di Francesco ne ha subiti due), sia in termini di stress, sia di mancata resa.

Ti allego alcune foto dei danni causati dall’orso (sono piuttosto macabre) al nostro gregge. Magari vedendo quali sono le conseguenze qualcuno inizierà a riflettere.” Riporto ancora il commento lasciato da Camilla qui sul blog in data  15  settembre:  “Non avrei mai pensato di odiare un animale a tal punto di pensare di ucciderlo nel peggiore dei modi ma, quando ti svegli la mattina e vai nel gregge e non ne trovi più una ventina, inizi a percorrere tutto l’alpeggio e finalmente ne vedi una in lontananza, ti avvicini ed è sventrata in modo diabolico… poi prosegui e ne trovi una viva che però devi uccidere perché il petto non c’è più e sta morendo dissanguata…. e non vi dico che fine hanno fatto le altre e numerosi agnelli… NO sono contraria, è sbagliato! Il ragionamento che faccio a tutti è che ormai l’uomo sulle nostre alpi ha lasciato un segno che non si può nel giro di poco togliere, basti a pensare alla percentuale sempre crescente di persone che vivono la montagna(parlo della Lombardia, non so in Piemonte), che vanno a fare escursioni o semplicemente con la famiglia a camminare. Le nostre valli Lombarde sono troppo piccole per ospitare questo grande predatore che ha bisogno di ettari di territorio, è logico che prima o poi qualcuno si ritroverà faccia a faccia con lui… e poi lì cosa si fa? si scappa così ti riconosce come preda e sei “spacciato”? Ci si finge morto come dicono i forestali? Statisticamente dicono che è quasi impossibile che si avvicini all’uomo, peccato che da noi è arrivato fino al centro del paese, peccato che un’altro in pieno giorno ha fatto visita a un gregge di capre recintate a fianco di un rifugio dove stavano pranzando in molti, peccato che, non si sa come, tutti li vedono e li fotografano…“.

Sono parole forti, così come forti e crude sono le immagini. L’orso è stato reintrodotto (in Trentino) per salvare la popolazione residua. Gli esperti parlano di “una attenta fase preparatoria in base ad un apposito Studio di fattibilità“, ma forse oggi che gli orsi stanno avendo un impatto sempre maggiore sarebbe il momento per ripensare alle decisioni prese. Non a caso, durante il convegno a cui ho partecipato a Vallarsa, Claudio Groff del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento aveva parlato della necessità di interventi contro gli esemplari più aggressivi, pericolosi e che si avvicinavano troppo agli insediamenti antropici.

Una risposta

  1. Ho avuto il piacere di conoscere Francesco e Camilla quando gli animali li tenevano con un altro pastore, approfitto del tuo blog per mandargli i saluti e gli faccio i miei migliori auguri per il futuro.
    Baiocchi Mauro

    • Ciao,
      volevo rispondere a questa tua domanda. La verità è che, come in tutte queste situazioni, non c’è una vera risposta da parte degli enti che gestiscono tale progetto. In alcune conferenze viene riportato che sarebbero pochi esemplari usciti dal territorio trentino in cerca di femmine. Altri sostengono che ve ne siano di più (tant’è che a me hanno detto questo numero e subito dopo a una conferenza hanno ribadito l’esatto contrario). Mi piacerebbe molto che vi sia più chiarezza, anche perché, in questo modo, le persone si attivano per evitare danni eventuali futuri. .

  2. Camilla ,
    Mi spiace molto per le vostre perdite e difficolta’…
    Sicuramente piu’ girano foto degli attacchi piu’ se ne parla piu’ si
    riesce a sensibilizzare informare sul problema predazioni da lupo orso ,
    e soprattutto che gli allevatori sono in balia di un sistema di gestione inefficace approssimativo che va rivisto totalmente . Una cosa che ho riscontrato nel chi pratica pastorizia in montagna e in ginerale chi non e’ toccato direttamente non sa non conosce la situazione dei grossi predatori nelle altre provincie Regioni.
    Nicola

  3. In Abruzzo ci sono certamente più pecore al pascolo che in Lombardia ed anche i Lupi e gli Orsi sono in quantità ben maggiore eppure non creano grossi problemi……….Sono spesso in Abruzzo perchè mia figlia abita li e girando per le montagne si incontrano interi greggi che pascolano curati esclusivamenti da cani pastori.

  4. sì, ma le modalità di pascolo sono differenti dalle nostre dato che sono, per la maggioranza, pecore da latte. Il gregge è meno grosso e la sera chiuso appositamente in stalla. Gli orsi inoltre sono più piccoli rispetto a questi introdotti da noi (infatti i forestali parlano di orsi da galline dato che fanno stragi più in quel settore che in altri). I lupi sono il loro vero problema.

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